PROVA: #charlieinauto2 provate per voi sulle strade

#testdrive #Jeep #Renegade erede della #Willys con guida super assistita


Rendimento brillante anche in montagna e guida confortevole #testroad in val Resia dove si parla un dialetto slavo di origine russa e il paesaggio è solare Eppure da questa Jeep non riesco a staccarmi. Mi viene naturale salire a bordo per farci qualsiasi cosa. Sarà che sono influenzato dagli innumerevoli e inevitabili fumetti di guerra letti da bambino, nei quali vincevano sempre i buoni. Ma dove spuntava spesso la 'nonna' della Renegade. Che serviva sempre per trarre d'impaccio i protagonisti. Sarà che la Willys fa forse parte del mio DNA. Visto che mio padre, dopo essere stato internato per un anno e mezzo in un campo di concentramento nella Ruhr da militare italiano, era stato recuperato dagli americani con tanto di Willys, dopo avere sventolato sul campanile la bandiera tricolore che era riuscito a celare e salvare tra le poche cose consentite in prigionia. Salvando un paesino della Germana del nord dal probabile quanto inutile bombardamento alleato. In realtà, il fatto di stare seduto su un sedile comodo e avvolgente, imbottito e appagante anche nel fuoristrada più impegnativo tenendoci aggrappati, da passeggeri, al grande e caratteristico maniglione fissato al cruscotto, guidando un SUV di medie dimensioni che viene preceduto dall’autorevole muso annunciato dal cofano capiente che si intravvede dal parabrezza di forma rettangolare. A sua volta contraddistinto da un importante angolo di approccio al vento di spostamento, com'era nella Willys, rende la guida convinta e per questo più sicura. Percorriamo un tratto di autostrada abbastanza lungo da consentirci di verificare che a velocità costante e moderata, i consumi sono contenuti. D’altro canto, come già detto, l’allestimento di questa versione 1.0 con un motore tri cilindrico di 1000 cc e 120 CV, su un fuoristrada che pesa una tonnellata e mezza, ed è più largo di una quarantina di centimetri rispetto alla versione precedente, fa pensare che si tratti dei preliminari della versione ibrida. Infatti nel cofano motore c’è lo spazio per inserire un motore elettrico. Mentre anche il serbatoio di dimensioni limitate fa presagire un utilizzo diverso da quello del solo motore a benzina. Con una guida brillante, su una strada di montagna con un percorso misto, guidato, ci si può divertire mantenendo il motore tra i 4000 e i 6000 giri. E la Jeep risponde alle attese. Certo, un 1000 cc tre cilindri, da solo, non potrebbe gestire con efficacia la trazione integrale e sarebbe complicato ottimizzarne l’uso con un cambio automatico. Ma ciò, stimola il gusto della guida. La leva del cambio è estremamente ergonomica. E l’utilizzo delle marce viene naturale e adeguato a ciò che il motore si attende per rispondere con efficacia alle nostre richieste. Questa versione Limited, è allestita con tutti gli accessori per la sicurezza attiva: cruise control adattivo, lettore dei segnali stradali, sistema di frenata anticollisione, segnalatore del rischio di collisione a breve distanza a 360° e dell’avvicinamento di un mezzo da dietro o di fianco, limitatore di velocità. Dunque, ma evitiamo di farlo anche perché la Jeep Renegade se ne accorge, e scollegando il cruise control rallenta, potremmo quasi farla guidare da sola. Anche perché frena vistosamente. Inchioda da sola se necessario e non avevate avuto tempo di agire per evitare tempestivamente un ostacolo improvviso. Ma prima di tutto questo, un segnale acustico vi notifica che un avviso di stanchezza del guidatore rilevata dal sistema è comparso sul display dell’auto. E che dovete fare una sosta o riposizionare con decisione le mani sul volante. Che, come i sedili, è riscaldabile. Detto dell’autostrada che ci fa apprezzare la buona insonorizzazione dell’auto, e del misto in salita, dove stiamo andando? Siamo usciti dalla statale pontebbana, dopo avere lasciato, dall’altro lato del torrente Fella, Moggio Udinese e la sua splendida abbazia, e siamo entrati a Resiutta. Dove c’è un panificio che da decenni realizza anche gustosi grissini di pane con i quali ci rifocillavamo, assieme a una suadente e corroborante cioccolata calda con panna, dopo le appaganti escursioni con gli sci da fondo nelle gelide ma splendide valli del tarvisiano. La val Resia si apre verso nord inaspettata, accanto al Canal del Ferro, e si spinge fin verso la Slovenia. Resia, è una realtà particolare. Il Comune si sviluppa su diverse frazioni. E nell’intera vallata si parla un dialetto che deriva dalla lingua russa. Dove finiscono le frazioni, inizia la montagna. E con la montagna malghe e stavoli. Diverse le possibilità di escursione. Quella forse più semplice verso Sella Carnizza. Un passo che si raggiunge arrampicando per una suggestiva strada in mezzo al bosco. Con diversi tornanti e tratti guidati. Finché, dal paesaggio boschivo si apre la Sella. Nella quale ci sono due ritrovi, un tempo forse malghe. Alle spalle di quello rivolto alla Slovenia ci sono i resti di una pista d’atterraggio per aerei da ricognizione della seconda Guerra mondiale. La salita che abbiamo percorso è stata una delle più suggestive e selettive prove speciali del Rally delle Alpi Orientali. Che si spingeva fino in Jugoslavia. E proseguiva verso Tarcento, dove sbuca la nostra strada, riportandoci verso la pianura friulana. Il confine con la Slovenia, che oggi è aperto dopo il trattato di Shengen, si trova a breve distanza. E promette strade altrettanto suggestive per la guida, come dal punto di vista paesaggistico.                                     #charlieinauto2/155