#testdrive : stabile nella guida veloce anche sullo sterrato la Nuova Hyundai Kona Electric

Con assetto e controlli elettronici 204 CV è come non sentirli

SUV Crossover discreto regala grandi emozioni e sicurezza alla guida

Certo, la passione per il mondo dei motori ci spinge ad apprezzare il sound delle auto performanti, un suono pieno, corposo, fatto di potenza, ma, come nel caso di supercar italiane, anche di armonia, quasi di musicalità, purché non se ne faccia abuso. Il collegamento che la mente fa tra il rumore di un motore potente e le sue performance ottimali è talmente istintivo da essere quasi imprescindibile. A volte, sembrerebbe quasi che non se ne possa fare a meno. Tant’è che, come avrete letto anche su queste nostre pagine, ci sono ormai Case che dotano i modelli più sportivi ma anche sfiziosi della loro linea di produzione di un apparato destinato ad amplificare il rumore del motore semplicemente attivando le modalità più performanti dell’auto. Quindi, siamo arrivati anche al punto da essere talmente dipendenti dalle emozioni e sensazione che produce in noi il corposo sound di un motore potente, specialmente se da un’auto ci attendiamo prestazioni ‘allegre’, da non poterne fare a meno.

Il suono del motore svolge funzioni utili anche in materia di sicurezza,

tant’è che ormai i costruttori, e Hyundai è stato uno dei primi, dotano le loro auto elettriche di un sistema che emette un suono artificiale, quasi etereo ma nettamente percepibile, destinato a richiamare l’attenzione dei pedoni, dei ciclisti, di quanti si trovano nei pressi dell’auto in avvicinamento, evitando così investimenti e collisioni causate dalla distrazione. O, meglio, dal non aver percepito l’imminente sopraggiungere dell’auto. Ma se il mondo dei motori non riesce a fare a meno del sound del propulsore endotermico, come farà qualora e se i motori elettrici dovessero avere il sopravvento su quelli endotermici? Chissà? Forse li doteranno di emettitori di suoni vintage diffusi da avvisatori acustici permanenti, sempre, anche, per far sapere a chi si trova nell’area di manovra che corre il rischio di essere investito. Ma tralasciamo per il momento le disquisizioni di carattere psicologico, sofistico o filosofico, per ritornare al nostro percorso abituale: il test drive.

L’Auto ideale dev’essere  confortevole, sicura, affidabile, veloce.

Ma anche sostenibile: vi bastano questi requisiti?

Ne consegue che, al termine della nostra prova, poco importerà ai lettori il tipo di rumore o di suono che il veicolo emette, ma è indispensabile ed essenziale che sia affidabile e vada bene. Vi sono però altri aspetti che consideriamo raramente. Innanzitutto, la possibilità di accesso al centro storico nelle nostre città, che è sconsigliabile in caso di grande traffico e di giornate intense, ma in certi casi, per esempio di buon mattino o la sera, quando le attività principali sono chiuse e la viabilità diviene scorrevole e accessibile, si può trasformare in un’occasione interessante per visitare luoghi nuovi ed immergersi in un ambiente urbano da riscoprire. E con le auto a basso impatto, elettriche, ibride e similari, l’accesso al centro storico delle città è consentito quasi ovunque, in quanto non fanno rumore e non contribuiscono all’inquinamento dell’aria. Una caratteristica che possiamo trasformare in vantaggio, anzi, in uno stimolo, se valutiamo il problema dal lato opposto. Ovvero, quando si visitano, dove è consentito,

le aree naturali protette lo si può fare senza disturbare il mondo naturale,

senza incutere timore nei piccoli abitanti selvatici delle aree di pregio, per poterli così osservare nel loro habitat. Facciamo una prova: ci dirigiamo verso i Colli morenici del Friuli, da Rive d’Arcano a Fagagna, passando per il forte di Col Roncone. Un’opportunità interessante per ghermire al paesaggio scorci di una natura intatta che d’inverno conserva le sue ricchezze, per aprirle in primavera.  Un sito incredibile e inatteso, a pochi chilometri dalla città, su un contrafforte morenico dal quale si domina la pianura. Si trova a pochi chilometri da Fagagna, dall’Oasi dei Quadri dove nidificano le cicogne.

Lì accanto si trova il Golf club Udine: è a Villaverde di Fagagna,

e come spesso accade per gli impianti dello sport del prato verde, questo ha un percorso sul ‘green’ a 18 buche, è adagiato in una zona impagabile dal punto di vista naturalistico. Il centro benessere e l’attiguo resort completano la sensazione di relax in questo complesso presieduto da Gabriele Lualdi. Perfettamente in sintonia con la sensazione di relax correlata alla guida di un veicolo elettrico quindi silenzioso come la Nuova Hyundai Kona Electric. Per arrivare fin qui abbiamo percorso anche strade bianche, carrarecce, percorsi fuoristrada per mettere alla prova la nostra Hyundai Kona Hybrid. Ricordiamo che si tratta di un SUV crossover comodo e performante, con un motore elettrico che eroga 204 CV con oltre 450 km di autonomia. L’elettronica di bordo, come abbiamo già visto molto avanzata, ci ha permesso di continuare a guidarla ‘con due dita’, ovvero, con una semplicità correlata alla precisione dei controlli e alla sua stabilità, sempre controllata elettronicamente, che ci ha permesso anche di spingere un po’ sullo sterrato. La Nuova Kona Electric ci ha confermato anche in questo caso la sua grande affidabilità.

#charlieinauto3/268   IMG_6225 IMG_6232 IMG_6236 IMG_1037 IMG_1039 IMG_1083 IMG_1084 IMG_1094 IMG_1041 IMG_1076 IMG_0961 IMG_0965 IMG_0976 IMG_0983 IMG_0998 IMG_1008 IMG_1010 IMG_1030 IMG_1034

#testdrive A un passo dalla guida autonoma

IMG_6390Negli ultimi modelli le auto adeguano il cruise control ai limiti di velocità

Una funzione su Hyundai che si attiva automaticamente

Abbiamo visto che La nuova Hyundai Kona Electric ci ha confermato l’autonomia rassicurante che la contraddistingue. Mantiene questa sua prerogativa importante, visto che solitamente è una delle principali criticità dei veicoli elettrici, anche se le chiediamo di regalarci qualche emozione in più. I 204 CV erogati dal suo motore elettrico consentono a questo SUV crossover di ultima generazione di viaggiare in piena sicurezza gestionale, anche se cerchiamo di sfruttare il motore con la guida sportiva: in ogni situazione ci permette di cavarcela serenamente, rispondendo con immediatezza alle richieste che le poniamo. Ci attende però ancora una sorpresa. Per avere un’ulteriore conferma delle qualità dell’auto, che in questa nuova versione ha indossato un look ancora più esclusivo e armonico, siamo tentati di raggiungere nuovamente le strade di montagna, con il fondo stradale molto sdrucciolevole per la neve e il ghiaccio, e magari trovare anche il famigerato ‘verglas’, come lo chiamano i protagonisti del Rally di Montecarlo, ovvero quel sottile velo di ghiaccio che pare un vetro. Inoltre, le temperature rigide ci consentiranno di vedere se il rendimento delle batterie in tali condizioni cambia o resta inalterato. Per andare in montagna però, ci attende un tratto di autostrada, il classico trasferimento.

Rassicurati dalle conferme sull’autonomia della Kona Electric,

considerato che all’inizio dell’inverno da noi le giornate sono piuttosto corte, per fare prima e poter disporre delle luci dell’imbrunire per concludere il nostro test con foto e video adeguati, imbocchiamo l’autostrada. Per comodità, inserisco il cruise control, e consapevole del fatto che solitamente le indicazioni fornite dal tachimetro di bordo sono leggermente più ottimistiche rispetto alla velocità reale, lo imposto su 135 km/h. Perché, considero ragionando a voce alta, la velocità reale sarà molto vicina al limite che qui è di 130 km/h: a confermarmelo è il navigatore dell’applicazione attivata sul telefonino. Pochi km dopo però, tra i due orologi virtuali del cruscotto digitale, l’indicazione della velocità che avevo impostato sul cruise control cambia da sola. Improvvisamente, senza che io abbia fatto niente, compare la nuova velocità di crociera che sarà mantenuta dal cruise control: 130 km/h. Questa indicazione è preceduta dall’acronimo

HDR che appare assieme al nuovo limite e si colora di verde

come la scritta ‘130 km/h’. Quindi? Per un lungo tratto non cambia nulla e la Hyundai mantiene la stessa andatura, rallentando autonomamente quando si avvicina a un altro veicolo e per riprendere la marcia alla velocità precedente dopo averlo superato. Forse intuiamo l’arcano: poco più avanti ecco il nuovo limite di velocità, che scende prima a 110, poi a 80 km/h. E la nuova Kona Electric, da sola si posiziona proprio a 80 km/h. E’ sufficiente pazientare ancora un po’, per dedurre, senza la necessità di dover consultare il libretto d’uso dell’auto, che la vettura aveva adeguato la sua velocità ai limiti che leggeva sui cartelli stradali, probabilmente dopo averli confrontati con quelli memorizzati e segnalati sulle mappe che trova nel web. Ora però è giunto il momento di disattivare il cruise control e di riprendere il pieno controllo dell’auto. aiutati dal semi-lock down, le strade sono semideserte e viaggiamo in piena sicurezza anche quando la strada si fa divertente e inizia a salire, a cominciare da Castello d’Aviano, suggestiva località castellana affacciata sulla pianura pordenonese. Poi l’attacco della salita, segnalato dal grande cartellone con l’immagine di Marco Pantani in Maglia rosa. Quella maglia che il campione aveva conquistato al Giro d’Italia con una funambolica impresa, proprio salendo al Piancavallo.

Da lì fino in cima la guida è puro divertimento.

La Kona è a trazione anteriore, ed è sufficiente dosare l’acceleratore e aiutarsi con le palette al volante, quella di sinistra aumenta la capacità frenante del sistema che rigenera la batteria, ed è come, anzi, direi, meglio, che guidare una vettura con il cambio automatico, perché la precisione nella decelerazione e in frenata assicurata da questo sistema è molto elevata. E soprattutto non dipende dalla pressione del piede sul pedale del freno. Pedale, che si può tranquillamente trascurare per dedicare l’attenzione all’acceleratore. Finalmente arriviamo alle strade innevate e l’elettronica ci assiste alla grande, anche se, a mio avviso, anche rinunciando a parte della guida assistita, eccetto ovviamente la funzione antislittamento, non avremmo avuto grossi problemi a guidare in piena sicurezza anche in queste condizioni. Così proviamo la Kona sul misto, poi in discesa: non ci ha impensierito nemmeno per un istante. Una sosta di ristoro per una bevanda calda e una fetta di torta al cioccolato, per capire se il freddo influirà sulla durata della carica della batteria, perché nelle auto elettriche e ibride, la batteria per essere efficace deve raggiungere una temperatura minima. Un processo che viene solitamente garantito da un sistema di riscaldamento automatico che comunque costa corrente elettrica. In realtà, l’autonomia e il livello di carica della batteria indicati dagli strumenti di bordo non è cambiato, e la conferma dell’autonomia l’avremo al termine della gita-testdrive. Ora, finalmente, ci possiamo godere lo spettacolo del panorama da bivio Castaldia verso la pianura, gettando lo sguardo fino al cividalese, all’Isontino, alla Riviera friulana e dall’altro lato, verso ovest, in direzione del litorale veneto, sul quale, all’orizzonte, si staglia il riflesso tenue del mare.

#charlieinauto3/267IMG_6337 IMG_6340 IMG_6347 IMG_6361 IMG_6362 IMG_6368 IMG_6373 IMG_6381 IMG_6399 IMG_6411

#testdrive : con la nuova Hyundai Kona Electric una maggiore autonomia

Il clima freddo non incide sulle performance della batteria né dell’auto

Sul ghiaccio del Cansiglio corre via in piena sicurezza

‘Tanto va la gatta al lardo…’ che non ci lascia lo zampino. Per sfatare questo proverbio che solitamente ha un riscontro ineccepibile, non resta che mettere alla prova la nostra auto elettrica. Ricordate? anche il modello precedente l’avevamo testato a bassa temperatura e in montagna, e il riscontro era stato positivo. Questa volta abbiamo sotto i piedi un’auto elettrica più potente e con una autonomia dichiarata maggiore. Solitamente i due elementi coincidono perché l’autonomia, come la potenza e le prestazioni dell’auto, nei motori elettrici dipendono dalla capacità della batteria. Anche se a diverse decine di chilometri, da casa nostra ammiriamo a occhio nudo le mete dei nostri test drive. Stavolta non ci rimane l’imbarazzo della scelta, perché l’intero arco montuoso che circonda la nostra skyline è ricoperto di neve. Se ciò conferma le basse temperature presenti in montagna, ciò ci permetterà di testare le prestazioni e la sicurezza della nuova Hyundai Kona Electric.

La potenza, abbiamo detto, è di 204 CV.

Dopo una sosta al drive-in per rifocillarci con un hamburger di carni nostrane, la prima parte della nostra gita ci permette di verificare come quest’auto con una guida assistita di livello 2 si comporta sulle lunghe percorrenze. Il ‘trasferimento’ ci conferma la silenziosità, ma anche la reattività del motore, qualità che avevamo già riscontrato sul modello precedente. Quanto all’accelerazione è notevole, e l’apprezziamo soprattutto nei sorpassi. Finalmente andiamo all’attacco della strada che porta sull’altipiano del Cansiglio.  La Hyundai Kona Elecrtic ha una notevole accelerazione e ci conferma le qualità di tenuta di strada anche sulle rampe che portano al pianoro. Si tratta di un SUV Crossover molto maneggevole, ma nonostante esprima una decisa vocazione al fuoristrada la sua guida è molto fluida e sicura. È facile riscontrarlo in salita, direte voi, perché basta togliere il piede dall’acceleratore e la forza di gravità rallenta automaticamente la vettura. Ma in questo caso, lo scatto in avanti del motore elettrico, che è notevole,

ci porta rapidamente verso la curva successiva,

anche laddove la strada è in forte salita. Il sistema frenante è adeguato alle prestazioni, e se ciò non bastasse, alla sua azione possiamo aggiungere il sistema di ricarica della batteria che agisce anche sull’intensità del ‘freno motore’ e aumenta l’energia destinata a ricaricare la batteria. Lo fa, in modo proporzionale all’intensità della frenata. Eccoci in cima dopo avere fatto una tappa per rifocillarci alla Malga del Titti, quasi in cima rispetto alle balze che la strada compie per raggiungere il pianoro. Ed ecco che dinnanzi a noi si spalanca l’ampia distesa innevata. E le strade battute, o meno, sono già lucide come uno specchio. Un segnale preciso che il fondo stradale è adatto alla nostra prova. Tutto è ovattato dalla neve e il paesaggio stemperato dalle splendide sculture e dai giochi di luce amplificati dal riflesso cangiante. Così lasciamo fare alla Kona Electric, ovvero,

ci infiliamo in una delle stradine che ci paiono più infidamente ricoperte

di uno strato bianco che pare zucchero a velo, ma che cela una lastra inaffrontabile anche a piedi. Accelero la prima volta in lenta progressione, e l’auto procede senza incertezze, è a trazione anteriore, ma i controlli anche sull’impianto frenante e direzionali fanno il resto permettendoci anche di arrestarci in piena sicurezza. Riprovo affondando sul pedale dell’acceleratore e la Kona non mi dà soddisfazione. O meglio, non me la dà da subito, bensì quando ho la sensazione che qualcuno abbia otturato il getto del carburatore, ovviamente qui assente perché il motore è elettrico. Un disagio che viene subito ripagato dal fatto che mi sto muovendo sempre più velocemente, senza alcuna sbandata, fino a prendere velocità. Nemmeno ora la Kona ha dimostrato alcun segno di incertezza o sbandamento. Così è accaduto in frenata, manovra che l’auto gestisce autonomamente fermandosi in poco spazio. Appagati da questi risultati di eccellenza, ora ci dedichiamo al trekking sulla neve per raggiungere i margini del bosco e la malga sottostante. Inutile raccontare che la discesa per il ritorno in pianura è servita per ricaricare la batteria e amplificare un’autonomia già considerevole.

#charlieinauto3/266IMG_6582 IMG_6586 IMG_6589 IMG_6598 IMG_6607 IMG_6620 IMG_6623 IMG_6625 IMG_6632 IMG_6633 IMG_6638 IMG_6657 IMG_6678 IMG_6694 IMG_6706 IMG_6707 IMG_6750 IMG_6754

#testdrive : la nuova Hyundai Kona Electric ottimizza le opzioni per la sicurezza

Non rinuncia alle performance con la versione da 204 CV 

Nemmeno la neve mette in difficoltà il SUV super elettrico coreano

L’avevamo già provata, ricordate? E’ stata la prima esperienza con un’auto full-electric, e avevamo dovuto riposizionare tutte le nostre abitudini endotermiche per individuare innanzitutto le introvabili colonnine, o quanto meno, nella nostra zona, posizionate in siti lontani dalle nostre abitudini, per poi ritarare il modo di viaggiare, programmando gli spostamenti in funzione della autonomia e dei punti di ricarica. Anche in questo caso, le colonnine fast sono comunque ancora troppo rarefatte. Per fortuna a sopperire a queste criticità, nel frattempo in parte ridotte dall’installazione di nuove colonnine sul territorio, c’erano, almeno per noi, quelle sistemate a due passi da casa, al Marina Punta Faro di Lignano Sabbiadoro. E con la Kona Electric il riposo notturno era più che sufficiente per raggiungere la ricarica completa anche senza disporre di un impianto Fast. Nel frattempo la situazione è migliorata. Sarà perché abbiamo acquisito anche la mentalità dell’automobilista dotato di una vettura elettrica, ma anche perché a due anni di distanza la Hyundai Kona Electric, versione 2022 è ovviamente stata ottimizzata. Innanzitutto raddoppiando l’offerta, perché è prodotta nella versione con motore e batterie da 39,2 o da 64 KW, il che significa disporre di un’auto con tempi di ricarica ridotti ma commisurati alla potenza della macchina, oppure di un SUV davvero performante. Poi, perché per entrambi i modelli è stata estesa l’autonomia ed è stato migliorato il rendimento. Così ora quella da

64 KW eroga ben 204 CV, e assicura 484 km di autonomia

(per quella da 136 CV l’autonomia è di 305 km). Il che la rende davvero sostenibile perché riduce la necessità di ricercare i punti di ricarica e amplifica il raggio d’azione dei vostri spostamenti. In realtà, sulla notevole capacità di ricarica utilizzando il sistema che è una sorta di dinamo, come quelli che montavamo sulla ruota anteriore delle biciclette per accendere i fanalini, e si amplifica azionando la paletta di sinistra al volante, c’eravamo già soffermati nel test drive della versione precedente: era stato sufficiente discendere da una montagna impervia per una ventina di minuti frenando esclusivamente con le palette per ottenere un’autonomia vicina ai 450 km, anche dopo un lungo trasferimento in autostrada. Stavolta andiamo oltre e la Kona si è rivelata ancor più rassicurante. Ricordate il luogo comune, ma comprovato, secondo il quale la carica delle batterie, qualora esposte alle basse temperature, dura di meno? Per questo, visto che siamo in inverno programmiamo una gita in montagna. Non ad alta quota, come facciamo spesso, ma tra le dolci vallate della Carnia.

Raggiungiamo il capoluogo, Tolmezzo, e ci spostiamo verso Sutrio

per ammirare la magica rappresentazione dei Presepi sparsi per l’intero borgo montano. Qui, la suggestiva sorpresa che ci accompagnerà fino alla discesa verso la pedemontana friulana: una silenziosa, morbida, sempre affascinante nevicata. Una sorpresa che non ci ha certo colti impreparati, perché la Hyundai è dotata di gomme invernali adeguate alla potenza, è a trazione anteriore, ma soprattutto dispone di una dotazione elettronica di alto livello. La guida assistita l’abbiamo riprovata nel trasferimento. Quella su fondo con scarsa aderenza anche, ma con la neve fresca, il test sarà ancora più rassicurante. Sulla Kona Electric, che dispone anche dei sedili riscaldati, i comandi delle funzioni sono concentrati sul tunnel davanti al poggiagomiti del conducente. Da lì si decide che risposta avere dal motore e

la modalità di guida: Eco +, Eco, Normal, Sport.

Eco + serve quando la batteria comincia esaurirsi e permette di raggiungere la ricarica più vicina. Però, dovendo risparmiare l’assorbimento di corrente disattiva tutti i controlli, il climatizzatore, e i sedili riscaldati. In Eco, si risparmia energia ma l’auto rimane reattiva. Ma vediamo come si comporta sulla neve… Il test la promuove come d’altronde la gran parte dei modelli della Casa coreana grazie al computer di bordo che si occupa di garantire la tenuta di strada, evitare lo slittamento delle ruote motrici, impedire che l’auto non reagisca ai comandi o abbia reazioni impreviste. In sintesi, ci troviamo a viaggiare sotto alla fitta nevicata, quindi, prima che i mezzi antineve e spargisale entrino in azione, in piena sicurezza, come se stessimo guidando sull’asfalto sotto la pioggia. Così ci possiamo godere la bellezza del paesaggio innevato e gli effetti di luce creati dalla neve fresca.

#charlieinauto3/265

IMG_6065 IMG_6068 IMG_60781 IMG_6079 IMG_6091 IMG_6097 IMG_6105 IMG_6113 IMG_6115 IMG_6128 IMG_6141 IMG_6149 IMG_61581 IMG_6163 IMG_6192 IMG_6199 IMG_6239 IMG_6252 IMG_6261

#testdrive : spingere ammorbiditi dall’elettronica 231 CV sulla neve in sicurezza

Mini Cabrio nonostante la carrozzeria per l’estate si addice all’inverno

Dal Cansiglio ad Aquileia dal ghiaccio agli sterrati

Beh, è giunto il momento di provare seriamente questa supercar camuffata dal look modaiolo. Abbiamo detto 2000 cc per 231 CV e una coppia massima di 320 Nm, 4 ruote motrici controllate ciascuna elettronicamente, assetto e ruote ribassate: ce n’è a sufficienza per far dimenticare che è dotata di tetto apribile anche in movimento e di un impianto di intrattenimento di altissima qualità, tanto da annullare completamente le possibili intrusioni sonore dal tettuccio che, per forza di cose e per scelte di leggerezza dei progettisti, di certo non può essere super imbottito. Ricordato tutto questo, non trascuriamo il fatto che si tratta di un modello John Cooper Works, ovvero frutto dell’officina sportiva del marchio Mini. Come si guida. Vi ho già spiegato dell’accelerazione importante, ma soprattutto della progressione inesauribile, che vi potrebbe tentare nei sorpassi. Poi, basta osservarla ponendo attenzione alla struttura della parte ciclistica,

vista dall’alto del nostro drone tascabile è di ‘pianta’ quasi quadrata.

Ossia, ricorda la forma di un go-kart. Ne avete mai guidato uno? È divertente perché è ‘quasi’ irribaltabile, e ideale per imparare a guidare, perché è capace di perdonarvi tutto, quindi è anche capace di permettervi di correggere i difetti di impostazione e di imparare. Si! Vabbè, ma la nostra Mini? Ci siamo quasi. Pensate a un go-kart con le ruote grandi e ribassate, l’assetto che si regola elettronicamente, il sistema di trazione che si adatta al fondo stradale e assegna a ogni ruota il suo compito, idoneo a dove è posizionata in quel momento. Dotatelo ora di un motore a benzina di, dicevamo, 231 CV turbocompresso. Secondo voi, sulla salita verso il Cansiglio sarà guidabile? Certo, aiutati da semi-lockdown quandomento nelle parti a vista abbiamo potuto provarla nella guida normale. Il cambio di origini BMW non ha smentito le attese, e il nostro iper-go-kart

ha dato il massimo, con doti di frenata sempre adeguate.

Ma non paghi di questa esauriente esperienza, arrivati in cima abbiamo sottoposto la nostra Mini Cabrio JCW a un’ulteriore prova, ben altra cosa di una pur tecnica strada asfaltata in salita, sulla quale, ovviamente, è più facile da ‘governare’. Arrivare sull’Altopiano del Cansiglio, tra le Provincie di Pordenone, Treviso e Belluno, sotto le feste di Natale cosa significa? Significa neve e ghiaccio. L’occasione è splendida: una giornata fantastica di sole e luce, il freddo è davvero pungente ma in auto non si sentirà perché l’impianto di riscaldamento e climatizzazione della Mini Cabrio è anch’esso di alta qualità. Forse potremmo avere qualche problema di condensa sulla camera car o sulla cam piazzata su un parafango a godersi da vicino i cristalli di neve. Ma l’intera apparecchiatura supererà anche questo test. Ecco la strada statale, bianca candida, un mix di neve e tratti gelati frutto del disgelo diurno e della rigelata notturna. Ma la Mini non si scompone. Proviamo a sollecitarla di più imboccando le stradine che portano alle malghe, pulite, nel senso che probabilmente sono state aperte dallo spazzaneve a fresa. Ma il fondo in alcuni punti è a ‘lastra’ di ghiaccio.

Insistiamo sulle partenze e le prove di arresto,

e il tutto conferma la grande affidabilità dei sistemi di sicurezza attiva. La maneggevolezza della Mini Cabrio è stata di conforto e ci ha consentito di spingerci al limite, comunque in sicurezza nostra, del ‘naviga’, e del mezzo. Per il resto, c’eravamo soltanto noi… In tutto questo eravamo confortati da un particolare non banale: il freno a mano a bacchetta. In caso di necessità, anche il ‘naviga’ era addestrato a intervenire. ‘Ascolta’, si fa sera, è il titolo di una popolare rubrica radiofonica, ma anche un dato di fatto. Agli inizi dell’inverno le giornate si accorciano e il tempo utile per le riprese si contrae. Perché volevamo scendere verso la Riviera friulana, ad Aquileia, fare quaslche tratto, anche breve, sullo sterrato. Poi raggiungere un amico viticoltore, Franco Clementin, della Cantina Brojli, che segue assieme al figlio Antonio e alla moglie, lungo la strada per Fiumicello. Con una skyline con sullo sfondo la basilica di quella che fu la terza città dell’antica Roma, proviamo ad affondare il pedale sulla strada bianca. Sarà stato il sistema elettronico di controllo, la trazione 4WD controllata elettronicamente, ma anche lasciandole scaricare tutti i 231 CV la Mini Cabrio ha confermato le doti di grande affidabilità. Quindi? Promossa a pieno voti.

#charlieinauto3/264IMG_4948 IMG_4950 IMG_4954 IMG_4955 IMG_4957 IMG_4969 IMG_4974 IMG_4978 IMG_4980 IMG_4990 IMG_4948 IMG_5020 IMG_5035 IMG_5048 IMG_5082 IMG_5076 IMG_5084 IMG_5109 IMG_5140 Mini Cabrio Cansiglio neve IMG_5372 IMG_5385 IMG_5396 IMG_5428 IMG_5431   

#Testdrive: sembrerebbe quasi una citycar se non fosse per il look deciso e sportivo

Il cofano trattiene a stento un motore di 2000 cc e 450 Nm di coppia!

Da o a 100 km/h in? Per stavolta accontentiamoci di immaginarci il sound

Superata la nebbia con gli efficaci fari a led tour nella #Rivierafriulana

IMG_5159 IMG_4767 IMG_4768 IMG_4769 IMG_4770 IMG_4771 IMG_4772 IMG_4721 IMG_4722 IMG_4716 IMG_4720 IMG_4703 IMG_4706 IMG_4699 IMG_4700 IMG_4702

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non si può dire che non si tratti di un’auto impegnativa: 231 CV nel cofano di un’auto così compatta! Per fortuna il progettista ha pensato anche alla nostra incolumità. Dopo l’escursione pre-natalizia nella capitale economica del Paese imbocchiamo la strada di casa, o meglio, l’autostrada di casa. Per quanto riguarda i posti anteriori, i sedili molto comodi sono anche avvolgenti, di foggia decisamente sportiva, e riportano i marchi Mini e la bandiera inglese, simboli dell’allestimento sportivo e delle auto della Casa già inglese e oggi tedesca, cioè il John Cooper Works. I comandi sono a portata di mano e consentono di avere sempre in pugno la situazione. Un po’ sacrificati, in profondità, sono i due posti posteriori. Ma è così per tutte le vetture cabrio, e d’altro canto, se si vuole viaggiare in più di due persone su una super car come questa, qualche sacrificio lo si accetta volentieri. Sicurezza pensata su misura: la Mini Cabrio, che è ‘spinta’ da un

motore 2000 turbocompresso che offre la bellezza di 450 Nm di coppia,

corre su un sistema assistito a quattro ruote motrici, gestito in modo da assicurare la trazione e la spinta in modo differenziato, e dove occorre, a ciascuna delle quattro ruote della vettura. Ma questo lo verificheremo più avanti. Per ora, limitiamoci a giocare con un primo approccio alle prestazioni della Mini Cabrio, andando anche alla ricerca di qualche effetto speciale che scopriremo in corso d’opera. Il primo approccio con le prestazioni, al solito, alla ripartenza dopo l’ingresso nel casello autostradale dove sono a nostra disposizione, nel primo tratto, ben sei corsie. Quindi, un’accelerata nel rispetto del codice e della sicurezza ce la possiamo permettere: lascio fare al cambio automatico ma

non sono in grado di lasciargli inserire la quinta di 8 marce, perché

sono già molto vicino al limite di velocità. Così, mi limito a prendere confidenza con le modalità di funzionamento che si selezionano con un piccolo interruttore a leva, replica in stile vintage dei vecchi interruttori della Mini posto sotto al display centrale, accanto all’interruttore, simile, dell’accensione. La prima funzione è Green, che ci stimola a una condotta di guida adeguata indicandoci quanti Km di autonomia siamo riusciti a guadagnare tenendo il piede più leggero sul pedale dell’acceleratore. Questa funzione ci offre una Mini più morbida e scorrevole e leggermente meno performante, ma più sostenibile. Normal, restituisce all’auto le prestazioni standard. Sport, riflette onomatopeicamente sulla vettura il carattere con il quale è stata pensata. Ma serve una premessa per rassicurare gli appassionati e i potenziali fruitori di questo mezzo performante: viaggiando a velocità costante, anche utilizzando il suo cruise control adattivo che è molto rassicurante,

a 120 km/h il consumo va dai 17 ai 19 km/l.

Nonostante il tettuccio apribile, quindi privo di sistemi di insonorizzazione, la rumorosità di scorrimento percepita all’interno dell’auto è molto contenuta. Salvo… eh sì! Essendo ancora l’inizio del nostro test drive, ci mancava di scoprire una funzione che viene attivata con un comando apparentemente marginale: Sport. Si attiva spostando nella modalità manuale la leva formato joystic del cambio, ovvero con una leggera spinta verso il conducente. Ma non basta. Una sorta di booster ci aspetta e si mette in azione spingendo l’ultimo dei cinque interruttori a leva al centro dell’auto, sulla plancia appena al di sopra della leva del cambio. Servirà per i sorpassi in sicurezza. Ma facciamo un passo alla volta. Complice, ancora una volta, la sosta di ristoro all’autogrill, alla ripartenza verso casa, il ‘naviga’, sempre attento nella ricerca e alla scoperta delle sorprese che ogni progettista riesce a inserire con obiettivi e target sempre diversi, da individuare auto dopo auto, ci spinge a inserire la funzione Sport. Lo facciamo a cuor leggero, dopo avere verificato, nelle prime decine di km di viaggio, che i consumi della Mini Cabrio, nella guida normale sono sostenibili. E lo facciamo con l’auto in leggero movimento: non appena abbiamo attivato il comando, abbiamo percepito al volante, alla seduta, sotto il piede, l’unico da utilizzare visto che la frizione è ovviamente automatica anche con il cambio manuale sia che si utilizzi con i comandi a paletta che con la leva sul tunnel centrale, la trasformazione avvenuta sotto di noi.

La Mini si è istantaneamente irrigidita e leggermente abbassata, lo sterzo

è più rigido, ma soprattutto, l’auto è molto più reattiva alle sollecitazioni dell’acceleratore. Non abbiamo ancora riacceso l’impianto di intrattenimento Harman Kardon, commisurato al fatto che l’abitacolo non è molto insonorizzato, quindi è di alta qualità e buona potenza, e per questo ci accorgiamo che d’improvviso la nostra Mini Cabrio ha cambiato la voce e si fa sentire. Infatti, un dispositivo comandato elettronicamente modifica il sound emesso dal doppio tubo di scarico situato al centro della coda dell’auto. Ma queste sono soltanto le premesse, perché il bello del test drive arriverà ora, quando, reinserendomi sull’autostrada, proverò ad affondare il piede sul pedale dell’acceleratore: i 231 CV scaricati alle 4 ruote motrici con un cambio perfettamente coordinato con la progressione della vettura e una curva di coppia che arriva a 450 Nm parlano e cantano da soli. Ma anche in questo caso, i dettagli ve li tutti svelerò la prossima settimana.

Vicino a casa, ci concediamo un tour del gusto nella #Rivierafriulana.

Per ora, al rientro, siamo vicini alle festività, così ci dedichiamo a un tour breve tra le aziende vitivinicole e agroalimentari di eccellenza della Riviera friulana. Questa volta rientrando a Lignano facciamo tappa a Pertegada,  frazione di Latisana, accanto alla strada regionale 354, all’Azienda agricola Lorenzonetto Cav. Guido, accolti da Guido, con i figli Marco e Mara. Una vasta gamma di prodotti enologici, oltre 25 etichette, ma anche la Birra artigianale Agricola Australian Pale Ale, leggera, rivolta a chi deve guidare e si deve attenere alle regole più degli altri degustatori, e ,l’olio. Il viale di accesso scorre infatti tra un vigneto e un grande uliveto. Poi scendendo a Lignano, una tappa per l’aperitivo al Bar Fontana di Mattia Bianchin, nella centralissima Piazza Fontana, accanto al Villaggio di Natale, prima di dedicarci alla cucina alla brace di Carbon Neri, a Pineta, di Francesco Rizzi e Cati. Infine, il digestivo o un drink dal sapore mitteleuropeo al Terrazza Cortina di ‘Conny’ e Lucia, a Pineta. dove, però, forse abbiamo fatto un po’ tardi: comincia ‘già’ ad albeggiare…

#charlieinauto3/263    

#testdrive Mini sempre mini ed ecco la Cabrio John Cooper Works

IMG_5457 IMG_5443 IMG_5438 IMG_5440 IMG_5328 IMG_5329 IMG_5322 IMG_5215 IMG_4566 IMG_4539 IMG_4573 IMG_4583 IMG_4591 IMG_4593 IMG_4669 IMG_4682 IMG_4623 IMG_4661 IMG_4598 IMG_4597

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da 0 a 100 km/h in 6,1” lasciando fare al cambio Sport Steptronic

Ruote da 18 e tetto apribile ma è il look che non la fa passare inosservata

Ti dicono Mini e tu pensi subito alla Minor, alla Morris, alla Cooper. Quanta acqua è passata sotto ai ponti? Pardon… Quanti km sotto le ruote? Sotto le mie, ormai diversi milioni. Ma siccome non sono un ‘divoratore’ di strade, ciò significa che è trascorso del tempo da quando il compagno di studi della ‘città bene’ mi trasportava nei luoghi dell’hinterland, soprattutto collinare, con la Mini di sua madre, per trascorrere serate in buona compagnia alla ricerca dei gusti più genuini del territorio. Salvo poi lasciarmi il volante nel viaggio di ritorno se la compagnia si allargava, o qualora avessimo assaggiato un Tocai in più. Così, la mia fidelizzazione a questa citycar, che non è mai stata semplicemente tale, risale agli anni ’70, quando

il volante ti arrivava tra le mani dal piantone conficcato al centro

del sotto plancia, disassato per poter essere installato sia verso sinistra che verso destra, ed essere rivolto, all’occorrenza, ai mercati dove il senso di marcia dell’auto tiene la destra, come il nostro, o la sinistra, come accade in Gran Bretagna, dove il marchio Mini ha avuto origine. Acquistata dalla BMW qualche decennio fa, Mini ha subito un’evoluzione tale da farla divenire eclettica, pur mantenendo il tratto iconico che sa attrarre grandi e piccini, ragazze gentili o modaiole come i giovani sportivi del volante. Già negli anni ’70, il figlio del concessionario della città era un amico, e ci consentiva di provare le diverse vocazioni della Mini. La Cooper, ancor oggi più sportiva e grintosa, sempre di dimensioni minime ma sufficienti per trasportare, strette, quattro persone, era la più scattante, con un motore che consentiva i sorpassi e una guida veloce anche nel misto come in montagna. All’epoca era già uno strumento per lo sport, e la trazione anteriore permetteva di affrontare in sicurezza anche le strade difficili, innevate o fangose. Achille Minen, nostro maestro del volante, guida dell’automobilismo friulano per decenni, nelle salite, come il fratello Mario, Fabio Del Zotto, mio cugino, nei rallies, e tanti altri avevano individuato nella city car inglese uno strumento micidiale per correre. Che vinse, all’epoca, anche il Rally di Montecarlo nella bufera di neve. Era a trazione anteriore e io, da anteriorista, non potevo che amare questa piccola e veloce vettura vestita da città che

si destreggiava imperiosamente anche sulle speciali dell’Alpi Orientali,

del San Martino di Castrozza e su altri Altari del rallysmo italiano e internazionale. Abbiamo già detto che ha vinto, nella versione evoluta della Countryman John Cooper Works già provata su #charlieinauto, ovviamente nella versione rafforzata, la Parigi Dakar. Quindi, la curiosità che ci ha saputo stimolare Alice, del Parco stampa BMW Italia, nell’assegnarcela, era in crescendo. Anche perché, mentre in un primo tempo mi era stato proposto di testare la Mini elettrica, che ancora non ho provato, all’ultim’ora mi è stato chiesto se poteva essere sostituita da una Mini Cabrio. Vabbè, ho pensato. Qualche testata televisiva nazionale avrà avuto un’urgenza maggiore: non avevo ancora inteso il senso del cambio di vettura per il test drive. Nonostante la stagione invernale, ho comunque accettato subito e con entusiasmo la proposta, perché di provare auto decapottabili, d’inverno, mi era già capitato altre volte. D’altro canto, anche d’estate, se possedete un’auto con il tetto apribile, per quanto tempo la usate ‘a cielo aperto’? Così, ecco il gran giorno ed entriamo, io e il ‘naviga’ green-passati, negli uffici della BMW Italia di San Donato Milanese per le procedure burocratiche. L’incaricato ci prega di attendere all’esterno del grande e luccicante palazzo di cristallo, e poco dopo arriva davanti all’ingresso con la piccola auto rosso fiammante, il tettuccio nero come i passaruota e due fascioni neri con bordo bianco sul cofano. I fari grandi e aggressivi, probabilmente costruiti in Carnia come altre parti destinate alla Casa bavarese e quindi oggi anche a Mini.

Chiedo quanti CV ha e, ma aveva fretta, mi dice ‘170’.

Io, con una rapida equazione sul rapporto peso-potenza, gli rispondo di getto: “Allora tira…”. Ma lui aveva interpretato male la mia domanda, perché noi ragazzi degli anni ‘70 siamo stati abituati a ragionare in CV, ovvero Cavalli. Saliamo: due porte, bagagliaio a bauletto come le prime Mini, sedili avvolgenti, regolabili elettronicamente e tipo racing, volante in pelle con funzioni e comandi analoghi a quelli della Countryman, che però era si di 2000 cc, ma era diesel da 190 CV. Gli strumenti sono uguali, così i comandi, con il cambio automatico a otto marce del tipo Steptronic Turbo, e manuale, comandabile sia con le palette al volante che con il joystick situato sull’alto tunnel centrale a prova di fidanzata. Quindi, riepilogando, si tratta dell’allestimento John Cooper Works, quello sportivo della Mini, il motore

è a benzina di 2000 cc, turbocompresso con il Mini TwinPower Turbo.

Non resta che schiacciare, pardon abbassare la leva dell’accensione al centro del cruscotto e partire. Il rumore ci insospettisce da subito: sarà il nuovo scarico sportivo. Ma?! Tira davvero! Vuoi vedere che… Infatti: l’addetto intendeva 170 KW, ovvero 231 CV, una potenza  che si riflette in una coppia massima di 320 Nm… Ovvero, un bolide per intenditori. Ma siamo ancora alla periferia di Milano. Quindi, il resto lo vedremo meglio la prossima settimana, perché non avevamo ancora attivato la funzione Sport…

#charlieinauto3/262

 

#testdrive: con #Skoda Octavia e-teck viaggiare è anche divertimento

Prestazioni adeguate e guida sicura per la wagon superaccessoriata

Consumi sostenibili per affrontare l’aumento dei costi della benzina

Un’auto che qualche anno fa avremmo chiamato ‘familiare’, e che in effetti lo è, ma poliedrica e superaccessoriata, innovativa con diverse soluzioni hi-teck. La Skoda Octavia e-teck, mild hybrid, si presta agli spostamenti in pieno confort, ma è docile in città e nel traffico intenso. Al di là delle aspettative, il motore di ‘soli’ 1000 cc tre cilindri eroga 110 CV e spinge adeguatamente questa wagon della Casa boema che, stando alle dotazioni, alla sensazione di robustezza e al volume anche di carico non è certo tra le più leggere. Infatti, come accennato, il cambio automatico a sette marce, manuale con le palette al volante o con la cloche multifunzione sul tunnel centrale, propone un sincronismo efficace e continuo tra la curva di coppia, le prestazioni, le esigenze di spinta rispetto alla maneggevolezza. Abbiamo spinto sulle strade periferiche nella funzione Sport, ed è divertente pur rimanendo confortevole e sicura.

Ora attiviamo la funzione ‘mappa’ nel cruscotto display digitale

e ci facciamo guidare verso Portogruaro, città dalle origini romane, sulle rive del fiume Lemene lungo il quale anticamente venivano trasportate le merci. Prima, avevamo incontrato dei tratti interessati dalla nebbia, e la Octavia aveva assegnato automaticamente al cruscotto-display la precedenza alle indicazioni della segnaletica stradale orizzontale e dei veicoli che ci precedevano. Ci è capitato lungo un tratto autostradale, sul quale poco prima avevamo testato i consumi:

a 125 km/h la strumentazione di bordo ci dava oltre 6 l/100 km.

Le strade di Portogruaro sono suggestive, caratterizzate dai porticati ad arco, mentre molte abitazioni sono in stile veneziano. Siamo infatti in Provincia di Venezia, ma l’influenza di numerose culture e civiltà in questa zona di scambi e di passaggio si fa sentire. Tanto che in molti qui parlano anche la lingua friulana tramandata dai nonni dai tempi dell’influenza del Patriarcato di Aquileia, quando Concordia Sagittaria, che è la località adiacente, era sede vescovile. Ora però la giornata volge al termine e rientriamo a Lignano. Si fa sera così giochiamo un po’ con la possibilità di modificare i colori e l’intensità delle luci di cortesia interne che assecondano l’atmosfera rilassante accompagnata dal buon impianto di intrattenimento, amplificata dal massaggiatore lombare attivabile sui sedili anteriori. La stagione è invernale e i punto di riferimento del gusto e i ritrovi sono ovviamente meno numerosi rispetto alla stagione balneare. Meno numerosi, ma forse anche per questo maggiormente attrattivi. Come il Terrazza Cortina Pub di Pineta di Conny e Silvia. Dove la fondatrice del locale, mamma Cornelia, di madrelingua tedesca ma ormai lignanese da decenni, prepara personalmente snack, bruschette, ma anche dolci della tradizione mitteleuropea e bevande calde, d’estate drink dedicati, capaci di fidelizzare gli ospiti di ogni età.

#charlieinauto3/261 IMG_3538 IMG_3544 IMG_3545 IMG_3581 IMG_3582 IMG_3483 IMG_3488 IMG_3490 IMG_3491 IMG_3493 IMG_3498 IMG_3868 IMG_3479 IMG_3458 IMG_3461 IMG_3462 IMG_3454 IMG_3473 IMG_3467 IMG_4022

#testdrive : Skoda Octavia e-teck docile anche sulla neve

L’auto della Casa boema conferma confort e sicurezza con scarsa aderenza

Sulle nevi del #Piancavallo la storica e consolidata palestra di guida

Confort e innovazione sono il paradigma dell’evoluzione della Skoda Octavia e-teck, che ha mantenuto le sue prerogative con ampi spazi di carico e forse ha incrementato ancora la comodità per il guidatore e per i passeggeri. Questo sforzo della Casa boema, sarebbe però inutile se non fosse accompagnato da requisiti e caratteristiche di sicurezza attiva, quelli di quella passiva sono ormai scontati, efficaci anche nelle condizioni a rischio, e magari anche in situazioni estreme. Questo perché, se la utilizzassimo semplicemente per diporto, per recarci in montagna con la famiglia o gli amici e amiche, dovremmo essere in grado di viaggiare in sicurezza e di poter scegliere di andare in montagna in pieno inverno. Se dovessimo utilizzarla quale strumento di lavoro, o per gli spostamenti di lavoro, dovremmo essere in grado di farlo senza doverci preoccupare troppo delle previsioni meteo. Quindi, e siamo fortunati, la possiamo testare in inverno sulle montagne non lontane da casa nostra. spesso, per le nostre prove scegliamo le rampe che portano al Piancavallo, e le diramazioni delle strade che da lì ci conducono verso la Carnia, verso il Bellunese, tra le malghe, vuoi perché è il sito montano a noi più vicino; vuoi, per i legami affettivi e professionali. Infatti, il mio primo rally vissuto da capo ufficio stampa è stato il Piancavallo; così come per le fiere, dopo Hobby, sport e tempo libero a Udine fiere, il Motorstars di Pordenone è stata la mia palestra di comunicazione. E miei tutors nel mondo dei motori, dopo Achille e Mario Minen, e Gianni Marchiol a Udine, lì, c’erano: Giancarlo Predieri, Angelo Presotto, i fratelli Pedicini, e soprattutto Maurizio Perissinot. Fu ‘Iccio’ a farmi conoscere Carlo Cavicchi e da lì iniziò la mia collaborazione con Autosprint. Amarcord a parte, su quelle rampe si sono cimentati tutti i big del rallismo a nordest, Tony, Lucky, Lupidi, De Eccher, Savio, poi Aghini, e molti altri. Quindi, uno scenario splendido per i paesaggi e gli scorci suggestivi sullo skyline adriatico e della Riviera friulana, ma anche una palestra di guida oramai certificata da tanti campioni. Ma il nostro obiettivo, ora, non è questo, anche se è proprio testando in termini ‘quasi’ estremi un’auto di serie che possiamo trasmettere ai curiosi del volante sensazioni realistiche. Quindi, riepilogando, trazione anteriore con gomme invernali, opzioni di settaggio dell’assetto e delle prestazioni che assieme al cambio DSG a 7 marce ci permettono di apprezzare la morbidezza del comportamento sul fondo innevato che si rivela utile per gestire questa wagon con scarsa aderenza sfruttando i 110 CV del motore a benzina a 3 cilindri. Nonostante le esperienze anche recenti, questo tre cilindri, di potenza adeguata, non soffre in salita e ci permette di arrivare in cima rapidamente. In questo caso, la guida assistita di livello 2 è utilizzabile per favorire l’aderenza e la risposta dell’auto alle nostre esigenze. Infatti, la ‘lanciamo’ nei tratti più protetti dagli accumuli di neve laterali, di modo che, nel malaugurato ma pressoché improbabile caso che ne perdessimo il controllo ridurrebbero il rischio di uscita di strada e un impatto dannoso. E lei, la Octavia e-teck, ci asseconda facendoci sentire al sicuro, anche quando le chiediamo di rallentare rapidamente, se vogliamo cambiare repentinamente percorso, ecc. Ovvero, se intendiamo guidarla quasi come si ci stessimo spostando su un asfalto non dico asciutto, ma bagnato. Anche in queste condizioni, i fari altamente adattivi della Skoda Octavia e-teck, ci permettono di scrutare oltre le curve e di guidare serenamente sulla strada innevata anche al buio. I consumi? Beh, nonostante il tratto in salita con strappiIMG_4531 IMG_4530 IMG_4430 IMG_44331 IMG_4439 IMG_4067 IMG_4073 IMG_4079 IMG_4084 IMG_4089 IMG_4094 IMG_4474 IMG_4475 IMG_4479 IMG_4500 IMG_4505 IMG_4507 IMG_4517 decisamente ripidi e la guida con scarsa aderenza, grazie al sistema mild-hybrid sono rimasti contenuti, come lo erano negli spostamenti.

#charlieinauto3/260

#testdrive dotazioni di sicurezza di alto livello ed è confortevole viaggiare

Skoda Octavia e-teck conferma la sostenibilità negli spostamenti

Una capacità di carico importante per assecondarci nel tempo libero

Considerata da sempre un’auto per le famiglie o per il lavoro vista la buona capacità di carico, con questa versione si guadagna un target certamente più elevato che conferma il brend Skoda nella fascia alta del gruppo Volkswagen. Il design rinnovato, gli accessori e l’elettronica di ultima generazione l’hanno collocata tra le auto di tendenza. L’aspettativa creata dal cruscotto high teck, il confort interno, il cruise control adattivo, l’assetto morbido che si adegua nella versione sport alle prestazioni più avanzate, i fari molto potenti e super adattivi capaci di illuminare i punti morti, che per esempio lungo una strada in aperta campagna hanno consentito a uno splendido esemplare di capriolo di vederci all’ultim’ora mentre stava per spiccare un balzo verso la strada finendoci con tutta probabilità sul cofano:

sono dotazioni che ne fanno una vettura adatta per viaggiare,

anche per chi si attende qualche cosa di più ed è stuzzicato dall’innovazione. Avete dimenticato a casa il cavetto per collegare il vostro telefono cellulare alla Skoda Octavia? Niente paura, il sistema wireless è molto efficace e in pochi istanti vi connette con Car Play per telefonare, sentire i messaggi, navigare con le APP finché non vi abituerete a utilizzare il navigatore dell’auto con le sue mappe accuratamente dettagliate. È adatta a viaggiare, dunque, e nel contempo a trasportare tutto ciò che vi serve. Una delle possibilità di abbinamento che mi viene subito in mente, è che sia adatta a supportarvi nella passione per il mare. Per esempio, certo sul tetto utilizzando le apposite rotaie aerodinamiche per fissare il portapacchi, un windsurf, o anche due, ci stanno, con le vele caricate all’interno, dall’ampio portellone posteriore. Vi piace navigare? Ecco che nel bagagliaio entra il  motore fuoribordo con tanto di serbatoio, vuoto e del tipo regolamentare, magari con i remi. E parliamo del gommone. Se invece amate la barca a vela, nel bagagliaio, e di più se poi magari abbattete anche i sedili posteriori, si può caricare qualche vela da portare a bordo dell’imbarcazione. Per una prova più realistica nell’ambiente marinaresco, raggiungiamo con la Octavia un marina che è una delle strutture nautiche più ambite del Mediterraneo, dove si trova la base di assistenza per l’Adriatico degli sloop svedesi della Swan.

E’ il Marina Sant’Andrea, a San Giorgio di Nogaro (Ud)

sulle acque dolci del fiume Corno, a una decina di minuti dallo splendido scenario lagunare, a mezzora di navigazione nel suggestivo canale della laguna, dal mare aperto. Per arrivare qui ci siamo spostati in autostrada: con la Skoda Octavia e-teck, che è mild-hybrid, alla velocità di crociera di 125 km/h, secondo quanto indicato dagli strumenti di bordo il consumo medio è stato di 6,1 l/100 km. Eccoci al Marina. motivo della nostra visita? Organizzarvi la quarta edizione del Premio Voce dell’Adriatico, che ho ideato assieme al responsabile del Marina, il navigatore e skipper oceanico Fortunato Moratto. Tra premiati delle passate edizioni ci sono gli skipper Mauro Pelaschier e Cino Ricci, icone della marineria internazionale, Corrado Piccinetti, biologo televisivo delle trasmissioni Rai Linea Verde e Linea Blu, Beppe Donazzan, collega de Il Gazzettino scomparso di recente. Un contesto prestigioso, nel quale, comunque, la nostra Skoda Octavia e-teck non ha certo sfiguratIMG_4184 IMG_4186 IMG_4189 IMG_4190 IMG_4193 IMG_4196 IMG_4197o.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

#charlieinauto3/259