America first! Quanto può insegnarci la “dottrina Trump”?

PennaNera

Ave Socii

La maggior parte degli opinionisti affermava che l’America sarebbe andata a picco, se solo il magnate Donald Trump si fosse azzardato a metter piede alla Casa Bianca. Ora, a quasi tre anni dalla sua elezione a Presidente, l’economia degli Stati Uniti è ancora in corsa e la disoccupazione quasi nulla. Una bella e sostanziale differenza, rispetto alle catastrofiche previsioni degli opinionisti. Il segreto del successo di Trump? A nostro parere, la riscoperta del sovranismo americano.

“America first”. Questo è lo slogan che ha accompagnato tutte le principali misure adottate dall’amministrazione Trump. Forse era necessario che qualcuno risvegliasse il sovranismo americano, dopo la grande crisi del 2008. In linea generale chiudersi al mondo non è buono, ma farlo ogni tanto è tollerabile e persino auspicabile. In campo economico, ad esempio. “America first”, prima i prodotti americani. Prima i lavoratori americani. Prima le aziende americane.

Imporre dazi non è certo positivo, in un mercato globalizzato come quello in cui viviamo. Tuttavia nel breve termine può essere una strategia vincente. Specie se la bilancia commerciale pende ingiustificatamente a favore di certi Paesi. Imporre dazi alla Cina, scatenando guerre commerciali con chi vorrebbe imporci il consumo di beni taroccati e senza tutele, assume perfino un’aura di positività. Anche solo per cercare di ottenere condizioni migliori dal rapporto commerciale. Magari potessimo averlo noi, un potere contrattuale tanto influente!

L’America impone dazi alla Cina… E noi che facciamo? Stipuliamo accordi con la Cina. Eppure dovremmo sapere di che pasta sono fatti. Che magari fra “Made in Italy” e “Made in China” c’è un po’ di differenza. Pensiamo veramente di aver fatto una grande cosa, accordandoci con la Cina? Forse questa moderna “via della seta” sarà invece la “via della sottomissione” al gigante asiatico. Certi accordi dovrebbero essere attuati solo in una cornice europea. Sempre che l’Europa abbia interesse a tutelare il “Made in Italy”.

E’ naturale che prodotti maggiormente controllati siano acquistati a prezzi più alti. Questo li espone al rischio di concorrenza sleale da parte di prodotti a basso costo ma privi di ogni controllo. E i prodotti cinesi non sono certo rinomati per essere quelli di migliore qualità in circolazione. Identico ragionamento per i lavoratori. Forse ci sono italiani che lasciano volentieri i lavori più umili agli stranieri. Ma non è detto che sia sempre così. Spesso gli italiani sono costretti a lasciare il posto agli stranieri, perché impiegare lavoratori stranieri è più conveniente. Imporre dei dazi, a livello europeo, su prodotti e manodopera in concorrenza sleale non significa prevaricazione. Significa semplicemente ristabilire un equilibrio commerciale che allo stato attuale manca. Come Italia, purtroppo, non possiamo fare granché in questo senso. Ma i Cinque Stelle non lo sapevano?

Accordarsi con la Cina significa assumersi il rischio di subire l’invasione di prodotti e manodopera privi di tutele. I bassi costi di produzione sostenuti dalle imprese cinesi, a lungo termine, relegheranno le imprese italiane sempre più ai margini del mercato. Il rischio è quello di impoverire il mercato dei beni e il mercato del lavoro italiani. La complessiva perdita di valore del “sistema Italia”, infine, consentirà agli stranieri di “comprarci” a prezzi per loro sempre più convenienti. In parte sta già avvenendo da tempo, ma attraverso la nuova “via della seta” non è da escludere che l’invasione dello straniero accelererà il passo. D’altronde non possiamo che aspettarci questo, da un movimento vassallo della Cina e prostrato alla sua bandiera a cinque stelle.

L’America sovranista di Trump intende bloccare anche altri tipi di invasione, oltre quella economica della Cina. Prima fra tutte, quella dei migranti dal Messico. La costruzione del muro va ovviamente in questa direzione. Ma l’idea del muro, ricordiamolo, venne inizialmente caldeggiata da Clinton… Il quale non è certamente un repubblicano, meno che mai di idee trumpiane. E’ bene che soprattutto i democratici se lo ricordino. E con loro tutti i fascio-buonisti che si professano “dalla parte dei deboli”. Se il Messico è crocevia di immigrazione incontrollata e narcotrafficanti latinoamericani, è sacrosanto che gli Stati Uniti si difendano. Anche per l’Europa dovrebbe essere così. Trump ha persino evocato la pena di morte per gli spacciatori… Pensate che affronto, per i poveri fascio-buonisti!

Se esistono dei deboli da tutelare, crediamo siano le vittime e non i criminali. In questo senso, l’America è molto più avanti dell’Europa. Il diritto alla legittima difesa è scolpito perfino nella Costituzione degli Stati Uniti. Le critiche alla diffusione delle armi sono altrettanto legittime, per carità. Purché non si facciano passare le vittime per carnefici e i carnefici per vittime. Chi si difende non è mai da considerare carnefice. Mai. E invece si inventano mille questioni morali.

Da noi si approva un testo sulla legittima difesa e subito i fascio-buonisti evocano il “far west”… Fino a prova contraria, la legittima difesa vale all’interno della proprietà. Nessun privato cittadino sarà mai legittimato a camminare per strada con una pistola in tasca. La legge non incita a sparare per strada, come forse qualcuno vorrebbe insinuare. A dirla tutta, la legge non incita nemmeno a sparare dentro casa. Un individuo, nella sua proprietà, dovrebbe essere libero di difendersi come vuole. Anche un coltello da cucina può costituire un’arma. Allora cosa dovremmo fare, per evitare il “far west”? Evitare l’acquisto di coltelli da cucina?

Dovremmo imparare molto dalla dottrina di Trump. Come Italia ma, soprattutto, a livello di Europa. Perfino in tema di ambiente, sul quale forse il Presidente assume le posizioni più controverse e meno condivisibili. Il successo dei Verdi alle recenti elezioni europee indica che Trump ha ancora molto da insegnarci. Se per tutelare l’ambiente bisogna bloccare l’economia, allora certamente non abbiamo capito nulla. Dietro ad ogni bella idea, in realtà, c’è sempre l’interesse di qualche particolare gruppo di influenza. La difesa dell’ambiente, talvolta, può anche costituire il tramite per la difesa dei privilegi dei soliti. Potrebbe sembrare strano… Ma un vero sviluppo sostenibile dovrebbe essere implementato nell’interesse di tutti. Non nell’interesse dei signori del petrolio.

Vostro affezionatissimo PennaNera

America first! Quanto può insegnarci la “dottrina Trump”?ultima modifica: 2019-06-03T11:54:12+02:00da MovimentoPennaNera