IL MEGLIO DEL MEGLIO

“Che ne sarà dell’Afghanistan?”
“Difficile dire… Colgo segnali di guerra civile. E non sarebbe l’eventualità peggiore”
“Perché?”
“Subire i nuovi padroni del paese, passivamente e pavidamente, da parte di un popolo intero vorrebbe dire accettare una sorte terribile e un ancor più terribile futuro. Se invece, come sembra, si stanno raccogliendo e organizzando truppe, nel Panijshir, sotto la guida di Massoud, con il preciso disegno di opporsi alla logica di quei fanatici integralisti, ciò rappresenta una luce nell’oscurità di questo improvviso ritorno al medioevo. Gli esiti di un’avventura del genere sarebbero del tutto incerti, è evidente, ma la prospettiva di una reazione armata contro i talebani è comunque una speranza per chiunque creda nell’emancipazione di quelle popolazioni, specialmente la componente femminile della società”
“Già. Ma intanto gli occidentali se ne stanno andando definitivamente. Su quegli aerei, siamo ormai al chi c’è, c’è; chi non c’è, non c’è…”
“L’ultimatum dei talebani è fissato al 31 agosto. Biden pare intenzionato a non contrariarli. Mentre, qui in Europa, si fa a gara ad inviar loro intimazioni affinchè rispettino i diritti umani… I talebani dovranno fare…, dovranno attenersi…, dovranno garantire… Figuriamoci…! E in caso contrario…? Gli fanno le tò-tò? Ma via…”
“L’Europa è il solito coro sgangherato di voci inutili e la solita accozzaglia di idee discordanti”
“Oh be’, c’è chi si è subito affrettato a dichiarare che con i nuovi venuti bisogna aprire un dialogo…”
“…per lisciarli per il verso giusto? E magari ricoprirli di denaro sonante pur di evitare che milioni di fuggiaschi invadano il nostro territorio? Alla faccia di tutte le dichiarazioni di solidarietà con quei poveretti!”
“Sussiste anche il pericolo di infiltrazioni terroriste. Pezzi di Al-qaeda sono ancora attivi in alcune zone del paese e, se non sulla stessa lunghezza d’onda coi talebani, sono comunque da questi tollerati, in quanto nemici dell’occidente e della cristianità”
“Così, ecco che compaiono sulla scena cinesi, turchi, sauditi e perfino i vecchi russi…”
“Come dire il meglio del meglio… Se si deve ragionare con governi simili, ho paura che la partita sia persa in partenza. Tutti quei governi hanno enormi interessi in quell’area, per ragioni diverse. Ma tutti sono abbastanza potenti e influenti da poter esercitare pressioni sui coranici nuovi signori dell’Afghanistan. Cosa che non sono in grado di fare gli europei…: l’allegra congrega dell’EU, intendo…”
“Quindi, noi che faremo?”
“Ci scanneremo su come gestire l’enorme massa di richiedenti asilo, che, di qui a poco, si affolleranno alle nostre frontiere. Hai visto come gli sloveni hanno subito rizzato il pelo alla prospettiva di una fiumana di profughi anche solo di passaggio sul loro territorio?”
“Come al solito, il problema sarà di Francia, Germania e della nostra beneamata Italia. In fondo, sono queste le mete ambite per chi fugge in Europa. Non è vero?”
“Di certo, nessuno vuole andare in Russia o in Ucraina o in Albania, ma neppure in Romania o in Portogallo…”
“Insomma, ancora una volta, gli americani ci lasciano a sbrogliarcela da soli, dopo aver fatto più danni che buone imprese”
“Ben ci sta! Ci piace fare i lacchè…? Se almeno fossimo rimasti a casa, avremmo risparmiato soldi, energie e vite umane. Invece, mi ricordo bene articoli di giornale e trasmissioni televisive sproloquiare che andavamo laggiù a portare la pace. Quale pace? Non c’era nessuna guerra tra quelle montagne. Era la guerra degli americani, tutt’al più…, ossessionati a cercar di vendicare l’11 settembre. Ma oggi loro hanno interessi altrove. Hai sentito Biden? L’Afghanistan è lontano dall’America”
“Mannaggia! Ancora una volta è la geografia a fotterci!”

INVISIBILI

“E così il caso-Afghanistan si riappropria delle prime pagine e dei dibattiti televisivi”
“Be’, potevamo illuderci che il ritiro degli occidentali sortisse un risultato diverso? Io l’ho sempre detto che sarebbe andata a finire in questo modo. E non sono Nostradamus…”
“Hai sentito il discorso di Biden? Puro cinismo, secondo alcuni… Ma come dargli torto? In fondo, chi glielo fa fare agli americani di continuare a spendere milioni di dollari per una causa che, secondo il loro punto di vista, è già stata risolta?”
“Alludi all’uccisione di Bin Laden? Sì, in effetti, se l’intento era solo quello di vendicare l’11 settembre, si può dire che l’obiettivo sia stato centrato. Al-quaida è stata disintegrata e cancellata dalla faccia della terra. Si sono presi quella soddisfazione. E’ tempo di fare i bagagli. L’Afghanistan non è esattamente il luogo giusto per soggiornarvi senza una ragione precisa…” “Parlami un po’ di questo paese”
“No no…, troppo impegnativo. E poi le mie conoscenze in merito non sono in grado di tracciare un quadro esauriente. Meglio se ti rivolgi a qualche buon testo da reperire in libreria, o a Wikipedia… Voglio, piuttosto, affrontare il tema della donna islamica. Forse questo potrebbe indirettamente illuminarti sulla realtà di questo luogo, chilometricamente, non così distante da noi”
“Ti ascolto”
“Partiamo dal Corano (sura 24, 30-31).  Di’ ai credenti che abbassino gli sguardi e custodiscano le loro vergogne.; questo sarà per loro cosa più pura perchè Dio ha consapevolezza di ciò che essi fanno. E di’ alle credenti che abbassino gli sguardi e custodiscano le loro vergogne e non mostrino troppo le loro parti belle e si coprano i seni di un velo e non mostrino le loro parti belle altro che ai loro mariti o ai loro padri o ai loro suoceri o ai loro figli o ai figli dei loro mariti o ai loro fratelli o ai figli dei loro fratelli o ai figli delle loro sorelle o alle loro serve o alle loro schiave o ai loro servi maschi privi di genitali o ai fanciulli che non distinguono le nudità femminili; e che non battano assieme i piedi sì da mostrare le loro bellezze nascoste…
Come per ogni religione, inclusa la cattolica, le cosiddette scritture sono oggetto d’interpretazione. Ma non è detto che interpretare sia a beneficio della ricerca del bene e della verità. Spesso si fa dire alle scritture ciò che fa comodo esse dicano. Oggi come oggi, il binomio donna-Islam cambia col mutare delle coordinate geografiche. In Tunisia, una ragazza mette rossetto e minigonna; appena poco lontano, in Algeria, viene violentata e squartata in nome di Allah; in Turchia, le donne vanno al potere; in Iran la percentuale di donne che frequenta l’università è relativamente alta; in Afghanistan sono sepolte vive in una specie di scafandro di tela che non lascia loro mostrare neppure gli occhi. Il mondo islamico è talmente vasto ed eterogeneo che le generalizzazioni hanno ben poco senso. Di certo, nessuno celebra l’8 marzo, in quei paesi! Quella è roba per intellettuali occidentali in cerca di redenzione da un passato non poi così tollerante verso la condizione femminile. Nell’universo islamico, comunque, nulla è riuscito mai a scardinare un sistema patriarcale e maschilista, radicato nei secoli, neppure in realtà, come quella turca, dove, negli anni ’30, il perseguimento di una forma laica dello stato, su modello europeo, ha addirittura strumentalizzato i diritti della donna utilizzando l’emancipazione femminile, simboleggiata dall’abolizione del velo, pur di contribuire alla creazione di un’identità nazionale di stampo secolare. La modernizzazione imposta non ha cancellato le tradizioni, spesso appannaggio di realtà tribali. E il fallimento, su molti fronti, non ultimo quello sociale, del modello occidentale ha inevitabilmente riportato in vita le antiche convinzioni, anche in paesi che sembravano essersele scrollate di dosso per sempre. Ad onor del vero, se si scartabella nelle fonti, si scopre che l’Islam dei primi secoli non era così discriminatorio quanto quello di oggi. Le mogli di Maometto accompagnavano spesso il marito in battaglia e lo consigliavano circa le strategie da seguire. Secondo alcuni testi, al tempo del profeta, alcune tribù della penisola araba praticavano addirittura forme di poliandria, in base alle quali una donna poteva contrarre simultaneamente più matrimoni… Cos’è cambiato nel frattempo? La consapevolezza che i due sessi si portano dietro peculiarità molto diverse e spesso inconciliabili tra loro ha spinto le società più arretrate dal punto di vista legislativo a privilegiare il maschio, che può geneticamente permettersi maggior libertà nel rapporto sessuale senza dover troppo rispondere delle proprie azioni, mentre la donna, che dal rapporto può restare incinta, rischia di non essere sempre in grado di garantire al consorte che la futura prole risulti legittima e non già frutto di una relazione extraconiugale. Di qui, l’urgenza di imporre alla femmina ogni sorta di impedimenti affinchè essa possa offrire la massima garanzia di essere la genitrice dei figli legittimi del marito. In questo contesto, rientrano la limitazione nel movimento, il divieto di svolgere lavori istituzionali, l’obbligo di coprire ogni zona del corpo che susciti il desiderio in un altro uomo, fino ad arrivare alle mutilazioni genitali, che spengano il piacere del sesso, al punto di non desiderarlo affatto e ridurre, quindi, al minimo l’eventualità di tradimento ed adulterio, comunque punibili con la morte, secondo la sharìa, ossia la legge islamica riguardante lo status della donna. E così, per esempio, se ad una somala è toccato un pesante velo, che copre il volto, ma lascia liberi almeno gli occhi, ad un’afghana è imposto il burqah, che, pur rimanendo un velo, prevede però una specie di grata di corda, che copre tutto, sguardo compreso”
“Un destino davvero crudele, non c’è che dire!”
“…che riguarderà verosimilmente ogni esemplare umano di sesso femminile, d’ora in avanti, nell’emirato fondamentalista dei talebani, all’indomani del loro trionfale ritorno al governo dell’Afghanistan lasciato solo dai contingenti occidentali”
“Donne invisibili…”
“Donne negate nel corpo, ma anche nella loro storia e nella loro dignità di cittadine”

LA SCOMPOSTEZZA ed UN RICORDO LONTANO

“Qualcosa non ti è andato giù a proposito delle esternazioni di giubilo da parte di qualcuno dei vincitori italiani di medaglia d’oro a queste ultime Olimpiadi?”
“Guarda. Voglio raccontarti una storia talmente lontana nel tempo da poter essere definita antica
“E c’entra qualcosa con le gioie olimpiche un po’ troppo sfrenate viste in TV, ah ah ah…?”
“Assolutamente! Ascolta e giudica tu stesso”
“Ehilà! Sono tutto orecchie…”
“Ero poco più che un bambino, quando si trattò di sostenere l’esame di ammissione al Liceo Classico di Pisa. Come forse sai, il corso liceale classico, allora, si articolava in due fasi ben distinte, Ginnasio e Liceo propriamente detto, ciascuna avente come epilogo di un periodo di studi – rispettivamente di due e tre anni scolastici – un esame finale dinanzi ad una commissione esterna. In quel caso specifico, in qualità di uscenti del biennio ginnasiale, dovemmo essere valutati, appunto, dai professori del Liceo. Come ti ripeto, ero un ragazzetto di quindici anni, appena compiuti. Alla nostra sezione era toccato un certo esaminatore, la cui fama di austerità, severità ed intransigenza travalicava persino le mura del nostro stesso istituto. Eravamo a metà dei ’60, e la scuola era ancora qualcosa di estremamente serio. Lo era in un luogo come Pisa, ad esempio, dove fasti, fama ed atmosfera di una città dalla tradizione universitaria plurisecolare – per di più, sede di un tempio per la formazione di veri e propri geni, come la Normale Superiore – finivano per influenzare anche gli istituti di istruzione secondaria, nei quali la didattica assumeva caratteristiche assai elevate, rispetto a quanto veniva impartito nelle corrispondenti classi di molte altre città del paese. Insomma, quella mattina dovevo confrontarmi con quello spauracchio d’insegnante di latino, il cui solo incedere, a passi spediti per i corridoi, faceva rabbrividire, prima ancora del pensiero delle domande, su grammatica sintassi e letteratura, che avrebbe potuto porre. Ero tesissimo. Sapevo di aver fatto uno scritto assolutamente accettabile, ma l’imminente interrogazione mi terrorizzava. Mia madre, la sera prima, dinanzi all’ulteriore richiesta, da parte mia, di risentirmi, per l’ennesima volta, spezzoni di programma a caso, quando ormai stava suonando mezzanotte, m’intimò di chiudere i libri ed andare a dormire, ‘chè, tanto – sentenziò – a quel punto, quel che sapevo, sapevo…, e la mia testa era talmente nel pallone, da non consentire più alcun ragionamento lucido e sensato. Ebbene, il mattino della prova orale, alle 8,30, fu effettuato il sorteggio tra i candidati previsti per quella giornata. Risultai l’ultimo della lista. Ciò, sulla base di quel che si era verificato il giorno precedente, significava attendere fin quasi alle una. Attendere e friggere sulla graticola… Come giunse il mio turno, ero ormai una corda di violino, quasi fuori della realtà per la tensione – per giunta, per nulla rassicurato dalle facce e dai commenti insoddisfatti dei miei compagni, che, via via, vedevo uscire dall’aula del colloquio”
“Madonna! Dev’esser stato un tormento!”
“ Uuh… Me lo ricordo come fosse adesso, credimi! Insomma, fu chiamato il mio nome, e mi ritrovai seduto dinanzi all’arcigno cattedratico, in uno stato d’animo simile a quello di un astronauta che fluttua all’interno della propria capsula senza poter poggiare i piedi per terra. L’uomo mi fissò dritto negli occhi e, con voce severa, tuonò: Dulcis in fundo. Riuscii, tuttavia, a parare il colpo, con la rapidità di uno schermidore in pedana, e, sfoderata una reminiscenza degli epigrammi di Marziale, che giudicai, ad occhio e croce, opportuna alla circostanza, ribattei, con un’inflessione ironica della voce: Venenum in cauda”
“Bravo, caspita! Riuscire a trovare lo spirito per ironizzare sul paradosso del finale, in quei momenti… Il destino della cosa ultima, non è vero? …che può essere dolce, come, generalmente, ci si aspetta, avendola gelosamente conservata; ma che può, invece, nascondere un’amara sorpresa, proprio come lo è il veleno contenuto nella coda del serpente”
“Bravissimo! Proprio così! E questa mia uscita colpì tanto favorevolmente il mio temuto interlocutore, da renderlo, d’un tratto, gioviale ed amabile, come mai mi sarei aspettato. Iniziò, dapprima, con il complimentarsi per il buon scritto che avevo fatto qualche giorno addietro, quindi m’invitò a disquisire di un qualsivoglia argomento mi andasse di illustrare, cosa che si trasformò ben presto in un cordiale scambio di opinioni, tanto compiaciuto da parte sua quanto ricco di ogni sorta di riferimenti e richiami letterari e lessicali appropriatamente addotti da parte mia, sulla scorta della grande sicurezza di me, su cui adesso potevo contare, e che non poteva non derivare dalla conoscenza del materiale scelto. Per farla breve, fu un trionfo. E, tra le prove d’esame fino a quel momento svoltesi, il professore dichiarò la mia come quella più meritevole di un’alta valutazione”
“Cavoli…! Con quel veleno, lo disarmasti, letteralmente…!”
“Be’, fui fortunato a trovare l’appiglio giusto, mettiamola così. Però, effettivamente mi ero molto preparato. Avevo studiato molto”
“E poi…?”
“Al termine dell’interrogazione, uscii dalla stanza e trovai mia madre nel corridoio, che, nel frattempo, aveva raggiunto l’istituto e mi attendeva, fuori della porta, insieme col mio compagno di classe del cuore e la di lui genitrice, anch’essi venuti con l’apprensione e la curiosità di vedere come l’esame mi fosse andato. Dissi che ero soddisfatto, avendo ricevuto anche i complimenti dell’esaminatore; baciai teneramente mia madre e, tra composti sorrisi e sommesse esclamazioni, lasciammo in gruppo l’edificio. Tutto lì. Nessuna particolare esultazione. Ricordo che, nel punto in cui le strade di casa si dividevano, il mio coetaneo allungò il braccio per stringermi la mano. Ecco, vedi, questo era il modo sobrio e misurato con cui… non un uomo, bensì un fanciullo di pochi anni reagiva ad un successo e ad un consenso conseguiti, dopo molti sacrifici e molta tensione accumulata”
“E già… Di certo non ti rotolasti sul pavimento di quel corridoio come un indemoniato di fronte all’esorcista, e non ti abbandonasti ad evoluzioni scimmiesche, balzando da una parte all’altra con le braccia protese verso il nulla e gli occhi fuori dalle orbite…”
“Oh no, davvero…! E neppure cacciai grida isteriche, come una strega condotta al rogo”
“Allora, credi ci sia stato qualcosa d’inappropriato nel contegno di un atleta azzurro, vincitore di medaglia d’oro?”
“Sì. Qualcosa di eccessivo, di becero, di volgare, come solo questi tempi, fuori di ogni freno e di ogni misura, possono dispensare. Un segno di cattivo gusto e di egoismo, in conflitto perfino con lo spirito sportivo… Una grottesca parata di ululanti dimenamenti senza cura e rispetto, in primis, per chi non ha ottenuto tanto e forse era ugualmente meritevole. Uno spettacolo indegno, insomma! Una vergogna per chi, per età e finanche per il ruolo che ricopre nella vita, vestendo la divisa di un corpo militare dello Stato, dovrebbe aver imparato che esultare per un successo conseguito può e dovrebbe mantenersi su livelli di maggiore compostezza e dignità”
“Eh sì, son d’accordo con te. E, dimmi, fu di parola, il professore? Ti dette poi un buon voto?”
“Ebbi 8 in latino. Qualcosa di stratosferico per uno studente del Liceo-Ginnasio Galilei di Pisa, nel 1964”
“Bello il tuo ricordo di scuola”
“Roba lontana. Di un tempo antico, te l’ho detto”