18 maggio: due vittorie, due storie

Ieri era il 18 maggio, ovvero una data in cui sono state conseguite due vittorie rimaste scolpite nella storia del nostro calcio, a cui dedichiamo questo post.

Il 18 maggio 1977 la Juventus vinse il suo primo trofeo europeo, alzando al cielo la Coppa Uefa.

Quel successo però nacque ben prima di quella data, iniziò in effetti nell’estate del 1976, quando un mucchio di sapientoni contestò Giampiero Boniperti per aver ceduto Capello e Anastasi, acquistando al loro posto Benetti e Boninsegna.

Quei “professori” non capirono che stava per nascere una delle Juventus più forti e più belle di tutti i tempi, che avrebbe vinto lo scudetto conquistando 51 punti su 60 disponibili e avrebbe vinto appunto anche il suo primo trofeo internazionale, guidata in panchina da un giovane allenatore (che  si rivelò essere un’altra  scommessa stravinta da parte di Boniperti): Giovanni Trapattoni.

Era un periodo particolare, non si potevano tesserare calciatori stranieri e vedere quella Juve, composta tutta da calciatori italiani, trionfare anche all’estero fu motivo d’orgoglio per il nostro calcio. Lo fu senza dubbio anche per il primo tifoso bianconero: l’Avvocato Gianni Agnelli, giacché quella Juve tutta italiana, vincitrice di campionato e Coppa Uefa nel medesimo anno, fu quella a cui (per sua ammissione) rimase più affezionato.

Diciassette anni dopo, il 18 maggio 1994 ad Atene il Milan doveva incontrare il Barcellona allenato da Johan Cruijff  per la finale di Coppa dei Campioni.

Cruijff alla vigilia fece un po’ il gradasso dichiarando: “Noi abbiamo acquistato Romario, loro Desailly”.

Il Milan inoltre per quel match doveva fare a meno di Franco Baresi e Alessandro Costacurta, i due centrali difensivi “titolarissimi” (il primo poi senza dubbio il migliore al mondo in quel momento) e ciò destava naturalmente preoccupazioni (“Basterà Filippo Galli per fermare Romario?” era la domanda che tutti si facevano e che conteneva in sé palate di perplessità).

Fabio Capello, allenatore del Milan, mise a compimento un capolavoro tecnico tattico. La squadra che schierò in campo infatti annientò letteralmente i blaugrana.

Se mai vi è stata una partita perfetta, quella dei rossoneri in quella serata fu qualcosa che gli assomigliò in maniera tremenda.

Un Milan granitico, compatto, le suonò di santa ragione al Barcellona. Superiore in tutto e per tutto, rifilò 4 pappine alla banda di Cruijff che, dopo la sparata della vigilia, dovette assistere non solo al congelamento di Romario in campo da parte degli avversari, ma pure Desailly permettersi il lusso di andare in rete.

Rispetto al 1977 erano già altri tempi, i calciatori stranieri potevano essere tesserati (ma solo 3 ne potevano essere schierati in campo), ma quella vittoria fu (ed è ancora) un grande motivo di orgoglio per il calcio nostrano, proprio come quella conseguita 17 anni prima dalla Juventus.