Diario notturno (Reloaded)

Lavoro, giovani in fuga e frasi fuori luogo


Frasi fuori luogo, espressioni infelici, molti nostri politici ne hanno sempre una a portata di mano, incapaci di collegare il cervello alla bocca ed evitare di darvi solo aria.

Per non smentire tale abitudine, il Ministro Poletti ha deciso di rivolgersi ai centomila giovani in fuga dall'Italia, affermando che è meglio che alcuni di loro non stiano più tra i piedi. Poi, le scuse tardive, del tipo "non volevo dire ciò che ho detto".

Ascoltando queste parole, mi è venuto in mente un episodio legato alla campagna referendaria, quando Renzi scrisse lettere ai giovani italiani all'estero e una ragazza in video gli rispose dicendo che dopo il voto di sicuro il Premier si sarebbe nuovamente dimenticato di loro. Mi chiedo cosa abbia pensato quella ragazza ascoltando le parole di Poletti.

Ragazzi che in Italia non hanno trovato le opportunità che cercavano, che hanno avuto il coraggio di affrontare una nuova vita all'estero per mettere finalmente a frutto le proprie capacità, lasciando familiari e affetti, forse meriterebbero un po' più di rispetto e considerazione da parte dei nostri vertici, che negli anni si sono sbizzarriti con vari termini, da "bamboccioni", a "choosy" e "pistola".

Nel frattempo, si stanno spegnendo sempre più le speranze che la giovane Fabrizia Di Lorenzo non sia tra le vittime della strage di Berlino di ieri sera. Anche Fabrizia è un "cervello in fuga", laureata a Bologna, ma trasferitasi nella capitale tedesca per lavorare in un'azienda di trasporti. Anche lei all'estero, via dal nostro Paese e ora questa terribile sorte.

Intanto, il dibattito politico sterilmente va avanti tra leggi elettorali e discussioni infinite sul curriculum della Ministra Fedeli. Che avrà certamente commesso qualche "inciampo lessicale" nell'illustrare i suoi titoli di studio, che magari non vanterà gli altisonanti titoli dei Professori del Governo Monti (che tanti danni hanno fatto e ancora oggi ce ne lamentiamo), ma che forse potrebbe tranquillamente iniziare a lavorare ed essere giudicata per il suo operato.

A farci tornare con i piedi per terra ci prova Marco Furfaro, un politico di cui ammiro l'onesta intellettuale e l'oggettività degli interventi, che tra lauree e fughe all'estero, ci ricorda un altro dramma del mondo del lavoro, le morti bianche: "Gli mancavano 15 minuti per finire il turno e tornarsene a casa, da sua moglie e dai suoi bimbi. Stava lavorando una billetta, un semilavorato a forma di sbarra che si usa in metallurgia. Parte una scheggia, gli penetra nell'occhio, arriva al cervello. Viene ricoverato subito in condizioni critiche, troppo critiche. Morirà qualche ora dopo. Aveva 39 anni, Marcello. Lavorava alla Pandolfo di Lentiai, in provincia di Belluno. E oggi abbiamo il dovere di parlare di lui. Lasciamo ai talk show e alla brutta politica il commento sulle battute di Giachetti, i mancati post di Di Maio, la laurea della Fedeli. La sinistra ha un senso se torna a parlare di ciò di cui non parla più nessuno, di chi muore sul lavoro e finisce su un trafiletto di cronaca. Perché le morti bianche sono ancora troppe e la modernità ha un senso se garantisce sicurezza".

Non penso di dover aggiungere altro, nella speranza che queste parole si concretizzino in interventi che diano più dignità e sicurezza ai lavoratori.