Skoda Kamiq e il cambio automatico per lasciare alle spalle auto più grosse
Dotazioni, elettronica, sostenibilità: ibrida per l’uso di ogni giorno
Una Casa automobilistica che nella memoria di chi è nato dalla metà dell’altro secolo evoca ricordi lontani, memorie ataviche, immagini dell’altro secolo che quando ancora non navigavamo nell’universo del web ci mostravano frammenti di altri mondi, di altre realtà. Allora, non era facile vedere sulle nostre strade, in Friuli o nella Riviera friulana passare una Skoda, che era prodotta e venduta in Cecoslovacchia, oltre la Cortina di ferro. Il primo incontro significativo con un’auto della Casa contraddistinta dalla freccia alata l’ho avuto, vi cito ancora questa esperienza personale poi basta con i ricordi, all’Arboe Rally, in Carinzia: era valido per l’Alpe Adria Rally Cup ed ero stato invitato dall’organizzatore, Vic Dietmeier, assicuratore viennese che aveva saputo guardare lontano verso la nuova Europa, ed era il sosia di Carol Wojtyla. Avrei dovuto scriverne per Rombo, per il Messaggero Veneto e per l’Eco dello sport, un settimanale che usciva il martedì anticipando dopo i commenti lo sport in vista del fine settimana. In una foresta alpina austriaca,
dalla strada sterrata sbucò completamente di traverso una Skoda,
seguita da una fitta nuvola di polvere, che riuscimmo a evitare a stento. Mentre l’auto, non ricordo chi fosse il pilota, l’auto una 130 RS, si era già dissolta nel polverone. Erano gli anni ’80 e si trattava di una delle tre auto ufficiali della Casa cecoslovacca iscritte al Campionato. Ovviamente, erano auto a trazione posteriore, con parecchi CV di potenza, e sul muso una importante serie di fari. In quel periodo, nelle gare su terra erano molto forti, perché probabilmente i loro piloti erano agevolati negli allenamenti sulla neve rispetto ai nostri driver. La prima Skoda che ho provato, pochi anni fa era tutt’altra cosa. Si trattava della Kodiak, lunga, spaziosa all’interno, molto confortevole, allestita per sette persone. Il livello di rifinitura, gli accessori l’allestimento erano già di qualità, la guida di questo SUV spazioso era comunque agile e nel contempo sicura. Skoda faceva già parte del Gruppo Volkswagen. A distanza di un paio d’anni, quasi tre, ecco
l’occasione per provare l’ultima arrivata della Casa Ceca, la Kamiq.
Si percepisce subito che ora ci troviamo davvero su un altro pianeta rispetto alle sue ‘nonne’ degli anni ’80. Si tratta di un SUV compatto, che però all’interno è molto spazioso. Il livello delle rifiniture, dell’elettronica, degli accessori è elevato. Il confort interno è buono. I sedili sono molto accoglienti e morbidi. Ma? Ma è spinta da un motore 1000 cc a tre cilindri a benzina. Che abbiamo provato già sull’Arona e sulla T-Cross, perché utilizzano la stessa meccanica. Una macchina abbastanza voluminosa e ben rifinita e accessoriata non può essere leggerissima. Quindi, rendimento, prestazioni, consumi?
Il trucco c’è, e si sente: è il cambio DSG della Volkswagen, sette marce,
peraltro anche in questo caso molto bene assortite, che la frizione a doppio disco automatica si permette di cambiare in una frazione di secondo senza lasciare alcuno spazio al motore per le incertezze e le attese che si possono invece riscontrare su auto simili con motori 1000 cc a tre cilindri, dotate però del cambio manuale. Se le provate, noterete che tra una marcia e l’altra, anche in ascesa verso il rapporto più alto bisogna lascia respirare il motore, che dopo una frazione di secondo, ma se volte tirare sembra un tempo interminabile, è pronto a rilanciarvi in avanti. Certo, in questi piccoli propulsori viene un po’ meno l’effetto del freno motore, ma l’impianto frenante di questa Skoda è all’altezza anche delle situazioni più intricate. Quindi, vediamo che cosa succede al semaforo: schiaccio a fondo il pedale dell’acceleratore e ripartiamo. Lei cambia da sola: 1, 2, 3, siamo già oltre i 100 km/h, 4, e così via. Le altre auto le vediamo negli specchietti. Ora stiamo entrando in città, a Udine. Ci aspetta una riunione all’Università per un corso sulla mobilità stradale e i risvolti economici. Sarò relatore, ma non parlerò di tutto questo. I miei racconti sui nostri test drive li riservo a voi. Ma prima un’occhiata all’abitazione più vecchia della città della città, la casetta gotica del ‘300.
#charlieinauto3/226