Uomo al centro del mondo: un progetto destinato a fallire

Ave Socii

L’umanesimo inteso come esaltazione delle capacità dell’uomo… Come metodo di governo del mondo… Talvolta come vera e propria filosofia di vita… Mettere l’uomo al centro di tutto… L’uomo come origine e fine di ogni azione… Un sistema del genere vige nei momenti “di euforia” della Storia dell’umanità. Vige ai tempi di Hammurabi, parlando dell’Antica Babilonia. Vige ai tempi di Cheope, parlando dell’Antico Egitto. Vige ai tempi di Aristotele, parlando dell’Antica Grecia. Vige ai tempi di Augusto, parlando dell’Antica Roma. Vige ai tempi di Leonardo, parlando del Rinascimento. Vige ai tempi di Voltaire, parlando dell’Illuminismo. Probabilmente vigeva fino a qualche settimana fa, parlando del mondo aperto e globalizzato.

La Storia dell’uomo oscilla alla stregua di un pendolo. Da epoche di euforia si passa ad epoche di riflessione e, talvolta, di vera e propria depressione o sfiducia nelle capacità umane. E viceversa. Il momento che stiamo attraversando potrebbe costituire uno di questi momenti di passaggio. Se l’uomo, con le capacità di cui è dotato, non riuscirà a fronteggiare con successo gli effetti del coronavirus, si incamminerà verso un sentiero di sfiducia verso se stesso e la propria identità. Questo è, pertanto, uno di quei momenti in cui l’uomo può fare la Storia. La propria Storia.

L’umanesimo, nelle fasi “euforiche” della Storia, tende a diffondersi e dilagare in tutti gli ambiti. Scienza, economia, medicina, persino religione… Grazie alla visione “umanistica”, tutto magicamente diviene “a misura d’uomo”. Tutto è a servizio dell’umanità, perfino Dio. E talvolta ci convinciamo che tutto sia, in un modo o nell’altro, dovuto e lecito. Ma le conquiste umane, nella Storia, hanno spesso significato sacrifici e perdite. Non c’è nulla di così scontato. Nulla di così certo. Nulla di così sicuro e incrollabile. La “fede nell’umanità” non può durare per sempre. E forse in questi giorni difficili lo stiamo comprendendo meglio. E’ bastata qualche settimana e un essere invisibile, tale COVID-19, per mettere in discussione valori di cui nessuno avrebbe mai osato dubitare.

Globalizzazione, valori universali, caduta dei muri, abbandono dei pregiudizi, integrazione… Chiunque, solo qualche settimana fa, si fosse proclamato contrario a queste idee sarebbe rimasto relegato ai margini della Storia. Oggi la situazione è un po’ diversa. Solo qualche settimana fa i giovani riempivano le piazze per sposare la causa ambientalista… Altro frutto, neanche a dirlo, di un’umanità “in preda all’euforia”. Perché non c’è altra definizione per un’umanità che ha modo e tempo di pensare ai “diritti dell’ambiente”. Un’umanità abituata alla liberalizzazione di qualsiasi cosa… Al fatto che qualsiasi cosa sia possibile… Al fatto che non esistano limiti… Poi è arrivato il virus. E l’umanità ha dovuto risvegliarsi dal suo dolce torpore, correndo il serio rischio di piombare in una voragine di depressione collettiva.

Potrebbe anche darsi che, dopo la scoperta di un vaccino, tutto quanto ritornerà come prima. Certo, pure se ne uscirà vincitrice l’umanità non potrà dimenticare facilmente questa esperienza. L’autoconvinzione del proprio senso di onnipotenza ha reso l’umanità cieca dinanzi alla portata dell’ignoto. La fede illimitata nell’uomo ci ha fatto sottovalutare l’eventualità di pericoli inattesi. Forse questo potrà essere il tempo giusto per ritornare ad una fede autentica. Una fede basata non sulle capacità umane, fragili e limitate come abbiamo visto, ma su una riscoperta sincera del Mistero e del Regno di Dio. Magari attraverso una più approfondita lettura del Vangelo, libro che forse varrebbe la pena rivalutare e meditare. Perché se l’uomo può forse governare ciò che gli è noto, ciò che gli è ignoto può affrontarlo solo con l’aiuto di Dio.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Ideali scomodi. Il coraggio dell’impopolarità

Ave Socii

Lo strumento della politica dovrebbe servire per portare avanti degli ideali e trasformarli in realtà. E’ questo il bello della politica: combattere per degli ideali in cui si crede. Continuare a combattere per essi, anche se sono ideali passati ormai di moda. Oppure ideali che cozzano contro posizioni attualmente di moda. Battersi per degli ideali, in democrazia, espone al rischio di trovarsi contro le mode del tempo, contro le tendenze, contro il popolo. E purtroppo è proprio questo che, molto spesso, impedisce ai politici di lottare liberamente per gli ideali in cui credono davvero.

In realtà, un po’ tutte le forze politiche tendono a comportarsi come il popolo vorrebbe si comportassero. Il populismo, checché se ne dica, alberga a sinistra così come a destra. Mettere nuove tasse è certamente impopolare, specie in uno Stato dove la pressione fiscale è già alta. Se tuttavia una forza politica ha il coraggio di proporre simili misure, dovrebbe poi avere anche il coraggio di sostenerle fino in fondo. Ciò che in sostanza questo governo negli ultimi giorni non ha fatto, rinviando tasse proposte e avallate proprio da alcune forze di maggioranza. Pur di mostrarsi compatto e “favorevole al popolo” ha deciso di non decidere, spacciando questa “non decisione” per un “miracolo”. Pensando magari che gli italiani avrebbero ringraziato elettoralmente, quasi avessero l’anello al naso. Dalle tasse rinviate alle sardine, se le stanno inventando tutte pur di riacquistare consensi. Se alle prossime elezioni regionali non dovessero farcela neanche così…

L’essere popolari, come detto, è un vincolo che caratterizza e influenza tutti i partiti, soprattutto i più grandi. Accanto ad argomenti popolari, invece, ogni partito dovrebbe pure sostenere posizioni e ideali che vadano al di là del proprio tornaconto elettorale. C’è chi propone lo ius culturae per i minorenni nati in Italia da persone immigrate, benissimo… C’è chi propone di superare il concetto di “modica quantità” e trattare con durezza ogni tipo di detenzione di stupefacente, benissimo… Si abbia, però, anche il coraggio di portare avanti queste battaglie. Con serietà, determinazione e coerenza. Perché la coerenza paga. E se non paga adesso, perché momentaneamente vanno di moda altri ideali, magari pagherà in un futuro neanche troppo lontano. Perché le bandiere che il popolo segue possono cambiare. La sfida è farsi trovare pronti. E farcisi trovare, per quanto possibile, da una posizione che nel tempo si è mantenuta coerente.

Secondo noi, esistono molte battaglie politiche per cui varrebbe la pena combattere, in questo preciso momento storico. Andare in mezzo ai giovani e spiegare che la cannabis fa male. Legalizzare la prostituzione, invece che le droghe. Colpire i consumatori, oltre che i trafficanti di stupefacenti. Almeno discutere di pena di morte per i criminali, così come si discute di aborto e eutanasia per gli innocenti. Consentire l’organizzazione di ronde per sopperire alla carenza di pubbliche forze dell’ordine, oltre che regolamentare la legittima difesa nella proprietà. In casi eccezionali, per salvaguardare la sicurezza pubblica, provvedere a limitare alcuni diritti.  Affermare che l’integrazione è sì buona e bella, ma impraticabile perché ogni immigrato ha i suoi valori, spesso incompatibili con quelli del Paese che lo ospita. Sostenere che alcune famiglie, nell’accudimento dei figli, sono più adatte di altre. Schierarsi contro la deriva ambientalista, sostenendo che avvantaggia i petrolieri piuttosto che l’ambiente…

Quante battaglie si potrebbero sostenere, se non si badasse esclusivamente al consenso del popolo! Ma schierarsi apertamente contro certi ideali significherebbe, per alcuni partiti, crollo sicuro nei sondaggi. Visto che ultimamente si tengono elezioni a distanza molto ravvicinata, certe battaglie non vengono intraprese. Ce li vedete, voi, i politici ad andare in mezzo ai giovani, spiegando loro che la cannabis fa male? Gli riderebbero addosso, in fondo “è solo una cannetta, tutta roba naturale”… O a dire che, a determinate condizioni, certi diritti vanno limitati? Darebbero loro dei “barbari”… O a sostenere che certi nuclei familiari, pur legittimati da un Parlamento, sono una spanna al di sotto della “famiglia tradizionale” nella cura dei figli? Politici del genere sarebbero etichettati come “retrogradi e sfigati”… O a mettersi contro l'”onda verde”, contro chi riempie le piazze manifestando a favore dell’ambiente? Tali politici verrebbero messi al rogo, pure a costo di inquinare l’atmosfera…

Ci auguriamo che alcuni abbiano il coraggio di assumere queste (ed altre) posizioni scomode. E di assumerle in maniera continuativa, senza timore per una situazione di impopolarità temporanea o prolungata nel tempo. E di continuare a navigare nella stessa direzione, pure quando il popolo volta le spalle e il vento cambia. Perché un giorno il vento tornerà a soffiare in questa direzione. Perché un giorno il popolo volgerà di nuovo lo sguardo verso questa parte. Perché quel giorno chi è rimasto coerente raccoglierà i frutti della propria coerenza.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Centrodestra unito. Destinazione governo

Ave Socii

Finalmente l’intesa sulla manovra economica è stata trovata. Le tasse su plastica e zucchero saranno rinviate… di qualche mese! E’ evidente, tutte le forze politiche sono in campagna elettorale. E specialmente le forze, al momento in evidente difficoltà, che sostengono l’attuale governo. L’unico modo che hanno per riacquisire qualche consenso è rimediare agli errori detti e fatti. E far passare questi rimedi per grandi risultati. Così, non è tanto un errore aver ideato nuove tasse, piuttosto è un gran risultato averle evitate o rinviate. Se dunque la sinistra confermerà alcune Regioni alle prossime elezioni, sapremo forse intuirne il perché. Chissà, potrebbe anche darsi che gli italiani si accontentino dell’uovo oggi… In ogni caso, sanno cosa li aspetterà domani…

Ora la manovra economica è attesa al vaglio delle Camere. Visti i tempi stretti, si prevede (come di consueto) il ricorso al voto di fiducia. E dire che quest’anno, a sentire i membri dell’attuale maggioranza, avrebbe dovuto essere l’anno della discussione e della centralità del Parlamento… In occasione della precedente manovra, il Pd minacciò addirittura di ricorrere alla Consulta per affermare la centralità del Parlamento. Un anno dopo finalmente capiamo, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che quello altro non era che l’ennesimo sgarbo nei confronti della Lega.

Se le cose non cambieranno presto, purtroppo sperimenteremo a breve gli effetti di un governo di sadici filo-europeisti e filo-cinesi. Un governo che, per strappare un briciolo in più di flessibilità sul debito, non esiterà a trasformarci nuovamente nel campo profughi d’Europa. Un governo che, per racimolare qualche soldo in più, non esiterà a svendere le nostre eccellenze a Paesi come la Cina. “Abbiamo firmato accordi commerciali con la Cina, la nuova via della seta”… “Abbiamo ottenuto un rinvio sul Mes”…  Anche qui ce li hanno presentati come “grandi risultati”, i Cinque Stelle prima e il Pd poi… Non vorremmo fossero invece segnali di umiliazione e prostrazione nei confronti di Europa e Cina. Le ingerenze verso l’Italia, da parte di entrambi, sono spesso tutt’altro che amichevoli. Lo abbiamo visto anche recentemente… E l’atteggiamento del nostro attuale governo si è spesso rivelato tutt’altro che inamovibile…

Noi, semplicemente, vogliamo un governo diverso. Un governo meno moralista e più legato alla realtà. Un governo che, per evasori e categorie simili, preveda anche misure diverse dal carcere, visto che se le carceri sono sovraffollate è difficile trovarvi posto per tutti i colpevoli. Un governo che eviti di mettere nuove tasse, quando la pressione fiscale è già abbastanza elevata. Un governo che non faccia il finto salutista, ossessionando la filiera delle bevande zuccherate ma al contempo strizzando l’occhio ai sostenitori della legalizzazione delle droghe. Un governo che, anzi, dica chiaramente che la droga fa male in ogni forma e agisca di conseguenza. Un governo che parli seriamente di ambiente, senza creare allarmismi, promuovendo l’economia circolare e non penalizzando l’economia esistente. Un governo che faccia costruire termovalorizzatori, invece di costringerci ad esportare i nostri rifiuti e a comprare energia dagli altri Paesi. Un governo che metta finalmente mano alle infrastrutture…

Allo stato attuale delle cose, un governo così può esser guidato solo e soltanto da una coalizione di centrodestra. Il centrodestra unito è attualmente l’unico vero argine al giogo delle potenze straniere, come l’Europa e la Cina. Un centrodestra che è e deve rimanere plurale, dotato di un’anima liberale e un’anima sovranista, in grado di rispondere di volta in volta alle esigenze contingenti. Perché il sovranismo non è sbagliato a priori, così come il liberalismo. Ciascuno di essi contiene in sé delle risposte che possono rivelarsi giuste in alcuni momenti, meno adatte in altri. Un centrodestra che sappia arginare la deriva ambientalista che ora imperversa in Italia e nel mondo, coniugando l’attenzione per l’ambiente alla tutela dell’occupazione. Un centrodestra che combatta l’immigrazione incontrollata e chi vi lucra sopra. Un centrodestra che sappia tutelare le nostre tradizioni, la nostra patria, la nostra identità.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Crescita economica. Perché alcuni vogliono bloccare l’Italia?

Ave Socii

Da tempo gli argomenti principali del dibattito politico in Italia sono l’immigrazione, il razzismo, il fascismo, l’ambiente, le tasse etiche… Nessuno intende più parlare seriamente di crescita, di sviluppo, di piani industriali, di lavoro, di autosufficienza energetica… Perché di certi argomenti si sente parlare poco o niente? Perché li si tira fuori solo verso fine anno, quando c’è da approvare il Def? O quando c’è da imbastire una campagna elettorale? O, peggio, quando una multinazionale rischia di abbandonare l’Italia e lasciare a casa migliaia di lavoratori? Eppure si tratta di tematiche evidentemente importanti. Magari più importanti di molte altre… Il Parlamento si preoccupa di istituire Commissioni sul razzismo… Ben vengano, ma allora perché non istituire pure Commissioni sulla tutela dei settori strategici dell’economia italiana? Qualcuno ha forse interesse a che di certe cose non si parli?

Ogni tanto alcuni si svegliano e iniziano a parlare di economia circolare, in effetti comincia a diventare una moda… Poi però ci si accorge che, all’atto pratico, siccome il “retto pensiero” impone di schierarsi contro i termovalorizzatori perché “inquinano”, i rifiuti debbono essere portati in altri Paesi. Qui vengono trattati e trasformati in energia, che ovviamente noi siamo costretti a comprare perché non autosufficienti. Tutto questo costa. Ma noi, pur di rimanere fedeli ai principi imposti da ambientalisti e teorici della decrescita, preferiamo pagare. Pagare sia per trasferire i rifiuti all’estero, sia per riprenderceli sotto forma di energia. Invece di sfruttare al meglio queste risorse a casa nostra. Con quale credibilità, allora, possiamo continuare a parlare di economia circolare?

Nel dubbio, meglio parlare d’altro. Di immigrati, ad esempio. Su questo tema in Europa fanno finta di nulla, forse proprio perché gli italiani concentrino ancor più la loro attenzione sull’immigrazione. Forse in Europa non vogliono che l’Italia si interroghi anche su argomenti come la crescita economica. Forse in Europa sperano proprio questo: che in Italia ci si arrovelli su ogni questione purché non sia quella della crescita. Forse è interesse dell’Europa mantenere l’Italia in una posizione subalterna rispetto agli altri Stati. Un’economia che arranca è costretta a chiedere aiuto agli altri. E questo agli altri conviene, poiché il nostro potere contrattuale ne esce fortemente ridimensionato. E lo è ancor più se la politica nazionale, invece di promuovere la crescita, promuove una condizione di mera stabilità o addirittura la decrescita. Intanto Paesi come la Cina stanno crescendo con rapidità impressionante. Inquinano come pochi, però gli ambientalisti continuano a prendersela con l’Occidente…

Eppure esistono misure che favorirebbero la crescita persino qui in Italia. Persino all’interno della gabbia dei Trattati europei. Persino nel rispetto dell’ambiente. Pensiamo alla riduzione delle tasse, sulle imprese soprattutto, per far ripartire il lavoro. Pensiamo alla liberalizzazione della giustizia civile, affinché almeno i processi per sbrigliare i contenziosi tra privati vengano accelerati. Pensiamo alla liberalizzazione dei sindacati, perché possano adattarsi più velocemente ai mutamenti del mercato del lavoro… Perché se ne continua a parlare poco o niente? Forse c’è davvero un interesse a che l’Italia resti al palo, contrattualmente debole, facilmente svendibile… Finché il governo sarà guidato da un’ideologia buonista, antimeritocratica, giustizialista, filocinese, contraria alla crescita, gli interessi dell’Italia saranno sempre posposti agli interessi di qualcun altro. Se non ci destiamo subito da questo torpore, presto vedremo il nostro tricolore lasciar posto a una bandiera rossa a cinque stelle.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Svolta doveva essere… e svolta sarà (o quasi)

Ave Socii

E’ passato circa un mese dall’insediamento del “governo della svolta”. E’ evidente che un mese di vita sia assolutamente insufficiente per giudicare l’operato di un governo. Ma le prime avvisaglie ci consegnano già una visione abbastanza nitida del “nuovo corso” in atto. E del corso che rischia di replicarsi a livello regionale, nel caso in cui la strana alleanza Pd-Cinque Stelle andasse davvero in porto alle prossime elezioni. Avranno veramente tutto questo fegato, gli italiani?

Governo delle tasse. Ne abbiamo sentite di tutte… Tasse sulle merendine… Tasse sulle bibite gassate… Tasse sul gasolio… Tasse sul contante… Tasse sui telefonini… Di tagli alla spesa non si parla per nulla… Solo un generico riferimento alla “lotta all’evasione fiscale”… In questo caso nessuna svolta di rilievo: praticamente tutti i governi dicono di voler lottare contro l’evasione fiscale. La nota di aggiornamento al Def è stata approvata, alla Camera, con appena tre voti di scarto… Un risultato ben al di sotto delle aspettative… Evidentemente non tutti sono entusiasti della manovra economica, così come si prospetta. Evidentemente non tutti hanno intenzione di essere additati, in futuro, come “quelli che hanno alzato ancora le tasse agli italiani”. Questa sì che è una svolta!

Governo dell’ambiente. Abbindolato dalle sirene degli ambientalisti, i quali proclamano a gran voce che bisogna ascoltare la scienza. Ma la scienza, questo si sappia, dice che non tutti i mali dell’ambiente provengono dall’uomo. Ma mettiamo dipenda solo dall’uomo… Come si fa a parlare di ridurre l’inquinamento, di green economy, di economia circolare, se i termovalorizzatori sono considerati un abominio e i cassonetti vengono dati alle fiamme? Tasse tasse e ancora tasse, quando già paghiamo servizi tutt’altro che efficienti… Guardate ciò che succede a Roma, a proposito di rifiuti… Regione e Comune continuano a litigare… La situazione nella Capitale è insostenibile già da anni, ma ultimamente sembra essersi acuita ulteriormente. Effettivamente si è trattato di una svolta, un plastico esempio dei risultati del governo Pd-Cinque Stelle.

Governo dell’immigrazione. Qui la svolta è fin troppo palese: in un mese gli sbarchi sono quasi triplicati. Certo, si tratta pur sempre di numeri ben inferiori a quelli di qualche anno fa. Tuttavia, che la tendenza sia cambiata in concomitanza con l’insediamento del governo della svolta è evidente senza ombra di dubbio. Sarà stato un mese sfortunato, mettiamola così… D’altro canto quella di Salvini in quattordici mesi sarà stata solo fortuna, la classica fortuna del principiante… Nei prossimi mesi tutto sarà più chiaro…

Il governo intanto punta sulla redistribuzione e sui rimpatri, rinfacciando a Salvini di essere rimasto all'”anno zero”… Tuttavia, seppur tra spiagge mojito e cubiste, sotto la “gestione Salvini” per lo meno gli sbarchi sono diminuiti drasticamente. Non dubitiamo che sotto la nuova gestione si lavori più alacremente, si stia in ufficio ventiquattro ore al giorno, si stia un po’ meno fuori dai palazzi… Però alla fine i migranti aumentano… Qualcosa non torna… Perché in fondo contano i risultati. E finora il governo della svolta sta portando a casa un pugno di mosche. E’ ancora presto, vedremo se in Europa riusciremo a far valere la nostra linea… Intanto, come se non bastasse, la Turchia minaccia di “aprire i rubinetti” e inondare l’Europa di altri milioni di migranti… Proprio la Turchia, uno Stato che qualcuno ha pagato per tenere chiusi i rubinetti e che qualcun altro voleva addirittura far entrare in Europa…

I prossimi appuntamenti elettorali avranno certamente ricadute sul governo della svolta. Finalmente molti italiani, in diverse Regioni, torneranno al voto nei prossimi mesi. Il governo della svolta dovrà tenere conto dei risultati provenienti dalle urne. Sarà anche un giudizio sul suo operato. Finalmente gli italiani si esprimeranno e sceglieranno fra due modelli di Italia completamente diversi. O per chi vuole più immigrati, più tasse, più Europa, meno plastica ma forse pure più droga, più diritti civili ma meno identità culturale, più giustizialismo, più inciuci di palazzo… O per chi vuole più sicurezza, meno tasse, meno immigrazione incontrollata, più autonomia regionale, più infrastrutture, più chiarezza su chi governa, più identità nazionale… Finalmente gli italiani saranno liberi di dire la loro e di scegliere… Perché in democrazia ogni popolo ha il sacrosanto diritto di scegliere i governanti che merita.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Rimboschimento, l’unica vera rivoluzione dell’economia verde

Ave Socii

Negli ultimi tempi, se non ti schieri dalla parte delle politiche a favore dell’ambiente, non sei nessuno. Ormai si manifesta un giorno sì e l’altro pure, per la salvaguardia dell’ambiente. Come se le politiche verdi si facessero in piazza, magari grazie a degli studenti che le penserebbero tutte pur di evitare di andare a scuola. Come se bastassero le scenate di una ragazzina sedicenne, magari indottrinata da qualcuno che si guarda bene dall’uscire allo scoperto, per salvare il pianeta. E magari quelli che si dicono “dalla parte dell’ambiente” sono gli stessi che poi fumano, mangiano hamburger (il cui processo di produzione è uno dei più inquinanti che si possano immaginare) e bevono da bottigliette di plastica usa e getta. Manifestare è sacrosanto e ben vengano le manifestazioni per l’ambiente… Ma bisogna anche sapere a cosa si va incontro.

Finora, per finanziare le politiche verdi, abbiamo sentito parlare solo di tasse sui veicoli inquinanti e penalizzazioni per le imprese “meno ecosostenibili”… Se aiutare l’ambiente significa solo deprimere l’economia, noi non ci stiamo. Anche perché il riscaldamento globale non dipende “unicamente” dall’uomo. E per di più, questo gli ambientalisti non lo dicono, non dipende nemmeno “in massima parte” dall’uomo. Il più delle volte è l’attività del Sole (e non l’attività dell’uomo) ad influenzare le variazioni del clima sul nostro pianeta. Per cui bene il riciclo della plastica, bene la riduzione delle emissioni, bene l’utilizzo delle rinnovabili… Ma non illudiamoci che questo faccia di noi i salvatori del pianeta.

Purtroppo, in alcuni Paesi, le foreste continuano a bruciare. E continuano a bruciare da tempo, non solo da quando sale al potere un governatore conservatore. Però quando governa un conservatore, le proteste degli ambientalisti hanno inevitabilmente un’eco maggiore. Come se con i governatori progressisti le foreste non bruciassero. Seriamente, quello della deforestazione è forse il grande problema da affrontare. Una seria politica di rimboschimento, attuata a livello globale, potrebbe essere la soluzione per la maggior parte dei problemi legati al riscaldamento del pianeta dovuto all’uomo.

Grazie al rimboschimento si riuscirebbe a diminuire la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera. Meno anidride carbonica nell’atmosfera significa meno probabilità di incorrere nell’effetto serra. Meno effetto serra vuol dire frenare il riscaldamento globale e, con esso, lo scioglimento dei ghiacciai e tutti i fenomeni più o meno correlati. Più alberi, inoltre, rendono più stabile il terreno sul quale sono piantati. Il rimboschimento, dunque, può contribuire alla lotta sia contro l’effetto serra sia contro il dissesto idrogeologico. Oggi è possibile perfino far crescere delle piante in luoghi un tempo impensabili… I tanto bistrattati OGM potrebbero fare al caso nostro, popolando territori ostili come deserti e zone polari.

Così ogni Stato, ad ogni latitudine, potrebbe attuare la propria politica di rimboschimento. Come in una sorta di economia circolare, ogni Stato produce anidride carbonica e si dota di aree verdi potenzialmente in grado di riassorbire (almeno buona parte di) quella stessa quantità di anidride carbonica. Sarebbe tutto molto più semplice e agevole, ovviamente, già solo se si evitasse di disboscare in maniera selvaggia oggi… I risultati delle politiche di rimboschimento, purtroppo, si vedono soprattutto nel lungo e lunghissimo termine.

Nel frattempo cosa possiamo fare, noi comuni cittadini? A nostro parere, corrispondere ulteriori “tasse verdi” a un Fisco già piuttosto esigente potrebbe rivelarsi persino controproducente. Forse le indicazioni esistono già e sono quelle che magari ci hanno insegnato fin da piccoli… Spegnere le luci quando usciamo da una stanza, chiudere i rubinetti per non sprecare l’acqua, tenere le finestre chiuse quando i termosifoni sono accesi… Già solo se tutti noi facessimo così daremmo una grande mano all’ambiente. Pertanto auspichiamo che le attuali manifestazioni a favore dell’ambiente siano accompagnate da azioni concrete e utili. A volte le azioni che si fanno nel segreto, in nome del semplice buon senso, valgono molto più di mille manifestazioni di intenti.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Riscaldamento globale… Meno manifestazioni, più fatti

Ave Socii

Occupare una piazza è sacrosanto, per far sentire la propria voce e sensibilizzare l’opinione pubblica su determinate tematiche. Ma più che manifestazioni, in certi casi servono atti concreti. Concreti e sostenibili. Come sui cambiamenti climatici. Il riscaldamento del pianeta non si combatte manifestando, ma attuando opportuni provvedimenti. Continuando a dire che la colpa dei cambiamenti climatici è di Trump, e di quelli come lui, non si va da nessuna parte. Anzi, con permesso, si innesterebbe una sorta di retromarcia. Specie se, per attuare quello che predicano gli “ambientalisti”, si dovessero mettere a repentaglio milioni di posti di lavoro in tutto il mondo. Alla faccia dello “sviluppo sostenibile” che a loro piace tanto predicare.

Le opere vanno costruite nei luoghi opportuni. A volte il problema non va cercato nel riscaldamento globale, bensì in motivazioni un po’ più “terra terra”. Guardando al nostro Paese, un esempio potrebbe essere il dissesto idrogeologico. Non possiamo evocare i “fenomeni climatici straordinari”, se costruiamo vicino agli argini e “all’improvviso” arriva la piena. Il riscaldamento globale finisce per diventare una motivazione vaga. Il dissesto, invece, è ben più individuabile e controllabile. A volte l’impressione è che si cerchi di buttare tutto in caciara, evocando il clima “cinico e baro” per evitare che qualcuno si assuma fino in fondo le proprie responsabilità. Le opere vanno realizzate nei luoghi opportuni. Con criteri opportuni. Magari servendosi pure di tecniche innovative e all’avanguardia, con un occhio di riguardo all’ambiente.

Ridurre gli scarti, reimmetendoli nel processo produttivo, potrebbe costituire il futuro di molti rami dell’economia. Il nuovo approccio dell’economia circolare potrebbe creare nuove figure professionali e nuove opportunità di lavoro. Costruire opere in tal senso farebbe sicuramente crescere il nostro “sistema Paese”. Tuttavia sembra che alcuni facciano di tutto per bloccare le opere e promuovere la decrescita italiana. Anche all’interno del nostro stesso Paese. Se l’Italia crescesse troppo, come farebbero gli stranieri a comprarci a basso costo? Eppure ultimamente sembra quasi che lo stesso Di Maio si stia “trumpizzando”: firma e mostra in diretta la revoca degli incentivi alla Whirlpool, intende aumentare i controlli su negozianti irregolari e cinesi… Le recenti elezioni europee debbono avergli fatto proprio bene. Se così è, speriamo si converta presto anche sulla questione “termovalorizzatori”. Ciononostante, nessuno ci leverà mai dalla testa che alcuni continuino a strizzare l’occhio alla Cina e a certi altri Paesi…

Se il riscaldamento globale da effetto serra è davvero una minaccia, perché non ricorrere al nucleare? Il nucleare è forse la fonte più efficiente di energia “pulita”, in quanto non comporta alcuna produzione di anidride carbonica. Però non si può usare, sennò l’immaginario collettivo evoca i mostri a tre teste. In realtà, il passaggio al nucleare comporterebbe anche elevati costi di impianto. Ma ciò passa in secondo piano, di fronte alle motivazioni addotte dagli ambientalisti. Dopo i fatti di Chernobyl del 1986 e il successivo referendum con cui l’Italia ha detto no al nucleare, qualcuno si è forse preoccupato degli elevati costi di smantellamento delle centrali nucleari? Le abbiamo smantellate, punto. Perché così voleva certa dottrina dei fascio-buonisti. Gli stessi fascio-buonisti, magari, che ora tacciono sulla questione del nucleare iraniano.

L’utilizzo pacifico del nucleare non va bene… Però se alcuni Paesi minacciano di ripristinare il loro arsenale nucleare, chi prima faceva la voce grossa ora non si azzarda a protestare, oppure lo fa sottotono. Forse addirittura qualcuno strizza l’occhio a certi Paesi, produttori di petrolio e pure immischiati nel nucleare. Persino tra le fila dei cosiddetti “ambientalisti”. Se così fosse, allora le nostre non sarebbero solo supposizioni… Forse dietro buona parte del pensiero ambientalista si celano veramente gli interessi dei petrolieri. E di chi non ha scrupoli nemmeno ad impiegare il tanto biasimato nucleare, per di più con finalità tutt’altro che pacifiche.

Lasciando da parte l’extrema ratio del nucleare (inteso pacificamente, come fonte di energia), esistono comunque progetti di termovalorizzatori innovativi, efficienti e a basso impatto ambientale. Non si può essere contrari agli inceneritori semplicemente per principio. Ne va di mezzo il sistema energetico nazionale. Ne vanno di mezzo le nostre tasche. Ne va di mezzo l’ambiente stesso. Perché continuare a tollerare roghi di cassonetti e “terre dei fuochi”, quando forse impiegare un termovalorizzatore potrebbe essere la soluzione migliore per tutti? Eviteremmo di pagare due volte l’energia che consumiamo, prima per spostare e termovalorizzare all’estero i nostri rifiuti e poi per comprare l’energia da quegli stessi Paesi che termovalorizzano i nostri rifiuti. E forse ridurremmo il rischio di vedere cassonetti stracolmi e rifiuti per strada, magari dati pure alle fiamme alla faccia delle emissioni inquinanti e del riscaldamento globale.

Per questo siamo convinti che le manifestazioni siano necessarie, ma assolutamente non sufficienti, per convincere i governi ad implementare nuove politiche sostenibili che tengano conto anche dell’ambiente. Se si manifesta solo per raggiungere la notorietà, può capitare che ci si dimentichi della vera ragione da cui tutto è iniziato. Se davvero il riscaldamento globale è un problema serio e preminente, non basteranno mille piazze piene per risolverlo. C’è bisogno di altro, di volontà politica nel presente e di lungimiranza per il futuro. Se ci facciamo travolgere dall’impeto di una manifestazione, durerà come un fuoco di paglia: passata la manifestazione, nessuno più si preoccuperà seriamente del problema. Continuiamo a mirare alla luna, non indugiamo a guardare soltanto il dito che la indica.

Vostro affezionatissimo PennaNera

America first! Quanto può insegnarci la “dottrina Trump”?

Ave Socii

La maggior parte degli opinionisti affermava che l’America sarebbe andata a picco, se solo il magnate Donald Trump si fosse azzardato a metter piede alla Casa Bianca. Ora, a quasi tre anni dalla sua elezione a Presidente, l’economia degli Stati Uniti è ancora in corsa e la disoccupazione quasi nulla. Una bella e sostanziale differenza, rispetto alle catastrofiche previsioni degli opinionisti. Il segreto del successo di Trump? A nostro parere, la riscoperta del sovranismo americano.

“America first”. Questo è lo slogan che ha accompagnato tutte le principali misure adottate dall’amministrazione Trump. Forse era necessario che qualcuno risvegliasse il sovranismo americano, dopo la grande crisi del 2008. In linea generale chiudersi al mondo non è buono, ma farlo ogni tanto è tollerabile e persino auspicabile. In campo economico, ad esempio. “America first”, prima i prodotti americani. Prima i lavoratori americani. Prima le aziende americane.

Imporre dazi non è certo positivo, in un mercato globalizzato come quello in cui viviamo. Tuttavia nel breve termine può essere una strategia vincente. Specie se la bilancia commerciale pende ingiustificatamente a favore di certi Paesi. Imporre dazi alla Cina, scatenando guerre commerciali con chi vorrebbe imporci il consumo di beni taroccati e senza tutele, assume perfino un’aura di positività. Anche solo per cercare di ottenere condizioni migliori dal rapporto commerciale. Magari potessimo averlo noi, un potere contrattuale tanto influente!

L’America impone dazi alla Cina… E noi che facciamo? Stipuliamo accordi con la Cina. Eppure dovremmo sapere di che pasta sono fatti. Che magari fra “Made in Italy” e “Made in China” c’è un po’ di differenza. Pensiamo veramente di aver fatto una grande cosa, accordandoci con la Cina? Forse questa moderna “via della seta” sarà invece la “via della sottomissione” al gigante asiatico. Certi accordi dovrebbero essere attuati solo in una cornice europea. Sempre che l’Europa abbia interesse a tutelare il “Made in Italy”.

E’ naturale che prodotti maggiormente controllati siano acquistati a prezzi più alti. Questo li espone al rischio di concorrenza sleale da parte di prodotti a basso costo ma privi di ogni controllo. E i prodotti cinesi non sono certo rinomati per essere quelli di migliore qualità in circolazione. Identico ragionamento per i lavoratori. Forse ci sono italiani che lasciano volentieri i lavori più umili agli stranieri. Ma non è detto che sia sempre così. Spesso gli italiani sono costretti a lasciare il posto agli stranieri, perché impiegare lavoratori stranieri è più conveniente. Imporre dei dazi, a livello europeo, su prodotti e manodopera in concorrenza sleale non significa prevaricazione. Significa semplicemente ristabilire un equilibrio commerciale che allo stato attuale manca. Come Italia, purtroppo, non possiamo fare granché in questo senso. Ma i Cinque Stelle non lo sapevano?

Accordarsi con la Cina significa assumersi il rischio di subire l’invasione di prodotti e manodopera privi di tutele. I bassi costi di produzione sostenuti dalle imprese cinesi, a lungo termine, relegheranno le imprese italiane sempre più ai margini del mercato. Il rischio è quello di impoverire il mercato dei beni e il mercato del lavoro italiani. La complessiva perdita di valore del “sistema Italia”, infine, consentirà agli stranieri di “comprarci” a prezzi per loro sempre più convenienti. In parte sta già avvenendo da tempo, ma attraverso la nuova “via della seta” non è da escludere che l’invasione dello straniero accelererà il passo. D’altronde non possiamo che aspettarci questo, da un movimento vassallo della Cina e prostrato alla sua bandiera a cinque stelle.

L’America sovranista di Trump intende bloccare anche altri tipi di invasione, oltre quella economica della Cina. Prima fra tutte, quella dei migranti dal Messico. La costruzione del muro va ovviamente in questa direzione. Ma l’idea del muro, ricordiamolo, venne inizialmente caldeggiata da Clinton… Il quale non è certamente un repubblicano, meno che mai di idee trumpiane. E’ bene che soprattutto i democratici se lo ricordino. E con loro tutti i fascio-buonisti che si professano “dalla parte dei deboli”. Se il Messico è crocevia di immigrazione incontrollata e narcotrafficanti latinoamericani, è sacrosanto che gli Stati Uniti si difendano. Anche per l’Europa dovrebbe essere così. Trump ha persino evocato la pena di morte per gli spacciatori… Pensate che affronto, per i poveri fascio-buonisti!

Se esistono dei deboli da tutelare, crediamo siano le vittime e non i criminali. In questo senso, l’America è molto più avanti dell’Europa. Il diritto alla legittima difesa è scolpito perfino nella Costituzione degli Stati Uniti. Le critiche alla diffusione delle armi sono altrettanto legittime, per carità. Purché non si facciano passare le vittime per carnefici e i carnefici per vittime. Chi si difende non è mai da considerare carnefice. Mai. E invece si inventano mille questioni morali.

Da noi si approva un testo sulla legittima difesa e subito i fascio-buonisti evocano il “far west”… Fino a prova contraria, la legittima difesa vale all’interno della proprietà. Nessun privato cittadino sarà mai legittimato a camminare per strada con una pistola in tasca. La legge non incita a sparare per strada, come forse qualcuno vorrebbe insinuare. A dirla tutta, la legge non incita nemmeno a sparare dentro casa. Un individuo, nella sua proprietà, dovrebbe essere libero di difendersi come vuole. Anche un coltello da cucina può costituire un’arma. Allora cosa dovremmo fare, per evitare il “far west”? Evitare l’acquisto di coltelli da cucina?

Dovremmo imparare molto dalla dottrina di Trump. Come Italia ma, soprattutto, a livello di Europa. Perfino in tema di ambiente, sul quale forse il Presidente assume le posizioni più controverse e meno condivisibili. Il successo dei Verdi alle recenti elezioni europee indica che Trump ha ancora molto da insegnarci. Se per tutelare l’ambiente bisogna bloccare l’economia, allora certamente non abbiamo capito nulla. Dietro ad ogni bella idea, in realtà, c’è sempre l’interesse di qualche particolare gruppo di influenza. La difesa dell’ambiente, talvolta, può anche costituire il tramite per la difesa dei privilegi dei soliti. Potrebbe sembrare strano… Ma un vero sviluppo sostenibile dovrebbe essere implementato nell’interesse di tutti. Non nell’interesse dei signori del petrolio.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Uno spettro verde s’aggira per l’Europa

Ave Socii

Le elezioni europee appena conclusesi ci hanno consegnato un risultato chiaro. Gli equilibri sono cambiati in tutta Europa, è indubbio. Tuttavia il pericolo della famigerata “avanzata dei sovranisti”, paventato dai fascio-buonisti, è stato in buona sostanza evitato. La musica è evidentemente cambiata anche qui in Italia, come era prevedibile. Ciò avrà sicuramente ripercussioni all’interno della maggioranza di governo. In Europa… beh, lì è tutta un’altra vicenda. Staremo a vedere come evolverà la situazione, sia dentro che fuori l’Italia.

Oggi intanto i giornaloni dei fascio-buonisti parlano di “onda nera”, come se l’avanzata in Europa di determinate forze politiche fosse quasi una cosa di cui vergognarsi. Una cosa riprovevole. Come se le persone che si schierano da una certa parte non meritassero di essere accostati alla civiltà. Come se credere in certi ideali o in certi partiti facesse tornare indietro l’orologio della Storia. In compenso, però, sono arrivati i salvatori: proprio loro, quelli dell'”onda verde”. Intendendo per “verde” non il “verde leghista”, non sia mai, bensì il “verde ambientalista”. Colore scelto soprattutto dai giovani dell’Europa. Colore che va alla grande, in particolare nei Paesi dell’Europa del Nord. Un buon auspicio, secondo molti.

L’attenzione all’ambiente è uno dei cavalli di battaglia del progressismo moderno. Con esso i fascio-buonisti potrebbero seriamente sperare di tornare a competere alla pari coi populisti e i sovranisti (il cui consenso è, come abbiamo visto, tutt’altro che dilagante in Europa). Nessuno si sognerebbe di trovare pecche nella sacrosanta battaglia a favore dell’ambiente. Eppure non tutto quel che riluce potrebbe essere oro. Forse l’ambientalismo non è tutto candido e innocente come vorrebbero farci credere. Forse troppo ambientalismo potrebbe addirittura nuocere all’Europa.

Quanti si domandano chi c’è veramente dietro i sostenitori dell’ambientalismo? La lotta contro i cambiamenti climatici, contro le emissioni inquinanti, contro lo scioglimento dei ghiacci, contro il buco nell’ozono… Tutte bellissime cose, chi lo metterebbe in dubbio? Ma le belle forme fanno abbassare la guardia, inevitabilmente. L’energia non si crea a chiacchiere, ma sfruttando comunque l’ambiente. Responsabilmente, certo. Starete sicuramente pensando alle fonti rinnovabili e allo sviluppo sostenibile. Sappiate che le fonti rinnovabili, da sole, non riusciranno mai a coprire il fabbisogno di una Nazione intera. E’ impensabile, perlomeno con l’attuale stato della tecnologia.

Eppure in questi anni si è investito molto in rinnovabili… Vero. E spesso a rimetterci sono stati interi agri di terreno fertile, espropriati e resi sterili per ospitare pannelli fotovoltaici. La bellezza e l’attrattività dei nostri paesaggi, sovente messe in discussione dall’installazione di pale eoliche lungo i versanti collinari. E, ovviamente, le nostre tasche: i colossali investimenti sulle rinnovabili ricadono soprattutto sulle bollette che paghiamo. Ma perché investire tanto sulle rinnovabili, se poi non potranno comunque coprire il fabbisogno nazionale? Per fare un favore ai mafiosi? Può darsi, ma potrebbe esserci anche dell’altro. La verità, che nessuno vuol ricordare, è che le rinnovabili non possono funzionare senza combustibili fossili. Forse un giorno la tecnologia cambierà, ma per ora così è. Aprite bene le orecchie: a finanziare i promotori dell’ambientalismo sono i petrolieri.

Nei negoziati internazionali non c’è spazio per i buoni propositi, a meno che non servano a qualcuno per far cassa. L’ambientalismo rientra fra questi casi. Avere un mondo pulito è bellissimo, chi potrebbe negarlo? Eppure non esistono produzioni che non siano inquinanti, mettiamocelo in testa. Immaginare un futuro pulito è un diritto sacrosanto, ma guai se si tentasse di perseguire un fine (incrementare l’influenza dei petrolieri) facendo credere che si stia combattendo per un fine palesemente contrario (un mondo che non utilizzi più energia da fonti fossili). Magari servendosi pure di ragazzine sedicenni che facciano leva sul bisogno dei giovani di credere in un futuro diverso. E, perché no, anche sul senso di colpa dei meno giovani per la loro scarsa attenzione sui temi ambientali.

Non ci sembra giusto (ma purtroppo così funziona il mondo degli affari) che alcuni adoperino simili strategie ipocrite di manipolazione, per favorire i detentori e gli sfruttatori del fossile. In maggioranza, guarda caso, provenienti da Paesi arabi: quei Paesi, in buona sostanza, che fanno dell’Islam (= sottomissione) il loro credo. Le loro ambizioni di conquista dell’Europa cristiana, infatti, non si sono mai del tutto sopite. Invece che con una guerra santa, potrebbero sottometterci proprio attraverso i buoni propositi dell’ambientalismo. In maniera silenziosa, senza destare troppi sospetti. In questo modo l’ambientalismo, da bandiera in cui credere, potrebbe trasformarsi in un cavallo di Troia per l’Europa.

Abbiamo detto no al nucleare non certamente per gli elevati costi d’impianto, ma soprattutto perché nell’immaginario collettivo il “nucleare” non è ben visto. Di questo dobbiamo ringraziare gli ambientalisti, ovvero i petrolieri: così saremo sempre costretti a dipendere da qualcuno che ci fornisca l’energia. Se proprio non vogliamo il nucleare perché è brutto, almeno pensare agli inceneritori sarà lecito? No, nemmeno quello… Fino a che punto saremo succubi del volere dei petrolieri? Prima si dice no agli inceneritori, si paga per trasportare e far incenerire all’estero i rifiuti che produciamo, si paga un’altra volta per comprare dall’estero l’energia proveniente anche dai nostri rifiuti… Poi magari si incendiano i cassonetti, o si sotterrano i rifiuti tossici, e ci si lamenta delle “terre dei fuochi”. Si parla tanto di “economia circolare”, ma allo stato attuale sembrano solo parole.

Quanto detto potrebbe essere annoverato tra le semplici “opinioni” o “chiacchiere da bar”. Crediamo sia comunque lecito esprimerle, pure se ad alcuni può non piacere. Speriamo che le nostre siano davvero solo opinioni! Qualora vi fossero anche riscontri nella pratica, saremmo seriamente preoccupati per il futuro dell’Europa. Un’Europa che crede di essere libera e aperta e all’avanguardia, ma in realtà succube dei petrolieri e, magari, pure sottomessa alla Mecca.

Vostro affezionatissimo PennaNera