Uccide moglie e figlia, è ancora giallo sul movente: «Pensava sempre ai soldi, aveva paura della povertà»

Sfuma l’ipotesi di una prossima separazione come movente della strage familiare di Samarate (Varese), dove mercoledì all’alba Alessandro Maja, 57 anni, ha ucciso la moglie Stefania Pivetta 56 anni, la figlia Giulia di 16 anni, e ha ridotto in fin di vita il figlio Nicolò. Alla base del drammatico gesto, che lui stesso potrà spiegare nel suo prossimo interrogatorio (forse già la prossima settimana) potrebbe esserci il terrore di perdere uno stile di vita, una sicurezza economica che, però, non pare fosse realmente in bilico, anzi.

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È questo che i familiari delle vittime hanno raccontato agli investigatori, ovvero uno scenario dove il protagonista, negli ultimi mesi, era Alessandro Maja e la sua paura di perdere denaro, la fatica a riprendere in mano lo stesso ritmo negli affari pre pandemia, e le costanti richieste di porre attenzione alle finanze di casa. Lui, ancora oggi, non ha parlato di quei drammatici minuti nei quali, armato di martello, ha colpito la sua famiglia con una furia inaudita prima la moglie Stefania, addormentata sul divano, e i due figli Giulia e Nicolò, che riposavano nelle rispettive stanze, lasciando in fin di vita solo uno di loro, il 23 enne, che lotta tra la vita e la morte dal suo letto di ospedale a Varese.

Secondo quanto scrive oggi il Corriere della Sera dietro le preoccupazioni per le finanze da parte dell’uomo, sfociate in numerose liti, potrebbero esserci state spericolate operazioni finanziarie, investimenti sbagliati o prestiti esterni alle banche, magari con gente pericolosa. Nel gennaio del 2018 Maja e la moglie Stefania avevano costituito un fondo patrimoniale “per far fronte ai bisogni di famiglia”: una vera e propria ossessione per lui, che spesso – dicono i familiari – si infervorava nel parlare di soldi e nel ribadire che bisognava risparmiare. Fino a prospettare un futuro di estrema povertà: nulla di tutto questo, per ora, emerge dalle carte durante le indagini, tranne il mancato pagamento di 16mila euro di affitto per una casa di proprietà dell’azienda, il cui nome è Jam e Vip srl.

L’interrogatorio la prossima settimana
Maja non può cercare di spiegare il suo gesto perché «non è in condizioni di sostenere un interrogatorio», come hanno spiegato i suoi avvocati, tanto da uscire dal carcere solo 30 ore dopo esserci entrato, per finire ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale San Gerardo di Monza. Se le sue condizioni miglioreranno, è possibile che il Gip di Busto Arsizio (Varese) Luisa Bovitutti fisserà un nuovo interrogatorio di garanzia per la prossima settimana. Solo allora, forse, sarà possibile comprendere cosa ha animato la brutalità di un padre che, a mezza voce, a due vicine di casa che lo hanno sentito lamentarsi sulla porta di casa dopo il duplice omicidio, ha detto «li ho uccisi tutti».

Così ha ucciso moglie e figlia di 16 anni
La sequenza dei delitti è stata ipotizzata dai carabinieri del Comando Provinciale di Varese, anche se sono attesi i risultati delle autopsie iniziate oggi. La prima ad essere colpita è stata Stefania, che dormiva al piano di sotto della villetta gialla acquistata a fine anni ’90 dopo che la famiglia si è trasferita a Samarate da Milano. La donna non dormiva nel letto coniugale, o perché tra i due le cose effettivamente non andavano più bene, o perché si era addormentata sul divano con il cane, come ha detto suo padre due giorni fa. Poi è stata la volta di Giulia che è stata colpita mentre dormiva così come Nicolò, che è stato l’ultimo e forse ha avuto la forza di reagire. E ora è ancora vivo.

Uccide moglie e figlia, è ancora giallo sul movente: «Pensava sempre ai soldi, aveva paura della povertà»ultima modifica: 2022-05-09T15:23:25+02:00da manuela_man27