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Charlotte Angie, la pornostar fatta a pezzi. Antonio Del Greco: «Una brutalità così l’ho vista soltanto nel caso del Canaro»


Una donna uccisa e poi fatta a pezzi. Antonio Del Greco, ex capo della Squadra Mobile a Roma, le sono capitati casi così? «I casi con corpi fatti a pezzi sono rari. Il più eclatante è stato quello del Canaro della Magliana, a Roma». «L’aspetto più difficile è risalire all’identità della vittima. E sono proprio identità e ultimo indirizzo del soggetto gli elementi che fanno decollare un’indagine. Il primo elemento del riconoscimento, di solito, è rappresentato dalle impronte digitali, che se il soggetto ha precedenti penali, consentono di risalire alla sua identità. È accaduto così per il Canaro. Altrimenti, si fa attività di ricerca tra le persone scomparse, per restringere il campo. Poi si usa ogni elemento distintivo. Ricordo che, una volta, riuscii a risalire all’identità di un cadavere cui era stato dato fuoco, grazie a una fibbia particolare». In questo caso, a consentire il riconoscimento sono stati i tatuaggi. «I giovani ne hanno molti, sono diventati elementi connotanti. Si può usare anche altro, come l’arcata dentaria, qualsiasi protesi in bocca, frammenti di abiti, cicatrici e altro ancora». La procedura di pubblicare l’elenco dei tatuaggi sui giornali è stata eccezionale? «No, è una procedura su cui spesso si ragiona quando si deve identificare una vittima. Però serve il benestare del pubblico ministero».