#testdrive: crossover morbido e confortevole anche su salite impegnative

Dacia Sandero Steepway si conferma sostenibile nella versione bi-fuel

Ritorno sul Matajur tra ricordi lontani e l’incontro con Bottas al Giro Rosa

Quando si ritorna alla meta di una gita o di un’escursione che evoca ricordi o emozioni particolari, scatta il desiderio di condividerle con gli amici e chi ti segue. Così stavolta, il test road lo facciamo nelle Valli del Natisone. O meglio, sulla vetta delle Valli che è il monte Matajur. Fino a pochi anni fa, segnava quasi il confine con quella che era considerata la Cortina di Ferro: la cima e poco dietro il confine, che era sorvegliato a vista h 24. Ciononostante, in una giornata nella quale la nebbia ammantava l’intera pianura friulana, io vivevo a Udine, con tre robusti e dinamici amici decido di trascorrere la serata su una montagna vicina. Due di loro erano i ‘Gemelli’, preziosi elettrotecnici che mi avevano dotato dell’interfono per collegare il mio casco con quello del copilota nelle mie prime esperienze rallistiche. Era identico a quello che avevano realizzato pochi mesi prima per l’amico comune, il compianto Gigi Breggion, copilota di Claudio De Eccher, l’equipaggio friulano sulla Lancia Stratos Albarella. Per vedere dall’alto che cosa stava accadendo a Valle. È bene precisare che all’epoca, metà anni ’70, trascorrevamo le serate ad affinare le tecniche di guida sugli sterrati della periferia e dell’hinterland, e non solo. E allora, ce n’erano tanti. Il veicolo era il loro:

una Fiat 1500 (tanto ormai è del gruppo Stellantis) color bianco neve,

rigorosamente con il cambio al volante. Quado siamo arrivati al Rifugio Pelizzo, circa 500 m prima della vetta, le nuvole si sono aperte lasciando spazio alla luna piena, ma soprattutto permettendoci di lanciare lo sguardo su quell’incredibile manto di nuvole che ricopriva l’intera pianura, totalmente rischiarato dalla luce cinerea. Uno spettacolo indimenticabile. Soprattutto per la fase successiva: la salita, non arrampicata perché si trattava di un sentiero segnalato, e illuminato dalla luna, fino alla cima, all’immancabile Crocefisso che svettava quasi a contatto con il cielo. L’orizzonte si allargava a perdita d’occhio e vagava tra il Golfo di Trieste e la Laguna di Venezia. Uno spettacolo, come detto, con il brivido, perché a poche decine di metri c’era il confine guardato a vista dall’altro versante. Ma evidentemente, quello spettacolo se lo godevano anche i militari di guardia, e avevano capito le nostre chiare intenzioni. Molto più di recente,

ci sono salito in occasione del Giro ciclistico Rosa, Giro d’Italia femminile.

Ho parcheggiato nell’ultimo park riservato agli addetti ai lavori, contemporaneamente al patron, Enzo Cainero, che mi ha affidato il borderò e il canovaccio della premiazione. E sono salito verso il rifugio con lo zainetto, bibite, pc le carte di Enzo. Lasciato il rifugio sono ritornato verso il traguardo, perché le ‘Girine’ si stavano inerpicando sulle rampe della salita, e a un tratto ho scorto una fisionomia che mi era familiare. Mi avevano detto che si aggirava nella Carovana per seguire la compagna, impegnata nella Corsa Rosa:

era Vallteri Bottas, il pilota finlandese della F1 venuto fin quassù

con la sua biciletta stradale, tutt’altro che assistita elettricamente. Il tempo per un ‘selfie’ e quattro chiacchiere sulla F! e sulle prospettive della stagione della F1, ed è ridisceso per andare incontro alla sua ciclista preferita. Stavolta, invece, clima davvero estivo, sarà la Dacia Sandero Steepway a portarmi in quota. Dopotutto, la strada che porta verso l’attacco della salita è una speciale, anche se l’intera salita, quella che faremo noi, è la stessa che Bottas ha affrontato sui pedali, e sono 15 km.IMG_47181 IMG_4740 IMG_4742 IMG_4759 IMG_4762 IMG_4766 IMG_4775 IMG_4781 IMG_4793 IMG_4792 IMG_4802 IMG_4716 IMG_4063 IMG_4789 Bottas Morandini Matajur 2021 In cima lui è arrivato fresco come una rosa, evidentemente l’allenamento per la F1 è davvero intenso. Comunque, anche salire qui con la Sandero è stata come una passeggiata. Perché l’equilibrio tra rapporti del cambio, anche se manuale a 6 marce,

 

 

 

 

 

 

 

la spinta del motore da 120 CV pur di soli 1000 cc, la taratura dell’assetto

e le ruote alte non ci hanno fatto affaticare per arrivare in cima. Egli stessi passeggeri si sono dimostrati soddisfatti del test. Specialmente il mio ‘naviga’ in erba, coccolato dall’impianto di info traintment. A suo agio anche, lui, il dalmata del ‘naviga’, che appena sceso in cima al monte si è messo a sniffare la pista di qualche animale selvatico che ci aveva preceduti versa la cima. Così’ ho dovuto seguirlo. Ah! Anche in questo caso quasi 300 km e, nonostante la montagna, un costo di carburante di circa 10 euro: un miracolo del GPL.

#charlieinauto3/243