Scoraggiamento, disperazione, stanchezza,
disattenzione, apatia, fame, dolore, grida, tristezza, stress ...
non sono altro che sintomi di malattia.
Non siamo nessuno.
Non fraintendetemi, non criticherò i professionisti di questo.
A quelli con un titolo.
Cercano di curare davvero I malati.
Quello che dico, ciò di cui mi pento
e quello che penso è di molti altri che si lamentano,
riguarda la nota opinione popolare che se uno non si sente euforico,
se si sente triste e solo, se preferisce ascoltare i discorsi,
se ti annoi mortalmente, se ti esaurisce
che nessuno vuole vedere cosa sta succedendo
in questa società malata e ipocrita ...
qualcosa deve essere sbagliato nella sua testa.
O nella sua anima.
E no, succede che a volte di sentirsi tristi, avere paura,
reinventarsi, creare di nuovo ogni vecchio e vecchio gesto,
lasciarsi trasportare da emozioni che non si vogliono nascondere,
immergersi in un caleidoscopio di sensazioni.
A volte il dolore, quel dolore senza etichetta o posizione,
è un punto di partenza, un dolore carico di futuro.
Non un sintomo, non una malattia, non una rarità.
E io con tanti rivendichiamo il diritto a quel dolore,
per mostrarci le ragioni che lo causano.
Non rinunciare alla paura, alla tristezza, all'angoscia, all'urlo.
Perché ogni giorno, a questo ritmo, sarà un crimine.
E non c'è crimine più grande del silenzio che nasconde
la verità di ciò che ci accade.
Non esiste crimine maggiore delle tattiche di struzzo..
Dedicato..
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