Un’audizione dal sapore di vendetta, esplicita e circostanziata, per denunciare ritardi e negligenze nella gestione della pandemia di coronavirus da parte del governo britannico, dal quale era stato allontanato lo scorso novembre: ha atteso poco più di sei mesi Dominic Cummings, l’ex eminenza grigia del premier Boris Johnson, per regolare i conti con i suoi nemici a Downing Street. A cominciare dallo stesso primo ministro, «inadeguato al ruolo ricoperto», e accusato dal suo ex consigliere principe di aver prima ignorato e poi sottovalutato la gravità dell’emergenza Covid. Anche quando, lo scorso marzo, la pandemia si era ormai diffusa in tutta Europa.
«Considerava il coronavirus alla stregua dell’influenza suina, una storiella spaventosa – ha raccontato oggi Cummings davanti ad una commissione parlamentare -. Era pronto ad andare in tv e farsi inoculare il virus in diretta per dimostrarne l’innocuità». Un errore di valutazione, il primo di una lunga lista secondo Cummings, pagato tragicamente dal Regno Unito, che oggi conta quasi 128 mila morti da Covid, il totale più alto d’Europa. «La verità è che il governo, in tutte le sue componenti, ha fallito in maniera disastrosa proprio quando la gente ha avuto più bisogno di noi. Desidero scusarmi per le migliaia di morti che potevano essere evitate», ha dichiarato Cummings, già architetto della Brexit, al fianco di Johnson dall’aprile 2019 al novembre 2020, quando è stato costretto alle dimissioni dopo essere entrato in rotta di collisione con la fidanzata di BoJo, Carrie Symonds.
Nonostante le ripetute smentite del governo, Cummings ha confermato che l’iniziale strategia di Downing Street prevedeva il raggiungimento entro l’autunno di una sorta di immunità di gregge, ritenuta dal premier «un fattore inevitabile». «Il governo in quelle settimane era nel caos più completo. In molti a metà febbraio erano ancora a sciare. Fino alla fine di quel mese non c’è stato nel governo alcun senso di urgenza, tanto meno una precisa direzione». Solo di fronte ai modelli statistici sviluppati dall’Imperial College, che prefiguravano scenari catastrofici (in termini di decessi) per il Regno, il premier si è infine persuaso, nella prima metà di marzo, a cambiare rotta, introducendo il primo lockdown il 23 marzo 2020.
«È folle che persone come Johnson o il sottoscritto abbiano avuto simili responsabilità. Migliaia di altre persone avrebbero potuto guidare meglio il Paese. I sanitari in prima linea contro il coronavirus si sono dimostrati dei leoni, comandati però da scimmie». Nel corso di una testimonianza fiume durata più di sette ore, Cummings ha elencato ogni singolo elemento di disaccordo con Johnson, dalle incertezze iniziali alla mancanza di un piano di tracciamento dei contagi, fino alle reticenze nell’introdurre un secondo lockdown lo scorso autunno. Rinviato «in maniera irresponsabile» dal premier, il quale – nella ricostruzione dell’ex consigliere – avrebbe piuttosto preferito «lasciare accatastare i cadaveri» (espressione già smentita da Downing Street). Altrettanto duro l’affondo che Cummings ha riservato al ministro della Salute, Matt Hancock, «che sarebbe dovuto essere licenziato 15 o 20 volte per le sue azioni vergognose e criminali, un vero bugiardo».
Accuse prontamente riprese dal leader laburista Keir Starmer: nel corso del settimanale Question Time ha invitato Johnson a scusarsi per gli errori compiuti, soprattutto nella prima fase della pandemia. Il capo dell’opposizione ha anche chiesto in aula se fosse stata effettivamente pronunciata la frase, attribuita da Cummings a Johnson, «il Covid uccide solo gli ottantenni». Per il momento il diretto interessato non ha voluto replicare al durissimo j’accuse del suo ex Rasputin: ha ribadito che ogni decisione è sempre stata presa «per ridurre al minimo i decessi», sottolineando i passi compiuti negli ultimi mesi grazie all’efficacia del piano vaccinale. Che ha drasticamente abbassato il numero dei contagi e dei morti, consentendo un graduale riapertura della società in vista del 21 giugno, scadenza ultima per la fine di ogni misura restrittiva.