PIU’ IN LA’

Quando si è costretti al guado dei tempi oscuri, si può scegliere di rinunciare alla traversata ed attendere che passi la piena, rimanendo seduti sulla riva.
Al contrario, si può decidere di cogliere la sfida e porre in atto una specie di rivoluzione interiore che metta alla prova la nostra capacità di resistere, di opporsi in qualche maniera alle difficoltà che ci investono.
Ciò potrebbe, se non altro, toglierci dall’imbarazzo di dover, poi, ammettere a noi stessi di esser stati fiacchi, imbelli,  rinunciatari, cosa che gli altri forse non vedono, ma che non sfugge alla nostra coscienza.
Tutto ciò che trae vantaggio dai “terremoti” della vita e che addirittura prospera quando è esposto al rischio e all’incertezza ha il potere di fortificarci, di renderci consapevoli delle nostre peculiarità, fisiche ed intellettive, nonchè di migliorarci come esseri umani.
Accettare supinamente quella che, per comodità, chiamiamo sorte non ci fa onore; chiudersi nella propria torre d’avorio non contribuisce al nostro riscatto; rimanere immobili nello status quo può soddisfare il nostro atteggiamento guardingo, ma, alla lunga, metterci dinanzi al confronto con chi, invece, ha dimostrato iniziativa, inventiva, fantasia: un match da cui usciremmo irrimediabilmente perdenti.
Quello che viviamo adesso è un momento terribile della nostra storia. Non è difficile registrare l’ansia crescente nelle persone, lo sconcerto, lo sconforto, e tutto ciò che conduce ad uno stato d’animo stabilmente pervaso dalla paura di non farcela. Ma anche, purtroppo, dalla propensione a scaricare all’esterno tutte le responsabilità delle cose che accadono, dei fallimenti e delle sconfitte.
Assumiamoci, ciascuno, le nostre, dunque! E ripartiamo esattamente da qui, con l’umiltà di chi è cosciente di avere la propria parte di colpe, ma determinato a reagire.
Resistere significa raccogliere le forze, stringere i denti e provare ad attraversare il fiume impetuoso degli eventi nefasti che tentano di sommergerci.
Ne usciremo trasformati. Forse stupiti, per primi, di questa metamorfosi. Ma orgogliosi di aver saputo spingersi più in là.

PIU’ IN LA’ultima modifica: 2020-11-14T01:58:05+01:00da alberto.gambineri

21 pensieri riguardo “PIU’ IN LA’”

    1. Molto male! Ho scritto queste parole per spronare, innanzi tutto, me stesso. In un frangente come quello attuale, è essenziale essere critici. Distinguere il reale dal falso, le proprie sensazioni dall’induzione. Qualche post fa, parlavo di “buon senso”. Ebbene, proprio il buon senso deve venirci in soccorso, onde evitare di precipitare nella depressione ma anche nella tentazione di scaricare i problemi sempre sulle entità esterne, come il governo, che ha senz’altro delle colpe, ma che spesso è chiamato a riparare i danni causati dalla sconsideratezza dei singoli cittadini. Ciao, buona domenica.

  1. Parlo da persona diversamente giovane. So cosa intendi quando parli di chi si siede sulla sponda e aspetta osservando senza intervenire. Nella mia vita sono dovuta entrare in azione diverse volte, vincendo paure e ritrosie, quando in ballo c’era la mia sopravvivenza e quella dei più deboli a me vicini. Non sono rimasta in un angolo tremante, aspettando che lo tsunami mi travolgesse. Adesso le cose sono cambiate. O meglio, la vita mi ha cambiata. Capisco che sia doveroso informarsi, cercare di capire, restare ‘collegati’ sempre a ciò che succede intorno. Ma il senso di impotenza è tanto, dettato dalle informazioni spesso contraddittorie e fuorvianti. Diventa difficile, pertanto, sposare questa o quella causa. E torniamo al tanto abusato concetto di ‘buon senso’, sperando sempre che ognuno di noi ne sia provvisto quel tanto che basta a non far colare a picco la barca. Serena domenica

    1. come vedi, cara amica, un po’ tutti parliamo di buon senso, anche se esso è ripetutamente tirato in ballo ma, altrettanto sistematicamente, negletto; la nostra tenacia, per quanto forte, è messa a dura prova, nella sfera materiale come in quella spirituale; il vantaggio delle sollecitazioni, che una situazione come quella di un’epidemia, esercitano sulla nostra capacità di sopportazione è quello di mettere alla prova la nostra resistenza (non farmi usare il termine resilienza, per carità…) ma anche il nostro istinto di conservazione, il quale può espletarsi in mille modi, dal rispolverare vecchie pratiche (io ho ricominciato a scrivere, per esempio) allo scoprirne ed esperimentarne di nuove, fino, ovviamente, alla messa in atto di tutti gli accorgimenti, che istintivamente sappiamo essere utili a mantenerci il meno possibile esposti al contagio e il più possibile in buona salute; è qualcosa che dobbiamo a noi stessi e agli altri. Ciao. Buona domenica.

  2. In questo momento che tutti attraversiamo mi viene da dire solo che: fortunati quelli che sanno usare il buon senso e per gli altri non c’è speranza.

  3. E’ vero, bisogna assumerci ciascuno le proprie responsabilità, pero’ alle istituzioni chiedo l’obbligo civile di organizzare i servizi di un paese, senza se e senza ma. Proclami, allarmi, ne abbiamo le tasche piene. buona domenica, gi

    1. è ovvio che le istituzioni sono chiamate a sopperire al meglio in una situazione come quella in cui ci troviamo (e non mi pare di poter dire che dimostrino di saper essere in grado di farlo…); ciò non di meno, il senso di responsabilità del singolo, affinchè le cose non si complichino irreversibilmente, è altrettanto fondamentale; tutto questo essere recalcitranti alle regole imposte (giuste o sbagliate che le si voglia considerare) è semplicemente indegno di un popolo maturo e civile; le istituzioni vanno spronate, ma anche supportate, non boicottate. Buona domenica a te Gi.

  4. A Bologna, Positivo al Covid si reca dall’amante, lei lo rifiuta e chiama la polizia che lo riporta a casa dalla moglie.
    Forse Forza Italia ha trovato un nuovo leader.

  5. Sempre spingersi più in la e la corsa mi ha insegnato tanto a superare i miei limiti!!! Limiti che lo sono fino ad un certo punto, se vuoi puoi. Serena giornata

  6. Post ricco di spunti per buone riflessioni. La mia opinione è che in un paese come l’Italia difficilmente si attuerà ciò che tu consigli in modo accorato ( giustamente accorato). Siamo il popolo dell’ars oratoria inversamente proporzionale alla concretezza e direttamente proporzionale all’arte di arrangiarsi pur di non affrontare in modo deciso e forte una situazione interiore ed esteriore. A ciò aggiungi che manca completamente il senso dell’unione di popolo, come ad esempio c’è in Germania, esempio a caso ma non tanto. Noi italiani abbiamo però una buona dote, quello della resilienza. Bene o male ci risolleviamo sempre. Vedrai che lo faremo anche stavolta, “all’italiana”. Ciao:)

    1. sì siamo dei gran fanfaroni, inclini alla polemica e con scarsissimo senso della nazione; in oltre un secolo dal completamento dell’unità territoriale non siamo riusciti a costruire uno spirito nazionale, che, al contrario, sembra spesso in noi qualcosa di profondamente sgradito; se ci risolleveremo dipenderà dall’andamento globale di questo morbo e dell’economia, dato che ormai, ci piaccia o no, siamo legati a doppio filo al resto del mondo; senza dubbio, ad arrabattarci siamo bravi…; ma non sarebbe molto meno faticoso e più proficuo organizzarsi e pianificare?? Ciao a te.

      1. Le risposte sono sempre alla luce del giorno…il problema( e il paradosso) è che nonostante questo, la maggior parte della gente preferisce farsi addormentare la mente, farsi plasmare il pensiero, relegare e delegare la soluzione dei suoi problemi ad altri. Gli stessi altri che poi fanno i burattinai dei nostri destini. Risvegliare un buon numero di coscienze non è semplice…viviamo un’epoca dove l’ars di addormentare le volontà è il business più pagato…Sai, in questioni di questo tipo ricordo sempre un film che vidi anni fa , per me geniale nella sua visione distopica. “Essi vivono” di John Carpenter. Un perfetto precursore dei nostri tempi. Buona serata a te.

        1. parto dal fondo: J. Carpenter è, a suo modo, un genio; d’altra parte è americano, e, come tale, conosce perfettamente le regole dell’imbrigliare la volontà e ridurla a totale asservimento; detto ciò, penso che l’individuo mantenga comunque una buona dose di libero arbitrio da utilizzare all’occorrenza; deve solo volerlo fare; e questo, secondo me, si fa senza rifiutare tutto di quel che ci viene inculcato, bensì imparando a filtrare gli input esterni, lasciando passare quelli positivi e distruggendo sul nascere quelli falsi e pericolosi oppure semplicemente inutili; il processo si chiama critica, ossia capacità di discernere, di separare, di giudicare; se poi si preferisce farsi addormentare, allora buonanotte e sogni d’oro; è una scelta anche quella. Scocca adesso la mezzanotte. Buon martedì.

    1. grrr…, odio il termine resilienza!!! ma apprezzo la tua simpatica rettifica, che dimostra un qualche interesse per i miei articoletti; grazie per avermi letto e per la tua visita. Buon inizio-settimana.

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