Gaffe, sproloqui e provocazioni

E’ stata una gaffe quella di Patty Pravo di fronte a migliaia di fan, e con un Amadeus sbiancato in volto, con il suo “Buon 1918”? E’ stata una gaffe, quella di Mattarella, l’aver paragonato i “ragazzi del ‘99” quelli che diedero l’impulso alla vittoria dell’Italia, cento anni fa, dopo che i “generalissini “ (che nonostante tutto ancora si aggirano, sempre più privilegiati ed incapaci, nei nostri Stati Maggiori!), erano piombati dentro Caporetto; a quelli del 1999, che il 4 marzo, per la prima volta, andranno a votare? Non lo sappiamo, né lo sapremo mai: pur tuttavia ci piace fare un’ipotesi e soprattutto un’antitesi su quel che potrebbe nascondersi dietro due facce di questa italica medaglia…

Conoscendo da sempre le idee di Patty Pravo, questa inequivocabile e intramontabile icona dei ragazzi di destra del ’68, unitamente al grande Lucio Battisti, in tempi in cui essere di quella parte politica significava non solo l’isolamento e la deprecazione, ma anche il rischio di venire malmenati ed uccisi dalle “camice rosse”, che “difendevano” la democrazia con metodi assembleari, salvo poi accomodarsi, a rivoluzione completata, nelle stanze del potere, a goderne i frutti; non ci vorrebbe molto a fare uno+uno: si tratta, forse, di una provocazione di questa “giovane” settantenne, “ragazza del Piper”, che amava ammaliare, nel rischio quotidiano cui si sottoponevano, allora, quei rari giovani “volontari nazionalisti”, con la sua “Bambola”, il suo “Ragazzo Triste”, e la sua epica “Tripoli!”. Patty ha voluto fare un augurio, a sé e agli altri, della sua generazione di intramontabili romantici e combattenti per degli ideali, qualsiasi essi possano essere, purchè servano a mantenere in vita quel che allora ci premeva tutti, amici ed avversari, nel bene e nel male: l’ala della giovinezza, schierata contro un mondo di mummie in sfacelo, che preparava un abisso per la nostra patria? “Che, quindi”, il 2018 assomigli veramente a quel lontano 1918, quando la gioventù più povera e disperata del mondo, dimostrò, nel fango delle ultime trincee e tra i flutti di quel fiume limaccioso, che mai permise allo straniero di essere attraversato, la valenza di una consapevolezza, quella del futuro di una nazione e di un popolo, trascinato in una guerra paradossale, che da lì a vent’anni, uomini già maturi, avrebbe poi, purtroppo, definitivamente travolti, in un maledetto sogno dell’impossibile?

Una data, un mezzo sorrisetto, e Patty ha detto la sua, come sempre, mentre era una dea dello spettacolo, seconda solo a Mina: e fin da adolescente, nella sua giovane esperienza di vita, grazie al padre gondoliere, quando ebbe la fortuna di conoscere due grandi della storia, che conversavano con lui come vecchi amici: Angelo Roncalli ed Ezra Pound…

Sembrano passati millenni, da quel fatale “1968”, che si chiuse sulla gioventù italiana, come un catafalco. Tutti, qualsiasi colore si indossasse, purchè in buona fede, ci illudemmo di cambiare il nostro destino; ma la prevaricazione, la corruzione, la mistificazione e il trasformismo rifecero a pezzi le nostre certezze, e l’Italia riprese il suo corso ignobile, fino a ieri…

Dalle stanze ombrose e fredde del Quirinale, dove gran parte di questa “eterna illusione” ha trovato spazio e incoraggiamento, è arrivata così un’altra provocazione, una gaffe: quella che ha sfiorato il significato dell’altra, ma poi si è incenerita sull’amara realtà. Anche il Presidente, è chiaro, fu un ammiratore di quei diciottenni che, sul Piave, armati di pugnale e bomba a mano, rintuzzarono le ultime velleità di antichi imperi ormai inappropriati e superati: l’ultima speranza dell’Italia, la classe 1899, che non si fece rimpiangere, di fronte all’orgoglio plutocratico degli americani appena giunti da Oltreoceano, a salvare il salvabile. Ma è stato il paragone, che si è perso nel contraddittorio, quando “l’uomo dei silenzi-assensi”, ha voluto forzare la mano, paragonando la trincea al voto: nobile intento, è ovvio, perché niente in “democrazia” è più indecoroso e ignobile, di lasciare agli altri l’espressione della propria volontà politica, visto che la stessa, antica formula greca non appartiene, in nessun senso, all’ignavia di chi si sente “popolo” solo per convenienza! Perché si è trattato di pura ipocrisia: quale dovrebbe essere, infatti, lo sprone a questa generazione del ’99, per ottimizzare una vasta partecipazione al sistema? Il funzionamento dello Stato e di tutte le sue branche? La considerazione verso l’etica, il lavoro, il risparmio, l’ambiente, la salute, la sicurezza, la famiglia? Un particolare accento al futuro dei giovani, con la qualità dell’istruzione a tutti i livelli? Un braccio tecnologico, pronto a sorreggerli nelle nuove professioni? Un richiamo all’orgoglio di appartenere ad una tradizione secolare di grandi geni e grandi capacità, in continua concorrenza con paesi più ricchi e fortunati, ma vuoti di personalità e idee? Un esempio immarcescibile di onestà, doti morali, serietà e capacità; altruismo verso la povertà, gli anziani, le donne, i bambini, da parte delle classi al potere? Una morigeratezza nei costumi, che restituisca alla gente il senso della misura e del decoro, contro i modelli più decadenti dell’Occidente, ormai ombra di se stesso, travolto dall’edonismo e dalla speculazione finanziaria? Niente di tutto questo…

Com’è mai possibile, allora, che, di fronte ad un’ipotetica “macchina del tempo” si possa solo rapportare la semplice e coraggiosa volontà di quei ragazzi, poveri e ricchi che fossero, a sacrificarsi per una patria che, in ogni caso aveva tanto bisogno di loro, perché era loro madre, non matrigna; con un dovere elementare, offerto a questa generazione di “esseri perduti”, che cercano, nelle loro vacue e sterili forzature fatte di sogni impastati d’artificio, una via, una qualsiasi, per essere se stessi, e cercare, come giustamente ci ha trasmesso un altro “vecchio settantenne” l’altra sera via streaming, “il lavoro qualunque sia”, che diventa, poi schiavitù, perchè orchestrato da una società che ama sfruttare senza mai restituire nulla? Giovani che non sanno che cos’è la felicità, l’amore, l’idea di crescere con gli altri e per gli altri, la pacatezza, la natura; che vedono nel colore della pelle e in culture diverse, un ostacolo insormontabile, ma sono costretti ad aggrapparsi al denaro, molto o poco che sia, perché la società a questo li ha imprigionati? Insomma la materialità dell’esistenza, di fronte alla responsabilità delle idee e alla dignità dei comportamenti?

Eccola, Presidente, la generazione di questo ’99: e lei ne è uno degli artefici, e adesso chiede che essa si desti, e fissi un’immagine diversa del mondo, magari per tenere in piedi l’accozzaglia vergognosa che la peggiore politica abbia mai veduto, ai piedi di questo meraviglioso Paese.

Sappia, tuttavia, che è bastata una piccola provocazione di una vecchia cantante, a irrorare d’orgoglio il nostro animo assopito dalle nenie dell’anno che è passato; perché della sua “gaffe” non sappiamo che farne. Tanto, è una delle tante… (D.S.)

 

Gaffe, sproloqui e provocazioniultima modifica: 2018-01-03T18:26:07+01:00da r.capodimonte2009