372f7b6c67_6177040_med

Cap 10 : i libri …

“L’oggetto dei tuoi pensieri è con i suoi figli adesso” – Matteo non mi concede neppure il tempo per salutarlo stamattina – ” Gaia Lunardi, dico : sono venuti a prenderla due giorni fa i suoi figli  e starà con loro sino alla prossima settimana ma….tranquillo” – e mi guarda sorridendo  – ” tra sette giorni sarà di nuovo qui “.

“Come …?” – balbetto io –
” Come…? Come…? ” –  Matteo mi fa il verso – “Ma stai sempre ad elucubrare sulle cose tu !? Comunque sarà qui tra una settimana e quindi puoi evitare di venirmi a fare visita ogni giorno  portandoti appreso i miei giornali ed i tuoi occhi tristi !”

Ha ragione lui, al solito, io non so semplicemente essere felice senza cominciare ad elucubrare
sul motivo della mia felicità, su quanto durerà, se durerà, su cosa potrà portarmela via .

” E comunque adesso vai” – chiosa  – “Ho barattato un pò del tuo tempo per avere quella notizia” – e ride: sentirlo  ridere è stato uno dei momenti più belli dell’ultima settimana.

“Grazie…” e fa una specie di inchino,
Cristina mi guarda negli occhi e ride sorniona mentre si volta per poggiare una scatola di compresse
sul vassoio che sto reggendo per lei: era questo il baratto quindi, che io fossi disponibile a passare
qualche ora del mio tempo all’interno di questa struttura,  per dare una mano ad infermieri ed operatori.

Nello specifico, oggi devo dare una mano a Cristina mentre distribuisce farmaci e sciroppi agli ospiti del centro, coccolati da tisane calde e cioccolata dentro questo enorme salone: un vecchio pensionato aiuta una giovane infermiera a distribuire farmaci ad altri vecchi !

Sopporto stoicamente la faccenda che comunque termina dopo alcune decine di minuti.

Prima di andare via passo dalla finestra di Gaia, sfioro volutamente con la mano lo schienale della sua sedia,
mi accorgo che il libro che l’altro giorno ho lasciato per lei sul tavolino è ancora li, sotto una tazza di tisana ormai fredda ma dalle cui pagine chiuse fa capolino un segnalibro che non è il mio e sul quale lei ha scritto qualcosa:

i libri non si abbandonano

Apro le pagine segnalate,
una poesia di un’autrice che non conosco
sembra essere scritta per noi due:
ed è come se quel libro
abbia attivato un nuovo legame

“Il silenzio
è un ponte sospeso
su un canto lontano
dove anime dense
– vibrando in quel suono –
ritrovano
l’antico contatto”

(http://www.paroledelcuore.com/poesia.php?poesia=185150)

153924217-f42c3408-3d46-4d57-bb19-9f32e094254f

Cap 9 : Non ho smesso di pensarti …

Apro gli occhi:
dovevo essermi addormentata sulla poltrona
ma un dolore improvviso alla schiena adesso mi ha riportato con violenza nel mondo reale.
Mi muovo appena, quasi non respiro,
ma il mio corpo sa come fare
a trovare una sua posizione
ed io devo assecondarlo e dargli tempo:
d’altro canto
attendere è ciò che so far meglio.

Mentre aspetto che il dolore allenti il suo morso,
ruoto il capo ed attraverso con lo sguardo il salone:
nessuno ha fatto caso a me
ed io continuo a guardare gli altri compagni di ricovero
con indifferenza
e con la certezza che se io non entrerò nelle loro vite,
nelle loro storie,
essi non entreranno mai nella mia.

Fa freddo qui,
o sono io che sento freddo,
sistemo la sciarpa attorno al collo.

Guardo la finestra che ho di fronte
ed il bosco che le sta oltre,
osservo le miei mani
ed il vuoto che esse stringono,
poggio lo sguardo sul tavolino
il caffè sarà freddo ormai.

Vicino la mia tazza c’è un libro,
la copertina rossa ed un po’ sdrucita
dichiara la sua appartenenza a qualcun altro
che immagino stesse passando da qui
e poi forse richiamata da una telefonata
non ha trovato di meglio che abbandonarlo qui

I libri non si abbandonano.
I libri si scelgono, o forse sono loro a scegliere il lettore.
Ci chiamano dallo scaffale di una libreria,
prima solleticano la nostra curiosità con una copertina
che richiama la nostra distrazione,
ci invitano a sfogliarli ed a leggere a casaccio qualche riga
e ci portano per mano proprio su quella pagina,
quella che sembra essere stata scritta solo per noi:
quella che sembra
chissà per quanto tempo,
abbia atteso proprio noi.

Lo portiamo a casa nostra,
cominciamo a leggerlo
e quel tempo, sempre troppo avaro, che trascorriamo con lui
diventa un appuntamento caro,
un rifugio sicuro , un luogo tranquillo,
dove la nostra vita sembra non essere mai stata
quella che ci siamo raccontati
ma altro,
un altro che è solo nostro,
e nessuno può comprenderlo
e nessuno può leggere il nostro cuore
come lui.

Allungo il braccio destro,
ruoto il libro:
un segnalibro colorato
si affaccia tra le pagine
ed io lo assecondo
complice.

Una mano ha disegnato una stella
sull’angolo in alto della pagina
e sottolineato
il titolo di una poesia.

36cb34c9a86a856fb3953e000615d3bf

“Non ho smesso di pensarti,
vorrei tanto dirtelo.
Vorrei scriverti che mi piacerebbe tornare,
che mi manchi
e che ti penso.
Ma non ti cerco.
Non ti scrivo neppure ciao.
Non so come stai.
E mi manca saperlo.
Hai progetti?
Hai sorriso oggi?
Cos’hai sognato?
Esci?
Dove vai?
Hai dei sogni?
Hai mangiato?
Mi piacerebbe riuscire a cercarti.
Ma non ne ho la forza.
E neanche tu ne hai.
Ed allora restiamo ad aspettarci invano.
E pensiamoci.
E ricordami.
E ricordati che ti penso,
che non lo sai ma ti vivo ogni giorno,
che scrivo di te.
E ricordati che cercare e pensare son due cose diverse.
Ed io ti penso
ma non ti cerco.”

(Charles Bukowski)

ti passo a perdere…

“.

” – Ti passo a perdere tra poco
– A perdere ?

– Si, vengo da te e ci perdiamo insieme
– E se poi ci trovano ?

– Ma noi ci perdiamo bene
-Devo portare qualcosa ?

3444

– Si, porta quella curiosità disordinata e bella che ti rende sfacciatamente vera.
La voglia di soffiare via le nuvole dal tuo cielo, che da un pò di tempo è scuro.
La forza di far scivolare via la tristezza che ti ostini a tenere per mano.
Gli abbracci li porto io, per quando avremo freddo.
– Ho paura.

– Ed è per questo che ogni tanto è necessario perdersi, in nuove persone, in altri luoghi, dentro nuovi viaggi.
Perchè la vita passi e non ci trovi lì, fermi, ad aspettarla.
Per ricominciare bisogna perdere la strada del ritorno.
Per diventare persone nuove bisogna rischiare.
Rompersi e rinascere.
Prendere coraggio e fare quella “cosa” che ci terrorizza,
quella cosa che non avremmo fatto mai.
Fare il primo passo per capire che siamo noi a doverci spostare
da dove non riusciamo più ad essere, senza attendere che qualcosa
per miracolo succeda.
– Passa a perdermi, ti aspetto”.
(A. Faber)

sediavuota_gestalt

Cap 8: ed è finanche attesa …

“È tristezza, solitudine e malinconia.
È il ricordo di un’assenza,
il desiderio di una presenza.
È bisogno di compagnia.
È favola per un dolce sonno,
O veglia accanto ad una malattia.
È ciò che resta di chi è andato via:
l’angolo di saggezza di un nonno,
la dolcezza d’una nonna che sferruzza,
la tenerezza della mamma, che al seno allatta
e il riposo d’un padre che ci accomoda, la sua stanchezza.
È luogo d’incontro, di dialogo;
di confessioni tra “antiche” amiche
che rendono, a volte, la vita tedia;
ed è finanche attesa
…la sedia. “
(Pino Palumbo http://pinopalumbo.blogspot.com/2017/08/la-sedia-vuota.html)
tumblr_pzmixyirlv1sgdr3po1_500
Mattia si è addormentato, il suo volto è sereno,
ed io non ho intenzione di ridestarlo ad una vita che sta per abbandonarlo.
Lascio le riviste che mi aveva chiesto, poggiate bene in vista sulla sedia vicino al suo letto,
di modo che possa accorgersi al risveglio che sono passato da lui:
sapere che sei, comunque  e nonostante, nei pensieri di qualcuno
rende felice il cuore, anche solo per un po’.
Scendo le scale, insolitamente di corsa, per raggiungere il salone: per raggiungere te.
La sedia di fronte alla “tua” finestra è vuota e la tua assenza imprevista mi blocca il respiro,
così comincio a vagolare tra gli altri ospiti, tra tavolini sparecchiati e sedie libere,
mi affaccio in giardino [forse hai preferito sederti li],
mi inoltro nelle sale vicine sperando di trovarti
e non riesco a mascherare il disagio neppure a Cristina,
l’operatrice gentile che ormai si è abituata a vedermi passare da li quasi ogni giorno,
“Marco, si sente bene? Posso aiutarla?”: no, non può aiutarmi,
non riesco a mascherare il disagio neppure a me stesso
nè a darmi risposte.
Mattia aveva ragione.
Ho pensato a lungo ieri pomeriggio a cosa dirti stamattina, a come presentarmi,
a ciò che avresti potuto dire od a come forse avresti reagito alla mia presenza:
avevo paura per questo incontro.
Mattia aveva ragione.
La paura è il volto della mia incapacità ad accettare
che la vita si muova secondo la sua natura e non secondo i miei programmi
ed i miei desideri.
Essa è l’impronta sulla sabbia lasciata dall’illusione che,
se le cose andassero come immaginato, non mi potrebbe accadere nulla di triste
o di brutto ed io sarei solo allora eternamente felice.
E’ il motore di un delirio che mi fa vivere in un mondo ipnotico da me creato,
lo stesso delirio che puo’ facilmente precipitarmi in un abisso da un momento all’altro,
lo stesso nel qual precipito quando perdo la memoria: perchè i miei ricordi riguardano in parte eventi accaduti
ma anche storie che negli anni mi sono voluto inventare ed in cui ho voluto credere,
sino al punto da non comprendere piu’ la differenza tra gli uni e le altre.
Senza che io lo voglia un sorriso si fa spazio tra le rughe del mio volto,
mi accomodo sulla “tua”sedia, osservo il bosco attraverso la “tua” finestra,
il sole attraversa i vetri e riscalda il mio corpo,
mentre attorno a me sembra formarsi una bolla
che mi separa e protegge da tutto cio’ che ho intorno:
ospiti, operatrici, infermiere, visitatori.
Ed in quel momento chiudo gli occhi,
immagino la tua mano che si appoggia al mio petto,
supera la pelle e le ossa,
raggiunge il cuore
ed attiva una chiave: mi sento felice.

Cap 7: una rosa di maggio…

“Non succede all’improvviso…proprio no.
All’inizio non ci fai caso. Non sei attento.
Lentamente l’immagine si fa meno nitida
e da quel momento, da quel preciso istante,
incominci a soffrire.
Muori dentro,
in un’affannosa agonia
fatta di giudizi
che tu solo ti dai”

unnamed

Sono seduto su un letto.
Di fronte a me una parete bianca,
una stupida parete bianca, niente altro.
Il pigiama che ho indosso è madido del mio sudore;
un sudore freddo.
Decido di rimanere seduto su questo letto,
farlo mi offre sicurezza.
Ho deciso che non mi muovo da qui.
Forse quella parete cambierà colore,
non so…..magari accade qualcosa.

Io…….
Chi sono io?
Come mi chiamo?
Aspetta…..

Il cuore batte forte
lo sento correre dentro mio il petto,
è perduto anche lui,
come se mi trovassi sull’orlo di un precipizio
e la gola brucia
come fosse un cespuglio di spine.

Le rose hanno le spine

Una rosa di maggio……la rosa di maggio !
Il profumo preferito da Gaia !
La rosa di maggio: adesso ricordo
adesso ricordo tutto.
Io mi chiamo Marco.

Questa è la mia casa, io sono a casa,
e questi i mobili che ho scelto io.
Questi sono i miei libri
e queste le volte che mi sono ritrovato su strade
che improvvisamente non riconoscevo piu’.
Questo volto sullo specchio è il mio
lo stesso cui ogni tanto la memoria
non sa piu’ dare un nome
avendone perduto il ricordo.

Chiudo gli occhi
ed una lacrima di sollievo
mi accarezza la guancia.

ombra

Cap 6 : in bianco e nero …

“Cos’è quella donna per te ?” – mi chiede Matteo, ed io rispondo che non è nessuna di particolare,
che mi è sembrato di riconoscere una vecchia amicizia,
come trovarsi tra le mani una vecchia foto in bianco e nero e non riconoscerne i personaggi,
che non ne sono certo,
che non voglio passare per uno che attacca bottone con una donna senza conoscerla,
che era solo una domanda la mia conosci quella signora?
quella che sta sempre seduta davanti alla finestra che da sul bosco ?

“Per essere nessuna in particolare ti è talmente indifferente da farti venire qui a visitare un vecchio amico, ed il suo tumore, ogni giorno nell’ultima settimana ! Ma perchè non le parli ?
E’ la seconda volta che mi chiedi di lei in pochi giorni…. “

E cosa dovrei dirle – mi chiedo  – come dovei rompere il ghiaccio reso spesso dagli anni trascorsi
senza sapere nulla di lei.
Se avesse spezzato il filo rosso che per anni ci ha legato per causa mia e adesso non volesse saperne di me?
Se fosse impazzita anni fa e adesso i suoi familiari avessero deciso di lasciarla qua dentro a curarsi?
Forse il marito ha saputo di noi o forse è stata lei a confessarlo
e rinunciare a “noi” era il prezzo da pagare per una vita serena?

Matteo sembra leggermi nel pensiero -” tu porti una ferita – non fare cenno di no con la testa, guardare e consolare le ferite altrui è stato il mio lavoro per mezzo secolo – tu ne porti tante di ferite ma questa sembra non essersi cicatrizzata mai. Quando si interrompe un legame umano , sopratutto se non previsto nè consensuale, è come se venisse strappata la radice di quella parte del cuore in cui fioriscono le nostre emozioni ed i nostri sentimenti ed al loro posto lo spazio viene subito occupato da apatia emotiva e disinteresse: si tratta di un’illusione bada bene, siamo tutti soli e nessuno lo è realmente, in genere amiamo creare rapporti duraturi e sicuri per negare a noi stessi la precarietà della vita e le mille variabili che possono modificare la nostra esistenza malgrado i nostri desideri, ma esistono legami che sembrano particolarmente forti, viscerali – e non è il sesso a cementarli nè il vivere insieme la quotidianità eh? – da rimanere incorruttibili  anche quando il tempo la distanza sembrerebbero poterli cancellare.

Io non so spiegarti il perchè e potrei facilmente riempirti la testa con decine di teorie, tutte valide, tutte consolatorie, le stesse che ho propalato ai miei pazienti per una carriera intera.
Vedi Marco, possono riempirmi il corpo di farmaci e mascherare la sconfitta medica con sorrisi di circostanza ma il tumore andrà avanti lo stesso ed ha già deciso quando lascerò questo involucro in carne ed ossa, eppure mi ha insegnato una lezione preziosa e non mi dispiace averla appresa solo adesso: la magia esiste ed è in noi, essa si manifesta nel senso di gioia dei nostri sentimenti solo che noi non li si voglia razionalizzare,
solo che non si voglia per forza  comprendere il perchè ci accade.
Quella magia è già dentro di noi ed alcuni incontri possono rivelarcela , poi nulla puo’ piu’ fermarla, puo’ continuare a vivere di luce propria senza “l’altra metà” , può ostinarsi ad esistere persino oltre la morte.

Adesso devo riposare, va da lei Marco, qualunque cosa quella donna rappresenti per te va da lei :
fidati della tua magia e non chiederti il perchè sia stata lei a farvi ritrovare adesso”