#Testdrive #Jeep #Renegade a suo agio dalle ghiaie di pianura al pavé di montagna

Con soli 1000 cc e un motore tre cilindri ha la stessa versatilità delle altre motorizzazioni

Dalla città in malga in poco più di mezzora: si può da Pordenone al Cansiglio

Quando pensiamo al fuoristrada, da un’escursione in montagna a quella sul greto di un fiume, ci viene in mente un’auto con le ruote tappate, alta da terra, con la forma suggerita dalla sua funzionalità. In questo caso ci siamo. Tra le Jeep sul mercato, è ancora quella che ancora forse di più si lega all’icona del passato. Eccetto la sua sorella maggiore presentata in questi giorni, creata proprio per l’off road più spinto. La Renegade è anch’essa tutto questo, ma nel contempo è un ottimo compromesso per poterci spostare ovunque. Mi ricorda un po’ la mia prima auto. Salivo a bordo, giravo la chiave della messa in moto, per scherzo a volte anche utilizzando la manovella in dotazione da infilare nell’apposito innesto in mezzo al paraurti anteriore, e potevo andare ovunque. Certo, non in comodità come accade oggi con la Renegade. Così, decido di provare ad andare in malga. Uno spostamento di un’ora per arrivare a Sarone di Caneva, nella pedemontana pordenonese, e salire le rampe della strada che si inerpica sul Cansiglio. Panoramica nel primo tratto, poi immersa nel bosco, una vegetazione fitta e rigogliosa di alberi a foglia caduca.

La Jeep si inerpica agevolmente nel misto della salita, che è stata anche una speciale del Rally del Piancavallo.

Ed è proprio a una parte del percorso originale della gara, che ci raccorderemo in quota. Superato l’agriturismo Da Titti, dove troviamo prodotti di montagna, la montagna si apre con praterie e balze, mentre dall’altro si spalanca verso il fantastico paesaggio, dal Carso triestino, ai rilievi della costa istriana, alla pianura rivierasca friulana e veneta, coronata dal riflesso dell’Adriatico. Poche centinaia di metri e arriviamo a un bivio che ci suggerisce alcune malghe. Un percorso sterrato, la strada e scorrevole finché non si infila nel bosco. Dove l’acqua di scolo della montagna ha evidenziato la roccia della struttura della montagna. Usciamo dal bosco per ritornare alle praterie e ai paesaggi d’alta montagna. Che bene si confanno alla nostra Jeep Renegade. A ogni buon conto, dal display centrale ho attivato la

funzione off road. Che mi dà accesso alla strumentazione per il fuoristrada,

dall’inclinometro, alla bussola, all’indicatore di pendenza. Arrivo a un bivio. La scelta è proseguire e dirigere verso il monte Cavallo e Piancavallo, che è lo sterrato di un’altra speciale del Rally, o scendere in un vallone. In fondo, protetta dalle intemperie e offerta al miglior irraggiamento solare, la malga del Titti. Scendiamo per visitarla. E contemporaneamente, dalla montagna, in alto, scendono in velocità le mucche che erano state condotte al pascolo. Per andare ad abbeverarsi in malga. Parcheggiamo vicino alla struttura, e siamo accolti dai ragazzi che partecipano alla vacanza istruzione e sono oramai fidelizzati al posto. Alcuni, i più grandi, ci vengono ogni estate da anni. E sono oramai di casa. Per una settimana, a turno, si occupano un giorno di sistemare la malga, l’altro di accudire al bestiame, e ancora di mungere il latte, apparecchiare i tavoli, servire gli ospiti. Per far assaggiare i formaggi di malga, le verdure sottolio, la frutta composta, le marmellate e i miei. E ovviamente

il latte munto da poche ore. Una “full immersion” nella vita di montagna

e negli splendidi scenari del gruppo del monte Cavallo, che rafforzata dall’assenza del segnale telefonico nella valletta della malga. L’unico contatto è assicurato dal telefono satellitare in dotazione alla malga. Visto che ci siamo, in un’estate arida riusciamo anche a vedere la pioggia di un improvviso ma breve temporale. Una pioggia finissima che assieme al clima secco e più ventilato della pianura ci regala un benessere atteso da tempo. c viene offerta la possibilità di pernottare, ma gli impegni ce lo impediscono. Così ripartiamo, risaliamo la valletta e ci ritroviamo di nuovo sulla strada a mezza costa. E ora? Scorgo una mulattiera che si arrampica verso il crinale, e promette di regalarci un paesaggio impagabile. Vado, o non vado? Il percorso è ripido, con il fondo ghiaioso e a tratti sabbioso. Riepilogando: Jeep Renegade Limited 1.0, ovvero 1000 cc, tre cilindri, a benzina, 120 CV, trazione sulle sole ruote anteriori, cambio manuale a sei marce. Secondo voi? L’assistenza all’antislittamento elettronica e l’assetto assistito fanno il loro dovere. E arriviamo fino in cima senza alcuna incertezza. Missione compiuta, e prova …riuscita. È proprio una Jeep!

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#Testdrive #Jeep #Renegade a suo agio dalle ghiaie di pianura al pavé di montagnaultima modifica: 2019-09-20T01:34:46+02:00da charlieinauto