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Thyrus
Terni si doterà del Drago del suo emblema un Thyrus in acciaio la nuova scultura del ‘museo a cielo aperto’.
Occuperà lo spazio antistante il centro multiculturale Caos nato dal sapiente recupero e rigenerazione degli opifici Siri a cura dell’Urbanistica del Comune di Terni. Thyrus, il drago emblema,  sarà realizzato in tecnica “sliced” su idea dello scultore e docente Marco Diamanti e il progettista Jacopo Cardinali

L’Umbria è una continua scoperta. Terra di miti e leggende, possiede più di un tesoro naturalistico e storico tra vallate, altopiani, montagne arcigne e gole e percorsi fluviali e  cascate. Punteggiata di città e cittadelle medioevali arroccate ai bordi delle conche e altrettanti centri noti oltre le due province di Terni e Perugia, non è solo la regione del popolo più antico d’Italia, della bontà dei Santi (tardiva, storicamente fu annessa a fatica dallo Stato pontificio) e dei sapori genuini, ricca di eccellenze enogastronomiche ma costantemente attraversata dallo spirito indomito dell’Arte. Basti pensare alla Calamita Cosmica, la colossale struttura realizzata dal controverso ed enigmatico artista  Gino De Dominicis – per attirare energie sulla terra – che dopo un Tour in Italia  e in Europa è approdata e custodita a Foligno nell’ex Chiesa della SS. Trinità in Annunziata, opera di punta di una raccolta Permanente di Arte Contemporanea.

Dell’antica combattiva Terni , il comune libero – quella che ricevette l’Aquila nera da gonfalone dall’imperatore  Federico II –   300 torri e mulini non resta molto, come della città siderurgica bombardata con violenza durante il secondo conflitto mondiale. Per la città dell’acciaio, la Acciai Speciali assume un ruolo determinante anche nella ricostruzione e nella trasformazione della città nel dopoguerra, in termini economici, urbanistici e sociali. La Biblioteca e l‘archivio storico di AST sono stati dichiarati dal Ministero della Cultura e dalla Sopraintendenza archivistica bibliografica di eccezionale e notevole interesse storico per la storia economica e sociale della regione umbra e dell’intera nazione italiana; l’importanza di Terni dall’Unità ad oggi, che ha inciso  significativamente sulla storia industriale ed economica del Paese.

Oggi la città vanta anche il presidio di opere di scultori di fama nazionale e internazionale; occupano spazi nelle piazze, ornano i cardini stradali delle rotatorie in un  Museo a cielo aperto. Dalla Lancia di Luce del celebre scultore italiano Arnaldo Pomodoro, tra le più note esaltazioni del processo di fusione dell’acciaio con diverse leghe fino alla punta piramidale in oro luce,  a Le libertà svettanti sulle sponde del lago di Piediluco di Giulio Turcato: uno dei maggiori interpreti dell’astrattismo informale internazionale. HYPERION, una raffigurazione della conca ternana di  Agapito Miniucchi scomparso questo marzo 2023, scultore accostato dal critico d’arte Sandro Parmiggiani (Le forme del sublime) a  David Smith, a Ettore Colla e altri  grandi protagonisti della scultura internazionale, come Mark di Suvero e Bernar Venet. Tutte le opere intendono celebrare l’identità della città fondata sul rapporto macchina uomo, acqua, acciaio, e la vocazione dell’energia nella dicotomia materiale e immateriale.  Gran parte di esse svettano verso l’alto, simbolica trascendenza, come l’iconico ago d’acciaio de La Fontana dello Zodiaco di piazza Tacito, cui fanno da controcanto la precarietà dell’equilibrio, il beffardo pennone titolato  E-Terni di Giuseppe Marianello, L’Albero  scultura in acciaio di Peppe Di Giuli compenetrato nel percorso urbano (fino a ricevere urti e ammaccature).

Del “percorso allestitivo”   – presenza della società dell’Acciaio il cui contributo alla produzione artistica è totale – resta interessante anche la presenza del maglio per l’acciaio più grande del mondo, la monumentale Pressa della Davy Brothers Ltd e della società Terni, che dismessa dalla produzione è stata collocata nel piazzale antistante la Stazione FS di Terni dove è sorto il recente TRIPODE in acciaio della passerella di Terni, nuova porta urbana ed espressione dell’identità di Terni.

Dunque effigi della forza economica, forse per questo eccessive rispetto all’immedesimazione propriamente culturale cittadina, il vandalico graffiti benvenuti in California, su Hyperion di  Miniucchi detta ‘palmetta’, è una interpretazione profana e popolare eppure bagliore di critica che si frappone tra l’opera e lo spettatore e l’ospite nell’arrivo in città.

Quanto sia stato effettivamente promosso e discusso sulle istanze dell’arte, nel concetto di arte diffusa, nel tentativo di dialogo con l’ultra mondo dell’arte si inserisce tuttavia una nuova opera, forgiata in acciaio e maxi nelle dimensioni di oltre quattro metri: una rivisitazione dinamica e contemporanea dell’emblema del drago di Terni, Thyrus finora considerato solo nella classica araldica iconografia medioevale. Questo verrebbe  restituito al pubblico vigoroso e alato – come leggiamo sul sito di Thyrus  – “pervaso da una forza eccentrica e da uno slancio ben evidente  […], in una posa che suggerisce orgoglioso e fierezza che ben si presta a rappresentare l’identità cittadina, l’espressione artistica territoriale e la professionalità e l’esperienza della rete d’imprese del territorio coinvolte nella sua messa in opera.” Resta da vedere come l’immaginario collettivo accoglierà il drago la cui natura, tra Industrial Design e Oriente, è inconsueta quanto accattivante. Se il profilo umbro, ombroso e velato di ironia, capace di dotarsi spirito estroverso è più propenso ad  attirare energie sulla terra o a ergersi più in alto già rigenerato di energie. Di fatto Thyrus  sembra essere una di quelle sculture fatte per intersecarsi con altre cose.

Rammenta stilisticamenteL’uomo e la donna” a fette di Batumi, la scultura in acciaio dell’artista georgiano Tamara Kvesitadze in Georgia, simbolo della conciliazione delle diversità. Se Thyrus riuscirà a creare un nuovo percorso di accostamento all’arte, non resta che attenderlo.

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Thyrus Terni |Umbria contemporaneaultima modifica: 2023-04-19T21:30:59+02:00da Dizzly