Voto ai sedicenni: un’altra trovata elettorale

Ave Socii

Dopo la riforma della legge elettorale, l’attenzione del governo si è spostata sull’estensione del diritto di voto ai sedicenni… Ma quanta attenzione stanno riservando Pd e Cinque Stelle alla tematica elettorale, negli ultimi tempi! Proprio gli stessi partiti che, solo qualche settimana prima, si sono opposti con tutte le loro forze al ritorno al voto degli italiani… Che strano cambio di rotta! Forse sperano che la presunta “svolta ambientalista” del governo faccia racimolare loro qualche voto in più, magari proprio da parte di quella generazione che scende in piazza per manifestare a favore dell’ambiente.

Ma la proposta di far votare i sedicenni casca proprio in concomitanza con un’altra proposta: lo ius culturae. In pratica, cittadinanza italiana per i figli di immigrati nati in Italia che abbiano completato un ciclo di studi in Italia. Fatalità? La circostanza ci pare un po’ strana… Che Pd e Cinque Stelle stiano cercando di ingrossare i loro attualmente magri consensi coi voti di questa nuova gente? Il ciclo di studi obbligatorio, in Italia, si completa a sedici anni… Le forze politiche premono per far votare i sedicenni… I Cinque Stelle hanno tuttavia precisato che lo ius culturae non è una priorità… Ma ultimamente siamo fin troppo abituati ai voltafaccia…

Poi ci si stupisce se i giovani sono disillusi e disinteressati alla politica… Dare il voto ai sedicenni potrebbe in qualche modo riavvicinarli? Siamo più che dubbiosi sul fatto che un adolescente sia abbastanza maturo per le urne. C’è gente immatura pure a diciotto e passa anni, vero… Ma abbassare ulteriormente l’età di acquisizione del diritto di voto non ci sembra la soluzione migliore per riavvicinare i giovani alla politica. E’ la proposta di chi, memore forse delle recenti manifestazioni ambientaliste, crede che tutti i giovani siano interessati alla questione ambientale e quindi anche alla politica. Forse, ben più realisticamente, quei giovani sono intereressati a saltare un giorno di scuola. Tutti siamo stati studenti, sappiamo bene come funziona…

Far votare i sedicenni, inoltre, significa far votare persone più facilmente influenzabili dal politico di turno. Lo diciamo ai cosiddetti “buonisti”: non c’è il rischio di fare un favore ai politici che parlano “alla pancia degli elettori”? I sedicenni potrebbero ingrossare le fila del cosiddetto “popolo bue”… Sarebbe un autogol clamoroso per le forze politiche attualmente schierate dalla parte del sistema: Pd e Cinque Stelle. Estendere il diritto di voto ai sedicenni rischia di estremizzare i consensi, togliendone invece proprio agli attuali propugnatori della proposta… Per questo, forse, tale proposta è arrivata dopo quella dello ius culturae… Rendere cittadini italiani i figli (almeno sedicenni) di immigrati consente loro di votare in Italia. E di votare, nelle intenzioni dell’attuale governo, per chi ha regalato loro questo diritto. Dunque finché lo ius culturae resterà al palo, questo il nostro parere, dimentichiamoci pure del voto ai sedicenni!

Vostro affezionatissimo PennaNera

Proporzionale o maggioritario? Questo è il dilemma

Ave Socii

Di tutte le questioni che il nuovo governo dovrà affrontare, l’assoluta priorità spetta… alla legge elettorale! Forse veramente questo governo è nato per fermare Salvini e la Lega. Forse una volta approvata una legge elettorale, studiata per impedire il trionfo del centrodestra, il governo potrà anche permettersi di cadere. E al popolo sarà addirittura consentito di votare. Ma andiamoci piano con le previsioni… Ultimamente è davvero difficoltoso prevedere, di sera, cosa accadrà la mattina dopo. Un giorno si tifa per la nascita di un nuovo governo “per il bene del Paese”… Il giorno dopo si fa la scissione, pur assicurando pieno sostegno all’esecutivo… Prima si agita lo spettro dell’Iva, poi l’argomento pian piano sparisce… Di scuola e aziende in difficoltà non si parla quasi più… Si dice che la priorità va data ai temi, ma finora sembra si sia parlato soprattutto di poltrone… E quante altre poltrone ancora bisognerà assegnare…

Però, in compenso, stavolta l’Europa vede di buon occhio l’Italia. Era questo il governo che ci voleva… Un governo stabile, un governo allineato al pensiero dell’Europa, un governo che dovrebbe assistere all’elezione del Capo dello Stato (possibilmente allineato anche lui), un governo cui i mercati danno fiducia… Può forse permettersi di cadere, un governo del genere? Meglio parlare di legge elettorale, qui in Italia… Tanto le questioni più importanti saranno decise per lo più in Europa, manovra economica e ripartizione dei migranti comprese… All’atto pratico, riusciremo a varare una manovra economica espansiva, magari ricorrendo pure a un discreto margine di flessibilità, ora che abbiamo ottenuto un portafoglio di peso presso la Commissione? Riusciremo a farci valere in tema di ripartizione dei migranti? Il governo è appena partito, ma i primi indizi non paiono promettere granché di buono… E meno male che stavolta l’Europa è dalla nostra parte!

Come dicevamo, qui in Italia è meglio distogliere l’attenzione e concentrarsi sulla questione elettorale. Anche perché Salvini e la Lega rappresentano una spina nel fianco pure per l’Europa. Qualsiasi iniziativa volta a garantire l’indebolimento dei “nazionalisti” è ora della massima importanza. A costo di partorire una porcata, Cinque Stelle e Pd ora lavorano a una legge elettorale che, secondo le prime indiscrezioni, si prospetta prevalentemente proporzionale. Come sappiamo tutti, il proporzionale garantisce la rappresentatività, il maggioritario la governabilità. Mai come adesso l’Italia avrebbe bisogno di un governo forte e stabile, per contare davvero ai grandi tavoli internazionali. Realizzare un proporzionale puro vorrebbe dire, al contrario, favorire gli accordi di palazzo fregandosene altamente delle opinioni degli elettori.

Un governo che nasce nei palazzi, dai compromessi, dalle trattative, ha tuttavia maggiori probabilità di tener conto delle indicazioni provenienti dall’Europa. Un verdetto chiaro dalle urne, che piaccia o meno, deve essere accettato così com’è dall’Europa. Un governo forte e deciso fa paura. Quando invece il consenso è frammentato, così come la composizione del Parlamento in base ad una legge elettorale proporzionale, l’Europa può scegliere quale combinazione di forze politiche meglio rispecchia la propria visione. D’altronde, già l’attuale governo nasce da manovre di palazzo… Le decisioni vengono prese dall’alto, mentre il popolo è ridotto a mero bacino di voti… L’Europa è contenta così: meglio avere a che fare con un governo “zerbino”, obbediente in tema di immigrazione e accondiscendente in tema di economia… Del parere del popolo cosa importa, tanto gli elettori hanno già dato e questo è più che sufficiente… Tutte prove di un possibile “ritorno al proporzionale”?

Forse tornare al proporzionale non è che una delle tappe che ci condurranno dritti dritti alla riedizione della Prima Repubblica. L’attuale governo ha in pratica ristabilito un sostanziale bipolarismo tra le forze politiche. Bipolarismo rafforzato anche dal fatto che i due poli sono occupati, rispettivamente, da maggioranza e opposizione in blocco. Il centro è sempre più vuoto, ma natura e politica insegnano che il vuoto non esiste. Ben presto il centro dovrà essere occupato. E qualcuno, attraverso abbandoni o scissioni, è già pronto a occuparlo… Magari con l’intento di dialogare sia a sinistra che a destra… Un ritorno alla vecchia Dc? Staremo a vedere. L’impressione è che si stia tornando indietro, invece di andare avanti. E che a voler tornare indietro siano anche quei partiti che, un tempo ormai lontano, volevano cambiare tutto e mandare tutti a casa… Il potere, evidentemente, non logora soltanto chi non ce l’ha…

Vostro affezionatissimo PennaNera

Pd e Cinque Stelle vogliono sparire

Ave Socii

La strada per il “governo della svolta” è ufficialmente spianata… La parola d’ordine è “discontinuità”… Bisogna mettere una pietra sopra alla precedente esperienza di governo e creare qualcosa di nuovo per il bene del Paese… Sì, per intanto una cosa sola è certa: il Presidente del Consiglio sarà lo stesso che ha guidato il governo dimissionario. In nome della “discontinuità”… Persino il Presidente Trump ha elogiato l’operato del Presidente del Consiglio auspicando una sua permanenza a Palazzo Chigi… Pur di rimanere al potere, il Pd sarà disposto a ingoiare questo e simili altri rospi?

Per alcuni viene prima la squadra, per altri vengono prima i programmi… Per alcuni dovranno essere adottate soluzioni totalmente nuove, per altri è necessario proseguire con gli obiettivi già fissati un anno fa… Dinanzi a questo spettacolo indecoroso, gli italiani dovranno stare a guardare senza avere minima voce in capitolo. Al massimo, sarà loro concessa qualche manifestazione di piazza. Per il voto, evidentemente, c’è ancora tempo… Anche in democrazia…

E lo sputtanamento non finisce qui… Sembra ormai chiaro quale sia il collante che tiene assieme i due azionisti di questo nuovo governo, Cinque Stelle e Pd: la spartizione delle poltrone. Un collante forse anche più forte dell’opposizione verso Salvini e la Lega. In questo senso, perlomeno, Salvini è quello che fra tutti ha mostrato meno attaccamento alla poltrona… I leghisti, pur sedendo in sette Ministeri, non hanno avuto paura di perdere la poltrona e aprire la crisi… Altri, un po’ per sete di potere e un po’ per paura di tornare al voto, ne hanno approfittato e si sono inchiodati agli scranni…

Ma questa nuova esperienza di governo parte già in salita. E a lungo andare, prevediamo, la salita si farà sempre più ripida. Forse questo non sarà davvero il “governo della discontinuità”, come piace al Pd… Forse gli azionisti di questo governo, per ingraziarsi la benevolenza del popolo, saranno condannati a lasciare in vigore molte delle misure adottate da Salvini. Se non lo facessero, rischierebbero di uscirne con le ossa rotte e di consegnargli l’Italia su un piatto d’argento.

Magari ci sbagliamo… Magari col tempo Pd e Cinque Stelle riusciranno davvero a farsi benvolere dal popolo… Magari riusciranno davvero a relegare Salvini e la Lega ai margini della scena politica… Ma devono sperare che gli italiani non si facciano nuovamente trascinare dall’impeto di Salvini… Il quale certamente non starà fermo a guardare che qualcuno, magari fra i Cinque Stelle un tempo suoi alleati, cancelli in tutto o in parte il suo precedente operato.

E poi c’è la questione dei numeri… Soprattutto al Senato, la maggioranza appare piuttosto ballerina. Chissà se i partiti minori saranno davvero l’ago della bilancia per dar vita a questo “governo forte e autorevole”. Forse anche per loro si dovranno allestire delle poltrone, in qualità di Ministri o Viceministri o Sottosegretari o Presidenti di Commissione… Altrimenti addio fiducia! E sui singoli provvedimenti? Basta che la Lega presenti una mozione pro-Tav, restituendo il favore ai Cinque Stelle, perché il governo appena concepito sia costretto ad abortire. A meno che uno fra Pd e Cinque Stelle si umili e si appiattisca sulle posizioni dell’altro, a costo di perdere ancor di più la faccia dinanzi al proprio elettorato.

Facciamo i migliori auguri a questo governo in procinto di nascere. E speriamo che davvero Pd e Cinque Stelle non facciano dell’anti-salvinismo e dell’anti-leghismo la loro bandiera… Rimaniamo dell’avviso che questa potrebbe trasformarsi nella tomba che li seppellirà. Pensino invece ai problemi del Paese e al bene dei cittadini, ai quali forse già troppo è stato tolto… Non da ultima, la possibilità di esprimere il proprio parere con il voto. Dimostrino che negare al popolo l’essenza stessa della democrazia sia servito veramente a realizzare qualcosa di buono e concreto.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Salvini li ha sputtanati tutti (compreso se stesso)

Ave Socii

Il battito d’ali di una farfalla può generare uragani. Perfino in politica. Ma raramente in politica si vedono uragani simili a quello scatenato negli ultimi giorni dalla Lega. Innescato dal battito d’ali di una mozione anti-Tav targata Cinque Stelle, conclusosi con le dimissioni del Presidente del Consiglio e con la caduta del governo. Ma non solo… Nel giro di una settimana o poco più, praticamente tutti i principali attori di questo teatrino hanno cambiato posizione. Con la mossa della sfiducia al Presidente del Consiglio, Salvini è riuscito a mostrare l’incoerenza che regna nel sottobosco delle trame di partito. A quanto pare, quasi nessun partito è immune a simili voltagabbana.

Fino al giorno prima della mozione di sfiducia della Lega, tutti dicevano di non aver paura del voto anticipato… Che questo governo doveva andare a casa… Che Lega e Cinque Stelle erano “divisi su tutto” e che bisognava restituire la parola ai cittadini… Poi è arrivata la mozione della Lega… Finalmente l’occasione per concretizzare ciò che da tempo tutti affermavano a parole: subito al voto! E invece…

Con una singola mossa, che difficilmente trova eguali nella storia della politica, Salvini ha sputtanato quasi tre quarti del Parlamento costringendoli a gettare la maschera e a mostrare il loro vero volto. A sinistra come a destra. Chi vuol mantenere ben salda la poltrona ora prega per un governo istituzionale… Anche a costo di governare con chi criticava (e talvolta insultava) fino a pochi giorni prima… Il Presidente del Consiglio affermava che il governo gialloverde sarebbe stata per lui la sola esperienza politica… Il suo discorso al Senato, invece, ci è parso tutto fuorché un discorso di commiato… Perfino la Lega, ignara forse della portata degli effetti che la sua devastante mossa avrebbe scatenato, sembra ora in difficoltà e destinata a perdere il ruolo di primo piano avuto finora.

Forse la vera preoccupazione di tre quarti del Parlamento non è quella di interpellare la volontà popolare. Per loro, oltre la poltrona, la preoccupazione più grande si chiama Salvini. Probabilmente da più di un anno attendevano la prima occasione utile per buttarlo fuori. I recenti fatti, secondo noi, dimostrano e rendono evidente una verità che da tempo aleggiava nell’aria: Salvini è visto come il vero nemico da battere. E, pur di batterlo, molti partiti sono disposti a perdere la faccia e la coerenza. Di qui il possibile colpo di mano di Cinque Stelle e Pd. Possibilità che ha spiazzato (ma forse nemmeno troppo) lo stesso Salvini, convinto ormai di poter agevolmente capitalizzare i consensi acquisiti in questi mesi.

Secondo molti, la mozione di sfiducia è stato il più grave errore di Salvini… E se, invece, alla lunga si dimostrasse il suo più grande investimento politico? Da un lato, Pd e Cinque Stelle avrebbero l’occasione di rifarsi dopo le recenti sconfitte. D’altro canto, c’è il rischio che questa occasione di governare insieme si trasformi in una tomba per entrambi. E la Lega, a quel punto, non avrà più alcun ostacolo di rilievo che le impedirà di tornare al potere. Più forte, molto più forte di prima. Concentrare tutti gli attacchi verso un unico obiettivo può sortire l’effetto esattamente opposto a quello preventivato. Specie se chi attacca si dimostra, a lungo andare, poco credibile in quello che promuove e fa. A tutto vantaggio dell’obiettivo degli attacchi: in questo caso, Salvini.

Ora la palla passa nelle mani del Capo dello Stato. Sarà lui a dover decidere se affidare le sorti del Paese alla volontà popolare, o piuttosto a un governo di trombati. Qualora si verificasse questa seconda ipotesi, auspichiamo che il governo nascituro non si fondi prevalentemente sull’anti-salvinismo. E che non abbia come preoccupazione primaria quella di cancellare quanto fatto dal governo precedente. In particolare dalla Lega. Perché ciò, lungi dal relegare Salvini ai margini della scena politica, potrebbe al contrario restituirgli linfa e vigore. Perché Salvini, oltre a “parlare alla pancia” degli italiani, è anche abile a intercettare il buon senso e la mentalità comune. Qualità oggigiorno tutt’altro che scontata, anzi spesso perfino snobbata da certi buonisti di professione, prigionieri come sono di complicate sovrastrutture e schemi rigidi. Se costoro pensano di attaccare Salvini pure quando va in spiaggia, a nostro avviso non se ne libereranno facilmente…

Ci sono principi che non dovrebbero appartenere ad una singola fazione politica, come la lotta alle droghe o all’immigrazione incontrollata. Si tratta di principi di semplice buon senso. Perché oggi sembra invece che il buon senso regni prevalentemente a destra, sostituito da un asfissiante buonismo a sinistra? Se la sinistra non imparerà a riconquistare un po’ di buon senso, combattendo seriamente l’immigrazione incontrollata ad esempio, la destra tornerà al governo e ci resterà per i prossimi cinquant’anni. O forse ci sbagliamo… Per i prossimi cento anni!

Vostro affezionatissimo PennaNera

Governo in crisi, partiti in confusione

Ave Socii

Alla fine è accaduto. Dopo ben quattordici mesi di vita precaria, il governo gialloverde è imploso. Forse la crisi doveva essere aperta prima, in modo da evitare i tempi stretti della manovra economica. Magari in occasione della spaccatura fra Lega e Cinque Stelle sulla nomina del Presidente della Commissione Europea… Così non è stato. Ma quando il peggio sembrava ormai passato, ecco che i Cinque Stelle presentano una mozione contro l’alta velocità… Una mozione suicida. Una mozione, per di più, in aperto contrasto con le posizioni assunte sull’argomento dal Presidente del Consiglio. Una mozione che dunque, di fatto, costituisce una sfiducia verso lo stesso da parte di quella medesima forza politica che lo aveva proposto, ormai molti mesi fa, come Presidente del Consiglio. Però se il governo è caduto, dicono, la colpa è della Lega…

Una crisi a ferragosto rende la situazione molto più incerta e alquanto interessante. Prima tutti sono pronti per le elezioni, poi qualcuno ci ripensa… Chi prima non ha mai voluto un governo coi Cinque Stelle, ora auspica un governo istituzionale che tagli i parlamentari e eviti l’aumento dell’Iva… Comici che non si vedevano e sentivano da mesi, in polemica con l’esecutivo, ora dicono che il governo deve durare perché ha troppe cose da fare… Il Presidente del Consiglio, che prima diceva di non voler “vivacchiare”, ora fa fatica a dimettersi di sua iniziativa… Benvenuti al festival dell’incoerenza! Molto più realisticamente, qualcuno forse sente tremare la poltrona sotto le terga.

Molti dei Cinque Stelle sono al secondo mandato e, in ossequio alle attuali regole interne, non potrebbero più ricandidarsi… Il Pd si barcamena tra le opzioni di elezioni anticipate e governo istituzionale con i Cinque Stelle… Comunque la si veda, con ogni probabilità è la scelta del male minore. E forse “elezioni subito” sarebbe, nonostante tutto, il male minore sia per il Pd che per i Cinque Stelle. Un governo insieme potrebbe decretare il definitivo tracollo di entrambi, a tutto vantaggio della Lega. Un governo del genere dovrebbe solo sperare che non arrivino altri barconi o navi cariche di migranti…

Gli avversari della Lega ora tremano: ovunque si muovano, rischiano di compiere passi falsi. Eppure ormai pure diavolo e acqua santa sembrano disposti ad allearsi, pur di combattere quei “barbari” dei leghisti. Senza molto successo, secondo noi… Potremmo benissimo sbagliarci, per carità… Forse il successo della Lega è davvero solo un inciampo del progresso, uno scherzo della Storia, un imbarbarimento della civiltà… Se davvero molti pensano questo, dimostrino che il loro ragionamento è giusto. E facciano in modo che anche il popolo comprenda questo suo madornale errore. Perché in democrazia ogni popolo, dopotutto, ha l’onore e l’onere di scegliere il governo che merita. Nessuno vieta che la scelta del popolo possa ricadere su governanti favorevoli alla diffusione delle droghe o all’immigrazione incontrollata… Ma perlomeno lasciate che sia il popolo a scegliere!

Vostro affezionatissimo PennaNera

Interessi e conflitti: risorse, non problemi

Ave Socii

Abbiamo scoperto l’acqua calda: l’onestà non è di casa nemmeno nella magistratura. Anche lì ognuno coltiva i propri interessi. E non succede da ieri, a dire il vero. Anche negli organi teoricamente più imparziali potrebbero in realtà avvenire manovre non propriamente disinteressate. Bisogna avere fiducia nella magistratura… Certo, bisogna avere fiducia, ma non più e non meno che in altri organi dello Stato. La magistratura, a nostro avviso, non ha nulla di così speciale da meritare tutta questa smisurata fiducia. Specie alla luce degli ultimi accadimenti.

Ormai, per recuperare un po’ di credibilità, i magistrati inizieranno a picchiare duro pure contro quei “campioni d’onestà” dei Cinque Stelle… Lo stanno già facendo contro il sindaco di Torino, ma non solo. Se colpisce anche la magistratura, allora è proprio vero che la disonestà è la cosa più democratica che esista. E pensare che un tempo sembravano così uniti, Cinque Stelle e magistratura, sotto la comune bandiera dell’onestà! Ma da quando il popolo, dopo le recenti elezioni, ha voltato le spalle al più credibile baluardo d’onestà nel nostro panorama politico, ai giudici è stata al momento preclusa ogni possibilità di eliminare giudiziariamente gli avversari politicamente ineliminabili. Anche i Cinque Stelle “hanno fallito”… Perciò, d’ora in poi, pure loro potranno essere indagati liberamente. Anche se forse proprio i Cinque Stelle, in tutta la loro storia, hanno collezionato più avvisi di garanzia in proporzione ad altri partiti. Ma questi sono dettagli…

Poi è esploso lo “scandalo magistratura” e abbiamo scoperto che la corruzione serpeggia pure fra i giudici… Eppure, secondo noi, non c’è ragione alcuna per sentirsi così scandalizzati. Siamo tutti esseri umani e, come tali, siamo tutti interessati. L’interesse e la motivazione spingono ogni nostra azione. Chi ha interessi comuni, poi, si riconosce sotto una medesima bandiera e tifa per la categoria rappresentata da quella bandiera. Vale per lo sport come per la politica, passando per i poteri di uno Stato democratico. La democrazia stessa promuove il perseguimento di interessi a partire da una pluralità di categorie, le quali si confrontano (ad esempio, attraverso libere elezioni) deliberando quali siano gli interessi al momento meritevoli di maggior tutela (quelli proposti, ad esempio, dal partito o dalla lista che ha ottenuto più voti).

I poteri statali, il giudiziario nello specifico, dovrebbero essere esercitati all’interno di ogni categoria sociale. Non dovrebbe esistere una categoria che da sola detenga lo scettro di un potere intero: risulterebbe eccessivamente potente nei confronti delle altre. Occorre depotenziarla, dunque. Dividere i poteri non basta, per annullare l’effetto delle correnti ed assicurarsi il raggiungimento dell’indipendenza e dell’imparzialità. I poteri vanno anche suddivisi fra le categorie esistenti: non mediante una “divisione dei poteri” tout court, ma attraverso una sorta di “diffusione dei poteri”. Nella realtà non possono esistere poteri “al di sopra delle parti”. Tutti i poteri presentano comunque le loro suddivisioni in categorie, siano esse correnti o partiti. Ed è bene che queste categorizzazioni vengano fuori, invece di alimentare loschi sotterfugi celati sotto la maschera dell’imparzialità. A nostro parere è inutile, persino dannoso, alimentare l’ipocrisia che alcuni poteri siano immuni dall’influenza delle categorie.

La questione non dovrebbe essere se le categorie possano o meno influenzare i poteri, ma piuttosto stabilire quali categorie possono influenzare i poteri e quali no. Detto in maniera diversa ma equivalente, quali interessi sono meritevoli di tutela e quali no. In questo senso, la Costituzione potrebbe fornire delle linee guida, impedendo da subito la nascita di determinate correnti. Se certe correnti sono anticostituzionali diciamolo dall’inizio. Impediamo che nascano dal principio. Non aspettiamo, per esempio, che avvengano certi episodi a Roma per poi etichettarli come “aggressioni squadriste”. Così sembra quasi che si abbia interesse a che determinate correnti vengano alla luce, per trasformarle in capro espiatorio in determinate situazioni. E’ indubbio che episodi del genere vadano condannati. Ma certe correnti non dovrebbero nascere per niente, se veramente promuovono interessi contrari alla Costituzione… Che pure qui ci siano sotto degli interessi, magari proprio la costruzione di un capro espiatorio?

Passare dal paradigma dell’imparzialità a quello del perseguimento di interessi. E’ questo il punto. Non scansiamo il problema, affrontiamolo. Gli interessi esistono, non si possono evitare. Sfruttiamo questa situazione, invece di biasimarla. Invece di alimentare le false speranze di una magistratura indipendente, proviamo a sfruttare le potenzialità di una magistratura interessata.

La società tutta è divisa in categorie, o correnti. Ciascuna di esse dovrebbe accogliere magistrati propri, motivati a promuovere gli interessi di quella determinata categoria. Ogni categoria è costituita da rappresentanti e rappresentati. I primi dovrebbero ottenere benefici in base ai risultati positivi che conseguono per la loro categoria. Migliori sono i risultati, maggiori sono le possibilità di salire al vertice (che, nel caso del potere giudiziario, dovrebbe essere costituito da un magistrato per ciascuna categoria, così da garantire l’equilibrio fra i vari interessi coinvolti). Si presume, infatti, che i migliori siano quelli in grado di difendere meglio gli interessi di categoria. Ma i rappresentanti si possono anche cambiare. Un numero qualificato di rappresentati può sostituire i rappresentanti “non graditi”, come accade per le elezioni politiche. Tale metodo democratico dovrebbe essere applicato anche ai magistrati.

Ognuno di noi sarebbe contento se prevalessero sempre le idee che condivide maggiormente. Noi stessi saremmo contenti qualora prevalessero sempre certe categorie e certe linee di pensiero. Tipo la linea “sovranista”, la linea del “prima gli italiani”. O la linea del contrasto alla criminalità, all’immigrazione incontrollata e al traffico di droga… Ma sappiamo che purtroppo non sarà per sempre così. Perché nel tempo gli interessi di una società cambiano. La scala dei bisogni di una Nazione può variare. La popolarità di una categoria non dura per sempre. Si chiama democrazia. E pure i magistrati, secondo noi, dovrebbero riflettere le aspettative e le richieste di un popolo, se ci troviamo all’interno di una democrazia. Nei limiti, ovviamente, delle possibilità accordate dalla Costituzione.

Come risolvere eventuali contenziosi tra le diverse categorie? Ad esempio, si potrebbe costituire un organo composto da tre giudici, due di parte e uno imparziale (estratto a sorte tra i non contendenti). In caso di irregolarità, pagherebbero i tre giudici. Se le irregolarità coinvolgessero il vertice, pagherebbero in solido le categorie rappresentate dai tre giudici nel collegio giudiziario. In caso i rappresentanti siano suddivisi in più organi, purché di pari livello, è opportuno che tali organi non legiferino per se stessi. Specie se sono due, è bene che l’uno disponga le regole per l’altro e viceversa. Come nel caso di Camera e Senato: ciascuno dei due rami del Parlamento dovrebbe stabilire le norme non già per sé medesimo, bensì per l’altro. Specie per quel che concerne i compensi dei suoi membri.

La riforma della giustizia è sicuramente materia difficoltosa per chiunque, soprattutto in Italia. Magari proprio a causa degli interessi che qualcheduno vorrebbe salvaguardare. Ma comunque venga impostata la riforma, crediamo che la stella polare da seguire debba essere questa: depotenziare determinate categorie, al momento strapotenti, per raggiungere un certo equilibrio fra gli interessi in gioco. Finché una sola categoria sarà al comando di un potere, i suoi interessi prevarranno senza possibilità di replica. Solo quando tutte le categorie saranno in grado di esprimere rappresentanti propri per ciascun potere, compreso quello giudiziario, potremo finalmente dire addio alla subdola tirannia di una casta.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Tasse basse = lotta all’evasione + lotta alla corruzione

Ave Socii

Lo sappiamo fin troppo bene: siamo uno dei Paesi con la più elevata pressione fiscale al mondo. Sappiamo anche che le tasse dovrebbero servire per pagare i servizi offerti dallo Stato. E’ allora ragionevole aspettarsi, in uno Stato dove si tassano anche le ombre, un livello di servizi pubblici almeno decente. Nonostante ciò, molti di questi servizi languono. Ma di essi il cittadino ha pur sempre bisogno. Poi non lamentiamoci se, per ottenerli, qualcuno ricorre anche a pratiche non proprio “cristalline”. E non lamentiamoci se, di conseguenza, gli unici a fare affari nel nostro Paese sono quelli che sguazzano nell’illegalità.

Forse bisognerebbe semplificare il nostro apparato burocratico e fiscale. Complicare le cose non garantisce sempre i migliori risultati contro l’illegalità e la corruzione. Ridurre le tasse potrebbe portare un po’ di respiro al sistema. Ed applicare un’unica aliquota, forse, semplificherebbe non poco la vita a famiglie e imprese. Secondo noi, tassa piatta e lotta alla corruzione viaggiano sullo stesso binario. Se la criminalità continua ad avvolgerci coi suoi tentacoli, forse il “merito” è pure dell’elevato livello di tasse che bisogna pagare. E che molti magari non pagano neppure, privando lo Stato di importanti risorse. Bisognerebbe attuare un vero e proprio “shock fiscale”, come ha fatto Trump negli Stati Uniti. Nello stesso tempo, ridurre il numero di aliquote porterebbe ad una semplificazione dell’intero sistema. Semplificazione massima, nel caso l’aliquota fosse unica.

Secondo alcuni, il modello della “flat tax” contrasterebbe con la Costituzione in quanto non informato a “criteri di proporzionalità”. Noi, tuttavia, non vediamo tutta questa incompatibilità con i dettami della Carta. Prevedere una “no tax area” (in pratica, aliquota 0%) per i redditi più bassi e uno scaglione unico (20% ad esempio) per tutti gli altri, non è forse un caso particolare di tassazione informata a criteri di proporzionalità? Se così non va bene, si potrebbe perlomeno ridurre il numero di scaglioni di reddito. E, contemporaneamente, mantenere una “no tax area” comunque meno ampia rispetto agli altri scaglioni. In questo modo si disincentiverebbero persone e imprese a dichiarare redditi minori, o addirittura inferiori al minimo tassabile.

La lotta all’evasione, fra l’altro, oltre che incentivando famiglie e imprese a pagare, si attua anche disincentivandole a non pagare. Ad esempio, tramite un inasprimento delle pene per evasori ed elusori. Così ognuno, facendosi due conti, in generale sarebbe portato a pagare il dovuto senza nascondere nulla al fisco. Gran parte del nero e del sommerso emergerebbe, colpendo più o meno indirettamente anche chi si arricchisce con gli affari illeciti. Forse colpirebbe perfino la criminalità organizzata. E lo Stato diventerebbe più forte, avendo più risorse a disposizione per implementare maggiori servizi ai cittadini e di miglior qualità. Guardate gli Stati Uniti di Trump… Ci hanno forse rimesso qualcosa dalla riduzione fiscale? L’economia americana non è mai andata così bene negli ultimi 50 anni… Questi sono i fatti. Il resto è chiacchiera.

Diminuendo le tasse e consentendo a tutti di pagare in base alla propria capacità contributiva, forse si ridurrebbero anche i casi di corruzione. In quanto sarebbe più facile ottenere legalmente quello che oggi alcuni cercano di ottenere illegalmente, sotto banco, corrompendo. Mantenendo tasse elevate, infatti, lo Stato riceve meno risorse di quelle che pensa di ricevere. E offre meno servizi di quelli che pensa di offrire. E dove non arriva lo Stato, arriva l’illegalità. L’illegalità conquista aree sempre più vaste, poiché lo Stato riesce a tutelarle sempre meno. E la criminalità organizzata continua ad arricchirsi, a fronte di uno Stato sempre più povero e debole. Per questo diminuire le tasse e semplificare il sistema della tassazione sarebbe un bene. E sarebbe un bene per tutti.

La riforma fiscale proposta dalla Lega (o meglio, da tutto il centrodestra) dovrebbe essere presa in considerazione da ciascun esponente dell’arco parlamentare. Significherebbe non solo dare respiro alla nostra economia, ma anche mandare un segnale forte contro la criminalità organizzata. Lo Stato dovrebbe essere l’unico a realizzare servizi pubblici. Ricorrere a pratiche illegali, o persino criminali, non dovrebbe essere la norma. Chi ricorre a tali pratiche dovrebbe essere punito con la massima severità. Ma ciò può esser fatto solo da uno Stato forte, cioè in grado di incentivare al massimo i suoi cittadini alla legalità. E la legalità si raggiunge anche attraverso un’ottimizzazione del sistema fiscale. Non in modo meramente moralistico, ma con provvedimenti reali e concreti. Non incrementando le tasse fingendo di sperare che tutti le paghino, piuttosto incentivando tutti a pagare anche riducendo le tasse. Perché i servizi e i diritti valgono per tutti i cittadini. E costano.

Da molte parti, proprio nei confronti della Lega, piovono critiche per presunti contatti con alcuni esponenti legati alla criminalità. In realtà più dal Pd che dai Cinque Stelle, ultimamente: forse i pentastellati, soprattutto dopo le ultime elezioni, hanno capito che maneggiare la spada dell’onestà non è poi così agevole. Specie se prima appoggi la candidatura al Ministero dell’Economia di un soggetto che ha patteggiato una condanna per bancarotta… E dopo, in campagna elettorale, fai lo scandalizzato perché proprio su di lui sono uscite delle intercettazioni “compromettenti”. Specie se poi nelle tue stesse fila risultano persone indagate per reati vari. Ovviamente anche il Pd dovrebbe pensare ai suoi indagati. A quelli legati alle vicende della Sanità in Umbria, per esempio… A quelli coinvolti nel “caso magistratura”… Certi ancora insistono a ricordare i 50 milioni di fondi non rimborsati dalla Lega… Però dei vecchi 150 milioni del Pd non parla più nessuno!

Strano che, soprattutto da sinistra, la “flat tax” sia osteggiata perché “fa pagare meno ai ricchi e più ai poveri”… Quando ultimamente, in Italia, proprio i governi di sinistra hanno favorito i ceti medio-alti più di quanto abbiano favorito quelli bassi. Ridurre le tasse, in questo momento, vorrebbe dire promuovere anche un minimo di giustizia sociale. Soprattutto a favore dei più bisognosi. Il marcio sta dappertutto, non esiste un partito dell’onestà e mai esisterà. Le politiche a favore dei poveri invece… quelle sì che ci aspetteremmo di trovarle da una certa parte! Storicamente la sinistra nasce come espressione dei bisogni delle classi meno agiate. Da tempo, tuttavia, pare che abbia preso l’abitudine di strizzare l’occhio al grande capitale. Poi non stupiamoci se oggi i grandi centri e i “quartieri bene” votano a sinistra, mentre le periferie votano a destra.

Quando votavano a sinistra, i ceti bassi erano considerati “poveri”. Ora che invece votano a destra, li si considera “primitivi” perché voltano le spalle al “progresso”. Ma i loro voti di certo non puzzano. E per riconquistarli si è disposti perfino a cambiare di nuovo maschera. Dicendo, ad esempio, che la tassa piatta favorirà i più ricchi… Son tutti bravi a pontificare, finché si sta all’opposizione del sistema!

Vostro affezionatissimo PennaNera

 

America first! Quanto può insegnarci la “dottrina Trump”?

Ave Socii

La maggior parte degli opinionisti affermava che l’America sarebbe andata a picco, se solo il magnate Donald Trump si fosse azzardato a metter piede alla Casa Bianca. Ora, a quasi tre anni dalla sua elezione a Presidente, l’economia degli Stati Uniti è ancora in corsa e la disoccupazione quasi nulla. Una bella e sostanziale differenza, rispetto alle catastrofiche previsioni degli opinionisti. Il segreto del successo di Trump? A nostro parere, la riscoperta del sovranismo americano.

“America first”. Questo è lo slogan che ha accompagnato tutte le principali misure adottate dall’amministrazione Trump. Forse era necessario che qualcuno risvegliasse il sovranismo americano, dopo la grande crisi del 2008. In linea generale chiudersi al mondo non è buono, ma farlo ogni tanto è tollerabile e persino auspicabile. In campo economico, ad esempio. “America first”, prima i prodotti americani. Prima i lavoratori americani. Prima le aziende americane.

Imporre dazi non è certo positivo, in un mercato globalizzato come quello in cui viviamo. Tuttavia nel breve termine può essere una strategia vincente. Specie se la bilancia commerciale pende ingiustificatamente a favore di certi Paesi. Imporre dazi alla Cina, scatenando guerre commerciali con chi vorrebbe imporci il consumo di beni taroccati e senza tutele, assume perfino un’aura di positività. Anche solo per cercare di ottenere condizioni migliori dal rapporto commerciale. Magari potessimo averlo noi, un potere contrattuale tanto influente!

L’America impone dazi alla Cina… E noi che facciamo? Stipuliamo accordi con la Cina. Eppure dovremmo sapere di che pasta sono fatti. Che magari fra “Made in Italy” e “Made in China” c’è un po’ di differenza. Pensiamo veramente di aver fatto una grande cosa, accordandoci con la Cina? Forse questa moderna “via della seta” sarà invece la “via della sottomissione” al gigante asiatico. Certi accordi dovrebbero essere attuati solo in una cornice europea. Sempre che l’Europa abbia interesse a tutelare il “Made in Italy”.

E’ naturale che prodotti maggiormente controllati siano acquistati a prezzi più alti. Questo li espone al rischio di concorrenza sleale da parte di prodotti a basso costo ma privi di ogni controllo. E i prodotti cinesi non sono certo rinomati per essere quelli di migliore qualità in circolazione. Identico ragionamento per i lavoratori. Forse ci sono italiani che lasciano volentieri i lavori più umili agli stranieri. Ma non è detto che sia sempre così. Spesso gli italiani sono costretti a lasciare il posto agli stranieri, perché impiegare lavoratori stranieri è più conveniente. Imporre dei dazi, a livello europeo, su prodotti e manodopera in concorrenza sleale non significa prevaricazione. Significa semplicemente ristabilire un equilibrio commerciale che allo stato attuale manca. Come Italia, purtroppo, non possiamo fare granché in questo senso. Ma i Cinque Stelle non lo sapevano?

Accordarsi con la Cina significa assumersi il rischio di subire l’invasione di prodotti e manodopera privi di tutele. I bassi costi di produzione sostenuti dalle imprese cinesi, a lungo termine, relegheranno le imprese italiane sempre più ai margini del mercato. Il rischio è quello di impoverire il mercato dei beni e il mercato del lavoro italiani. La complessiva perdita di valore del “sistema Italia”, infine, consentirà agli stranieri di “comprarci” a prezzi per loro sempre più convenienti. In parte sta già avvenendo da tempo, ma attraverso la nuova “via della seta” non è da escludere che l’invasione dello straniero accelererà il passo. D’altronde non possiamo che aspettarci questo, da un movimento vassallo della Cina e prostrato alla sua bandiera a cinque stelle.

L’America sovranista di Trump intende bloccare anche altri tipi di invasione, oltre quella economica della Cina. Prima fra tutte, quella dei migranti dal Messico. La costruzione del muro va ovviamente in questa direzione. Ma l’idea del muro, ricordiamolo, venne inizialmente caldeggiata da Clinton… Il quale non è certamente un repubblicano, meno che mai di idee trumpiane. E’ bene che soprattutto i democratici se lo ricordino. E con loro tutti i fascio-buonisti che si professano “dalla parte dei deboli”. Se il Messico è crocevia di immigrazione incontrollata e narcotrafficanti latinoamericani, è sacrosanto che gli Stati Uniti si difendano. Anche per l’Europa dovrebbe essere così. Trump ha persino evocato la pena di morte per gli spacciatori… Pensate che affronto, per i poveri fascio-buonisti!

Se esistono dei deboli da tutelare, crediamo siano le vittime e non i criminali. In questo senso, l’America è molto più avanti dell’Europa. Il diritto alla legittima difesa è scolpito perfino nella Costituzione degli Stati Uniti. Le critiche alla diffusione delle armi sono altrettanto legittime, per carità. Purché non si facciano passare le vittime per carnefici e i carnefici per vittime. Chi si difende non è mai da considerare carnefice. Mai. E invece si inventano mille questioni morali.

Da noi si approva un testo sulla legittima difesa e subito i fascio-buonisti evocano il “far west”… Fino a prova contraria, la legittima difesa vale all’interno della proprietà. Nessun privato cittadino sarà mai legittimato a camminare per strada con una pistola in tasca. La legge non incita a sparare per strada, come forse qualcuno vorrebbe insinuare. A dirla tutta, la legge non incita nemmeno a sparare dentro casa. Un individuo, nella sua proprietà, dovrebbe essere libero di difendersi come vuole. Anche un coltello da cucina può costituire un’arma. Allora cosa dovremmo fare, per evitare il “far west”? Evitare l’acquisto di coltelli da cucina?

Dovremmo imparare molto dalla dottrina di Trump. Come Italia ma, soprattutto, a livello di Europa. Perfino in tema di ambiente, sul quale forse il Presidente assume le posizioni più controverse e meno condivisibili. Il successo dei Verdi alle recenti elezioni europee indica che Trump ha ancora molto da insegnarci. Se per tutelare l’ambiente bisogna bloccare l’economia, allora certamente non abbiamo capito nulla. Dietro ad ogni bella idea, in realtà, c’è sempre l’interesse di qualche particolare gruppo di influenza. La difesa dell’ambiente, talvolta, può anche costituire il tramite per la difesa dei privilegi dei soliti. Potrebbe sembrare strano… Ma un vero sviluppo sostenibile dovrebbe essere implementato nell’interesse di tutti. Non nell’interesse dei signori del petrolio.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Lega-Cinque Stelle, Cinque Stelle-Lega. Sinonimi e contrari

Ave Socii

Sinonimi nelle intenzioni, contrari nei metodi. Questo sono Lega e Cinque Stelle. Accomunati dal medesimo intento anti-sistema, ma profondamente contrastanti nei fini verso cui tendere. La bandiera dei leghisti è l’ordine, quella dei pentastellati l’onestà. La Lega è granitica e compatta nelle idee che sostiene, i Cinque Stelle accolgono tante correnti di pensiero spesso in conflitto. La prima è lo spirito dell’esperienza, i secondi l’impulso dell’improvvisazione al potere. Sinonimi e contrari che hanno permesso a questo strano governo di durare quasi un anno e che forse gli consentiranno di durare chissà quanto ancora. La forza di questa inconsueta compagine risiede proprio nella profonda diversità dei suoi componenti.

Se si volesse per forza attribuire la qualità della competenza ad uno solo dei due partiti di maggioranza, la nostra scelta ricadrebbe sicuramente a favore della Lega. E non solo a livello di storia (infatti la Lega è, attualmente, il partito più longevo del panorama politico italiano), ma anche in termini di preparazione e capacità di risolvere i problemi (seppur, talvolta, in modi grezzi e indigesti secondo molti osservatori “politicamente corretti”).

Onestà vs competenza. Secondo noi sono queste le istanze meglio rappresentate, rispettivamente, da Cinque Stelle e Lega. Istanze che nelle ultime settimane sembrano essersi quasi polarizzate. C’è forse bisogno di essere contrari all’una per essere favorevoli all’altra? E’ certamente meglio che chi ricopre cariche importanti (specie se pubbliche) sia persona egualmente onesta e competente. Ma nel dubbio, ove ci sia imposto di scegliere, crediamo sia meglio optare per la competenza. Se sei onesto ma incompetente, intorno troverai gente più competente di te in grado di sfruttare la tua incompetenza oppure manovrarti, non necessariamente per fini onesti.

Esempio. Se in Parlamento siedono degli incompetenti, con tutto il rispetto, le leggi saranno scritte da persone incompetenti: cioè, tendenzialmente, saranno scritte male e in maniera non chiara. Leggi scritte male e in maniera non chiara lasciano ampio margine di interpretazione ai detentori del potere giudiziario, i magistrati. Se esiste un motivo su tutti in grado di spiegare lo strapotere della magistratura oggi, forse va ricercato proprio nell’incompetenza del Legislatore moderno. Non solo negli ultimi anni, ma negli ultimi decenni. Se poi il Legislatore di oggi è pure malato di giustizialismo!

Dopo le recenti inchieste per corruzione e l’ingigantimento operato da media e Cinque Stelle, per la Lega sembrano ormai davvero lontani i tempi di “Roma ladrona”. Ma i Cinque Stelle stiano in campana! Il loro è un partito ancora giovane, la disonestà avrà tutto il tempo per intaccarli. I disonesti stanno dappertutto. Non c’è cosa più democratica della disonestà. Si godano questo momento, loro che ancora possono vantarsi di essere “diversi” e persino “contrari” rispetto al resto del sistema.

I due azionisti di maggioranza sembrano contrari e complementari proprio su tutto. Non solo sui temi che discutono, ma anche sulla maniera di conquistare il consenso della gente. Se per i Cinque Stelle il consenso sembra arrivare durante le campagne elettorali, per la Lega invece il consenso è arrivato soprattutto durante il periodo di governo. Altro indicatore che mostra come la Lega sia più competente, più avvezza a realizzare che a proclamare. Moralismo vs pragmatismo…

Sacrosante le battaglie dei Cinque Stelle contro privilegi, vitalizi e pensioni d’oro. Parlamentari per un giorno o neanche… che prendono pensioni che neanche uno che ha lavorato quarant’anni e passa si sognerebbe! Sessantottini e comunisti col vitalizio… Proprio loro, quelli che stavano dalla parte del popolo e contro il sistema? Lunga vita ai Cinque Stelle, per queste loro battaglie di buon senso! Ma si tratta pur sempre di questioni di principio più che di utilità pratica.

Non basta l’onestà per rendersi credibili agli occhi del popolo. D’accordo, i Cinque Stelle hanno clamorosamente ribaltato alcuni risultati attesi nei ballottaggi in Sicilia. Sarebbe stato un successo ancor più eclatante, se il partito dell’astensione non avesse incassato altri 15 punti percentuali rispetto al primo turno. E proprio la Lega, data per favorita, sembra averne pagato le più pesanti conseguenze. Permetteteci, però, di spezzare una lancia in favore di Salvini, che ha voluto correre intenzionalmente da solo in certi comuni, facendo incassare alla Lega risultati neanche troppo scontati in una regione meridionale. I ballottaggi hanno dimostrato che per la Lega i risultati migliori arrivano senz’altro in una coalizione di centrodestra, non correndo da soli. Crediamo che Salvini abbia certamente imparato da questa esperienza.

A pensar male si fa peccato ma… Secondo noi, da parte dei Cinque Stelle è in atto un vero e proprio progetto di svendita dell’Italia ai Cinesi. Solo congetture infondate? Chissà… Nel loro simbolo compaiono cinque stelle, proprio come sulla bandiera cinese… Vogliono stipulare accordi con la Cina, Stato che sta colonizzando e sfruttando economicamente buona parte del mondo… A partire dall’Africa, terra da cui poi si muovono enormi ondate migratorie verso i Paesi europei. Pure sul tema immigrazione, che strano, i Cinque Stelle si mostrano ambigui e incoerenti: prima dicono che la “linea dura” è condivisa da tutto il governo, poi alla vigilia delle elezioni tornano a mettersi di traverso. Chissà…

A ben vedere, ambiguità e incoerenza sono tratti caratterizzanti i Cinque Stelle. Come sul tema delle dipendenze: scatenano battaglie di civiltà contro chi si arricchisce col gioco d’azzardo, ma vorrebbero sciogliere le briglie a chi si arricchisce con la cannabis. Loro che sono tanto attenti alle questioni di principio, dovrebbero forse dimostrarsi un po’ più chiari e coerenti anche su queste questioni.

Apparentemente d’accordo ma in realtà contrari, i nostri due azionisti di maggioranza, pure in tema di legittima difesa. Il relativo provvedimento, ricorderete, è stato votato con non pochi mal di pancia da parte dei Cinque Stelle. Fra l’altro, pare che il testo del disegno di legge fosse diverso. Se un estraneo entra forzatamente nella mia proprietà, si trova nel posto sbagliato a prescindere da ogni altra motivazione. Qualsiasi eventuale conseguenza è frutto del suo errato comportamento. Questo è un ragionamento di buon senso, se veramente la proprietà è “sacra”.

Ora, invece, ci ritroviamo a che fare con lo “stato di grave turbamento”… Scusate, ma chi stabilisce se il nostro turbamento durante un’aggressione è grave o lieve o inesistente? Mentre un balordo ci aggredisce abbiamo forse tempo per domandarci che intenzioni abbia, o se ha abbia avuto una vita difficile, o se reagire in maniera più o meno turbata? Il “grave turbamento” è forse peggiore della “proporzionalità della difesa all’offesa”… Non c’è dubbio: questo è l’ennesimo regalo dei Cinque Stelle alla magistratura.

Troppo potere alla magistratura nuoce alla democrazia: si predilige un potere, quello giudiziario, a discapito degli altri. Così però è più facile eliminare giudiziariamente gli avversari che non si riesce ad eliminare politicamente (vi ricorda qualcosa?). Garantismo vs giustizialismo… Questo, a nostro parere, è il vero punto di distacco tra Lega e Cinque Stelle. Ma in democrazia i giudici giudicano, i politici fanno politica. Qui non siamo in un Paese “modello Cina”, dove il mero sospetto è sufficiente a togliere di mezzo chi infastidisce i potenti.

Lo strapotere della magistratura va a nozze con le posizioni giustizialiste dei Cinque Stelle. L’onorevole Di Maio finge di stupirsi quando afferma che in così poco tempo sono scoppiati così tanti casi di corruzione e che i Cinque Stelle sono l’unico partito che (aggiungiamo noi, ancora) non riceve tangenti. Da sempre la magistratura invia raffiche di avvisi di garanzia a ridosso di importanti appuntamenti elettorali. Strano eh? Ancor più strano che uno accorto e intelligente come Di Maio finga di non saperlo. E poi, detto fra noi, la magistratura è forse motivata ad indagare su una forza politica che consente un così ampio potere d’influenza ai giudici? Va bene che la giustizia faccia il suo corso e i magistrati i dovuti controlli… Ma a questo punto, di grazia, chi controlla i controllori?

Troppi controlli paralizzano il Paese. La magistratura, a tal proposito, dovrebbe intervenire solo dopo la costruzione delle opere, per verificare la regolarità degli appalti. Altrimenti le opere si bloccano. E pure qui notiamo che i Cinque Stelle prediligono l’onestà. Ma troppa onestà, in questo caso, genera inerzia. E l’inerzia è, al momento, ciò di cui il nostro Paese ha meno bisogno. Gli unici che paiono muoversi senza alcun freno o limite sono i magistrati, guarda un po’… Specialmente in periodo di campagna elettorale sembrano tutt’altro che inerti.

Questa campagna elettorale, combattuta con toni così accesi e agguerriti come se non esistesse un domani, è ormai quasi agli sgoccioli. Da parte nostra c’è molta curiosità di vedere i due azionisti di governo, contrari ma complementari, di nuovo insieme dopo le elezioni europee. Forse nulla sarà più come prima. O forse sì?

Vostro affezionatissimo PennaNera