do you wanna dance?

BENI VOLUTTUARI


“Perché un teatro dovrebbe essere più pericoloso di un autobus?” “Già. Chi è che ha pronunciato questa frase in televisione?” “Uhm, mi sembra Piero Pelù. Ma non ne sono sicuro” “Chiunque sia stato, è una domanda più che legittima. Quella che spesso mi sono fatto anch’io, e che, credo, in molti si siano posti, durante tutti questi lunghi mesi di restrizioni e chiusure” “Ma, se permetti, ne solleciterei una ulteriore. Perché almeno la TV di stato non ha ovviato alla chiusura dei teatri con l’inserimento, magari bisettimanale, nei palinsesti, di tutte quelle opere teatrali già in cartellone, oppure in programma in una stagione poi annullata, favorendo, così, la loro divulgazione e (perché no?) la corresponsione di un compenso ad attori, sceneggiatori, registi e maestranze? Certo, costoro avrebbero dovuto rinunciare, comunque, alle tournèes. Ma, intanto, avrebbero visto il loro lavoro ripagato, in qualche maniera. Ed il pubblico che frequenta abitualmente palchi e platee non si sarebbe dovuto privare di uno dei suoi svaghi preferiti” “Giusto! La RAI avrebbe dovuto acquistare questi spettacoli, anziché buttare i soldi dei contribuenti in varietà demenziali come Canzone Segreta o Il Cantante Mascherato, o sborsare cifre iperboliche per uno come Ibrahimovic, a Sanremo” “Avrebbe fatto cultura, una volta tanto…, piuttosto che beceraggine” “Infatti. Ma, scusa se torno al mio quesito iniziale: perché un autobus sì e un teatro no? Ma, se vuoi, perché un supermercato sì ed un teatro no…?” “Eh be’…, forse perché trattasi di servizi essenziali contro… beni, diciamo così, voluttuari?” “Ascolta. A parte il fatto che un governo non può arrogarsi il diritto di decidere, in mia vece, che cosa sia per me essenziale e cosa non lo sia…, io ritengo che si sarebbe dovuto garantire il normale svolgimento di qualsivoglia attività, purchè in sicurezza. Non era affatto difficile. Ti contamini di più alle poste che in un bar. C’è più covid in un supermercato che in un cinema. Questo è la logica che lo dice! E’ ovvio che, in queste circostanze, ogni singolo ambiente debba essere debitamente predisposto, onde preservare chi vi entra dal contagio, attraverso strutture e dispositivi consoni all’emergenza. Niente di trascendentale. Bastava organizzarsi” “…e, magari, farsi trovare un minimo preparati, visto che esistono piani pandemici, che gli stati sono tenuti a implementare, aggiornare e far scattare all’evenienza” “Piani pandemici, tu dici? Ah ah ah ah ah…! Le fotocopiatrici hanno fatto funzionare…, non le misure di sicurezza per i cittadini…! Ma te lo ricordi, all’inizio non c’era manco l’ombra di una mascherina! Sartine in possesso di macchina per cucire, come quell’amica mia, sai, facevano a strisce vecchie lenzuola per poi ridurle ad organetti plissettati con due elastici da mutande alle estremità…” “E li distribuivano in giro?” “Mah, penso li consegnassero agli uffici delle u.s.l. o al comune, perché venissero dati a chi non poteva permettersi di acquistare dispositivi regolamentari sull’internet, …a prezzi esorbitanti. Il solito, vecchio, encomiabile spirito d’iniziativa italico, che tutto il globo terracqueo ci riconosce” “Eppure, malgrado le eroiche sartine e i teatri chiusi, ci ritroviamo oltre centomila morti sul gobbo…” “Ah su questo io non finirò mai di enfatizzare e di indignarmi. Decreti su decreti…, esperti su esperti…, cabine di regia e commissari vari, ultimamente, perfino con la penna sul cappello…, non hanno evitato che si compisse un’ecatombe! Restiamo il paese europeo con il maggior numero di decessi, e questo, se mi permetti, è vergognoso per lo stato, per le istituzioni centrali e periferiche nonchè per il mondo della sanità in generale. Mi dispiace, ma qualcuno venga a dimostrarmi il contrario!” “Intanto, gran parte della gente di spettacolo è ferma, senza risorse…” “Un giorno, vedrai, si porteranno in scena pièce sulla pandemia, su quanto questa nostra vita è cambiata... …e finanche sui beni voluttuari la cui messa al bando ha privato molti del lavoro e molti altri della libertà di scelta e di movimento” “Credi vi siano, già, autori all’opera?” “Ne sono sicuro. In fondo, hanno avuto anche il tempo per farlo”