#testdrive : con la nuova Hyundai Kona Electric una maggiore autonomia

Il clima freddo non incide sulle performance della batteria né dell’auto

Sul ghiaccio del Cansiglio corre via in piena sicurezza

‘Tanto va la gatta al lardo…’ che non ci lascia lo zampino. Per sfatare questo proverbio che solitamente ha un riscontro ineccepibile, non resta che mettere alla prova la nostra auto elettrica. Ricordate? anche il modello precedente l’avevamo testato a bassa temperatura e in montagna, e il riscontro era stato positivo. Questa volta abbiamo sotto i piedi un’auto elettrica più potente e con una autonomia dichiarata maggiore. Solitamente i due elementi coincidono perché l’autonomia, come la potenza e le prestazioni dell’auto, nei motori elettrici dipendono dalla capacità della batteria. Anche se a diverse decine di chilometri, da casa nostra ammiriamo a occhio nudo le mete dei nostri test drive. Stavolta non ci rimane l’imbarazzo della scelta, perché l’intero arco montuoso che circonda la nostra skyline è ricoperto di neve. Se ciò conferma le basse temperature presenti in montagna, ciò ci permetterà di testare le prestazioni e la sicurezza della nuova Hyundai Kona Electric.

La potenza, abbiamo detto, è di 204 CV.

Dopo una sosta al drive-in per rifocillarci con un hamburger di carni nostrane, la prima parte della nostra gita ci permette di verificare come quest’auto con una guida assistita di livello 2 si comporta sulle lunghe percorrenze. Il ‘trasferimento’ ci conferma la silenziosità, ma anche la reattività del motore, qualità che avevamo già riscontrato sul modello precedente. Quanto all’accelerazione è notevole, e l’apprezziamo soprattutto nei sorpassi. Finalmente andiamo all’attacco della strada che porta sull’altipiano del Cansiglio.  La Hyundai Kona Elecrtic ha una notevole accelerazione e ci conferma le qualità di tenuta di strada anche sulle rampe che portano al pianoro. Si tratta di un SUV Crossover molto maneggevole, ma nonostante esprima una decisa vocazione al fuoristrada la sua guida è molto fluida e sicura. È facile riscontrarlo in salita, direte voi, perché basta togliere il piede dall’acceleratore e la forza di gravità rallenta automaticamente la vettura. Ma in questo caso, lo scatto in avanti del motore elettrico, che è notevole,

ci porta rapidamente verso la curva successiva,

anche laddove la strada è in forte salita. Il sistema frenante è adeguato alle prestazioni, e se ciò non bastasse, alla sua azione possiamo aggiungere il sistema di ricarica della batteria che agisce anche sull’intensità del ‘freno motore’ e aumenta l’energia destinata a ricaricare la batteria. Lo fa, in modo proporzionale all’intensità della frenata. Eccoci in cima dopo avere fatto una tappa per rifocillarci alla Malga del Titti, quasi in cima rispetto alle balze che la strada compie per raggiungere il pianoro. Ed ecco che dinnanzi a noi si spalanca l’ampia distesa innevata. E le strade battute, o meno, sono già lucide come uno specchio. Un segnale preciso che il fondo stradale è adatto alla nostra prova. Tutto è ovattato dalla neve e il paesaggio stemperato dalle splendide sculture e dai giochi di luce amplificati dal riflesso cangiante. Così lasciamo fare alla Kona Electric, ovvero,

ci infiliamo in una delle stradine che ci paiono più infidamente ricoperte

di uno strato bianco che pare zucchero a velo, ma che cela una lastra inaffrontabile anche a piedi. Accelero la prima volta in lenta progressione, e l’auto procede senza incertezze, è a trazione anteriore, ma i controlli anche sull’impianto frenante e direzionali fanno il resto permettendoci anche di arrestarci in piena sicurezza. Riprovo affondando sul pedale dell’acceleratore e la Kona non mi dà soddisfazione. O meglio, non me la dà da subito, bensì quando ho la sensazione che qualcuno abbia otturato il getto del carburatore, ovviamente qui assente perché il motore è elettrico. Un disagio che viene subito ripagato dal fatto che mi sto muovendo sempre più velocemente, senza alcuna sbandata, fino a prendere velocità. Nemmeno ora la Kona ha dimostrato alcun segno di incertezza o sbandamento. Così è accaduto in frenata, manovra che l’auto gestisce autonomamente fermandosi in poco spazio. Appagati da questi risultati di eccellenza, ora ci dedichiamo al trekking sulla neve per raggiungere i margini del bosco e la malga sottostante. Inutile raccontare che la discesa per il ritorno in pianura è servita per ricaricare la batteria e amplificare un’autonomia già considerevole.

#charlieinauto3/266IMG_6582 IMG_6586 IMG_6589 IMG_6598 IMG_6607 IMG_6620 IMG_6623 IMG_6625 IMG_6632 IMG_6633 IMG_6638 IMG_6657 IMG_6678 IMG_6694 IMG_6706 IMG_6707 IMG_6750 IMG_6754

#testdrive : spingere ammorbiditi dall’elettronica 231 CV sulla neve in sicurezza

Mini Cabrio nonostante la carrozzeria per l’estate si addice all’inverno

Dal Cansiglio ad Aquileia dal ghiaccio agli sterrati

Beh, è giunto il momento di provare seriamente questa supercar camuffata dal look modaiolo. Abbiamo detto 2000 cc per 231 CV e una coppia massima di 320 Nm, 4 ruote motrici controllate ciascuna elettronicamente, assetto e ruote ribassate: ce n’è a sufficienza per far dimenticare che è dotata di tetto apribile anche in movimento e di un impianto di intrattenimento di altissima qualità, tanto da annullare completamente le possibili intrusioni sonore dal tettuccio che, per forza di cose e per scelte di leggerezza dei progettisti, di certo non può essere super imbottito. Ricordato tutto questo, non trascuriamo il fatto che si tratta di un modello John Cooper Works, ovvero frutto dell’officina sportiva del marchio Mini. Come si guida. Vi ho già spiegato dell’accelerazione importante, ma soprattutto della progressione inesauribile, che vi potrebbe tentare nei sorpassi. Poi, basta osservarla ponendo attenzione alla struttura della parte ciclistica,

vista dall’alto del nostro drone tascabile è di ‘pianta’ quasi quadrata.

Ossia, ricorda la forma di un go-kart. Ne avete mai guidato uno? È divertente perché è ‘quasi’ irribaltabile, e ideale per imparare a guidare, perché è capace di perdonarvi tutto, quindi è anche capace di permettervi di correggere i difetti di impostazione e di imparare. Si! Vabbè, ma la nostra Mini? Ci siamo quasi. Pensate a un go-kart con le ruote grandi e ribassate, l’assetto che si regola elettronicamente, il sistema di trazione che si adatta al fondo stradale e assegna a ogni ruota il suo compito, idoneo a dove è posizionata in quel momento. Dotatelo ora di un motore a benzina di, dicevamo, 231 CV turbocompresso. Secondo voi, sulla salita verso il Cansiglio sarà guidabile? Certo, aiutati da semi-lockdown quandomento nelle parti a vista abbiamo potuto provarla nella guida normale. Il cambio di origini BMW non ha smentito le attese, e il nostro iper-go-kart

ha dato il massimo, con doti di frenata sempre adeguate.

Ma non paghi di questa esauriente esperienza, arrivati in cima abbiamo sottoposto la nostra Mini Cabrio JCW a un’ulteriore prova, ben altra cosa di una pur tecnica strada asfaltata in salita, sulla quale, ovviamente, è più facile da ‘governare’. Arrivare sull’Altopiano del Cansiglio, tra le Provincie di Pordenone, Treviso e Belluno, sotto le feste di Natale cosa significa? Significa neve e ghiaccio. L’occasione è splendida: una giornata fantastica di sole e luce, il freddo è davvero pungente ma in auto non si sentirà perché l’impianto di riscaldamento e climatizzazione della Mini Cabrio è anch’esso di alta qualità. Forse potremmo avere qualche problema di condensa sulla camera car o sulla cam piazzata su un parafango a godersi da vicino i cristalli di neve. Ma l’intera apparecchiatura supererà anche questo test. Ecco la strada statale, bianca candida, un mix di neve e tratti gelati frutto del disgelo diurno e della rigelata notturna. Ma la Mini non si scompone. Proviamo a sollecitarla di più imboccando le stradine che portano alle malghe, pulite, nel senso che probabilmente sono state aperte dallo spazzaneve a fresa. Ma il fondo in alcuni punti è a ‘lastra’ di ghiaccio.

Insistiamo sulle partenze e le prove di arresto,

e il tutto conferma la grande affidabilità dei sistemi di sicurezza attiva. La maneggevolezza della Mini Cabrio è stata di conforto e ci ha consentito di spingerci al limite, comunque in sicurezza nostra, del ‘naviga’, e del mezzo. Per il resto, c’eravamo soltanto noi… In tutto questo eravamo confortati da un particolare non banale: il freno a mano a bacchetta. In caso di necessità, anche il ‘naviga’ era addestrato a intervenire. ‘Ascolta’, si fa sera, è il titolo di una popolare rubrica radiofonica, ma anche un dato di fatto. Agli inizi dell’inverno le giornate si accorciano e il tempo utile per le riprese si contrae. Perché volevamo scendere verso la Riviera friulana, ad Aquileia, fare quaslche tratto, anche breve, sullo sterrato. Poi raggiungere un amico viticoltore, Franco Clementin, della Cantina Brojli, che segue assieme al figlio Antonio e alla moglie, lungo la strada per Fiumicello. Con una skyline con sullo sfondo la basilica di quella che fu la terza città dell’antica Roma, proviamo ad affondare il pedale sulla strada bianca. Sarà stato il sistema elettronico di controllo, la trazione 4WD controllata elettronicamente, ma anche lasciandole scaricare tutti i 231 CV la Mini Cabrio ha confermato le doti di grande affidabilità. Quindi? Promossa a pieno voti.

#charlieinauto3/264IMG_4948 IMG_4950 IMG_4954 IMG_4955 IMG_4957 IMG_4969 IMG_4974 IMG_4978 IMG_4980 IMG_4990 IMG_4948 IMG_5020 IMG_5035 IMG_5048 IMG_5082 IMG_5076 IMG_5084 IMG_5109 IMG_5140 Mini Cabrio Cansiglio neve IMG_5372 IMG_5385 IMG_5396 IMG_5428 IMG_5431   

#testdrive Dacia Duster Steepway alla prova della montagna

La salita e il percorso forestale ed è sempre a suo agio

Il confort a bordo non cambia nemmeno nelle strade della foresta del Cansiglio

Quindi, un mini SUV con vocazione crossover. Ora vediamo se è vero. La gita ci porta dalle pendici del gruppo del Monte Cavallo, tra la parte friulana e quella veneta dell’altopiano del Cansiglio. Non è una novità, questa meta. Ma stavolta andremo un po’ oltre quello che ci era stato concesso di fare lo scorso inverno. Raggiungiamo Caneva, poi la strada di Sarone, dove venivo ‘qualche’ anno fa nella Pizzeria Rover per le premiazioni delle gare del campionato regionale di Biliardo, perché ho fatto anche il presidente del Comitato regionale di quella Federazione sportiva, la Fibis. Da lì è già un bel vedere verso la pianura del FVG, quella Veneta, se è limpido fin verso la Riviera friulana. Ma teniamo rilassato lo sguardo in attesa di salire ancora più in alto. Beh, andiamo anche a cercare un po’ di frescura, ma visto il percorso che abbiamo individuato, se ci dovessimo perdere nelle stradine dei boschi la temperatura comunque estiva ci sarebbe d’aiuto anche nel caso volessimo fare un’escursione a piedi. Saliamo sulle rampe verso il Cansiglio e la Dacia Duster Steepway si comporta molto bene. Sale aggredendo la pendenza senza incertezze. Come senza incertezze è lo stile di guida che ci induce a tenere. Tra l’altro, la comodità dei sedili e l’equilibrato rapporto tra l’assetto, il confort degli stessi, la tenuta di strada, lo sterzo, gli pneumatici, ci permette di viaggiare su questa strada di montagna con il beneficio di una corretta e sostenibile ginnastica lombare, determinata dal ritmico susseguirsi delle curve. La mancanza del cambio automatico non si fa sentire, anzi, il cambio a 6 marce ci permette di apprezzare ancor di più la guida dell’auto in salita. In seguito vedremo la discesa, ma in questo caso, una decina di km di strada che ha fatto innamorare anche i ciclisti del Giro d’Italia e le cicliste del Giro Rosa, sono già un test sufficiente per capire che si tratta di un’auto maneggevole, duttile.

Della sua sostenibilità, visto che si tratta di un bi-fuel, diremo alla fine di questa puntata.

Arrivati alla prima forcella, basta guardare indietro per avere un primo anticipo degli scorsi che si vedono da quassù, e d’altro canto c’è da aspettarselo visto che queste montagne si ergono all’improvviso dalla pianura, sono impagabili. Ora ci sorge un dubbio: la strada che vogliamo intraprendere parte da qui o dobbiamo cercarla sul pianoro? Sul pianoro ci arriveremo dopo visto che si tratta di una sorta di anello in mezzo al bosco. Quindi? Scegliamo la strada a mezza costa, fin qui lineare e percorribile, asfaltata, ben tenuta, poi si vedrà. L’unico accorgimento, chiedere a chi soffre di vertigini di non affacciarsi al finestrino verso valle, perché si potrebbe trovare a guardare verso il vuoto. Perché la strada, si chiama delle malghe perché ne collega diverse, nasce dalle esigenze dell’alpeggio, forse ancora in epoca romana. Ci infiliamo in un vallone chiuso, e scopriamo la splendida location della malga che, pandemia permettendo, ospita da anni incentive di ragazzi delle scuole medie curiosi della vita di montagna. Qui, a mezz’ora di automobile. Il pascolo è sul pianoro soprastante, ma il paesaggio già qui è fantastico. Dopo una sobria degustazione di prodotti alpini, riprendiamo il viaggio lungo la dorsale fino al punto di non ritorno. O meglio, al quadrivio che ci indica il percorso verso Piancavallo, l’altro,

l’anello delle malghe, che è la nostra meta.

Man mano che ci si addentra nel bosco la situazione si fa più complicata. La strada diviene quasi una pista forestale, perché il fondo ha risentito degli acquazzoni dell’estate, e dove non c’è fango, spuntano sassi, un tratto in pavé, ciottoli, canalette. Insomma, non manca niente di ciò che può appagare un fuoristradista. E la Dacia Duster Steepway risponde con fedeltà sia ai comandi, rimanendo docile anche sui tratti più complicati, che alle aspettative di confort. Che non svaniscono con le irregolarità del percorso. Lungo il quale raggiungeremo altre tre malghe, fino a ritornare al punto da dove eravamo partiti, la Malga del Titti, all’inizio della, ora discesa, verso Sarone di Caneva. Dacia promossa, tanto che decidiamo di regalarle una escursione verso Brugnera, e la splendida Villa Varda, sede di interessanti esposizioni ed eventi artistico. A Brugnera non poteva mancare una tappa alla particceria Citron, a trovare Bepi, maestro cioccolatiere e capo degli artigiani dell’arte dolciaria. Ah sì, del bilancio della gita estiva dimenticavo un piccolo particolare: il costo del carburante. La Steepway è bi-fuel, ovvero benzina-GPL. Il cambio di serbatoio in caso di esaurimento è automatico e non ci si accorge quando finisce la benzina e comincia ad andare a gas. Oppure si può scegliere di viaggiare direttamente a gas. Come abbiamo fatto noi. Così, a fine serata, abbiamo fatto il conto della spesa: circa 300 km dalla Riviera friulana e ritorno, giro in montagna compreso, spendendo circa 8 euro di GPL…

#charlieinauto3/242IMG_1371 IMG_1384 IMG_1391 IMG_1406 IMG_14101 IMG_1417 IMG_1418 IMG_1431 IMG_1437 IMG_1442 IMG_1464 IMG_1472 IMG_3154 IMG_3165 IMG_3167 IMG_3180 IMG_4343 IMG_4348 IMG_4364 IMG_4377 IMG_4380 IMG_4384