I nostalgici della “strategia della tensione”

Chi ha avuto in sorte di vivere da adulto, e magari da studente, il periodo più buio della storia d’Italia, cioè quel decennio a cavallo tra gli Anni Sessanta e Settanta, non può che rabbrividire osservando come quella maledetta “nemesi”, orchestrata da tutta una serie di poteri forti e segreti, in cui lo Stato e la massoneria funzionarono da mosche cocchiere, si stia prepotentemente riaffacciando sulle nostre piazze da capo, con sfumature diverse, ma inequivocabili. Allora il sistema si opponeva al dilagare del “comunismo”, contro un modello occidentale che, pure, era granitico e sostenuto da un’etica di libertà e di spiritualità (anche religiosa), irripetibili; mentre dall’altra parte della “cortina di ferro” gli eredi dello stalinismo, abbarbicati alla folle politica imperialista in Ungheria, Cecoslovacchia e Afghanistan, facevano fronte comune, di guardia al lugubre e funereo muro di Berlino, e il Viet-Nam si preparava a diventare, come la crisi di Cuba, la prova generale per una nuova guerra mondiale.

In Italia, questa operazione sfociò prima in attentati sanguinosi, poi, nel rapimento Moro e nelle esecuzioni di magistrati, giornalisti e politici: e tutti i processi che ebbero luogo, e che durarono decine d’anni, dimostrarono, senza ombra di dubbio, che dietro i veri manovratori del terrorismo rosso e nero c’erano sempre i vari “servizi di intelligence”, che percorrevano la repubblica andreottiana, cossighiana, napolitaniana e scalfariana, in lungo e in largo, a volte ostacolando gli assassini, altre volte avallandoli, ma sempre in nome di quell’adagio “gattopardiano” che tutto dovesse cambiare purchè restasse come era prima.

In realtà entro le folle operaie e studentesche che si affrontavano, una contro l’altra, sulle piazze cosparse di decine di vittime, vigevano atteggiamenti di autentica, comune rivolta, contro un sistema che basava la sua sopravvivenza sulla corruzione e sulla mistificazione, e spesso questo sentimento di umana speranza nel cambiamento, veniva strumentalizzato, invece, proprio da chi stava preparando l’inserimento dei comunisti al potere, con mediazioni vergognose, che ”trasformasse gli ideali collettivisti e socialisti” in un approccio borghese e liberista. Lo si sarebbe compreso solo più tardi, nell’era dei grandi scandali finanziari e della P2, quando il “migliorismo” dei Napolitano osteggiò e sconfisse l’idealismo dei Berlinguer, e il compromesso storico passò di volata!

A destra, accadde quasi lo stesso, quando, in un memorabile congresso missino, la bandiera con la fiamma tricolore, emblema di lotta e di costruttiva rimembranza, fu sostituita dall’”arazzo” della Destra Nazionale, un sogno almirantiano che durò lo spazio di un mattino, prima che diabolici intrecci clerico-massonici, la sfibrassero e la disintegrassero, per far posto all’era dei Fini e dei Berlusconi…

Ebbene oggi nelle piazze italiane si recita da capo “a soggetto”. Ben oliati “centri sociali”, eredi dei black-block, a suo tempo organizzati dal Ministero degli Interni e dai capi della Polizia, per confondere le idee ad un popolo sempre più sfruttato e impoverito dall’alta finanza e dalle banche massoniche, inventano, sul gesto carnascialesco di un omuncolo sbandato di una cittadina di provincia, indottrinato ad arte, un “revanscismo fascista”, che sarebbe rappresentato da gruppi politici extraparlamentari, che nulla hanno a che vedere né con un vetusto ed irreale nostalgismo, né con un ardimentoso ribellismo rivoluzionario, che mai potrebbe instaurarsi nel Paese, senza l’avallo di potentati anti-europeisti e anti-americani. Né si può argomentare che ci sia Putin dietro questo bailamme, vista la scarsa credibilità di certi leader, e di certi simbolismi! Sulla scorta di questo “allarme” si inserisce, poi, la protesta ipocrita della Chiesa, indottrinata dal peggior modernismo papalino del XXI° secolo, della sinagoga, che cerca sempre, ancora e dappertutto (ma solo in Italia, chissà perché), carne fresca per le sue vendette perdute, e dei poteri forti, oggi inseriti in entrambe le compagini liberiste di destra e sinistra, per impedire in tutti i modi che i nuovi “comunisti” si approprino del potere: il M5S. E che questo movimento se ne appropri più per responsabilità delle classi dirigenti, decadute, corrotte, fattisi mafiose per far concorrenza alla malavita originale, che per merito suo; ma divenuto, grazie all’appoggio popolare, e dopo lo scatafascio berlusconiano e renziano, il punto di riferimento per un cambiamento radicale del Paese.

Quindi, ecco da capo, gli opposti estremismi (o strategia della tensione), così idioti, nei loro cortei e manifestazioni, da non comprendere che mai, come in questi mesi , l’opposizione, che dir si voglia, dovrebbe marciare compatta (dopo che riuscì addirittura a vincere perfino un referendum epocale!), contro il regime plutocratico-massonico che è stato imposto in Italia, ma soprattutto contro il tentativo tedesco di ridurci a livello di “colonia”, ricalcando le “eroiche giornate nazionalsocialiste dell’organizzazione Todt. Una “destra” che non capisce questo, anzi se ne adorna, e una “sinistra” che avalla addirittura l’europeismo cannibalesco delle consorterie di Bruxelles e Francoforte, comprovano entrambe che la repubblica è giunta sull’orlo dell’abisso.

Solo questi “nuovi comunisti”, che tuttavia assomigliano più ai modelli libertari e sociali dell’anarchismo, e che ormai tutti chiamano “grillini”, hanno in mano le leve per cambiare il corso della storia. Ma senza mai dimenticare, però, le dure lezioni del passato… (D.S.)

 

A La7 Mentana mistifica la “rimborsopoli” grillina, allo stesso modo in cui mistifica le teorie di Kalergi: metodi razzisti?

C’era da aspettarselo: il Tg che agli occhi di tutti i benpensanti doveva rappresentare la moderazione fatta notizia, con il capataz Enrico Mentana, inattaccabile per tutta una serie di motivi: ultime sono state le sue panzane sul “kalergismo”, definito da lui una “buffonata”, perché ha voluto, a bella posta, confondere le teorie “paneuropee e cosmopolite” del conte Nicholaus Coudenhove-Kalergi – da alcuni prezzolati massoni definito il vero “anticipatore” dell’Unità Europea (peccato che il suo “europeismo” trasudi lobbismo e conservatorismo a tutto tondo, tanto da aver a suo tempo tentato di coinvolgervi Mussolini!); con l’altra faccia della medaglia, il suo incondizionato pacifismo, legato ad una visione dell’alta finanza internazionale, come mediatrice dei grandi conflitti (fu agevolato nel suo lavoro da Louis Rothschild, Max Warburg e Robert Bosch), e il suo spiccato filo-giudaismo. Il tema dell’ebraismo si interseca, del resto, con il discorso dominante della sua ideologia, ossia la costituzione di una nuova élite in grado di governare la futura nazione paneuropea. A questa tematica il conte dedicò un libello già nel 1922, cioè Adel (Aristocrazia), poi confluito nell’opera Praktischer Idealismus (1925) (che Mentana non ha citato, e si capisce il perchè). Le argomentazioni di Coudenhove-Kalergi sono qui caratterizzate da disinvoltura logicafantasiose semplificazioni storiografiche e, talvolta, anche da spunti interessanti. Egli parte dalla distinzione, da lui stesso teorizzata, tra campagna/endogamia/paganesimo/città/meticciato/cristianesimo. L’«uomo rustico» sarebbe il classico prodotto dell’endogamia (Inzucht); le sue qualità sarebbero prestanza fisica, aggressività, eroismo, forza di carattere e di volontà, mentre i suoi vizi sarebbero un’innata limitatezza di orizzonti e povertà di spirito. L’«uomo urbano», al contrario, è il frutto della mescolanza di sangue (Blutmischung) e si distinguerebbe per apertura mentale, cultura e ricchezza di spirito; come contraltare sarebbe sprovvisto di carattere e volontà, di coraggio fisico e di iniziativa. A partire da questi presupposti, Coudenhove-Kalergi formula la frase tanto incriminata, perché senza se e senza ma: converrà citarla per intero: «L’uomo del futuro remoto sarà meticcio(Mischling). Le razze e le caste di oggi saranno le vittime del superamento di spazio, tempo e pregiudizio. La razza eurasiatica-negroide del futuro (eurasisch-negroide Zukunftsrasse), simile nell’aspetto alla razza degli antichi Egizi, sostituirà la pluralità dei popoli con una molteplicità di personalità».

Per quanto effettivamente inquietante, la profezia di Coudenhove non riguarda specificamente l’Europa, bensì l’intera umanità. Però è pur vero che il conte si augura l’emergere di un’Europa in cui a essere maggioritaria sia una popolazione spiritualmente forte e caratterialmente debole, al fine di preservare la pace nel continente e nel mondo. Il conte vorrebbe fondare l’esattezza di questa analisi – con un volo pindarico a livello logico e storico – sul fatto che le nazioni europee (che lui non disconosce affatto) non sarebbero propriamente comunità di sangue (Blutgemeinschaft), bensì comunità di spirito (Geistesgemeinschaft). Esse condividerebbero, più che antenati comuni, comuni eroi.

Questo discorso ha certamente un senso, se il fine è una nazione europea avvenire. Più complicato e poco conseguente è invece il fatto che, ad una uniformazione planetaria della tecnica, debba seguire una omogeneizzazione etnica e culturale mondiale (che peraltro contraddirebbe la specificità europea asserita da Coudenhove). Ad ogni modo, c’è anche un altro aspetto della teoria del conte che ha inquietato sia complottisti che accademici. Nell’individuare la nuova aristocrazia del domani, Coudenhove la intravede nell’ebraismo, che, tempratosi attraverso secoli di persecuzioni, ora sarebbe divenuto la vera «razza spirituale padrona dell’Europa (geistige Führerrasse Europas)». Così ha chiosato Ulrich Wyrwa: «Le sue affermazioni, che vorrebbero essere filosemite, presentano un’inquietante vicinanza alla semantica antisemita e razzista». Dall’unione tra i migliori elementi della «nazione ebraica» e quelli dell’antica nobiltà feudale sorgerà dunque l’«aristocrazia del futuro». Non stupirà a questo punto che Adolf Hitler abbia bollato Coudenhove-Kalergi come «Allerweltsbastard», termine che potremmo tradurre come «bastardo di tutte le razze». L’ostilità nazionalsocialista nei confronti del conte, poi, costringerà quest’ultimo a emigrare negli Stati Uniti in seguito allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Ad ogni modo, l’offesa di Hitler nei confronti di Coudenhove, pur nella sua volgarità e nei suoi scopi, centra probabilmente il punto della questione. Il conte viene infatti descritto dalla critica storiografica come una personalità estremamente arrogante e affetta da manie di grandezza, che non smetterà mai di autopromuoversi a rappresentante ideale di questa “aristocrazia del futuro” della Paneuropa. Tutto il suo discorso sul meticciato e la fusione tra ebraismo e vecchia nobiltà potrebbe quindi essere una diretta conseguenza della sua storia personale: meticcio austro-giapponese, cosmopolita errante, sposato a un’ebrea. Più che di una teoria storicamente fondata, si potrebbe quindi trattare di una semplice (e goffa) autopromozione politica.

Ma quanto pesa oggi l’esempio di Coudenhove-Kalergi nel dibattito sull’integrazione europea? Effettivamente ben poco. Lo si cita tutt’al più a mo’ di icona come il primo ad aver parlato di Stati Uniti d’Europa e di una unione delle nazioni del Vecchio continente. La sua influenza politica (pur sempre relativa) viene circoscritta unicamente agli anni Venti e all’inizio degli anni Trenta. Inoltre, il movimento paneuropeo è oggi un piccolo raggruppamento europeista conservatore dal peso specifico assai limitato. Le sue teorie sono state peraltro duramente criticate dagli ambienti accademici. Il suo elitismo e antidemocratismo, insieme al suo discorso sul diritto di Paneuropa allo sfruttamento dello colonie africane, senza contare la sua fascinazione per personalità come Mussolini e Dollfuss, non piacciono affatto all’establishment demo-liberale dell’Unione Europea e ai circoli universitari. Così si esprime infatti Ulrich Wyrwa: «Paneuropa dev’essere quindi considerato un capitolo storicamente chiuso, comprensibile solo alla luce del contesto intellettuale del periodo tra le due guerre, e che non permette alcun collegamento con l’attuale dibattito intellettuale e politico sul presente e sul futuro dell’Europa» (16). Insomma, è troppo comodo che i progetti di “grande sostituzione” e di annientamento etno-culturale dei popoli europei siano delegati ad un “negazionismo” di parte. Essi invece hanno ben precise basi filosofiche e sono attuati da altrettanto precisi soggetti politici e intellettuali, che oggi, dallo Stato ebraico, ma anche dalle grandi assiste segrete globaliste, diffondono un nazionalismo acceso nei confronti del mondo arabo e mussulmano, e poi si fingono, “moderati e pacifisti”, ma pronti scatenare guerre religiose, che nulla hanno da invidiare a quelle cristiane e islamiche.

Mentana in questi giorni, ad esempio, è la “mosca cocchiera” a caccia della controprova che i grillini siano onesti, ma fino al punto di dimenticarsi, in certi casi, di versare la quota parte di stipendio per impiegarlo a favore del popolo, come da sempre asserito. In realtà si tratta della stessa “operazione culturale mistificatoria” che l’infido giornalista, porta avanti quando, determinati personaggi storici, “verba volant scripta manent” gli danno la zappa sui piedi, come Kalergi. Lo stesso “vizio” che i suoi correligionari utilizzano per imporre al mondo il ricordo “sacrosanto” dell’Olocausto, ma strumentalizzandolo poi barbaramente, ad ogni piè sospinto: per interporre, dietro le quinte, il dogma della assoluta superiorità della razza ebraica. E ci dispiace per Enrico Mentana: che il conte Nicholaus Coudenhove Kalergi, almeno, non si nascose mai dietro un paravento mediatico, come lui fa per compiacere i padroni del vapore! (D.S.)

 

Un ministro dell’Economia che mistifica il futuro

Mentre il popolo italiano (1/100, perché è questa lo share medio dei talk-show!), ascoltava il programma mistificatorio della Gruber, dedicato al più inetto e inaffidabile dei ministri dell’Economia mai giunti ad un Governo della Repubblica, che ovviamente ci raccontava il finale della favoletta di Pinocchio, relegato com’è ad una funzione pari allo zero, sia dalla politica letale del suo partito, sia dalle strozzature imposte dai suoi emuli di Bruxelles; le borse mondiali subivano un tracollo allucinante, degno dei giorni temibili del “too big to fall”, soprattutto quella americana, seguita, ovviamente da quelle asiatiche che ne sono figliastre , e da quelle europee che ne sono vittime consapevoli.

Gli osservatori, che fanno finta di osservare, ma poi mentono spudoratamente, hanno dato la colpa agli algoritmi cibernetici che, secondo loro ormai dettano le regole della domanda e dell’offerta: una specie di Skynet , in cui i “terminator” sono pronto a ridurre l’umanità sul lastrico! Infatti, se i grandi patrimoni mondiali hanno perduto ieri si e no tra lo 0,3 e l’1% in una sola botta, che dire dei redditi dei tre miliardi di famiglie che continuano ad esser erosi dal capitalismo creativo e dalle speculazioni bancarie?

La verità sta da tutt’altra parte, ed è insita sulla guerra globale che la Cina, affiancata dalla Russia, sta conducendo contro il potere finanziario occidentale, al posto di un conflitto armato che ci ridurrebbe in cenere in una settimana. E’ ovvio che i danni collaterali siano gravissimi, ma non tali da estirpare la razza umana, che, tutto sommato, tuttavia, comincia a meritarselo. Tutto è basato su tre o quattro monete, che da tempo hanno perduto il significato stesso di “mezzo di scambio di beni e servizi”, e che sono state trasformate, dai poteri dell’alta finanza e dalle massonerie, in grimaldelli per derubare i popoli e ingrassare le lobby: in vista di un mondo che, rapidamente, sta disintegrando il suo equilibrio umanitario, tra ricchi e poveri, e lo accentra in un pugno, si fa per dire, di onnipotenti famiglie (circa l’1%) a scapito del 50% delle altre. Vale a dire sul nostro pianeta, 10 milioni di persone detengono la somma reddituale di 3 miliardi! Ma non è finita: costoro, a parte sbalzi come quello di questi giorni, divengono sempre più ricchi, e gli altri sempre più poveri.

Il mondo, in realtà, sta rapidamente rientrando in quei secoli bui che si credeva irripetibili, dove la fame, la sete, la carenza abitativa, le malattie endemiche, le stragi di bambini, la crisi letale delle nascite, i salari e le pensioni ormai legati al precariato, le guerre e il terrorismo; in una sola parola la miseria, contro l’abominio delle autocrazie, ormai domina incontrastata.

La leva di dominio scelta dalle caste al potere, è dunque la moneta, e quindi la predazione che questa effettua sugli scambi, allentando o stringendo costi e prezzi, in proporzione diretta dell’accaparramento finanziario delle élite; gli strumenti sono quelli che abbiamo imparato a inghiottire come bocconi di arsenico: bad bank, spread, obbligazioni senza garanzia di rimborso, titoli tossici. Si tratta di prodotti che, badate bene, non esisterebbero, se il tradizionale rapporto economico e finanziario non fosse gestito in modo perverso e criminale, teso alla speculazione e quindi ai ricavi a scapito delle truffe.

E quando si tenta, come fa un personaggetto come Padoan, che ha iniziato a fare economia negli ammezzati delle logge massoniche, dove si vende al miglior offerente tutto e il contrario di tutto, di dare soluzioni (e lui ci prova, dice, da cinque anni con successo!), in realtà aggrava la situazione, la imbroglia con trucchi da fiera paesana, si abbarbica su statistiche e parametri fasulli, come il Pil, l’inflazione, la deflazione, il quantitative easing, i panieri monetari; ma i risultati sono sempre vicini allo zero virgola, che è sufficiente per abbindolare i popoli, specie quello italiano.

Perciò, vista la situazione internazionale ormai ai limiti di una nuova, terrificante crisi, probabilmente derivata dalle paranoie finanziarie di Donald Trump, basate esclusivamente su continui esborsi di “carta moneta” ormai senza alcun valore, se non quello che sono costretti a riconoscerle i principali depositari, come, ad esempio, Cina e Giappone; ma che sono assolutamente contrari a che questa “emissione continua” a loro carico finisca nelle capienti saccocce di Mr. Soros, Mr. Buffett, Mr. Zuckemberg o Mr. Murdoch, saggia decisione sarebbe quella di uscire dal “club” di questa “Onorata Società”, e seguire le orme della Gran Bretagna, che ha deciso che conviene stare per conto proprio, senza legami o subalternità, che costa molto meno, e il futuro del suo popolo è garantito dalla libertà economica…

L’Italia, invece, ha deciso, grazie ai vari Padoan e ai loro sponsor, di precipitare nel baratro, seguendo la frana mortale che incombe sul pianeta; a meno che, questo 4 marzo, si cambi regime.

I tempi dei compromessi sono finiti, così come quelli delle politiche ipocrite e fasulle. Le monete dovranno riassumere la loro veste originale, ed essere emanazione diretta degli Stati sovrani; così come le banche, dovranno decidere se fare speculazione o impieghi commerciali. E l’Unione Europea scegliere una strada difforme da quella che si è assegnata: dove il rispetto e la salvaguardia dei popoli sia la regola: così come il ludibrio e la cacciata dei loro sfruttatori! (D.S.)

DEDICATO AGLI SMEMORATI DI LEGA E FDI

Per gli smemorati, quelli cronici, soprattutto militanti nella cosiddetta costola destra dell’accozzaglia, cioè Lega e FdI, sarà il caso di ricomporre il puzzle che in definitiva ha portato il nostro Paese a soffrire, in modo massiccio, dell’immigrazione. Visto che costoro ignorano non solo la storia, ma fanno finta di non sapere cos’è la “nemesi storica”, cioè il colpo di coda che gli avvenimenti restituiscono a chi li ha promossi, e poi tentano di mistificarlo!

Ia puntata

Regolamento UE n. 604/2013 oppure Regolamento di Dublino III.

E’ un regolamento dell’Unione Europea, che stabilisce “i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide” nell’ambito della Convenzione relativa allo status dei rifugiati del 1951 e la relativa direttiva UE. E’ stato firmato il 15 giugno 1990, e promulgato il 1 settembre 1997, senza che alcuno dei Paesi dell’UE, tranne la Danimarca, lo impugnasse. In poche parole, “il regolamento di Dublino mira a determinare con rapidità lo Stato membro competente per una domanda di asilo e prevede il trasferimento di un richiedente asilo in tale Stato membro. Lo Stato membro competente all’esame della domanda d’asilo sarà lo Stato in cui il richiedente asilo ha fatto il proprio ingresso nell’Unione europea. Per la cronaca, questo regolamento fu approvato nel 2003 dal governo Berlusconi, ministro della Giustizia Castelli (Lega Nord), ministro degli Interni Pisanu (F.I.), ministro degli esteri Frattini (F.I.)

IIa Puntata

Accordo di amicizia italo-libico tra Berlusconi e Gheddafi, il 10 giugno 2009. Viene siglato con la famosa e fastosa visita di Gheddafi in Italia (il settimo incontro ufficiale, il quinto con Berlusconi): le accoglienze sono trionfali, agli impiegati romani viene data una franchigia di tre ore per acclamare il dittatore. Il quale fa innalzare una tenda di 100 mq. A Villa Pamphili, che elegge a sua dimora. Resta famoso il baciamano con cui il cavaliere omaggia l’ospite. Dietro la facciata, c’è il versamento di 5 miliardi di dollari per danni di guerra da parte dell’Italia alla Libia, in cambio del blocco dell’immigrazione (accordo con il ministro Maroni), e tutta una serie di contratti economici, sul gas e sul petrolio (quasi un monopolio italiano per lo sfruttamento), in cambio di autostrade e ferrovie. Una svolta per l’Italia dal punto di vista economico-finanziario, ma che non è affatto condiviso da tre letali convitati di pietra: Francia, Gran Bretagna e Usa.

IIIa Puntata

La guerra civile libica e l’intervento delle N.U (febbraio-ottobre 2011)

(ministro della Difesa La Russa)

Coi soliti sistemi made in Cia, la Libia è l’ultimo paese del Megreb a sollevarsi contro l’autocrazia (oggi rimpianta dai più!): le motivazioni sono, naturalmente, umanitarie, invece nascondono mire economiche sui pozzi petroliferi dell’ex- “scatolone di sabbia”, da parte di Parigi e Londra, con l’autorizzazione di Washington (che ha già fatto indigestione di petrolio in Iraq!). Le rivoluzioni africane si assomigliano tutte: scoppiano incidenti, poi arrivano le armi dall’estero (specie l’Italia), e gli insorti diventano, in breve milizie, supportate e addestrate dai contractor americani. Nello stesso tempo l’ONU, emette i suoi decreti contro “lo Stato canaglia di turno”, e i paesi occidentali iniziano a “sanzionare” e quindi a strangolare la Libia. Segue il blocco delle risorse bancarie all’estero. Poi, senza colpo ferire, e senza una pezza giustificativa dal punto di vista del diritto internazionale (che si chiama dichiarazione di guerra), puntuali arrivano la “no-fly zone”, in cui vengono abbattuti gli aerei di casa che osino bombardare i ribelli, e poi i bombardamenti diretti: la Francia avvia l’operazione Harmattan con le ricognizioni aeree dello spazio aereo libico da parte dei caccia RafaleMirage 2000-D e Mirage 2000 che eseguono attacchi incondizionati contro le forze lealiste al regime di Mu’ammar Gheddafi colpendo mezzi corazzati dell’esercito libico nelle zone attorno alla città di Bengasi. L’attacco è seguito, qualche ora più tardi, dal lancio di 112 missili da crociera tipo Tomahawk da parte di 25 unità navali e sommergibili statunitensi e britannici, dispiegatesi per l’operazione Odyssey Dawn. Nella notte tra il 19 e il 20 marzo la RAF impiega i missili del tipo SCALP (Storm Shadow) su obiettivi militari libici, lanciati da aerei Tornado GR4, decollati dalla base RAF di Norfolk (operazione Ellamy). L’Italia partecipa inizialmente con la messa a disposizione al Regno Unito e agli Stati Uniti d’America, e alla Danimarca, delle basi aeree di Sigonella (CT) e Gioia del Colle, e con l’impiego di cacciabombardieri Tornado ECR per la soppressione delle difese aeree nemiche. In seguito, dal 25 aprile 2011 in avanti, mette a disposizione della coalizione, e, dal 28 aprile, utilizza, i propri cacciabombardieri Tornado IDS per colpire “bersagli selezionati” di superficie delle forze armate libiche. A tale scopo, sono stati utilizzati in seguito anche 4 cacciabombardieri AV8 Harrier II Plus, dalla portaerei Giuseppe Garibaldi, ed un’aliquota imprecisata di cacciabombardieri AMX.

Il tragico giro di valtzer dell’ormai “morituro” Governo Berlusconi (già travolto dagli scandali!), è testimoniato dal diario dell’ambasciatore libico in Italia, passato poi direttamente dalla parte degli insorti, e che ha scritto pagine di fuoco sul tradimento italiano, ma soprattutto sulla viltà dei ministri direttamente coinvolti nell’attacco agli ex-amici libici, nel farsi negare o nel non rispondere (a tutte le ore), per fare opera di mediazione. Esattamente come il vecchio amico Silvio, che diede ordine al suo staff di ignorare qualsiasi opzione che riguardasse l’eventuale rifugio di Gheddafi in Italia.

Questi sarebbero i personaggi da portare ad esempio di coerenza e correttezza, per non dire di codardia, per il futuro dell’Italia! (D.S.)