Cos’è il vetro?

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Cos’è il vetro?

È una finestra puntata sul mondo dove la luce può entrare. Posso lasciar cadere lo sguardo all’esterno, ampio e rotondo, o spiare curiosa cosa stai facendo, qui dentro. Se voglio posso chiudere fuori l’inverno gelato oppure, se tu vuoi, posso aprire – e far entrare il canto primaverile e allegro di un usignolo. È freddo e duro senza pietà contro la guancia di un bambino.

L’impronta sporca del suo pollice lo rende più affascinante. Una fine spaventosa per gli uccellini. Frammenti spietati riposano nella mano insanguinata. L’immagine speculare di me stessa e dell’ombra scura che non riesco a scacciare. Sta lì se la cerco, ma anche se non. La posso vedere o oltrepassare.
Vetro identico alla vita. Una scoperta, un lavoro. Un manufatto artistico, un dipinto e un mosaico di eventi ed esperienze. Un occhio. Un’interezza che contiene piccole crepe insignificanti a ricordare che la vita passa. È il mio viaggio tra due punti e il guscio che mi protegge dal vento. Qualcosa che richiede attenzione, la mia cura. Posso chiedere ad altri di riparare e cucire. Si può! O fondere io quello crepato e crearne da sola uno nuovo e unico. Pieno di vita. Riciclo e costruisco il mio corpo. E il mio amore. Forse consumato fino a essere troppo sottile, per questo spaccato. In due. Frantumi e schegge di vetro nell’anima tagliano come punta affilata di coltello e dolore per il fallimento risuona nella stanza quando il vetro cade a terra. Il bambino perplesso sull’infelice accaduto.
Ma poi. In tutti i colori dell’arcobaleno scintilla brillante un sole di primavera. Una superficie appena lucidata di cui gioire e parlare; da ammirare. Purezza e felicità, tutto ripristinato! Da nodoso a liscio. Da vecchio a nuovo. Riflettendoci non penso più ci sia qualcosa di insopportabile – tutto diventa improvvisamente facile. Il contrasto nel frattempo rende la mia vita viva – e giocosa! Se non vedo una cosa, non esiste neanche l’altra. Il getto perde spinta se non c’è qualcosa a desiderare. Un tappo. Il blocco sullo slancio. Libertà recintata. Le avversità mi danno energia, la sfida è nell’aria. Per sentire la libertà devo prima essere stata rinchiusa, e non ho freddo finché il tempo d’estate è passato. Per addormentarmi devo prima sentirmi sveglia. Per un bacio, devo prima esitare.
Io vivo in una gabbia di vetro. Cautamente. Ho imparato a non lanciare pietre. Sono così brava. Ho creato sicurezza intorno a me, precise demarcazioni di confine, e sono felice della vista che il mio spazio mi offre. Attraverso la finestra vedo che mi vieni a trovare, e anche come il tempo si fa strada tra gli alberi. Ho paura per il pettirosso che non vede che c’è un vetro che ci separa. Su nel cielo azzurro posso vedere l’aquila di mare che scruta in cerca di agnelli appena nati, mentre oche selvatiche atterrano sulla spiaggia deserta.

Ann-Sofi Andersson

 

Cos’è il vetro?ultima modifica: 2019-11-23T15:01:49+01:00da fusionelibera
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