do you wanna dance?

NUOVI AMICI, VECCHI RANCORI


Poche settimane fa, lo stato d'Israele ha stretto un'alleanza con alcuni paesi musulmani del golfo Persico, i quali si sono affrettati a riconoscerne e a legittimarne l'esistenza. Sponsor dell'operazione il biondone yankee Donald Trump. Il fatto è stato giudicato di portata storica, e, in effetti, è semplicemente clamoroso, se si pensa a quanto odiati siano stati, in seno al mondo arabo, gl'israeliani, fin dalla fondazione del loro stato nel '48 (credo). Oggi, dopo questo avvenimento, lo sono di meno? Credo proprio di no. Se hai odiato qualcuno per una vita intera, non saranno interessi comuni a fartelo improvvisamente amare. Ma questa è un'altra storia. Vediamo, piuttosto, quali sono questi sopraggiunti "interessi", che, tutto d'un tratto, spingono le due parti ad essere tanto concilianti l'una nei confronti dell'altra. Primo, un nemico comune, che risponde al nome di Iran, paese che ha giurato di distruggere Israele e che è inviso, perchè seguace della corrente sciita, all'universo sunnita, capeggiato dall'Arabia Saudita, cui fanno capo anche gli altri stati del golfo (oltre che la maggior parte di quelli nordafricani e delle ex-repubbliche sovietiche). Ovviamente, la questione religiosa appare per lo più un pretesto, essendo una forte rivalità economica, legata al petrolio, la vera causa di tensione tra i due blocchi. Secondo, una presenza scomoda: i palestinesi. Questi ultimi in perenne contrasto con Israele, che considerano (a ragione, secondo me...) un usurpatore, e che continuamente  reclama, a loro spese, territori da destinare alla fondazione di nuove colonie per i sempre più numerosi arrivi di ebrei da tutto il mondo, ma detestati anche dal mondo arabo circostante, che li ha sempre bollati come degli scalmanati senzaterra, dediti al terrorismo, pur costituendo, per essi, un potenziale ricovero, se mai Israele riuscisse a cacciarne un buon numero. Così la "pace" appena sancita porta con sé nuovi venti di guerra, anche se, per ora, a regime di refolo. Mettendo gli uni contro gli altri, ma mascherando abilmente l'operazione da trattato di pace, gli USA ritornano al ruolo che è loro più congeniale: quello di suscitare focolai bellici utili alla loro economia guerrafondaia, e, sotto sotto, sobillare gli animi di improbabili alleati contro il suo nemico di sempre, l'Iran. Quanto alla fondazione ufficiale di uno stato palestinese, ora che Trump ha perfino deciso che Gerusalemme deve essere capitale di Israele, essa è messa, ancora una volta, in stand-by.