#testdrive : Non è solo Mini ma un’auto familiare comoda e accogliente

La Clubman Cooper SD riprende il primo modello con le fiancate in legno

Tecnologia confort e prestazioni con allestimento sportivo JCW

Mini dopo Mini, siamo arrivati alla Clubman. L’avevamo provata sulle nevi delle Dolomiti friulane, e nonostante la lunghezza maggiore rispetto alle ‘sorelle’, ne avevamo apprezzato la duttilità e l’affidabilità anche spingendo sull’acceleratore in condizioni di aderenza estreme. Questa volta si tratta della Mini Clubman Cooper SD 4All allestimento JCW, cioè quello sportivo. L’Aspetto è decisamente elegante, in stile inglese, ma ciò non dissimula la grinta che traspare anche dalla livrea, con la colorazione in verde bottiglia, è la tinta simbolo delle corse per la Gran Bretagna, come lo è il Rosso per l’Italia, il blu per la Francia, con elementi di colore bianco laccato. Saliamo a bordo, sempre partendo dalla luccicante sede di BMW Italia, alle porte di Milano, e ci lasciamo convincere dall’allestimento sportivo dei sedili, completamente regolabili quelli anteriori, elettronicamente fuorché nella seduta, che si può adattare con regolazione manuale di precisione al nostro stile di approccio al volante. Da che tipo di motore è spinta?

Da un diesel di 2000 cc da 190 CV, probabilmente lo stesso della

Countryman, gestito da un cambio automatico a 8 marce, anche con comando manuale, a palette al volante o con la cloche delle funzioni di guida posta sul tunnel centrale. Come nei modelli precedenti, è studiato con cura nei dettagli il confort assieme al benessere del conducente e dei passeggeri. Per esempio, l’illuminazione dell’abitacolo è assicurata da fasci di fibre ottiche protetti da finiture cromate che portano la luce multicolore, la tonalità è a scelta o varia a seconda delle funzioni impostate, nella zona delle maniglie delle portiere. Tonalità che è coordinata con le luci di cortesia e con quelle che circondano il grande display elettronico rotondo piazzato sul cruscotto al centro dell’abitacolo. I comandi sono a leva, stile vintage, replica di quelli classici in alluminio delle Mini Minor. Una sorpresa speciale è riservata ai passeggeri dei sedili posteriori, che possono essere fino a tre e ciononostante sono sistemati tutti comodamente sull’accogliente divano posteriore:

il tetto della Mini Clubman è interamente finestrato, ed è apribile

nella parte anteriore. La comodità degli interni è ‘aumentata’ dal fatto che oltre che più lunga è anche più larga degli altri modelli di Mini. Ciò le conferisce un spetto muscoloso e sportivo, al quale contribuiscono anche i due tubi di scarico laterali, posizionati appena sotto al portellone del bagagliaio che apre l’intera coda della Mini a compasso. L’apertura, elettrica, che avviene con un lento preavviso iniziale e poi più rapidamente, può essere comandata anche passando un piede sotto alla coda dell’auto, in modo da avere le mani libere per caricare valige, bagagli, la spesa ecc. Un’auto dallo stile elegante, ma molto confortevole, dalla quale ci attendiamo conferme anche rispetto alla sostenibilità. Il motore diesel ritorna infatti d’attualità, purché le emissioni rientrino nei parametri indicati dalle Direttive, perché nelle scorse settimane la Ue rimodulato i termini per la produzione delle vetture con motore endotermico. Il 2035 non sarà infatti il termine ultimo per la loro immissione sul mercato. Oltre potranno essere prodotte ancora le auto con motori endotermici ‘sostenibili’, ovvero quelli nei quali le tecnologie elettroniche ed elettriche riescono a ridurre la produzione di emissioni potenzialmente dannose per la salute e per l’ambiente. E comunque stiano le cose, al momento, le

emissioni dei motori a olio combustibile, o diesel, non contengono metalli

pesanti, come il mercurio, il piombo e l’alluminio, spesso invece presenti nelle benzine, che a lungo andare possono provocare nell’uomo gravi patologie. Ma questo è uno degli aspetti che, speriamo, siano o siano stati considerati dalla Ue. Al fatto che difficilmente entro il 2035, anche stante l’attuale situazione economica generale, molto difficilmente sarebbe stato possibile rimpiazzare i motori diesel, pensiamo a esempio ai settori del trasporto merci e delle persone, si è aggiunto l’aumento esponenziale del costo dei carburanti e altri fattori che qualche anno fa sarebbe stato difficile prevedere. Per il momento ci basta considerare che per quanto riguarda i consumi, la Mini Clubman diesel è sostenibile. Quanto, lo vedremo nelle prossime puntate. Per ora un giretto per i locali della città di Lignano Sabbiadoro in versione invernale prima di passare alla Riviera friulana. Una tappa al Marina Sant’Andrea di San Giorgio di Nogaro, della famiglia lignanese Andretta, dove organizzerò a breve la nuova edizione del premio Voce dell’Adriatico, ideato assieme a Fortunato Moratto, il responsabile della struttura. Nelle edizioni precedenti, realizzate con il supporto dell’ARGA FVG, l’Associazione regionale della stampa agricola, agroalimentare, dell’ambiente e territorio del FVG, e dell’Associazione culturale La Riviera friulana, l’atteso riconoscimento è andato tra gli altri agli skipper Mauro Pelaschier e Cino Ricci, al conduttore televisivo, Patrizio Roversi, al metereologo Bergamasco, al biologo televisivo, Corrado Piccinetti.

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#testdrive : tecnologia #Skyactive-X per un motore a benzina elastico anche in città

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Interni confortevoli con i sedili in pelle riscaldati e stereo di alto livello

Agile per districarsi nel cuore di Milano con l’occhio sull’head-up display

Questa volta siamo andati ‘quasi’ subito al sodo, anzi, alla polvere, trascurando la consueta tappa iniziale nella metropoli per testare il comportamento dell’auto in mezzo al traffico. Presi dal desiderio di sentire che cosa cambia guidando un’auto a benzina che spinta da un motore endotermico assistito dal sistema elettronico Skyactive si comporta come un motore diesel, abbiamo riscontrato effettivamente la sensazione di coppia ai regimi di giri più bassi sensibilmente più decisa rispetto a quanto ci avevano abituato i motori tradizionali a benzina. Parliamo sempre della nuova Mazda CX 30 Skyactive-X, che essendo considerata mild-hybrid ci permette di entrare in città senza incorrere nella salate sanzioni da Area C che vi becchereste con motori semplicemente endotermici. È il modello dell’anno 2021 della Casa giapponese ed è spinta da un motore da 186 CV. L’aspetto dell’auto vi fa notare dai passanti per il muso pronunciato quasi a catturare più aria per aiutare l’alimentazione di un motore che ‘va da solo’. La coda è da due volumi con il lunotto quasi orizzontale e lo spoiler in alto. I cerchi in lega metallizzati da 18’ mettono in risalto il colore rosso amaranto metallizzato e il fascione nero che corre sotto alla fiancata e ricopre i parafanghi. Lunga meno di 4,50 m, alta soltanto 144 cm, passo da 273 cm, nel misto si guida come quasi come un go kart, visto che la risposta del motore è pronta trattandosi di un 2.000 cc.

Il cambio automatico, o manuale a sei marce a palette, è ben rapportato

e ci permette di destreggiarci bene nel traffico serale, mentre il consumo è effettivamente più basso delle aspettative. Una guida precisa, nel contempo facile, amplifica il confort al quale concorrono anche gli interni, con i sedili anteriori di forma ergonomica ma sportiva che ci ancorano bene al nostro posto e sono decisamente comodi. Sono realizzati in pelle traforata del colore Burgundy Red. Visto che l’inverno si avvicina apprezzeremo anche il riscaldamento dei sedili che si attiva sia sulla seduta che sullo schienale. Stiamo arrivando vicino al centro, a Via Brera, siamo a Milano, dove cercheremo, e troveremo, un parcheggio. Al semaforo possiamo giocare con il comando del sistema di intraitement, perché l’impianto è Bose, che è costituito da una grande manopola posta davanti al bracciolo centrale mentre anche altri comandi, per esempio quelli del clima, sono touchscreen. Gli interni sono eleganti e comodi arricchiti dal tettuccio apribile che ci consente di ammirare gli splendidi palazzi in stile del centro della capitale economica del Paese. A già… mentre il ‘naviga’ si impratichisce con il Bose e, mio malgrado, testa il subwoofer che per mia fortuna è alle nostre spalle, integrato sotto al piano del bagagliaio, sincronizzo l’Iphone con il sistema Apple Car Play, agevolato dal fatto che la situazione di guida è sempre sotto controllo perché un sistema head-up display proiettato sul parabrezza le indicazioni essenziali. Ecco il parcheggio. Finalmente facciamo due passi dopo avere passato quasi l’intero primo pomeriggio alla guida. Il relax in piazza Duomo dopo avere passeggiato attraverso la Galleria è imprescindibile. Se poi lo arricchiamo con le ottime caldarroste acquistate sotto le guglie della cattedrale… Il ‘naviga’ si è accorto che lì vicino c’è un negozio che gli interessa, dove ‘fortunatamente’ non troverà ciò che cercava ma fa tendenza. E la cena? Visto che il clima è ancora accettabile, il terrazzo del ristorante panoramico della Rinascente è un’attrattiva davvero stuzzicante per cenare con la vista sulle guglie e la ‘Madunina’.

#charlieinauto3/256

#testdrive : proposta innovativa con motore a benzina alimentato come un diesel

Mazda CX30 186 CV SUV confortevole e spazioso con vocazione crossover

Raggiungiamo una suggestiva chiesetta nelle campagne del Medio Friuli  

Mentre la Casa giapponese sta progettando di rendere sostenibile l’auto elettrica, abbinando il motore rotante endotermico Vankel che adotta da sempre con successo, a quello a corrente elettrica per assicurare una ricarica rapida e anche in movimento, pure sul versante di transizione, quello delle vetture ibride, Mazda propone soluzioni efficaci, in grado di accontentare gli appassionati della guida sportiva e nel contempo gli automobilisti alla ricerca dell’efficienza ottimale e della sostenibilità dei loro spostamenti. Dopo la MX30, completamente elettrica, abbiamo testato il SUV ibrido CX30 con la tecnologia Skyactive. Si tratta di un sistema mild-hybrid che ottimizza il rendimento del motore, e secondo i tecnici giapponesi trasforma la modalità di guida proponendo emozioni nuove. Davvero? Beh, li ringraziamo per la ghiotta opportunità di poterci tuffare in una nuova frontiera della mobilità. Si tratta di un crossover, ovvero, se volessimo andare oltre ci potremmo spingere anche lungo le stradine inesplorate che solitamente portano verso i siti più suggestivi del territorio. Proviamo? Innanzitutto si tratta di un’auto che deriva dalla Mazda 3, e si distingue subito dalle cugine della Mazda per i grandi fascioni neri di materiale antigraffio che si allungano nella parta bassa delle portiere, sulla coda e accompagnano il design dell’auto fino al muso. Il motore dell’esemplare che ci è stato affidato è 2.0-X, un tipo di propulsore a benzina innovativo,

nel quale la combustione avviene per compressione, come nei diesel.

Si tratta di un 4 cilindri aspirato che si giova di un sistema di compressione che nell’immissione della benzina nella camera di scoppio imita quello che succede nei motori a gasolio. Questo, per ridurre le emissioni e i consumi, che, lo verifichiamo nel trasferimento di questo nostro primo giorno di prova, sono leggermente più bassi, mentre le prestazioni sono buone assistite dal cambio automatico a sei marce, o con il manuale a palette al volante, sfruttando i rapporti bassi per ottenere il ritorno atteso da questo motore innovativo da 186 CV. Gli interni sono spaziosi, le finiture in pelle nera traforata, i sedili sono avvolgenti, confortevoli e riscaldati, l’assistenza alla guida è di livello elevato, l’impianto di intrattenimento rende gradevole il viaggio comunque avvolto nel confort. Dicevamo della vocazione crossover. Ci troviamo nella campagna del medio Friuli, nella zona di Sedegliano, e in lontananza scorgiamo una chiesetta sperduta in mezzo alla campagna. Per raggiungerla imbocchiamo una stradina di campagna sterrata, ricoperta da quello che alcuni chiamano ‘brecciolino’, noi ghiaino o sabbia fine, e sono naturalmente sdrucciolevoli.

La Mazda CX30 è a trazione anteriore.

La guida in queste condizioni è facilitata, così proviamo a forzare un po’ l’andatura e lei risponde con sincerità, mantenendo la traiettoria impostata e rientrando subito quando cerchiamo di esagerare per testarne le reazioni. Così, quest’auto si è aggiudicata la possibilità di godere assieme a noi il paesaggio che abbiamo potuto raggiungere, arricchito dai colori autunnali, con una sosta appagante in mezzo alla natura.

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#testdrive: con Hyundai i30 N Line ancora tra le icone del volo

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A Rivolto per i sessant’anni delle ‘Frecce Tricolori’

Questo test drive è capitato in un periodo particolarmente ghiotto per gli appassionati del volo, come lo sono i frequentatori del piccolo aeroporto della Fondazione ‘Lualdi’ di Osoppo (Ud): i sessant’anni della Pattuglia acrobatica nazionale (Pan), le ‘Frecce tricolori’. Mentre il volo acrobatico ebbe i natali all’aeroporto militare di Campoformido, alle porte di Udine, allora come oggi una lunga superficie erbosa dalla quale decollavano i primi aerei in grado di compiere evoluzioni in formazione e acrobatiche, traendo spunto da questa esperienza, a pochi chilometri di distanza, all’aeroporto militare di Rivolto fu costituita la Pan, che vi ha sede tutt’oggi. Quarantadue anni fa, nella primavera del 1980, fui l’addetto stampa, civile, quello militare all’interno della base era l’allora Maggiore Giorgio Da Forno, oggi autore di libri iconici sulla Pattuglia, del 1. Raduno piloti pattuglie acrobatiche. Un ruolo che ho mantenuto tutt’oggi, sia pure indirettamente, scrivendo per conto della Regione degli eventi connessi alla manifestazione. Ma, stavolta, ho avuto modo di godermi con calma lo spettacolo del volo acrobatico, standomene comodamente seduto nel parterre allestito per autorità e giornalisti nel prato accanto alla pista di volo. Ma di questo vi parlerò più avanti, o meglio, vi descriverò l’evento con le immagini che ho scattato assieme al mio ‘naviga’, mio figlio Marco, e a mio fratello Luca, che ho così avuto modo di riportare all’interno di quella Base nella quale, negli anni ’80, lui aveva prestato il servizio militare quale Vam, Vigilanza Aeronautica Militare. Ovvero, trascorreva parte delle nottate, armato di tutto punto, di guardia al perimetro dell’aeroporto e ai G91, allora i velivoli della Pattuglia. Oggi, per arrivare fin qui, ho avuto modo di affondare con maggior decisione

il piede sul pedale dell’acceleratore della Hyundai i30 N Line.

Finalmente, ho potuto apprezzare i vantaggi della tecnologia Hybrid della Casa coreana. Perché un motore a benzina di 1600 cc, con 120 CV, se si giovasse soltanto della propulsione endotermica, potrebbe dare soddisfazioni. Ma, in automobilisti datati come noi, che hanno fatto scorrere sotto al sedile di guida diverse milionate di km di strade asfaltate, sterrate, bagnate, ghiacciate, ecc., e circa altrettantiHP, oggi chiamati CV, non avrebbe potuto generare facili entusiasmi. Invece, se vi serve lo spunto per avviare e completare rapidamente un sorpasso, la i30 N Line è pronta al vostro servizio: basta aprire il gas e lei

attiva il motore elettrico ausiliario e vi proietta in avanti,

oltre le auto che vi precedono. Il tutto con decisione, in sicurezza, con la prerogativa di sapersi arrestare nel giusto spazio, se ciò si rendesse necessario. Il lato positivo della tecnologia ibrida, se ben calibrata, sta nel fatto che, a differenza del semplice motore a benzina, che sale di giri fino all’infinito restituendovi pressoché sempre la stessa spinta garantendovi quindi una manovra lineare, ma costante, senza la possibilità di ulteriori performance velocistiche o uno spunto ulteriore, se si rendesse necessario, e del motore diesel, che pur dandovi una grande spinta iniziale salendo di giri alla fine muore lì, una volta lanciati in accelerazione vi regala sempre quello strappo in più. Consentendovi di completare la manovra prima del previsto, o addirittura di sorpassare un altro mezzo contemporaneamente. Così è per la i30 N Line, generosa di prestazioni e saldamente ancorata alla strada. Ma su questa valutazione ci soffermeremo la prossima settimana. Adesso pensiamo al decollo. O meglio ai decolli. Infatti, oggi è il giorno della prova generale, nel corso della quale è prevista la visita del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Cominciano i voli, delle

Pattuglie acrobatiche svizzera, polacca, francese, di una formazione

eterogenea, mista tra velivoli a elica e a reazione composta dagli aerei dei quali si è servita la Pan in sessant’anni di acrobazie. Ecco, ora è atterrato l’aereo dell’Aeronautica militare con il Presidente Mattarella, che sfila, in auto, davanti a noi. Ma è arrivato il momento clou della manifestazione: arrivano loro, capaci di sorprendere e strappare emozioni esibizione dopo esibizione. No, non si tratta di becero campanilismo, né di una valutazione tacciabile di partigianeria, ma la perfezione del volo in formazione, quasi fosse un coro, e di mantenere senza una sbavatura le figure previste dal

Programma Alto, oggi eseguibile interamente perché c’è bel tempo,

#charlieinauto3/253

#testdrive nuova Hyundai i30 N Line un concentrato di tecnologia e di sostenibilità

Mild – hybrid per poter entrare nel cuore della metropoli e poi viaggiare risparmiando

Un allestimento confortevole e gradevole per la compatta berlina 5 porte di segmento C

Al primo sguardo disattento potrebbe passare inosservata. È una berlina cinque porte, due volumi, del segmento C. Ricorda altre cugine della categoria, ma osservandola nei dettagli si nota che il progettista ha voluto imprimervi una personalità diversa e una sensazione di maggiore dinamicità. Ed effettivamente, ancora dopo qualche giorno stentavo a distinguerla, dopo il tramonto, nel grande parcheggio. Finché ho notato i cerchi di taglio sportivo, mi sono abituato a vedere la coda con inserimenti stilistici nuovi, il frontale con la griglia aggressiva. Frutto delle scelte per il modello N Line, che contrassegna le vetture più dinamiche o sportive della Hyundai. La nuova I30 è proposta nella versione Mild Hybrid, ovvero, ricarica da sola una batteria ausiliaria da 48 V. il motore è da 1.0 cc T-Gdi da 120 CV, con il cambio manuale intelligente che riduce consumi ed emissioni fino al 15 per cento. Ma sui consumi e il rendimento ci soffermeremo più avanti.

Per ora godiamoci il beneficio dell’auto ibrida,

che ci consente di entrare nel cuore della metropoli, e fare due passi, finalmente più liberi dalle restrizioni, in piazza Duomo. Facendo tappa all’imperdibile Rinascente, dove, nei periodi convenuti, si possono trovare anche buone occasioni. Un caffè all’ultimo piano, sfumata la tappa al ristorante sul terrazzo con vista sulle guglie del Duomo perché bisogna prenotare, ripieghiamo verso un’hamburgheria a City Live, con ampi spazi all’aperto e nel verde, la Roadhouse. Ma ritorniamo alla i30 N Line per soffermarci sugli interni, in finta pelle nera, curati, che ammorbidiscono la tradizionale elettronica Hyundai che, come vedremo, è in grado di prendere la scena e gestire gli spostamenti dell’auto in piena sicurezza. Il volante è a due razze, con i comandi di gestione dell’auto in movimento e dell’impianto di intrattenimento, come del telefono. I display sono due, di grandi dimensioni. Quello più importante, il cruscotto, la parte centrale mista elettronica e analogica, contiene gli indicatori dei parametri di guida e per il controllo del motore. In quello più grande, in mezzo alla plancia, tutti i comandi elettronici di servizi e assistenza,

compreso il Blue Link, il servizio di assistenza online

che anche la Casa coreana ha attivato, la radio e l’impianto di intrattenimento di buona qualità. I comandi dell’impianto di climatizzazione sono sopra al tunnel. Si è fatta sera e pensiamo a rientrare. Così, su qualche centinaio di km verifichiamo i consumi. Il cambio è manuale a 6 marce, lo apprezzeremo nella guida veloce. Per ora valutiamo a velocità costante, o quasi, che cosa succede. Gli interni sono comodi e favoriscono l’insonorizzazione che è efficace. Buona la dotazione di accessori, e la sua guida è facile e intuitiva. Ah sì! I consumi? Non lasciatevi trarre in inganno dai doppi scarichi dell’allestimento sportivo, perché anche la serie N Line mantiene il suo ‘core business’: la sostenibilità. Aiutata anche dai cerchi da 17’, che accrescono nel contempo la sicurezza nella guida, non siamo soliti fare comparazioni ma credo che si collochi ai vertici della categoria: quasi da subito abbiamo intuito che saremmo andati oltre i 20 Km/l. ma alla fine del viaggio abbiamo considerato di avere consumato meno di 4.0 litri per 100 km. Ovvero, di avere percorso 25 o più km con un litro di benzina. Quindi, grintosa sì, ma anche sostenibile.

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#testdrive tutta digitale la nuovissima Hyundai Bayon

Confort a lunga percorrenza grazie all’elevata automazione digitale

Sui tratti autostradali conferma la sostenibilità di questo sistema ibrido

Viaggiare in autostrada con un’auto ibrida di ultima generazione significa potersi affidare a una guida autonoma di livello 2. Ovvero, lo stress e la tensione alla guida sono cancellate dall’elettronica dell’auto che ormai sa fare quasi tutto da sé. Per esempio, una volta impostato il cruise control, l’acceleratore non serve più, perché fa tutto lei: una volta impostata la velocità desiderata la raggiunge da sola, la mantiene se possibile, altrimenti si adegua alla condizione del traffico, cioè rallenta se il mezzo che ci precede lo fa, riaccelera quando riprende velocità, si ferma se si arresta e attende che sia lui a ripartire per riprendere la marcia. Il sistema di comando del cruise control è al volante, come i comandi audio. Così vi potete esercitare a guidare con il pulsantino per modificare la velocità, per esempio nei sorpassi autostradali, e poi lasciare che l’auto ritorni da sola alla velocità impostata. Lungo il tragitto Bayon segue perfettamente le carreggiate, che

asseconda pennellando alla perfezione le curve seguendo il loro 

andamento, il raggio e le eventuali irregolarità. Questo, mantenendo il centro della carreggiata. I fari sono full led separati dalle luci diurne, che le conferiscono un look particolare. Ma ritorniamo al viaggio: i sedili sono comodi e avvolgenti e ci premettono di apprezzare ancor di più gli automatismi della guida, sono rivestiti in tessuto mentre volante e pomello del cambio sono rivestiti in pelle. Il motore della Bayon, che è il nome di una nota località della costa basca, è piccolo e sostenibile, quanto basta per assicurarle prestazioni adeguate.

Si tratta di un 1.0 cc tre cilindri in linea T-GDI Hybrid,

perché alla parte endotermica abbina un motore elettrico da 48 V. Il cambio è meccanico a sei marce con trazione anteriore. Un motore che assicura fluidità e scorrevolezza di marcia, che apprezziamo soprattutto nel percorso autostradale, sul quale si confermano i consumi, intorno ai 20 km/l, il sistema di mantenimento attivo della corsia, quello di riconoscimento attivo dei limiti di velocità, quello, eventualmente, di assistenza alla frenata di emergenza, e sulla lunga distanza quello di rilevamento della stanchezza del conducente. In caso di coda è di aiuto anche l’avviso di ripartenza. Sappiate, che in città è attivo il sistema di riconoscimento dei pedoni e dei ciclisti e l’auto, se teme una collisione, si arresta improvvisamente, ma non senza avervi preventivamente avvisato. Ora si va verso l’imbrunire, e così divengono gradevoli le luci d’ambiente, mentre, nel frattempo, il nostro cellulare si sta ricaricando nell’alloggiamento dotato di wireless, il tutto mentre in WI-FI si è connesso sia che si tratti di un Iphone che di un telefono android. Il viaggio sta terminando, così, anche per oggi, la nostra missione di test drivers è compiuta. Dove siamo arrivati? Lo scopriremo la prossima settimana.IMG_6591 IMG_6595 IMG_6605 IMG_6599 IMG_6608 IMG_6635 IMG_6930 IMG_6938 IMG_6945 IMG_6962 IMG_69641

#charlieinauto3/244 

#testdrive #Hyundai Bayon qualche anno fasarebbe stata solo una concept car

L’aspetto innovativo si presenta con una interessante qualità:

è tra i consumi più bassi

Frattanto proviamo lo stereo hi teck

Cambiare auto come passare da un soprabito al cappotto pensate sia facile? Un esempio che può sembrare un paradosso, ma non lo è. A volte calza a pennello. Come avete visto in questi mesi abbiamo percorso diverse fasce di prodotti dell’automotive di diversi continenti. Con propulsori endotermici, aspirati, turbocompressi, elettrici, a gas, siamo passati dall’evoluzione di icone del passato a vetture con le portiere che se non fosse per le sicure, oramai arrivate allo stadio evoluto di ‘certe’ (è un gioco di parole) non capiresti da che parte aprirle. Per poi scoprire che il risultato era intuitivo e aiuta ad amplificare confort e comodità. Così accettiamo questa nuova proposta di test drive, anche perché la curiosità passa al di sopra di ogni dubbio e perplessità. L’approccio è facile, anche in questo caso. Anche se il lock a prima vista ci farebbe pensare a un mezzo tecnico. In realtà la nuovissima Hyundai Bayon lo è, anche se pian piano ci permetterà di scoprire che tutti i suoi contenuti sono studiati accuratamente per farti sentire a tuo agio e ridurre l’eventuale disagio, anche di spostamenti lunghi. Come sempre, per facilità logistica iniziamo il test nella metropoli. Innanzitutto è un veicolo ibrido, anzi,

Mild Hybrid con motore da 1000 cc T-GDI e uno elettrico da 48v IMT X

Class. Quindi, non ha bisogno di essere allacciata alla rete elettrica ma la corrente se la fa da sé, e anche se l’elettricità per l’automotive non ha ancora raggiunto costi stellari, con i tempi che corrono è meglio così, per questioni di praticità. Perché è più semplice trovare un distributore di benzina che cercare una colonnina di ricarica, e trovarla libera. Viene proposta come un Urban SUV. Ma come vedremo può dare molto di più. La parcheggiamo in città e ovviamente è molto maneggevole. Facile da parcheggiare con uno schermo e telecamera ben definiti. La linea nuova viene messa in risalto dalla colorazione di questo esemplare che è azzurro mare con il tettuccio nero. Il bagagliaio si riduce un po’ per lasciare il posto alla batteria supplementare, ma volendo, si possono abbattere i sedili e la capacità di carico si amplifica esponenzialmente. Parliamo del clima: molto efficace, e salubre, non eccessivo. Il cruscotto digitale cambia aspetto e colorazione a seconda delle funzioni del motore che abbiamo impostato. I cerchi da 17’ in lega, oltree a darle un tono più aggressivo, la rendono più accessibile ma quello che ci intriga di più è la sua sostenibilità. Finora abbiamo provato auto ibride, ma non sempre era facile giustificarne il costo superiore. In questo caso, i consumi di benzina E5 dichiarati sono davvero bassi:

si parla di 4 litri per 100 km, ovvero di 25 km/l.

questo primo trasferimento con gli spostamenti è stato breve, ma sembra confermare questa tesi. Frattanto, mentre la grande città si lascia percorrere agevolmente, perché siamo in estate e molti milanesi sono in ferie, come faremo noi in queste settimane, ci godiamo l’impianto di info traitment. Ha subito fatto felice il mio ‘naviga’ perché oramai sanno come prenderlo per la gola: o con i CV o con un super stereo. E qui ci siamo perché la Bayon monta un Bose. In questo primo approccio, traffico urbano, d’accordo direte voi, sei abituato a chiedere il massimo del rendimento o del risparmio alle auto in prova, ma siamo andati al di sotto dei 20 km/l. in questo caso, l’autonomia della Bayon si aggirerebbe su oltre 660 km con i 40 lt di benzina presente nel serbatoio. Ok, si fa sera, e prima del trasferimento più lungo ci dobbiamo rifocillare.IMG_2120 IMG_2125 IMG_2126 IMG_2115 IMG_6992 IMG_6876 IMG_6608 IMG_7170

#charlieinauto3/243

#testdrive maneggevole con la coppia giusta per salire lungo la Valsaisera

Dacia Sandero Steepway il modello del rilancio della Casa boema

Confort affidabilità prestazioni adeguate : SUV adatto a gite in montagna

Andar per monti, in auto, significa potersi godere il paesaggio, l’ambiente, un ecosistema che se fosse lasciato a se stesso, sarebbe, almeno in parte, sostenibile. Ma anche potersi divertire al volante dell’auto lungo strade che presentano, per la morfologia del territorio, caratteristiche spesso complesse, ma proprio per questo più suggestive. Così, stavolta, per farvi conoscere un sito che è l’icona della montagna friulana, e per percorrere strade che rilasciano suggestione, curva dopo curva, andiamo nella Valcanale,

nel Tarvisiano, da Camporosso a Valbruna, fino dentro la Valsaisera.

C’andiamo d’estate, per gustare un’area che è imperdibile anche quando è completamente ammantata dal biancore della neve. È in quel periodo che si possono infilare gli sci da fondo, per risalire l’intera vallata da Camporosso fino alla malga del Tedesco, un ristoro esposto al sole dove riprendere fiato per risalire fino alla polveriera, e al cuore della valle, ai piedi del maestoso Jof Fuart. Un anno, qualche anno fa, partito dal fondovalle ero risalito fin nella parte alta della vallata, spingendo sugli sci, allora si correva a passo alternato, non era ancora stato introdotto il passo pattinato, in tratti tra il bosco e il torrente, quasi sempre irrorati dalla luce solare. Finché mi sono infilato nell’ultimo tratto, meno di un km, in ombra. Non è che fin lì il clima fosse stato temperato,

si andava dai – 8 a fondovalle, fino ai – 15 in malga.

Allora lo spirito agonistico era prevalente, e si era passati da poco dagli sci con il fondo liscio da sciolinare, con paste di cera di colore diverso a seconda del grip che potevano assicurare nei diversi tratti del percorso, che si stendevano con il fornello a gas e la fiamma puntata sulla soletta dello sci. Spalmandole nella sequenza che, con il consumo progressivo dovuto all’attrito sulla neve, poteva permetterci di arrivare con quella più appiccicosa dove il fondo era più ghiacciato e scivoloso, più scorrevole dove era necessario spingere sui cristalli di ghiaccio ma anche scivolare più velocemente. Così, dopo una pausa corroborato da un piatto di goulash suppe, ho insistito verso la base della montagna. Risultato che finito improvvisamente all’ombra mi sono sentito entrare il freddo fin dentro i polmoni, e subito formare il ghiaccio ai lati della bocca e all’estremità degli occhi. Niente paura, ho accelerato il passo e sono ripartito ritornando alla malga, per darmi una riscaldata prima di ridiscendere a valle. Lì dentro il gestore mi ha avvisato di non salire fino in cima (da dov’ero appena arrivato), perché due ore prima

i militari avevano registrato la temperatura di -27…

Troppo tardi, o comunque, niente paura, shock superato. Così sono ripartito per scendere verso Valbruna e intraprendere il secondo giro (allora percorrevo la Saisera per due volte, circa 40 Km), che però ho tagliato alla Malga per rientrare a valle. Lo stesso scenario, gli stesi paesaggi delle Alpi Giulie, dominati dal Santuario del Lussari, in versione verde, non perdono la loro suggestione. Ah già, dimenticavo, la strada? Con la Dacia Sandero Steepway ci siamo divertiti a risalirla. Ha confermato la maneggevolezza ma anche l’affidabilità.

Di supporto a prestazioni inaspettate per un 1000 tre cilindri da 101 CV,

ci sono la stabilità e la tenuta di strada assicurata dalle ruote da 18′. Assieme a un ottimo rapporto tra la curva di coppia del motore, il peso non eccessivo di un SUV comunque robusto e capace di affrontare un fuoristrada impegnativo, la potenza sufficiente e i 6 rapporti del cambio manuale ottimamente calibrati. Un impianto frenante rassicurante ci permette infine di affrontare velocemente anche la discesa della Saisera. ma non va dimenticata la sostenibilità garantita dalla doppia alimentazione bi-fuel. Due serbatoi, uno da 40 lt per la benzina, e uno 50 lt per il gas GPL portano l’autonomia della Sandero a 1300 km. Ma soprattutto, ci permettono, utilizzando il gas, di andare in gita anche su distanze impegnative come in questa occasione, quasi 240 km andata e ritorno, spendendo meno 10 euro di combustibile. Missione completata dunque, e test drive, assieme al test road, con esito positivo.

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#testdrive Dacia Duster Steepway alla prova della montagna

La salita e il percorso forestale ed è sempre a suo agio

Il confort a bordo non cambia nemmeno nelle strade della foresta del Cansiglio

Quindi, un mini SUV con vocazione crossover. Ora vediamo se è vero. La gita ci porta dalle pendici del gruppo del Monte Cavallo, tra la parte friulana e quella veneta dell’altopiano del Cansiglio. Non è una novità, questa meta. Ma stavolta andremo un po’ oltre quello che ci era stato concesso di fare lo scorso inverno. Raggiungiamo Caneva, poi la strada di Sarone, dove venivo ‘qualche’ anno fa nella Pizzeria Rover per le premiazioni delle gare del campionato regionale di Biliardo, perché ho fatto anche il presidente del Comitato regionale di quella Federazione sportiva, la Fibis. Da lì è già un bel vedere verso la pianura del FVG, quella Veneta, se è limpido fin verso la Riviera friulana. Ma teniamo rilassato lo sguardo in attesa di salire ancora più in alto. Beh, andiamo anche a cercare un po’ di frescura, ma visto il percorso che abbiamo individuato, se ci dovessimo perdere nelle stradine dei boschi la temperatura comunque estiva ci sarebbe d’aiuto anche nel caso volessimo fare un’escursione a piedi. Saliamo sulle rampe verso il Cansiglio e la Dacia Duster Steepway si comporta molto bene. Sale aggredendo la pendenza senza incertezze. Come senza incertezze è lo stile di guida che ci induce a tenere. Tra l’altro, la comodità dei sedili e l’equilibrato rapporto tra l’assetto, il confort degli stessi, la tenuta di strada, lo sterzo, gli pneumatici, ci permette di viaggiare su questa strada di montagna con il beneficio di una corretta e sostenibile ginnastica lombare, determinata dal ritmico susseguirsi delle curve. La mancanza del cambio automatico non si fa sentire, anzi, il cambio a 6 marce ci permette di apprezzare ancor di più la guida dell’auto in salita. In seguito vedremo la discesa, ma in questo caso, una decina di km di strada che ha fatto innamorare anche i ciclisti del Giro d’Italia e le cicliste del Giro Rosa, sono già un test sufficiente per capire che si tratta di un’auto maneggevole, duttile.

Della sua sostenibilità, visto che si tratta di un bi-fuel, diremo alla fine di questa puntata.

Arrivati alla prima forcella, basta guardare indietro per avere un primo anticipo degli scorsi che si vedono da quassù, e d’altro canto c’è da aspettarselo visto che queste montagne si ergono all’improvviso dalla pianura, sono impagabili. Ora ci sorge un dubbio: la strada che vogliamo intraprendere parte da qui o dobbiamo cercarla sul pianoro? Sul pianoro ci arriveremo dopo visto che si tratta di una sorta di anello in mezzo al bosco. Quindi? Scegliamo la strada a mezza costa, fin qui lineare e percorribile, asfaltata, ben tenuta, poi si vedrà. L’unico accorgimento, chiedere a chi soffre di vertigini di non affacciarsi al finestrino verso valle, perché si potrebbe trovare a guardare verso il vuoto. Perché la strada, si chiama delle malghe perché ne collega diverse, nasce dalle esigenze dell’alpeggio, forse ancora in epoca romana. Ci infiliamo in un vallone chiuso, e scopriamo la splendida location della malga che, pandemia permettendo, ospita da anni incentive di ragazzi delle scuole medie curiosi della vita di montagna. Qui, a mezz’ora di automobile. Il pascolo è sul pianoro soprastante, ma il paesaggio già qui è fantastico. Dopo una sobria degustazione di prodotti alpini, riprendiamo il viaggio lungo la dorsale fino al punto di non ritorno. O meglio, al quadrivio che ci indica il percorso verso Piancavallo, l’altro,

l’anello delle malghe, che è la nostra meta.

Man mano che ci si addentra nel bosco la situazione si fa più complicata. La strada diviene quasi una pista forestale, perché il fondo ha risentito degli acquazzoni dell’estate, e dove non c’è fango, spuntano sassi, un tratto in pavé, ciottoli, canalette. Insomma, non manca niente di ciò che può appagare un fuoristradista. E la Dacia Duster Steepway risponde con fedeltà sia ai comandi, rimanendo docile anche sui tratti più complicati, che alle aspettative di confort. Che non svaniscono con le irregolarità del percorso. Lungo il quale raggiungeremo altre tre malghe, fino a ritornare al punto da dove eravamo partiti, la Malga del Titti, all’inizio della, ora discesa, verso Sarone di Caneva. Dacia promossa, tanto che decidiamo di regalarle una escursione verso Brugnera, e la splendida Villa Varda, sede di interessanti esposizioni ed eventi artistico. A Brugnera non poteva mancare una tappa alla particceria Citron, a trovare Bepi, maestro cioccolatiere e capo degli artigiani dell’arte dolciaria. Ah sì, del bilancio della gita estiva dimenticavo un piccolo particolare: il costo del carburante. La Steepway è bi-fuel, ovvero benzina-GPL. Il cambio di serbatoio in caso di esaurimento è automatico e non ci si accorge quando finisce la benzina e comincia ad andare a gas. Oppure si può scegliere di viaggiare direttamente a gas. Come abbiamo fatto noi. Così, a fine serata, abbiamo fatto il conto della spesa: circa 300 km dalla Riviera friulana e ritorno, giro in montagna compreso, spendendo circa 8 euro di GPL…

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#testdrive si sgancia dall’icona del passato e sfida il mercato europeo

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Dacia Sandero Steepway modello di sostenibilità

Rifiniture e dotazioni di classi superiori per il Crossover romeno

Finalmente una Dacia. Sì, perché se ne vedono sulle nostre strade. Alcuni di noi l’abbinano però ancora all’idea dell’auto che arrivava da oltre Cortina, quella linea di demarcazione politica, divenuta geografica, che separava l’Europa tagliandola a metà. Era realizzata in Romania forse sulla scorta dell’esperienza dell’auto del popolo che avrebbe tracciato la storia motoristica del primo dopoguerra. Come sarà per Dacia, fondata nel 1966 a Pitesti, la città dei tulipani, in Romania. Nata su base Renault, è ancora legata alla Casa francese. Un sodalizio che ha origine dalla visita del generale Charles De Gaulle in Romania. La prima Dacia, la 11500, era simile alla Renault 8. Infatti derivava da quel modello della Casa francese. E così gareggio nei rallies, pilota Nicu Grigoras, per mettere in luce le prerogative che la Renault riteneva di poter affidare a quell’auto con vocazione sportiva. Con quelle aspettative fu affidata anche alla polizia romena. Questa prima esperienza romena era dunque sviluppata su un’auto a trazione posteriore. Per passare alla trazione anteriore con la Dacia 1300, che derivava dalla Renault R12 della quale fu realizzata anche la versione Gordini.

Da allora a oggi sono stati immessi sul mercato ben 25 modelli di Dacia,

sempre proposti a un prezzo sostenibile. Una caratteristica che mantiene ancor oggi. Però… Quando mi hanno proposto il test drive, ho pensato che finalmente avrei potuto sciogliere diversi dei dubbi che mi assalivano sul target di destinazione dell’auto, sulle sue potenzialità, sulla fascia di prodotto automobilistico nella quale poterla collocare. Stiamo parlando della nuova Dacia Sandero Steepway. Che come ci capita per forza di cose, abbiamo testato a scatola chiusa, ovvero senza riferimenti né informazioni a disposizione, perché ovviamente è nostro compito fornirle agli altri e ai nostri lettori e follower. Così, al ritiro, abbiamo provato la piacevole sorpresa di salire a bordo di un’auto completa, per il suo livello anche performante, capace di garantire le prestazioni attese rispetto alle aspettative che può generare. Ma andiamo per ordine. Il ritiro a Milano ci consente un approccio soft ma approfondito all’auto. A cominciare dal motore, che è di

1000 cc a benzina, ed eroga 100 CV perché è turbocompresso, e cela una sorpresa

. Il cambio è manuale a sei marce, e la guida di questo SUV è scorrevole e facile, anche in città in mezzo al traffico urbano. È anche un fuoristrada, ma questo lo vedremo in seguito. Gli interni sono ben rifiniti. I comandi di facile accesso. I sedili, sia anteriori che quelli posteriori, sono comodi. Mentre il bagagliaio è spazioso. La prima cosa che risulta evidente è il restyling, che ha generato un’auto dalla linea piacevole, giustamente aggressiva come dimostrerà di essere nell’affrontare i percorsi di montagna da crossover. L’elettronica è curata, con la guida assistita, l’avviso anticollisione sulla parte posteriore, l’avviso dell’avvicinarsi di un’auto da dietro, i sensori di assistenza al parcheggio. Il display centrale è touch, i fari sono a led, sia quelli anteriori che quelli posteriori, automatici come lo è il tergi. Quindi, come avrete capito, è superaccessoriata, e ciononostante mantiene un prezzo accessibile. Ma la parte più sostenibile sono i costi di gestione, perché si tratta di un’auto con alimentazione bi-fuel. Ma a questo dedicheremo una puntata a parte. Per ora, godiamoci la serata prima del rientro.

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