Marco ha 17 anni e vive in una città del centro nord, è un ragazzino dal viso dolce e dalla mente veloce, timido e curioso, scopre ben presto di provare attrazione per il proprio sesso.
Dopo i primi tormenti , riconosce e accetta la sua omosessualità, la dichiara ai suoi amici piu cari, ma non si sente ancora pronto a dirlo ai suoi genitori.
Non sa come affrontare l’argomento, non sa se questo provocherà una frattura all’interno della sua famiglia e per un pò si porta tutto dentro, cercando di nascondere la sua indole, un peso che lo chiude in se stesso, che non gli permette di essere quello che è.
Marco ha sempre raccontato le sue cose, ma questa volta non è facile, del resto non si tratta di raccontare un brutto voto preso ad un compito in classe o di quella volta che ha bevuto fino a star male andando alla festa del suo compagno di classe, confidare a suoi che sta vivendo il suo primo tormento amoroso per un suo amico, pesa come un macigno.
Spesso in casa si fanno battute o ipotesi sulla sua futura ragazzetta, e suo padre dall’alto della sua esperienza, elargisce consigli. In quei momenti, Marco vorrebbe urlare del suo “amore” per un suo coetaneo, di come lo sta vivendo , del suo batticuore, ma che faccia farebbe suo padre ? e sua madre riuscirebbe a capire ? ad amarlo ? i suoi genitori saprebbero accoglierlo senza discriminarlo?
Un pensiero fisso che non lo fa dormire in pace, la vergogna e la paura del rifiuto gli stringono il cuore, ma sente dentro di se che non può piu fingere, ha bisogno di condividere con la sua famiglia.
Preso da un forte impulso ,una sera a cena, Marco dichiara la sua omosessualità, ignaro che da lì a poco, si sarebbe scatenato l’inferno.
Suo padre ne rimane sbigottito, e in preda ad un raptus, si alza di scatto dal tavolo, lo afferra da un braccio e inizia a picchiarlo ferocemente, pensando nella sua testa che il figlio va riportato sulla retta via, non contento lo siede di forza al centro della stanza , lo lega e nelle mani poggia la bibbia e lo obbliga a leggere e a recitare ad alta voce versetti contro Satana e sodomia. Il figlio va esorcizzato!!!!
Un ingrato compito,quello del genitore, non esiste un manuale di istruzione che possa indicare come fare, cosa dire, l’unico mezzo è il cuore, ci si aggrappa all’amore che si prova.
Scoprire un genitore omofobo, è sconvolgente, disgustoso, raccapricciante, Marco andava accolto, capito, supportato e protetto, e nei momenti di confusione andava amato di piu, invece la vergogna,il tabù e la discriminazione ha prevalso sull’amore.
La rivelazione della propria tendenza omosessuale ai propri genitori costituisce per i gay una tappa importante: un gesto necessario al benessere psicologico personale, per poter vivere liberamente ed apertamente ciò che sono.
Nessun genitore, quando gli nasce un figlio, pensa, nemmeno lontanamente, che possa essere “diverso” nelle sue tendenze sessuali. Ogni padre e madre si danno da fare con tutto il loro amore per allevare il proprio figlio o figlia e dar loro le “regole” per vivere accettati e benvoluti nel nucleo familiare prima e nella società, poi.
Spesso i genitori proiettano ogni loro speranza, non ancora realizzata sui figli e sulla loro vita futura. E proprio quando padri e madri, raggiunta una certa età, iniziano a tirare i remi in barca, può succedere che il loro mondo ideale, venga sconvolto da una inaspettata rivelazione: “mamma, papà, sono omosessuale”, rivelazione che nasce dopo un lungo percorso d’accettazione e d’integrazione della propria identità sessuale.
I figli non ci appartengono, ne tanto meno la loro sessualità, l’amore che si prova verso di loro deve andare oltre le paure o i pregiudizi che si possono avere.
Difronte ad una simile dichiarazione da parte del figlio, i genitori sentono nascere dentro di loro tre momenti differenti, che vanno dal lutto, al rifiuto alla collera, cercano la loro parte di responsabilità nell’origine dell’omosessualità del proprio figlio ed i mezzi per rimediarvi. Viene allora ingiustamente, messa in causa l’educazione. Quello che inizialmente non si comprende è che l’omosessualità del figlio, non dipende da alcuna scelta da parte dello stesso o dalla educazione ricevuta, o dalla presenza /assenza da parte dei genitori per motivi vari (anche se il piu comune è quello lavorativo), ma solo dalla sua innata natura.
Lì dove è difficile accettare e comprendere, i genitori e i figli con animo sereno( si spera !) dovrebbero, chiedere aiuto ad un psicoterapeuta, per metabolizzare il tutto.
Ma quando l’omofobia silenziosamente si fa strada, la famiglia, quel nido sicuro, diventa teatro di discriminazione e violenza inimmaginabile: non si può maltrattare, denigrare ,torturare un figlio semplicemente perché il suo amore, ha una forma diversa da quella concepita dalla società o dall’orientamento comune.
Il suo orientamento sessuale non è una scelta, ne tanto meno un vestito da indossare o un ruolo da interpretare, ma fa parte di esso e si sviluppa con lui :può essere scoperto, compreso e sviluppato, ma rimane pur sempre innato.
Non si sceglie di essere gay ma lo si è, questo non può e non deve far sentire la persona sbagliata , allontanata ,derisa, umiliata in famiglia, a scuola o sul lavoro.
La scuola, la famiglia, la società devono avere gli strumenti necessari affinchè storie come quella di Marco o di tanti altri ragazzi, non si verificano più.
L’informazione è come il pane in questi casi, bisogna parlarne, perche l’unico modo per distruggere la puara del diverso è abbattere, distruggere il seme dell’ignoranza.
Contro l’omofobia… Tratto da un diario coccolamusic0 2018