Pregiudizio. Alcuni miti da sfatare

Ave Socii

Quante volte avete sentito dire che “per conoscere il diverso non bisogna avere pregiudizi”? Della serie: se hai pregiudizi sarai sempre un ignorante e non conoscerai mai davvero… Perciò apriamo le frontiere, abbattiamo i muri e superiamo i limiti! In realtà, la questione è un po’ più complessa di come viene semplicisticamente insegnata. Siamo esseri umani, pertanto sempre inclini all’errore. Per di più siamo quasi sempre influenzati dalle nostre esperienze passate, nelle scelte attuali e future. Cancellare i pregiudizi non è affar da poco, dunque. Ognuno di noi, chi più chi meno, corre il rischio di essere influenzato da qualche pregiudizio. La differenza, pertanto, non è tra chi ha pregiudizi e chi non li ha. La differenza, semmai, è tra chi ammette di averli e chi vuol far credere di non averli. Chi dice di non avere pregiudizi è un ipocrita. Speriamo perlomeno che non lo sia in mala fede.

Forse parlare di “pregiudizio” non è che l’arma migliore per scatenare sensi di colpa e di inadeguatezza in persone che hanno pensieri scomodi e “politicamente scorretti”, in modo da farle tacere. Un’arma utilizzata per affermare determinate idee e deprecare le idee di chi la pensa diversamente. Il senso di colpa che chi condanna il pregiudizio vorrebbe scatenare, nella nostra società occidentale, scaturisce il più delle volte dalla apparente discordanza fra norma giuridica e morale cristiana. Ma esse hanno campi di applicazione diversi, non dovrebbero essere confuse. Alcuni invece vorrebbero trasformare questo dualismo in un punto debole per la società occidentale. Avranno certamente i loro (loschi) interessi per fare una cosa del genere… Magari favorire determinate culture tradizionalmente ostili a quella occidentale… Culture che magari confondono il culto con la legge e ne fanno, al contrario di noi, un punto di forza… Intenda chi ha orecchie…

Il pregiudizio agisce sempre a doppio senso: c’è chi pre-giudica, ma c’è anche chi si sente pre-giudicato e vorrebbe far sentire agli altri il peso di questo pregiudizio. Per farli sentire in colpa facendosi vedere “vittime”, metterli in difficoltà e cercare di ottenere quanto desiderato. Magari trattamenti “più umani”, invocando un fantomatico “stato di necessità”, pure a costo di violare la legge. Prendete il caso dei rom… Costoro dovrebbero spostarsi periodicamente, in quanto “nomadi”… Tuttavia se hanno la possibilità di avere un alloggio stabile e confortevole, non fanno certo troppi complimenti… Magari occupano abusivamente le case altrui, oppure si allacciano abusivamente ai servizi, o entrambe le cose… Si circondano di donne incinte, così nessuno può cacciarli… Rubano e magari pretendono pure di essere compresi, perché “povere vittime” in “stato di necessità”! Contrastare le leggi con la “presunta umanità”: così fanno le “vittime”, appoggiate spesso da qualche “paladino dei diritti umani”.

Pregiudizio nell’immigrazione. Per fronteggiare il continuo calo di popolarità, ogni tanto i fascio-buonisti ricorrono ad immagini forti e tentano di “scuotere le coscienze”… Adesso tutti si turbano, per quella foto che ritrae padre e figlia morti annegati durante l’attraversamento del fiume… Chissà in quanti saranno morti in quel modo e per quanto tempo, purtroppo, senza che a nessuno sia mai passata per la mente l’idea di parlarne… Perché se ne parla solo in certi momenti? Perché certe immagini vengono esibite solo quando i fascio-buonisti sembrano trovarsi in difficoltà? Ah, questi ipocriti “paladini dell’umanità” a intermittenza! Si attaccano a tutto, pur di screditare l’avversario politico… Anche se i flussi totali sono crollati, dicono che la linea dura non paga perché tanto i migranti arrivano coi “barchini”… Tutti a dire che il problema è l’Italia che non accoglie, invece di dire che il problema vero sta in Africa…

Dovrebbero solo vergognarsi, certi politici millantatori di presunta umanità! Prima consentono che arrivino immigrati a frotte… Poi fanno gli scandalizzati e gridano al pregiudizio e al razzismo, perché il “decreto sicurezza” lascia per strada migliaia di “disperati”. Forse la responsabilità è pure di chi a suo tempo ha ingiustificatamente aperto le porte a tutti questi “disperati”, o no? Le tensioni in Libia ormai fungono quasi da pretesto… Improvvisamente l’Italia sembra essere diventata l’unico porto sicuro del mondo, anche con quel “selvaggio razzista disumano troglodita” di Salvini al Ministero dell’Interno. Trasformare l’Africa in una polveriera forse fa comodo a qualcuno, almeno i migranti saranno sempre giustificati a non mettervi più piede e andare altrove. Sennò non si spiegherebbero il silenzio e l’immobilismo dell’Onu… Con tutti gli “ambasciatori dei diritti umani” che annovera tra le sue fila, qualcuno potrebbe pure preoccuparsi di cosa succede in Libia! O no?

L’ultimo ricorso presentato “dai migranti” della nave olandese è stato respinto dalla Corte Europea… Vuol forse dire che anche i giudici hanno dei pregiudizi verso gli immigrati? L’assistenza va garantita, ma perché la nave deve per forza puntare in Italia, quando batte bandiera olandese e l’equipaggio è tedesco? L’Italia che c’entra? La nave forza più volte il blocco perché “i migranti sono allo stremo”… E c’è pure chi applaude, invece di invocarne l’affondamento. Siamo noi quelli disumani? Chi invece viola deliberatamente le leggi per ottenere un po’ di visibilità, mettendo a rischio la vita di decine di persone, è forse meno disumano? E se la prossima volta schierassimo i cannoni? Non lasciamoci intenerire da chi fa finta di stare dalla parte dei più deboli. L’immigrazione non è un diritto. L’accoglienza si fa in ben altro modo. Non confondiamo i principi evangelici con le prese per il c…

Finché in Italia c’erano altri governi andava tutto bene. Nessuno in Europa si preoccupava della questione migranti, tanto c’era l’Italia che pigliava su tutti… Finché accoglievamo porci e cani potevamo pure sperare in un minimo di flessibilità… Ora invece rischiamo perfino la procedura di infrazione per debito eccessivo. L’ipocrisia dell’Europa è stata svelata, è dunque evidente che questo governo vada di traverso a qualcuno. E non solo in Europa… Nel mondo c’è chi pensa che l’immigrazione sia un diritto… Quando forse non è altro che la risposta (spesso patologica) alle carenze di Paesi che non riescono a dare un futuro ai propri abitanti. Mettiamocelo in testa: il problema dell’immigrazione non sta da noi, sta da loro! Ed è “a casa loro” che va risolto, creando condizioni tali affinché queste persone non siano costrette ad emigrare e ad essere trattate come “disperati”.

Pregiudizio di chi si droga verso l’autorità e il resto della società. Chi si droga lo fa in aperto contrasto con l’autorità e con una società percepita come contraddittoria nei messaggi che manda. La società prima mi dice che sono libero, poi però mi giudica se mi comporto in certi modi… L’autorità non mi ama, è buona solo a bacchettarmi e a mettermi in difficoltà… Perciò l’autorità deve sentirsi in colpa e io, pure a costo di rischiare la vita, voglio farla sentire in colpa… Così ragiona chi si droga o, in generale, assume comportamenti rischiosi. L’autorità trova difficile sanzionare tali comportamenti, se di mezzo c’è una relazione che potrebbe naufragare. Perché una relazione che naufraga genera sensi di colpa. E l’autorità si trova in difficoltà, poiché sente tutto il peso del senso di colpa. Peso mitigato dalla sostanza, invece, per chi si droga o assume comportamenti simili.

Tutto il precedente ragionamento è sostenuto, guarda un po’, da un pregiudizio di fondo: il drogato crede che all’origine della sofferenza sia sempre l’autorità, mai la relazione. E se una relazione va male, la colpa è sempre dell’autorità e mai della “vittima”. E’ l’autorità, con le sue regole, che mette a repentaglio la relazione, non la vittima con i suoi comportamenti rischiosi. Perciò è l’autorità che deve piegarsi, eliminando le regole e liberalizzando questi comportamenti. Ma proviamo a cambiare prospettiva: dal lato dell’autorità, se essa è stata coerente nelle sue scelte e nell’applicazione delle regole, non c’è nulla che le possa essere rimproverato. Se l’autorità, nella relazione, ha dato tutto l’amore di cui era capace, ogni suo senso di colpa è ingiustificato. La sofferenza, in tal caso, non può che provenire dal capriccio di una relazione malata. Questa autorità, pertanto, non trova alcuna difficoltà a troncare una relazione del genere.

Ma quale autorità riesce a mostrarsi davvero credibile e coerente, alla luce di una società contraddittoria come la nostra? Quale genitore oggi avrebbe il coraggio di dire a un figlio drogato “io ho fatto tutto il possibile per te, se il tuo desiderio è morire va’ e ammazzati!”, senza sentirsi più o meno in colpa per questo? Molti in questa società dicono che è bene provare qualsiasi esperienza, ma che in caso di difficoltà bisogna intervenire in ogni modo per evitare il peggio… Messaggio che va a nozze con l’atteggiamento del drogato, il quale per definizione prova esperienze al limite così da scatenare sensi di colpa in chi non si mostra capace di aiutarlo fino in fondo. E molte volte l’autorità, per inseguire i capricci del drogato, tollera certi comportamenti financo a liberalizzarli.

La società deve tornare ad essere coerente, se vuol sperare di generare delle autorità credibili. Solo allora si potrà invertire la rotta, in tema di liberalizzazione e simili, relegando ai margini i comportamenti “da drogato”. Tutto il contrario di ciò che accade ora, poiché oggi al margine forse stanno proprio quelli che non si sono mai fatti una canna. Da diversi studi sta emergendo pure che il consumo di cannabis aumenta spaventosamente, proprio qui in Europa ad esempio… E che questo può comportare un aumento del rischio di dipendenza… Bella scoperta, meglio tardi che mai! Allora speriamo che vengano presi conseguenti provvedimenti nelle opportune sedi. Perché drogarsi non è un diritto.

Altri pregiudizi. Bello vedere che nel calcio c’è posto anche per le donne. E’ certamente un segnale di integrazione e di abbattimento di pregiudizi. Alcuni vorrebbero che uomini e donne fossero equamente retribuiti in ogni lavoro… Un sogno, ma davvero un giorno si realizzerà? Certamente lo speriamo tutti. Però ricordiamoci di questo: se le donne sono pagate meno degli uomini, non è perché la società ha dei pregiudizi verso di loro. Ma per una questione ben più pratica: ad un’azienda, a parità di altre condizioni, le donne costano più degli uomini. E questo per motivi tutt’altro che sociali. Che le donne siano predisposte ad attraversare una gravidanza non lo decide la società, ma la natura. Una donna che va in maternità rappresenta un costo per l’azienda. Non sempre una donna gravida è in grado di lavorare e “produrre” tanto quanto una donna non gravida. E’ la natura, non è pregiudizio…

Anche per questo siamo dell’idea che ognuno di noi, che sia uomo o donna, debba essere libero di svolgere lavori domestici, pure in via esclusiva rispetto ad altri lavori. E che il lavoro casalingo debba essere retribuito come un qualsiasi altro mestiere. Sarebbe un toccasana per tutti i nuclei familiari, soprattutto per i figli. Ma ad alcuni questo ricorda troppo la famiglia “tradizionale”, ovvero il “Medioevo”… Così si costringono le donne a stare a casa… Ecco, anche questo è un pregiudizio secondo noi. Chi ha detto che debba essere per forza la donna a stare a casa e badare ai figli e alle faccende domestiche? Anche un padre può farlo, se la madre lavora al di fuori dell’ambito domestico. Nessuno lo vieta.

Madre, padre e figli: questo secondo noi è il modello di famiglia che dovrebbe prevalere, rispetto a famiglie affidatarie e altri tipi di famiglia. Nella nostra cultura, ogni altro tipo di famiglia non può che prendere a modello la famiglia nucleare suddetta. Siamo noi che abbiamo un pregiudizio verso i “genitori” omosessuali e le famiglie “arcobaleno”, o piuttosto altri che hanno pregiudizi verso la famiglia “tradizionale”? Per poterli affidare, i figli bisogna prima farli. E’ la natura, non è pregiudizio…

Condannare il pregiudizio verso i diritti civili, le minoranze, il “diverso”… spesso non è che una trovata dei fascio-buonisti per disgregare la società democratica e indebolirne l’identità culturale. Come se tutto quel che è stato conquistato in passato sia da dare per scontato, oppure da accantonare per far posto al “nuovo”. Intanto l’identità culturale occidentale traballa pericolosamente: scossa dall’avanzata dei “diritti civili”, all’interno, e dall’avanzata di culture ostili e intolleranti, all’esterno. Accogliere tutti per creare un’accozzaglia sociale indistinta, senza radici certe e dunque più influenzabile e controllabile da certi centri di potere… Forse è questo l’obiettivo che alcuni intendono raggiungere, ben consapevoli che il pregiudizio non smetterà mai di esistere e di influenzarci.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Umorismo, il miglior antidoto per sconfiggere il vittimismo

Ave Socii

Di fronte ai prepotenti, ridi. Di fronte a chi crede di capire tutto, ridi. Di fronte a chi fa finta di indignarsi, ridi. Di fronte a chi fa la vittima, ridi. Perché l’umorismo è la risposta migliore contro il vittimismo che attanaglia la nostra società odierna. Pure quando tu stesso vorresti fare la vittima, prova a ridere di te stesso. Perfino il Vangelo lo dice: quando soffri fatti comunque vedere gioioso, di modo che nessuno possa sospettare nulla del tuo stato di sofferenza. Raccomandazione più che rivoluzionaria, alla luce della reale natura umana.

C’è gente che non vede l’ora di vederti soffrire, per farsi vedere buona con te. Ma quando stai un po’ meglio ti volta le spalle e magari è pure invidiosa del fatto che stai bene. Spesso si tratta di persone che non stanno bene dentro, che vorrebbero far star male anche chi sta loro intorno, perché non sopportano l’idea di essere le sole al mondo a star male. Hanno bisogno di condividere il loro malessere, o certe volte perfino di appiopparlo interamente ad altre persone, magari proprio a quelle che stanno meglio. E’ pur sempre un atteggiamento umano, va compreso. Certamente non va assecondato, piuttosto va cambiato. Ci sono alcuni che preferiscono non cambiare… Peccato per loro, perché una risata li seppellirà.

Piuttosto che ridere della vita e degli altri, spesso preferiamo farci vedere bisognosi d’amore. Oggi la società invoglia tutti noi a farci vedere vittime, nell’attesa dei salvatori e dei paladini della giustizia. Ma le speranze si rivelano il più delle volte vane… Se la società non ci ascolta e non ci dà amore, perché stare tanto a soffrire? Meglio farsi una canna, no? Meglio drogarsi, così la società si sentirà in colpa e verrà per davvero a soccorrerci… Meglio legalizzare la cannabis piuttosto che ridere dei falsi salvatori, no? Forse ci crediamo ancora, alle favole e ai cavalieri senza macchia… Forse mantenere in auge certi miti fa comodo a qualcuno… Forse invece fare dell’umorismo nei loro confronti è scorretto… Forse deridere chi si fa le canne e persevera nel vittimismo lo è ancor di più… Sembriamo cattivi forse? Meglio veri cattivi che finti vittimoni! Che una fragorosa risata li seppellisca!

C’è gente che rizza le antenne non appena ha modo di attaccare quelli verso cui prova invidia. Succede anche nella politica. Prendete la questione dei cosiddetti “minibot”… Alcuni non vedevano l’ora di parlare di “strappo” nella Lega, invidiosi come sono del suo attuale consenso presso l’elettorato. Alcuni godono perfino nel vedere il nostro Paese isolato o andare a picco, pur di criticare il governo in carica. Ma questo succede praticamente con tutti i governi, non solo con l’attuale. Ritornando ai fatti più recenti… Dovremmo essere tutti fieri per aver ottenuto la sede dei giochi invernali del 2026… invece qualcuno continua a mostrarsi in disaccordo, perché sotto sotto rosica. Se in corso d’opera qualcosa andasse storto, quel qualcuno improvvisamente si sentirebbe come risollevato… Siamo pronti a metterci la mano sul fuoco!

Cosa c’è di meglio contro questi ipocriti, se non una buona dose di umorismo? Cosa c’è di meglio contro certi fascio-buonisti paladini del diritto all’immigrazione, se non l’umorismo? Quale migliore arma contro chi ama schierarsi dalla parte degli ultimi, semplicemente per puro tornaconto personale? Quale migliore arma contro chi si ispira alle beatitudini di evangelica memoria, soltanto per acquisire notorietà e creare incidenti politici? Cosa abbiamo di meglio dell’umorismo, contro chi strumentalizza i sofferenti solo per vendere più droga? Contro chi strumentalizza gli immigrati solo per fare affari col business dell’accoglienza… Contro chi parla di diritti “universali”, ma poi si indigna quando l’Italia osa chiedere che l’accoglienza sia praticata da tutti gli Stati… L’umorismo genera molti nemici… Molti nemici, molto onore. Che una fragorosa risata vi seppellisca tutti, fascio-buonisti e vittime mascherate!

Vostro affezionatissimo PennaNera

Economia tra incoerenza temporale e costruzione di aspettative

Ave Socii

La probabile apertura di una procedura di infrazione verso il nostro Paese, da parte della Commissione Europea, accende i riflettori sul problema generale dei Paesi con elevato debito pubblico. Di per sé non sarebbe affatto un problema, anzi un alto debito pubblico può rivelarsi perfino una risorsa all’interno degli intricati giochi dell’economia. Purché comportamenti di questo tipo siano agiti con moderazione. Se nel tempo dimostro di assumere degli atteggiamenti incoerenti (ho contratto un debito, ma preferisco rinegoziare invece che mantenere la promessa di restituirlo), alla fine sarò percepito dagli altri come incoerente. In futuro, con ogni probabilità, troverò molti meno soggetti disposti a prestarmi qualcosa in caso di bisogno. Se invece il mio comportamento è coerente nel tempo (ho contratto un debito e mantengo la promessa di restituirlo), sarò percepito come affidabile. Le aspettative che gli altri avranno di me si manterranno stabili. Anche per il futuro.

Vi siete mai domandati quanto potere può esercitare chi contrae un grande debito? Prima chiede prestiti assicurando che li restituirà, poi non adempie. Tipica assunzione di un comportamento incoerente, accompagnata da aspettative instabili verso chi ha assunto un tale comportamento. Tuttavia il debitore ha ottenuto quanto sperava di ottenere, almeno nel breve termine. Finché il debitore è un singolo e le somme prestate sono modeste, si può rinegoziare abbastanza tranquillamente. Ma immaginate se il debitore è uno Stato e i prestiti si aggirano attorno a diverse migliaia di miliardi! La rinegoziazione può diventare assai problematica, i creditori potrebbero essere costretti ad una pesante riduzione del credito vantato verso lo Stato inadempiente. Più il debito è grande, più il credito è a rischio se lo Stato si rivela inadempiente. E spesso i creditori non sono in grado di anticipare se uno Stato si rivelerà inaffidabile o meno.

Per questo esistono delle apposite regole di “tutela del credito”, anche nei rapporti fra Stati. Regole che, in genere, tendono a disincentivare i comportamenti “opportunistici” dei debitori. Regole finalizzate alla riduzione della loro incoerenza, tese a rendere più credibili i “giocatori” e più stabili le aspettative nei loro confronti. Sono tali regole a trasformare potenziali risorse in problemi da evitare. Eppure questi problemi si manifestano lo stesso… L’economia non è una scienza dura come la fisica. Non si possono stabilire delle relazioni di mera causa-effetto tra le grandezze coinvolte. Talvolta alcuni soggetti sono in grado di manipolare alcune grandezze per modificarne delle altre, anche se apparentemente le prime dipendono dalle seconde. Tra loro, in realtà, la correlazione non è mai perfettamente lineare.

Determinate “manovre economiche” modificano le aspettative altrui. Spesso usando intenzionalmente l’incoerenza temporale: comportarsi in un certo modo ora, sapendo già che in futuro assumerò un comportamento diverso. In simili casi riesco di fatto a sfruttare un’asimmetria informativa, poiché l’altro ignora che io sto mentendo. Finché una tale asimmetria perdura, posso convincere l’altro che gli eventi evolveranno come dico io, quindi spingerlo a comportarsi come voglio io senza che lui lo sappia. In pratica, io ho in mente l’effetto che voglio raggiungere e faccio di tutto affinché abbia luogo la causa che scatenerà l’effetto da me voluto. Se quell’effetto si realizzerà, la mia credibilità si rafforzerà nonostante io abbia simulato. Se invece le mie manovre si riveleranno troppo deboli per realizzare l’effetto sperato, la mia simulazione diverrà manifesta e io perderò credibilità.

Talvolta assistiamo a strane partite di calcio, dove chi vince sembra vincere non in base alla propria bravura ma in base a contratti di ben altra natura. Alcune partite, specie a fine campionato, sembrano un tantino pilotate. Magari per far conquistare determinati posti in determinate competizioni che garantiscano elevati e sicuri flussi monetari. A questo punto è lecito chiedersi: sono le vittorie a generare i flussi finanziari positivi, o piuttosto i flussi finanziari positivi a generare le vittorie? Ovvero: è così strano far vincere una squadra in base alla consistenza dei flussi scommessi su di essa, dato che scommettere su una squadra è indice di fiducia degli scommettitori sulla stessa? Meglio continuare ad alimentarla, questa fiducia, piuttosto che bruciare ora questa opportunità rischiando di trovarsi senza nuovi flussi per chissà quanto tempo… O no?

Tornando all’economia in senso stretto… Ipotizziamo che il governo decida di aumentare i trasferimenti alle famiglie, per poi ricorrere ad un aumento delle tasse. Alla fine dei giochi, le famiglie potrebbero sentirsi un tantino prese in giro dall’incoerenza di uno Stato che con una mano dà e con l’altra riprende. Indipendentemente che lo Stato abbia deciso, intenzionalmente o meno, di ricorrere a questa strategia. Ma le informazioni non sono sempre così complete e controllabili intenzionalmente. Chi mi assicura, ad esempio, che gli altri giocatori non sappiano che io sto simulando? Se pure loro simulassero, potrebbero anticipare le mie mosse. Le famiglie, prevedendo che lo Stato alla fine richiederà qualcosa indietro, potrebbero decidere di mettere da parte quanto ricevuto tramite i trasferimenti, salvaguardandolo dal “pericolo” di nuove tasse.

Il mondo, vediamo, è molto più caotico e imprevedibile di come i modelli riescano a descriverlo. Dove regna il caos informativo, le migliori strategie sono quelle improntate sulla casualità. In generale, la politica degli investimenti accoglie un numero indefinito di investitori e finanziatori. Nessuno può conoscere tutto di tutti e prevederne ogni singola mossa o intenzione, è inimmaginabile. Quale può essere, allora, la strategia vincente? Affidarsi al caso. Assumere una linea non prevedibile, in modo da ottenere il massimo rivolgendosi al maggior numero possibile di mercati finanziari. Facendosi vedere troppo a favore di una parte, si potrebbero scontentare altre parti. In simili situazioni, come anche in altre, Trump avrebbe molto da insegnarci. Fare prima dichiarazioni infuocate, per poi giungere a più miti consigli, potrebbe renderci affidabili senza tuttavia farci passare per incoerenti… Nella costruzione delle aspettative, infatti, l’ultima mossa conta più della prima. Anche nel complesso gioco dell’economia.

Forse l’atteggiamento apparentemente incoerente del nostro governo, in tema di economia, non è così deprecabile come alcuni dicono. Che lo spread si alzi a causa di certe affermazioni potrebbe certo essere un problema… Ma lo spread è sensibile al breve termine, pur facendo sentire i suoi effetti anche e soprattutto nel medio-lungo termine. Anche in passato avevamo un differenziale alto, però nessuno ne parlava e tutti erano più tranquilli. Se alla fine il nostro governo riuscirà a trovare una sintesi con le posizioni europee, per noi sarà sicuramente una vittoria. Non solo perché risulteremo finalmente credibili dinanzi all’Europa e al mondo. Ma anche perché, dopo anni di prostrazione e “compiti a casa”, potremo comunque dire di aver finalmente alzato la testa.

Vostro affezionatissimo PennaNera