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CLONING

Cloning per la XVIII giornata del Contemporaneo AMACI.  Artisti in Transito presenta un Display Online di Artisti e Video performance l’8 ottobre 2022.

Cloning è una ricerca Linguistica e dell’Estetica, un esperimento di Arte e Video Performance legate al concetto di Avatar, Clone e all’Intelligenza Artificiale.
Un esperimento d’Arte basata su innumerevoli riflessioni del contemporaneo, sulla natura dell’animato e inanimato, dell’opera concreta e digitale. È la naturale prosecuzione di Abstract come ImPerfezioni Digitali  Art underclothes, Feticci d’Artista, Vita da Avatar, Embodying Tiamat (Homing), Other Homonymie  e Il ritorno dell’Avatara.

con Paolo Asaro ·  Adele Cammarata ·  Caterina Ciuffetelli ·  Giuliana Cobalchini  ·  Ekaterina Pugach·  e · Oreste Casalini · Stefania Sabatino ·  Jano Sicura ·  Daniela Zannetti . Testi Daniela Zannetti e Barbara Augenti, Adele Cammarata , Francesca Colaluca.  Oreste Casalini, Special guest.

Il digitale è l’albero cavo in cui “l’uomo” si è rifugiato durante la pandemia. Si torna ad evocare la normalità, senza una effettiva catarsi. L’uomo, l’analogico stesso, ha dato vita, e non del tutto a sua insaputa, alla più vasta operazione digitale dalla nascita di internet senza farsi domande sulla rappresentazione di sé (e senza risolvere le sue paure, rispetto al feticcio web). Eppure cose inesistenti hanno preso vita nel potenziale/ virtuale, la presenza nel mondo sensibile dell’essenza ideale. La massa di foto circolanti nei display virtuali – opere di opere – e tag diffusi hanno garantito spettatori virtuali “concreti”. Per questo Artisti in tTransito torna con Cloning a presentare un primo display online per la XVIII giornata del contemporaneo, ribadendo la forza del virtuale e con nuove riflessioni legate all’intelligenza artificiale, la manipolazione digitale, il farsi clone di se stessi, o avatar, per essere in ogni laddove.

Cloning il sito. Artisti disposti a far auto clonare le loro opere in “una polimorfia dell’arte, mentre il consumo dell’arte si trasforma in alimento”, e viceversa l’alimento è consumo, e anche assuefazione nella fattispecie al simulacro di internet. Come ne “Il ritorno dell’Avatara di Adele Cammarata”  performance basata su uno dei 12 racconti di Eroine della poliedrica Claude Cahun – si sviluppa il grande paradigma della visione che induce a mescolare le prospettive di mittente e destinatario che – confondendosi e poi fondendosi  –  danno voce a un’unità, una cella comunicativa ad alta interazione, in cui non si distingue più chi osserva e chi è osservato.

O Arte, dunque, profanata? A rendersi Avatar, come spiega F. Colaluca, ricercatrice del linguaggio  – l’interrogativo che ci si pone è complesso.  In “avatar” c’è una più evidente componente creativa rispetto al termine “clone” e che, sebbene sia l’espressione di ciò che già esiste altrove, esso è unico per forma e “personalità” in questo universo di macchine e di spazi virtuali.

L’Avatar,  aggiunge B. Augenti ricercatrice in Filosofia ed Estetica,  se lo si considera come un’opportunità di concretizzare il socratico “conosci te stesso” per diventare ciò che si è, proiettando indefinitamente quel “farsi se stesso” (tanto per richiamare l’incitazione che Nietzsche riprese da Pindaro per invitarci ad una creazione di noi stessi soggetta a continua metamorfosi) allora, forse, il nostro doppio virtuale – emule dell’arte fiamminga e olandese – può realmente diventare più vero del vero. Perché la descrizione del nostro essere potrà, finalmente, coincidere con la potenzialità del voler essere.

Cʟᴏɴᴇ ed Avatar sono tra gli assiomi più comuni dell’età contemporanea nel rapporto sempre più stretto tra vita naturale e metaverso, tra conoscenza e citazionismo –  meme anche ideologicizzanti –  tra didascalia di un’opera e corrispondenza con un’opera. Nella ricerca stessa delle poetiche, introiettando oggetti e aspetti del mondo esterno esistenti siamo già Cʟᴏɴᴇ, come ogni foglia è foglia mai uguale · dice l’artista Jano Sicura.

Proiettando il farci noi stessi in ogni laddove, siamo Avatar, giacché  “la terrestrità non è l’unico elemento con cui si può dialogare; la tecnica inoltre ci rivela (Maurizio Ferraris)”  e anche ‘Arte senza arte’ (parafrasando Raffaele Gavarro), e spesso senza l’artista, si precisa in Cloning, che di fatto nella sua ricerca si è interessato ad “Angeli” di Oreste Casalini, artista scomparso nel 2020. La doppia copia di “abiti” esposti a Castello di Rivara nel 2014, sono un calco di presenze invisibili, il varco nelle pieghe dei tessuti, la materializzazione di un universo di cui si rende percepibile l’inesprimibile. Il cui calco (dell’anima) resta. Sulla copia a parete si proiettò un video dell’autore, con scene di acqua e prati che imprimevano diverse texture al bianco neutrale dell’opera. Apparenza essenza e presenza. “Manipolazioni digitali” a cui oggi si aggiunge il progresso dell’intelligenza artificiale (AI), elaborazione elettronica che tramite un algoritmo e una serie di parametri genera e crea immagini e nuove opere.

D’altro canto non fu Salvatore Fiume a dire che “l’arte è tutta contemporanea”? Illustrando nel Ciclo delle ipotesi del 1980 elementi tratti da capolavori di pittori moderni come Picasso e De Chirico intrecciati ad elementi pittorici di maestri antichi, come Botticelli, Tintoretto, Raffaello, Rembrandt, Rubens e Velázquez.  Per questo in Cloning non duole il ritorno di alcuno .

CLONINGultima modifica: 2022-10-05T23:49:29+02:00da Dizzly