do you wanna dance?

PAROLE E PECORE


Peggio delle pecore! Anche nel parlare. Ma le pecore belano… Ecco, loro sono più coerenti di noi con la loro natura. Alludo alle parole che, tutto d'un tratto, diventano di moda; qualcuno comincia a metterle in circolo, ed esse si diffondono a macchia d'olio, rimbalzando di bocca in bocca. La gente le tira in ballo, vogliosa di ostentazione, perché le sente dire da altra gente, e non vuol rinunciare a sentirsi "aggiornata" o, peggio, ad entrare nel novero di chi utilizza il linguaggio più di tendenza , anche se con scarsa consapevolezza del perché lo fa. "Resilienza" è un termine abusato, ultimamente. Una parola che non dovrebbe trovare spazio sulla stampa e sugli altri mezzi di comunicazione, perché non esiste nella nostra lingua. Deriva dal latino, ma è l'inglese ad essersene impossessato. Nessuna meraviglia che degli esterofili come gli italiani ne abbiano fatto la loro versione "all'amatriciana". La pochezza culturale, che imperversa tra conduttori televisivi, politici e opinionisti da strapazzo, si espleta, da un po' di tempo in qua, anche nel condire ogni discorso con questo intrusivo sostantivo, perfino quando non ce n'è affatto bisogno. La rete lo riprende…; il popolo gli fa eco... Si può benissimo usare il termine "resistenza" oppure la locuzione "capacità di reagire" ed ecco che l'idea è resa al meglio, con quel che abbiamo già di disponibile e, soprattutto, di lessicalmente autoctono. Perché mai, quando qualcuno comincia a ripetere stramberie, tutti gli vanno dietro come fa il gregge, allorché una sola pecora decide di cambiar direzione?