How to Disappear? Stiamo diventando estranei, ma tu non fai niente..
How to Disappear di Akiko Busch. In questa icona di estate al termine, di giorni cotti e sfiniti dalle miriadi di possibilità di occupare tempo, fare vacanze, dello stare in relax; di natura matura giunta a conclusione e quasi essiccata, fissata nella visione di un gigantesco erbario in un immobile silenzio giacchè le voci e i rumori si sono spostati altrove (e non tarderanno a rientrare)…seguire Venezia 76 o la letteratura mondiale è sempre un privilegio. Il punto è se raccontarlo in rete per una parvenza di presenza intellettuale, o metabolizzare ciò che piace in assoluta intimità.
Ecco, questo è senz’altro uno degli argomenti di sparizione narrati da Akiko.
Non suggerisco di leggerlo, (provate), magari prima fare una domanda allo spasmodico bisogno di raccontarsi in rete, dove, sebbene ci sia spazio per grandiosi dilemmi e pathos di relazione, si resta soli, infine, con un mouse in mano e nell’altro il selfie#; fosse pure#cultura.
Chi ha lavorato su questa annosità virtuale ha creato l’unselfie autoscatto senza connotati, Cindy Sherman e in epoche non sospette (lei è una proto selfista internauta) e qui ben usata come visual del post del suo apparire multiforme perdendo i connotati originali.
Per il resto How to Disappear di Akiko Busch è veramente un buon saggio contemporaneo, note di invisibilità in tempi di trasparenza, come essere soli e intensi riappropriandosi dell’apparente limbo di inesistenza, cosa che forse già sappiamo, ma non vogliamo dircelo. Lo diciamo agli altri.
Ma poi, a dire il vero, perchè rinunciare al principio di ogni gioco, teatro e poesia? E se così fosse perchè svelare il ruolo (per i più scaltri). Nessuno risponderà. E’ Disappear.
(O sulla Rosseau…)
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