Quando c’era lui…

nando

Quando iniziammo a seguire il calcio, all’inizio degli anni ottanta, le partite di cartello andavano quasi tutte in onda sulla RAI. Vi erano vari telecronisti all’epoca, ma il principale, il “Re”, era senza dubbio Nando Martellini. Mediaset (allora Fininvest) non potendo trasmettere in diretta, trasmetteva pochi incontri di calcio e a commentare essi vi era Giuseppe Albertini, storico telecronista della TV Svizzera, competente, che aveva la peculiarità di pronunciare correttamente tutti i nomi dei calciatori stranieri. Erano due “signori della telecronaca”, la facevano bene, senza bisogno di inviati a bordo campo (ad Albertini fu successivamente affiancato, quando smise la carriera di calciatore, Roberto Bettega, la cui competenza era fuori discussione), senza urlare ad ogni azione, senza usare aggettivi roboanti in continuazione.

Oggi non ci si capisce più niente. Abbiamo il telecronista, l’ex calciatore che commenta, l’inviato su una panchina, l’inviato sull’altra panchina, lo studio che commenta prima della partita, nell’intervallo e alla fine. Tutta questa gente a Martellini non serviva e non serviva neppure a noi che la partita ce la gustavamo benissimo comunque.

Per questo i telecronisti di oggi, con le loro urla, le loro improbabili considerazioni, i loro ancor più improbabili schemi (Sky fa vedere durante le partite al replay le azioni per spiegare la tattica, peccato che però facendo così, più di una volta ha fatto perdere ciò che realmente interessa allo spettatore: la diretta), non sono degni di legare le scarpe a Martellini, Albertini o Pizzul.

I quali, durante il minuto di silenzio, avrebbero fatto il minuto di silenzio, ovvero se ne sarebbero stati zitti, invece di fare quasi un rap come l’altra sera quello zulù di De Capitani.

Inoltre ai tempi di Martellini la RAI non mandava la pubblicità durante l’atteso ingresso di Eriksen in campo (è un mese che non si parla altro che della trattativa per portarlo all’Inter e quando sta per entrare in campo mandi la pubblicità).

Noi, lo abbiamo già segnalato in altri post, se abbiamo un po’ nostalgia del calcio di una volta è per questi motivi.

Anche allora il calcio non era tutto bello (anzi), ma vi era più umanità, più civiltà, più educazione, a cominciare dai toni usati da chi ce lo raccontava.