Testdrive: familiare veloce la Volkswagen Passat sintesi di versatilità

Comoda e adatta alla guida veloce non risente delle condizioni stradaliIMG_2536 IMG_2549 IMG_2929 IMG_2936 IMG_2941 IMG_3142 IMG_3198 IMG_3203 IMG_3207 IMG_3211 IMG_3287 IMG_3290 IMG_3310 IMG_3217 IMG_3282 IMG_3323 IMG_3327

La versione più popolare della WV  può divenire il fulcro dell’assistenza

Chi non ha mai guidato una Volkswagen? Giovani e meno giovani, prima o poi si sono trovati al volante di un’auto ‘del popolo’ o di una vettura delle altre tre Case del Gruppo. Ma se è stata fondata per assicurare a tutti i tedeschi la possibilità di acquistare un’auto per spostarsi, lavorare, dare un impulso di crescita e sviluppo alla società tedesca, con il passare del tempo la Casa di Wolfsburg si è adeguata alle esigenze degli automobilisti. Che sono state sempre più pretenziose con l’arrivo del benessere. I modelli di vetture realizzata dalla Volkswagen, o meglio dalla VW, un acronimo tra quelli più efficaci e che evoca immediatamente il prodotto al quale si riferisce, sono davvero tanti. Anche le loro varianti. Alle quali si aggiungono i modelli di questi mesi, a propulsione ibrida o elettrica. Personalmente, ne ho guidati a benzina, diesel, GPL, perfino metano. Un voto sul motore identificandolo per il combustibile che lo alimenta? Rischierei di essere parziale. Ma, probabilmente, chi avrà la pazienza di leggere tutto articolo, al termine del test drive capirà come la penso. Ma andiamo per ordine. La VW nasce nel 1937 con l’obiettivo di motorizzare il popolo tedesco. Ma soprattutto per favorire lo sviluppo della Germania. Negli anni ’30 del secondo millennio il numero di auto per abitante era questo: 1 ogni 100 in Germania, 1 ogni 28 in Francia, 1 ogni 6 negli Stati Uniti. Pochi anni dopo la fondazione della VW, grazie al Maggiolino in Germania c’era già un’auto ogni 54 abitanti. Il resto è storia della motorizzazione di giovano e non. Perché della simpatica auto con i parafanghi avvolgenti e muscolosi, talmente caratterizzata che perfino la Disney l’ha resa protagonista di un film di successo, ne sono stati prodotti 21,5 milioni di esemplari. Con una storia lunga una vita. Ricordiamo che anche nei rally italiani c’era un equipaggio tedesco che correva con il maggiolino, anche all’Alpi Orientali e al San Martino. Nel 1966, fino all’anno scorso, la VW si è inserita, spesso imposta nel mondo dei rally con Volkswagen Motorsport, il suo reparto corse. Vincendo quattro Parigi-Dakar, nel 1989, 2009, 2010 e 2011 e quattro titoli piloti e mondiali costruttori , dal 2013 al 2016. Fin alla conversione del reparto allo studio delle vetture elettriche. Tre i risultati di prestigio con la Golf gruppo A, con il terzo posto nei rally del Portogallo, di Argentina e della Costa d’Avorio, e la vittoria in Costa d’Avorio. Nel 2011 debutta la più piccola Polo R WRC. Ma noi, stavolta, ci occuperemo di un modello di VW quasi al top di gamma, l’evoluzione di un’altra auto che ha motorizzato non soltanto gli automobilisti tedeschi, ma milioni di famiglie in tutto il mondo: la Passat. La Variant, la familiare che abbiamo provato, dal look aggressivo ma rassicurante, rappresenta l’ottava generazione di questa vettura da viaggio e adatta a trasportare la famiglia in vacanza, con spazi davvero ampi nell’abitacolo e per i bagagli. Ed è il risultato dell’esperienza maturata da VW con oltre 30 milioni di esemplari venduti nel mondo. È una componente importante anche nelle flotte aziendali. Il restyling di questo modello ha reso più importante la parte estetica, arricchito gli interni, adeguato alle pretese degli automobilisti tecnologia e motorizzazioni. Ridisegnati i paraurti, è stata rinnovata la calandra, mentre al centro dell’ampio portellone per un carico sempre più agevole c’è la scritta Passat, e sopra il marchio VW, che assieme al tasto per aprire il bagagliaio cela la telecamera per la retromarcia. I gruppi ottici sono full led, davanti e dietro. Con una potenza dei fari notevole. I cerchi da 17 a 19 pollici. Se è ottima come auto per la famiglia, si può rivelare efficace nel mondo dei rally per l’assistenza veloce. L’abbiamo provata sulle rampe, e discese del Piancavallo, nel pordenonese, e il motore diesel di 2000 cc da 190 CV ci ha dato parecchie soddisfazioni. Il cambio automatico è efficace, anche in una guida sportiva. Così la frenata è efficace, e nella versione GTE si possono distinguere le pinze dei freni colorate di blu. La si guida con sicurezza anche se si deve forzare un po’ l’andatura. Nonostante le dimensioni, è lunga 4,77 metri, la si guida ‘con un grissino’, reciterebbe un noto spot televisivo. Tra le coccole a bordo, assieme all’ottimo impianto stereo, la ricarica wireless per il cellulare, una presa tipo C per i nuovi smartphone. E la possibilità di scegliere tra 30 colori per le luci di ambiente degli interni. Lo schermo centrale è da 10.2” consente anche l’accesso alla strumentazione digitale rinnovata e personalizzabile. Reca anche la terza generazione della piattaforma modulare di entertaitment mentre è possibile abbinare l’Iphone senza fili. Con il quale si può sia aprire che avviare la Passat. La quale si distingue per consumi contenuti anche viaggiando di fretta. Quando la trazione integrale, abbinata ai sistemi di sicurezza e assistenza alla guida elettronici, possono far sentire superfluo l’autista. Ecco perché, il pilota, ha scelto di andare a provare la Passat in montagna. La precisione di guida e il tiro ai bassi assicurato dalla coppia bassa rendono la guida della Passat, in questo caso diesel, divertente e sicura. Non ci è capitato, ma probabilmente anche in caso di emergenza non riserva sorprese. I sedili sono morbidi, comodi e avvolgenti. Mentre la visibilità dall’interno è notevole. Un’auto, quindi, per viaggiare, anche più in fretta per lavoro, senza rinunciare a un confort che può rendere più sereno un viaggio. Così, sul filo del ‘lockdown’ ci fermiamo a Lignano Sabbiadoro, per andare a visitare la chiesetta di Santa Maria del Mare, trasportata agli inizi del secolo dalle rive del fiume Tagliamento nella Pineta dell’attuale villaggio Bella Italia per salvarla dalle piene. E in tempo per ammirare l’alba dal pontile di Punta Faro, guardando verso oriente.  

Carlo Morandini

 

#testdrive Una city car Hyundai performante che profuma di WRC

Ritorniamo sulla i10 ma questa volta è la N Line

Performance da 100 CV per un 1000 3 cilindri turbocompresso

Dicevamo Hyundai. Una buona impressione in generale con il rapporto comfort-prestazioni-sicurezza che tra le auto provate della Casa coreana va al passo con la sostenibilità, perfino, abbiamo visto, con la i30 N ‘Fastback’ da 286 CV. Ma la provocazione di Hyundai Italia verso #charlieinauto, a proposito

siamo arrivati #charlieinauto3, il terzo sito del nostro blog

su libero.it, perché mentre scrivo questa puntata abbiamo raggiunto anche l’auto testata numero 100, raggiunge tinte neorealistiche. E dai 286 CV anche scenografici con tanto di sound adeguato e prestazioni, volendo, da derapage controllato, scendiamo a poco più d’un terzo di tale generosa potenza, e passiamo alla i10 N Line. Che cos’è? È la citycar simile a quella che avevamo già provato ma molto più performante. Se già era brillante la versione base, questa ha un rendimento quasi doppio in termini di potenza, ma non pretende per questo di bruciare il doppio di carburante. Ma andiamo per ordine. Il ritiro, come sempre a Milano, dove il ristoro ci è consentito al City life, alle spalle del vecchio quartiere fieristico che sta subendo un notevole restyling. Per essere destinato anche a eventi e manifestazioni. Per raggiungere la zona ci facciamo un primo giretto per la città. Indubbiamente, la

maneggevolezza e versatilità dell’auto si confermano

anche nel traffico spesso caotico della metropoli. Arrivata in Italia dopo il Salone dell’auto di Francoforte, lo scorso anno, non è ancora stata individuata dai ragazzi in cerca di emozioni sprintose. Perché da fuori si distingue dalla i10 ‘standard’ dovendo confermare di far parte della gamma N che indica le vetture ad alte prestazioni del brand coreano. L’impronta sportiva è marcata perché si distingue da paraurti e griglia frontale che sono ridisegnati, con la calandra più grande e aggressiva, quasi desiderosa di catturare più aria per alimentare assieme alla benzina il turbocompressore. Gli specchietti retrovisori sono neri, i cerchi da 16’ con design particolare, i vetri posteriori sono oscurati per assicurare la privacy ai trasportati, che comunque stanno comodi. Le luci diurne posteriori sono a led. Il logo N Line la differenzia dal modello base, come la scritta i10 che è color rosso su un elemento grigliato in rilievo nero opaco. La piastra paramotore e il diffusore, anch’essi rossi. La marmitta è a doppio scarico cromato. La colorazione, a scelta, può essere a contrasto con il colore del tetto, con tinte brillanti e giovani. All’interno, visto che qui dobbiamo guidare ‘piano’, il volante in pelle e il pomello del cambio sono marchiati con la N, le bocchette d’aria hanno il profilo rosso, la pedaliera ha le finiture in metallo, stile racing. I sedili sono sportivi con rivestimento con un motivo in tre dimensioni a nido d’ape e impunture e inserti rossi. Quindi? Quindi, apprezzata la guida assistita caratteristica distintiva della Hyundai, cerchiamo un parcheggio per ammirare i tre grattacieli di City lifIMG_0879 IMG_0883 IMG_0884 IMG_0888 IMG_0889 IMG_0894 IMG_0896 IMG_0898 IMG_0899 IMG_0906 IMG_0915 IMG_0917 IMG_0919 IMG_0921 IMG_0923 IMG_0927 IMG_0932 BDEF9706e. E ci infiliamo nello shopping center. Obiettivo. I punti di ristoro interni che sono sempre interessanti.

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PERCHE’ APRIRE UN BLOG? PER CONIUGARE PROVE DI MEZZI A MOTORE E LA SCOPERTA DEL TERRITORIO

IMG_2027 CINQUECENTO CALESSEPerché aprire un blog? Per poter scambiare con una platea in parte sconosciuta opinioni, pareri, esperienze. Acquisire conoscenza e cognizioni nuove. Su che cosa? Soprattutto su un argomento che mi appassiona da sempre. Da quando, bambino, mio padre mi permise di sedermi al volante della Fiat 750, non 600 badate bene perché aveva qualche cavallo in più di potenza. E mi fece stringere il volante. Poi, in una piazza della città arrivarono delle automobiline con motore a scoppio del Club di Topolino. E non riuscivo a staccarmene. Mentre gli zii emigrati in Francia al rientro per le vacanze estive mi portavano le riviste di auto e motociclismo in francese. Forse, dunque, la passione per i motori me l’hanno trasmessa loro. E si è rafforzata nel tempo. Sta nel DNA di chi è cresciuto in un’epoca nella quale la radio, i giornali quotidiani, le prime trasmissioni televisive, i primi rotocalchi trasmettevano l’alea di imprese epiche: i primi traguardi dell’uomo con i motori, su due o quattro ruote. Ingigantendone la portata, ma forse rendendone in modo realistico la reale dimensione. Perché charlieinauto? ‘Charlie’, ovviamente Carlo, era il soprannome con il quale le prime fan del Motoclub mi incitavano quando correvo nell’enduro. Prima nella regolarità moticiclistica. E sapete come si chiamava il club, con sede nel cuore della città? ‘El cai’, che i lingua friulana significa lumaca… Qualche coppa, poi il progresso che galoppava già più veloce di noi fece arrivare il grande rallysmo sulle strade delle montagne vicine, dove la sera andavo con gli amici ad allenarmi su percorsi interamente sterrati. E il buio della notte era squarciato dai bagliori dei Carello Sirio o Megalux. E il silenzio della montagna del rombo del quattro cilindri della 124 Abarth, del suono pieno e rassicurante dei sei cilindri Ferrari della Stratos, dalla pressione sibilante dell’Alfa GTV, dal ritmo metallico del motore raffreddato ad aria delle Porsche. E ogni passaggio dei campioni di allora era una lezione di stile di guida: Munari, Ballestrieri, Pregliasco, Verini, il povero Cambiaghi, Bacchelli, Bray, Pasutti, l’indiano Metha, Trombotto, Paganelli… Poi, l’arrivo delle prime radio ‘pirata’, perché ancor prive di permessi di radioemissione. Ed ecco le prime trasmissioni a tema: ‘Pole position’, ‘Canale 49 motori’… Poi Autosprint, Rombo. Ma dopo il terremoto che colpì il Friuli il lavoro si sarebbe sviluppato su altri versanti, istituzionali, e su argomenti meno ‘rombanti’. Ma la passione, quella vera, non si può estinguere. E pur avendo sempre continuato a coltivare il giornalismo motoristico, il volante, in mano, l’ho tenuto per viaggiare e girare per lavoro: credo per quasi 3 milioni di km calcolando le auto impiegate moltiplicate per il tempo trascorso dalla patente A, a sedici anni, la B a diciotto e qualche mese. Ed ecco, di recente, da alcune emittenti televisive del Nordest, l’invito per creare una trasmissione sulla cultura del territorio. E per percorrerlo, anche in auto. E inserirvi qualche test drive. Che proprio questo blog potrà contribuire a divulgare ulteriormente e a renderne partecipi altri appassionati. Charlieinauto