Quando fuori piove

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pioggia

Quando fuori piove. In proposito sono state scritte canzoni e libri.
Dipende da quale punto di vista si guarda la giornata di pioggia, ma ha il suo fascino.
Oggi avevo un altro programma e ho rimandato proprio per la pioggia. Non ho mai amato uscire quando piove, lo facevo solo per cause di forza maggiore, come si dice.
Stranamente nella tarda mattinata mi è presa una strana sensazione, un’insofferenza, così ho indossato jeans, maglietta un golfino preso l’ombrello e via a fare una bella camminata sotto la poggia.
A conferma di quanto ne avevo bisogno e quanto mi faceva bene è stato il profumo delle piante, della terra, e le mie gambe di solito stanche e pesanti andavano a una velocità che da tempo non raggiungevo. Sono riuscita a fare una camminata di un’ora a passo spedito.
Mi ha fatto bene, mi sono sentita davvero meglio, anche se i jeans erano bagnati.
Più tardi mentre smanettavo sul cellulare leggo un articolo, cosa fare nelle giornate di pioggia.
A parte i soliti consigli tisana, lettura, scrittura, visite ai musei, e ….. andare a un caffè letterario.
A Milano ce ne sono alcuni, di cui non ero a conoscenza.
È una tipologia di libreria che mi è sempre piaciuta.
Alcuni anni fa avevo anche scritto un racconto che appunto iniziava con la scoperta e la conoscenza di un bar pasticceria e zona libreria e relax.
Insomma avevo descritto un mio sogno.
Ora che so di questi caffè letterari anche a Milano, magari in un giorno di pioggia ci andrò e renderò piacevole anche una giornata grigia.
Con caffè, letture e profumi che fanno bene, e sicuramente tornerò a casa con un sorriso, come oggi.

Usato, scambio

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Una volta non si buttava via niente, quello che era guasto o logorato si riparava, si aggiustava.
Mentre all’epoca del benessere e consumismo, quando qualcosa non piaceva più o era appena consumato si buttava via, voglia di cambiare o di spendere e si acquistava nuovo.
Di questi tempi è tornata l’epoca dell’usato, di seconda mano anche detto vintage, ci sono siti on line e negozi in proposito.
Alcune persone la considerano una moda, per altri è per motivi economici.
Anch’io quando lavoravo mi potevo permettere qualche capriccio in più, e ogni tanto facevo ordine nelle mie cose.

Ho regalato a persone che conoscevo i miei capi, non particolarmente logori anzi alcuni come nuovi.
Oggi mi trovavo alla fermata dell’autobus, vicino c’era un contenitore dei rifiuti, dove per terra era stato posto un sacchetto, contenente delle scarpe sportive usate.
Una signora che si trovava anch’essa alla fermata, si avvicina curiosando e poi mettendoci proprio le mani per guardare meglio di cosa si trattasse e sembrava di suo interesse, quindi raccolse il sacchetto e se lo portò via, per esaminarlo meglio a casa o per poterne usufruire.
Comunque mi piace questa idea di scambio, e lasciare cose che non ci servono più per chi ne ha bisogno.

Il granchio blu

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Da diverso tempo si sente parlare del granchio blu, crostaceo arrivato nel Delta del Po.
Incentivata la pesca soprattutto per i danni che provoca, trovata subito l’opportunità di profitto, dato che è commestibile.
Alcuni ristoranti hanno già provato alcune ricette per proporlo sulla tavola.
In particolare nei primi piatti.
Mi incuriosisce abbastanza, lo proverei appunto in un buon sugo per la pasta.
Chissà, se non avrà un prezzo stellare magari lo provo.
Voi lo provereste?

Chi paga il conto al Ristorante?

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Capita di andare al Ristorante con una nuova conoscenza,  amico/a, fidanzato/a, o ricevere un invito.
All’arrivo del conto però, arriva anche l’imbarazzo.
Chi paga il conto?
Personalmente preferisco dividere e alla maggior parte ha fatto piacere.
Anche con il mio ex fidanzato si divideva.
Tempo fa avevo ricevuto un invito, però mi è stato subito specificato “ognuno paga il suo”. La delicatezza non mi è piaciuta, essendo stato un invito, quindi avevo declinato.
Penso che sia una questione di educazione e condivisione, a parer mio, sarebbe bene dividere il conto.
Se poi qualcuno insiste per pagare va bene ma sia un bene anche ricambiare.
Nel caso di invito la mia opinione è che dovrebbe pagare chi invita.

Ferragosto

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Anche quest’anno Ferragosto se n’è andato.
Ma partiamo dall’inizio.
Premesso che la prospettiva che avevo era tra stare a casa e andare fuori con mia mamma e i miei zii anziani, oltre mio cugino che ha qualche difficoltà, avrei preferito stare a casa.
Mia mamma voleva assolutamente fare qualcosa, così d’accordo con mio zio pensano di andare a Salsomaggiore Terme.
Quindi si prenota un ristorante del luogo.
Passa a prenderci alle 8,30.
Arrivati nelle vicinanze propone di fare un giro a Castel d’Arquata, che era veramente caratteristica e come definita città d’arte.
Difficoltà nelle manovre nelle strette viuzze dove se c’erano due macchine non si passava.
Non essendo lo zio, un guidatore provetto ho avuto molta paura per non usare un altro termine.
Quindi si torna verso Salsomaggiore.
Finalmente arriviamo alle 11.30!
Scesi dalla macchina speravo di fare un giro per sgranchirmi e per vedere qualcosa.
Vana speranza, mia zia scende e stava già cercando una panchina per sedersi.
Avvilimento!
All’orario della prenotazione finalmente ci rechiamo al ristorante.
Piuttosto carino.
Dopo aver scelto dal menù, e dopo una lunga attesa finalmente iniziamo a portarci piattini per ciascuno.
Ricordando i casi di ristoratori che hanno fatto pagare il piattino in più, pensavo di trovarne il costo nel servizio.
In conclusione abbiamo mangiato molto bene.
Purtroppo l’attesa tra le varie portate troppa lunga.
Il conto alla fine è stato giusto e onesto.
Il rientro a Milano un po’ difficoltoso ma ce l’abbiamo fatta.
Mamma e zii molto contenti della bella gita.
Io meno, comunque più che festa diciamo che ho fatto una buona azione.

Passeggiata al Castello sforzesco di Milano

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Questa mattina insieme a mia mamma siamo andate a fare una passeggiata al Castello sforzesco.
Uscendo dalla metropolitana proprio in piazza castello, abbiamo avuto una brutta sorpresa.
Nella bellissima piazza ci sono ancora chiusure, materiali e macchinari per lavori non ancora ultimati e da quello che ho visto chissà quando.
Già lo scorso 7 dicembre per la festa degli obej obej a Milano avevo trovato questo scempio ma immaginavo ora fosse tutto a posto.
Ho pensato se sono rimasta delusa io, figurarsi che brutta sorpresa per i turisti.
La fontana nel centro del piazzale era attiva ma intorno era tutto sterrato con sassolini.
Eppure i turisti erano presi dal fotografare qualsiasi cosa.
Siamo entrate attraversando portici, i giardini non più fiorenti e belli come anni fa. Mentre all’interno del cortile c’era in allestimento un palco per un prossimo spettacolo.
Tutto fa spettacolo, tutto si utilizza e monetizza.
Quello che caratterizzava il Castello sparisce nella modernità di questi tempi.
All’interno c’è un bar, non mi ha fatto una buona impressione, considerato che essendo all’interno del castello lo immaginavo più caratteristico.
Prendiamo il caffè, mancanza di servizio, ma almeno non ha fatto pagare sovrapprezzo per il luogo, come si sta sentendo ultimamente, ogni scusa è buona per fregare soldi in più.
Si torna a casa sotto un solleone, ci siamo fatte l’abbronzatura senza essere in spiaggia.
Arrivederci Castello spero la prossima volta di ritrovarti più bello, come i ricordi che mi hai lasciato.

Non ci resta che piangere

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La sanità sta facendo piangere in tutti i sensi.
Sia che si prenota col sistema sanitario di cui ho esenzioni per più patologie, sia privatamente.
Non mi riferisco solo alle tempistiche ma anche al personale telefonico e di sportello e medico.
C è un ospedale di Milano addirittura dove è impossibile avere riscontro telefonico bisogna recarsi agli sportelli.
Agli sportelli altra attesa dovuta alle chiacchiere e lentezza da bradipo degli addetti.
Oggi finalmente avevo l’appuntamento per un esame.
Dopo tre quarti d’ora di attesa, il medico continuava e chiamare persone arrivate dopo di me.
Dopo almeno sei persone che mi sono passate avanti, mi sono decisa all’ennesima chiamata a domandare al medico come mai non mi chiamava.
Mi ha risposto in malo modo e senza ascoltarmi, dicendo di aspettare il mio turno che chiamava lui.
Mi è venuto un nervoso!
Poi ho trovato in corridoio un’infermiera e le ho spiegato il problema ribadendo che il dottore mi ha risposto male senza darmi modo di spiegare e quindi se poteva entrare e chiarire lei.
Dopo alcuni minuti esce l’infermiera scusandosi e spiegando che il dottore si è sbagliato e ha saltato una riga dall’elenco che aveva e quindi facendomi passare avanti altre persone.
Quando finalmente è stato il mio turno il medico si è scusato spiegandomi ancora qual è stato il disguido, ma non si è scusato per la sua maleducazione per come mi aveva risposto.
Ecco come siamo messi per curarci.
Non ci resta che piangere.

Dopo cena

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Conclusa la cena a volte resta quella voglia di qualcosa in più, magari un dessert o un liquore.
Per chiudere la serata in relax.
Gli esperti consigliano, per evitare di eccedere con gli zuccheri, una buona tisana.
Certamente d’estate si preferisce qualcosa di fresco e ce ne sono alcune da sorseggiare fresche, mentre d’inverno si bevono volentieri calde.
Inoltre ce ne sono per tutti i gusti.
Io preferisco allo zenzero e limone, oppure quando ho difficoltà di digestione acqua calda con alloro o lauro in infusione per alcuni minuti.
Mentre per rilassarmi è sempre valida la camomilla.
Buona tisana 🙂

Profumo

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Il profumo piace sia d’inverno che d ‘estate.
In estate è ancora più piacevole sentirsi rinfrescati e profumati.
Anche se non è per tutti.
Non ho mai scelto sempre lo stesso profumo mi piace cambiare, comunque ho le mie preferenze.
Ricordo qualche tempo fa mi fecero dei complimenti per il profumo che indossavo, chiedendomi quale fosse.
Lusingata davo la marca, la profumazione.
Però poi mi veniva detto che avendolo provato su di loro non aveva la stessa profumazione.
Proprio così perché il profumo si indossa.
Dipende dal ph della propria pelle e quindi trasmette una percezione all’olfatto diversa.
Perciò capivano che dipendeva dalla mia pelle, profumo unico e inimitabile.

Una tazzina di caffè

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FB_IMG_1688825980075 Ogni tanto vado a prendere un caffè al bar. Solitamente preferisco un caffè lungo, ma da qualche tempo mi arriva una tazzina piena a metà, quando non è anche scarsa.
Sarà per disattenzione alle richieste del cliente? Potrebbe essere una coincidenza?
Mi piace il caffè lungo da sorseggiare mentre si fanno due chiacchiere.

Se fosse una coincidenza, se avesse un significato la tazzina piena a metà significherebbe mancanza o uno spazio lasciato da riempire.

Quando ci si rilassa le parole escono e raccontano quello che abbiamo trattenuto o quello che desideriamo.

Parole che accompagnano il caffè e riempiono l’aria, come note musicali che che compongono la melodia del nostro cuore, che sia amarezza o pensieri di speranza e gioia.
È solo una tazzina di caffè, ma c’è molto anche di noi.