do you wanna dance?

REALE VIRTUALE VIRTUOSO


"Privacy" in italiano non ha neppure una parola corrispondente. Privatezza...? Mah, se davvero qualcosa del genere esiste nel vocabolario, è comunque un termine orribile per quanto è cacofonico. Bisogna, dunque, ricorrere ad una circonlocuzione per spiegarne il significato. Ma è fatica inutile, perchè il concetto rimane una formalità lessicale, in quanto assolutamente inattuabile. Nella pratica e nel mondo reale, nessuno può dirsi libero da interferenze di vario genere, in ogni momento della giornata. Chiunque, a vario titolo, è autorizzato e legittimato a sapere qualcosa di noi. L'universo virtuale non fa eccezione. Anzi, da esso è perfino più difficile sfuggire, poichè la digitalizzazione, per altro istituzionalmente incentivata, porta ad accettare regole imposte, spesso solo per necessità di procedere con la navigazione. C'è chi parla di "capitalismo della sorveglianza". Tanto vale, quindi, che ci mettiamo l'animo in pace ed allontaniamo ogni paranoico  allarmismo dalla nostra mente. Ci basti riflettere sul fatto che siamo noi i primi ad esporci al rischio di violazione del nostro privato con il solo, irrinunciabile bisogno umano di comunicare coi nostri simili. Inoltre, abbiamo mai pensato al risvolto positivo del finire sotto l'occhio altrui? Migliorare nell'atteggiamento..., scrollarsi di dosso brutte abitudini..., eliminare ciò per cui potremmo diventare per la gente oggetto di biasimo..., diventare un po' più accorti e prudenti con parole ed azioni... Vi pare poco? Diceva Seneca: "Agisci sempre come se gli altri ti stiano osservando". Una delle vie della virtù potrebbe essere proprio questa.