Andate se non le avete capito…
Andate se non li avete capito, perché siete stufi o per puro capriccio, ricorderete gli anni vissuti o li lascerete nell’oblio, è vostra decisione se siete o meno estranei.
Cosa c’è di
più?
Coscienza, tristezza,
sorpresa e
gioia, sono strati di uno esclusivamente, che sono condivisi o conservati per tutta la vita.
Molti addii
senza uno
definitivo,
solo un sincero ciao per dimenticare ciò che ha sofferto, poco
o molto dipende dall’importanza data alle parole, ai danni delle azioni o alle cose false.
Pochi sono quelli che aprono gli occhi e vedono, guardando perdere tempo molti non sapendo perché così tanto impara chi vede, mentre quelli che guardano così tanto sono sbagliati più e più volte.
Così criptico sono che pochi capiscono, pensano, pensano, poco o molto si capisce, anche se è poco rispetto a quello che si guadagna, c’è chi preferisce vivere pensando come gli altri…
Aborrito.
E sto finendo, che molto e poco non è relativo, a volte poco è troppo, se sei avvelenato, nella migliore delle ipotesi c’è poco, se non lo prendi per offeso, che il complicato non è differenziarli, ma apprezzare il poco buono, lasciando via il molto male.
In profondità.
Con l’età non
si tratta più
di camminare il
tuo corpo pazzo, è meglio andare passo dopo passo scoprendo piccoli segni, ascoltando la brezza dei tuoi sospiri, e sulla strada che tutta la tua gioia conosce poco a poco.
Con l’età l’importanza non è più nelle parole, giocando con uno per uno le carte, l’anima è conosciuta più in profondità, con quegli attriti che provocano calma.
Con l’età al tuo fianco ci può essere la solitudine o la persona amata, vivi con entrambi, mentre uno dà la brio ai tuoi nonpulsati, l’altro ti dà momenti di una vita ben usata.
Che non è l’invecchiamento della forma corporea, che non è la stanchezza delle battaglie, che è di valorizzare nella sua giusta misura, ogni goccia di vita che ogni respiro ti dà.
Mi costringo a farlo.
Mi costringo a farlo. Penso che si stia sempre lottando contro qualcosa o per qualcosa. Siamo sempre in movimento, attacchiamo e riceviamo.
Mi costringo a smettere di pensare e iniziare a sentire. Per ascoltare quelle vocine che all’improvviso ti spaventano. Non mi stanco mai di nuovi suoni.
Mi costringo, se non lo faccio, perdo. Perdo molto. E a nessuno piace perdere. Né perdere per sconfitta, né perdere per non avere. Non sono sempre buoni.
Mi costringo a scrivere. Non voglio che il solito desiderio svanisca all’improvviso. So che sono da biasimare per aver abbandonato me stesso, per non preoccuparmene, per aver creduto che tutto andasse bene, o non così male.
Gli incantesimi hanno sempre la loro formula per spezzarli.
Uniti dal nostro respiro,
uniti dai nostri desideri inconfessati,
uniti sulle labbra, dalla bocca,
uniti trafitti e lacerati da dita di carne e sangue,
uniti nell’imbrattare la tela della pelle,
uniti nell’enorme piacere mentre divora la carne,
uniti nel flusso modellando gli insaziabili gemiti di goduria.
P.V.© Riproduzione riservata
