La spaventosa idea dell’orrore
Domenica mattina. Mi alzo dal letto per fare colazione e il mio sguardo, a un certo punto, cade distrattamente su uno stralcio di notizia che mi fa allarmare. Comincio a pensare, illudendomi, che possa trattarsi di un errore o di uno scherzo di chi ha voluto riproporre una vecchia notizia. Ma, poi, capisco che è tutto reale, che l’orrore ha di nuovo travolto altre vittime.
Tragicamente, ancora vittime a Londra, tre attentati nel Regno unito nel giro di poche settimane. I nervi sono ormai allo stremo, al punto che quasi contemporaneamente a Torino un falso allarme procura un migliaio di feriti.
“L’orrore del reale è nulla contro l’idea dell’orrore”. Questa frase del Macbeth di Shakespeare continua a risuonarmi in testa. Nella tragedia shakespeariana è pronunciata in un contesto diverso (I miei pensieri, solo virtuali omicidi, scuotono la mia natura di uomo; funzione e immaginazione si mescolano; e nulla è, se non ciò che non è), eppure rende l’idea di ciò che siamo diventati, talmente condizionati dalla paura che finiamo per creare l’orrore anche quando non esiste. E, magari, finendo per dare luogo a estenuanti dibattiti con insulti connessi.
L’orrore degli attacchi terroristici e delle stragi ce lo portiamo dentro da sempre, purtroppo abituati ormai ad avere nella nostra patria capi spietati che hanno stabilito di avere diritto di vita e di morte su chiunque rappresenti un ostacolo.
Eppure, siamo in uno Stato di diritto che deve far rispettare le regole e applicarle a tutti nella loro interezza. Di conseguenza, se il supremo organo giurisdizionale, competente nell’applicazione uniforme del diritto, sancisce che una decisione di diniego di differimento della pena debba essere motivata in modo più adeguato (che non implica che sia stata decisa alcuna scarcerazione, come molti giornali vogliono lasciare intendere), quelle motivazioni andranno integrate e riviste.
Anche se fa male anche solo pensare di poter parlare di diritti e dignità nei confronti di chi il rispetto della dignità altrui non lo ha mai avuto – con negli occhi le immagini delle stragi, l’orrore straziante di vite stroncate – bisogna ricordarsi che uno Stato di diritto rispetta le regole, quelle stesse regole che un’associazione mafiosa calpesta inesorabilmente.
Poi, si possono aprire infiniti dibattiti sulle profonde disuguaglianze nell’applicazione dei diritti, sulla indegna situazione delle carceri, dibattiti che si auspica siano costruttivi e non solo basati su insulti reciproci. Ma, in assenza di uno Stato che applichi il diritto, c’è solo giustizialismo, fondato sulla quella spaventosa idea dell’orrore.
Purtroppo l’uomo definito civile nei compendi costituzionali e di diritto coniuga la propria “sapienza” evoluta nell’orrore…
Che l’uomo indulga all’orrore non toglie che certe regole scritte nei codici vadano applicate a tutti. Sto sentendo parlare di pietà, pena, umanità verso un uomo ritenuto mostro, ma non c’entrano nulla. Io non provo pietà, penso che chi è deputato al rispetto delle regole, debba farlo sempre e comunque.
Buon pomeriggio Lorenzo:)
Buon pomeriggio a te Patty
E’ dura la vita quando si sentono di questi orrori! Buon pomeriggio. 🙂 Dolce
Buon pomeriggio a te
Credo che i fatti di torino dimostrino che la paura ormai fa parte del nostro quotidiano ma anche che siamo vulnerabili. Quest’ultimo messaggio lo reputo ancora più preoccupante visto che finora ci hanno sempre detto il contrario: invece direi che le negligenze che stanno emergendo e che emergeranno non faranno altro che confermare che finora non abbiamo subito attentati perchè non hanno voluto.
Purtroppo è così
Sono pefettamente d’accordo con quanto scritto da Amoon. A parte ciò, la vita abbisogna la continuazione del suo dovuto tempo e….quando capiterà, perchè capiterà, il nostro destino ci penserà. Buon fine settimana, caro Lorenzo, un sincero abbaccio di bene…licia
Mi fa piacere che tu sia d’accordo con Amoon (che stimo molto)… buona settimana a te
continuo a pensare comunque che in troppi a queste stragi non ricordano piu’..
forse è cosi. Ciao Gianni