#testdrive: il pick-up stradale non si smentisce in montagna e sulle asperità

IMG_7544 IMG_7459La Steed 6 Great Wall all’interno ha tutti i confort di un’auto di serie

Ma all’occorrenza sfodera le doti da grimpeur come… alle spalle dello Zoncolan

In questi giorni di tempo altalenante abbiamo preso sempre maggior confidenza con la Steed 6. Anche con il clima bizzoso di un autunno caldo, non ci ha dato grattacapi. Nel senso che nonostante non si distingua certo per la compattezza, anche se, proprio in questa versione, si fa notare da grandi, giovani, piccini, perché è un veicolo importante e non passa inosservato, fin dai primi chilometri si è dimostrata docile in ogni circostanza. E, tutto sommato, anche sufficientemente comoda negli spostamenti. Specialmente i due sedili anteriori, ci fanno sentire a bordo di un’auto di tutti i giorni. Le rifiniture e gli strumenti e comandi, anche se non sono dell’ultima generazione, hanno un vago senso retrò che può piacere. Quando l’accendiamo poi, nel piccolo display ripetitore centrale, dove compaiono le indicazioni base tra i due orologi del cruscotto,

compare un ideogramma al posto del marchio nei caratteri tradizionali.

Il display principale da 8’, al centro della plancia, è a Led, e vi arrivano le info dell’autoradio, dei media, della climatizzazione e le immagini della telecamera posteriore per facilitare le manovre, lo specchietto retrovisore interno è antiriflesso automatico, gli specchi esterni sono ripiegabili elettricamente, il climatizzatore è automatico, la radio ha i comandi al volante, ed è dotata di prese AUX USB e per l’Ipod, la chiave è ripiegabile con il telecomando a distanza. Quindi, una volta che avrete impugnano il volante in pelle, vi sentirete alla guida di un’auto, non di un pick-up da lavoro. E allora? Allora facciamo un po’ il bilancio di questo test drive: è comoda, sostenibile, non inquina, accessoriata q.b.. Quindi: portiamola in montagna. Chi ce l’ha consegnata, un pilota emiliano trapiantato a Brescia, una ‘vecchia conoscenza’ del mondo delle scalate, dopo un pur breve scambio di ricordi comuni e di esperienze, legate al mondo dei motori (avevo scritto di lui su Autoprint, Rombo, e sui media del nordest) avendo intuito che era il primo veicolo all-terrain di quelle dimensioni sul quale salivo per una prova prolungata, ovvero mi affidava una delle Great Wall che aveva in vendita ma che fanno parte del parco stampa della Casa cinese, e avendo ben compreso che avrei tentato di farci di tutto, mi aveva messo in guardia. “E’ una 4WD, ma la potenza è ripartita maggiormente sulle ruote posteriori; quindi, con scarsa aderenza, ‘apre’”. Così, con quel minimo di riverenza, e di

paura che deve sempre accompagnare il pilota, il collaudatore, il test driver, ma anche chi guida ogni giorno la sua auto,

ho insistito in diverse situazioni anomale. Anche creandole, ma tutto è rimasto sempre sotto controllo. Ricordate sempre, e non mi stanco di ripetere a chi mi chiede consigli, peraltro citando una frase della grande alpinista friulana Nives Meroi, la prima ad avere scalato l’Himalaya in coppia con il marito:

-“la paura ti deve accompagnare sempre, anche se fai cose grandi e con convinzione”.

Perché ti aiuta a mantenere sempre accesa l’attenzione. Specialmente nei momenti più banali. Sostenibilità: imbocco l’A23 per andare verso la Carnia. Una quarantina di chilometri fino a Carnia, poi verso Tolmezzo. Ovviamente siamo saliti fin qui a GPL. Consapevoli del fatto che il costo sarebbe stato irrisorio. Quindi verso Ovaro. E il percorso si fa più nervoso. Pioviggina. E la Steed 6 non si scompone. Un bel misto, e procediamo via veloci. E adesso? Una sosta in pasticceria a Ovaro. Alcuni ragazzi della vallata, che di motori ne sanno più di me, vogliono vedere che cosa c’è sotto al cofano. E li accontento volentieri perché il motore Mitsubishi da 2378 cc fa la sua bella figura. Una tappa al Municipio di Ovaro, dove sono ricordati i grandi personaggi della Carnia che sono passati o hanno vissuto qui. Come l’alpinista Giusto Gervasutti il pittore Giovanni Antonio da Pordenone. Poi mi avvio verso la salita che porta al monte Zoncolan. Troverò pur qualche ‘variante’ che fa al caso nostro. Come intuite, forte delle reiterate proteste di persone che lamentano il transito di fuoristrada sul greto dei nostri fiumi, e non capisco il danno che possano fare visto che muovono meno sassi dei camion delle cave o dei mezzi impegnati nelle esercitazioni, evito questo scenario, che probabilmente sarebbe stato ideale per la nostra auto cinese. Anche se questo monta gomme stradali. AWD, ABS, EBD: i sistemi di sicurezza, assieme a una serie di airbag di concezione avanzata, mi rassicurano.

Le rampe della strada, stretta ma la Steed 6 è lunga, ma larga quanto serve, non mi intimidiscono.

Nemmeno le rampe. Sale infatti decisa e sicura nonostante il fondo bagnato e il fogliame, non ancora cancellato dall’inverno. Ecco la nostra meta. Una strada senza divieto di accesso che probabilmente porta verso una malga. Il primo tratto è davvero una rampa. Ce la faremo? Dimenticavo le ridotte: le inserisco e l’arrampicata è inesorabile. Finalmente ecco un po’ di fanghiglia… tutto ok. Anche in velocità sullo sterrato, anzi, sul fango, quello bello scuro del sottobosco, è gestibile. Quindi? Promossa. Anche se… Se avessimo avuto in dotazione il telo per coprire il cassone posteriore, avremmo potuto caricare qualche cassetta di mele di montagna acquistate direttamente nei pressi del frutteto. Ah, dimenticavo: dietro di noi c’è tutto il posto che vogliamo, sopra ai sedili posteriori.

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#testdrive: il pick-up stradale non si smentisce in montagna e sulle asperitàultima modifica: 2020-04-04T01:40:41+02:00da charlieinauto