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IRON, l’incipit  «È più facile vivere attraverso qualcun altro che diventare un completo te stesso»

La mostra è corale, una piccola fabbrica di ferro aperta a diversi significati con l’unica condizione per i 28 artisti di usare un oggetto «ferro da stiro» per le opere .

C’è la storia (del design) dell’oggetto ferro da stiro che pare narrare “Iron” collettiva di arte contemporanea inaugurata il 12 agosto a Deruta (PG) e il vero fondo tra materia e oggetto, tra società ed arte, e l’oggetto fruito, incluse le icone giocattolo reclutate all’arte e quelle dada irrispettose con chiodi, Cadeau di Man Ray alla maniera duchampiana. Persuasioni e condizionamenti del mondo femminile: un simbolo della società dei consumi, l’attrezzo domestico che sta al benessere della donna come il mucchio di stracci alla Venere di Pistoletto, volendo calcare le parole, anzi s-tirarle verso la pop art.

E dunque dissacrazione e riflessione sui ruoli in questo progetto voluto dall’associazione Freemocco con il Patrocinio del Comune di Deruta. “Progetto di mostra – scrive il critico d’arte contemporanea Davide Silvioli – in cui, a partire dalla complessità del termine “iron”, sia il materiale (duttile secondo la prassi e o il pensiero), sia l’azione dello stirare che l’oggetto del ferro da stiro, hanno impugnato, in una chiave estetica accompagnata da un sottofondo di riscatto sociale, proprio quest’ultimo.”

Impugnato, si annota in calce,  con abilità consapevole, oltre il quotidiano gesto casalingo, e in cui ci si guarda impugnare l’oggetto nella sua ricerca nel proprio immaginario, aprendo una camera delle metamorfosi:  liberando identità, scardinando il problema che non ha nome tramite i suoi feticci.

Benedetta Galli e Virginia Ryan, ideatrici del progetto artistico Iron partono proprio da Man Ray  per soffermarsi sul pensiero dell’attivista  Betty Friedan nel saggio The Feminine Mystique. Sulla rinuncia delle donne americane del dopoguerra alla realizzazione dei loro sogni per dedicarsi esclusivamente alla maternità e alla vita casalinga «È più facile vivere attraverso qualcun altro che diventare un completo te stesso».

“La mostra è corale, una piccola fabbrica di ferro, aperta a diversi significati, anche ferro come catene e armi con l’unica condizione di usare un oggetto «ferro da stiro» per le opere attorno ai temi del contemporaneo come il controllo, il dominio del corpo, del desiderio e della sessualità”. In sala se ne trovano in ceramica –  legando la tradizione locale della “terra” derutina alla terra ferrosa;  da viaggio “gialli atomici” con tessuto africano – pagne (chi è che stira), viaggianti come scafi di imbarcazioni, sognanti, riflettenti ; sacri e profani, ferri tabernacoli (la  casalinga che non sarei diventata), ferri antistregoneria, antichi,  persino orientali con le fauci spalancate come draghi e un irrinunciabile ‘classe di ferro’ forever young.

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Sara Tosti. Sándor Vály. Danilo Fiorucci. Laura VDB Facchini. Lea Contestabile. Benedetta Galli. Caterina Ciuffetelli. Primarosa Cesarini Sforza. Massimo Ruiu.Virginia Ryan. Medina Zabo. Sara Cancellieri. Sandford&Gosti. Alessandra Baldoni. Nea Lindgrèn. Elly Nagaoka. Rita.Albertini. Silvia Stucky. Luigi Fucchi. Fariba Karimi. Veronica Montanino. Yongxu.Wang. Polly Brooks.Gary Jo Gardnenhire. Adwoa Amoah. Carlo Dell'Amico. Jennie Temple. Justin Randolph Thomson
In copertina: Sándor Vály, Der Hexenhammer [Malleus maleficarum];
Caterina Ciuffetelli, Tabernacolo 2022
Iron.  Il Granaio, Piazza Cavour 1,  Deruta 12/26 agosto 2022
Pubblicazione IRON, Freemocco Edizioni  www.freemocco.com
.https://digiland.libero.it/profili/scheda/La.ragazza.del.fiume/dettaglio
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Il Senso di IRON | Derutaultima modifica: 2022-08-20T22:38:48+02:00da Dizzly