“L’ho detto e lo ripeto… L’istituzione di un sussidio per chi ne ha diritto è un segnale che contraddistingue il grado di civiltà di un paese” “Questo vuol dire che sei favorevole al reddito di cittadinanza” “Sono favorevole ad un sussidio per coloro che non hanno reddito, o ne hanno uno che non permette condizioni di vita dignitose; e che, ovviamente, ne fanno richiesta, quindi si sottopongono ad uno scrupolosissimo esame, da parte dello stato, onde verificare che si trovino effettivamente in situazione di bisogno” “Be’, l’attuale disciplina del reddito di cittadinanza prevede un po’ ciò che tu hai appena configurato” “Non esattamente. Innanzi tutto, non parlerei di cittadinanza. Il sussidio deve riguardare lo stato di bisogno, non la cittadinanza tout court. E’ ovvio che tra i requisiti del richiedente deve esserci quello di essere cittadino del paese, il che, per esempio, ne assimila automaticamente la posizione a quella di contribuente. Il beneficiario del sussidio deve pagare le tasse come chiunque altro. Ciò detto, per prima cosa, abolirei queste inutili denominazioni demagogiche e propagandistiche, che, tra l’altro, hanno sempre il sapore di qualcosa di transitorio, di sperimentale, quindi di abrogabile. L’aiuto da parte dello stato alle categorie economicamente fragili non deve avere un'etichetta, nè rappresentare un vessillo per questo o quel partito; deve essere un’operazione strutturale, prevista dalla costituzione e non già esposta agli attacchi di compagini politiche che, per finalità non del tutto nobili, possano farne l’oggetto di campagne volte ad un’eventuale sua eliminazione” “Che cosa intendi per finalità non del tutto nobili?” “Ad esempio, quella di soddisfare le lagnanze di un elettorato frustrato perché convinto che un reddito debba essere appannaggio solo ed esclusivamente di coloro che ne producano o che percepiscano un salario da lavoratori dipendenti. Ce n’è di gente che mastica male all’idea che il vicino di casa riceva denaro pubblico senza alzarsi la mattina ed andare a lavorare! Ma il sussidio deve avere ben altri scopi. Prima di tutto, comincerei col limitarlo a chi abbia compiuto almeno cinquant’anni: a quelle persone, cioè, che, per ragioni di età, vedano pressochè preclusa ogni opportunità di trovare un’occupazione stabile. Ma anche agli ultracinquantenni che vivono soli, non hanno una famiglia, in quanto privi di un consorte, di genitori, di fratelli, di figli in grado di sostentarli. Non lo darei ai giovani, che possono e debbono lavorare, e, per loro prerogativa anagrafica, accettare qualunque lavoro, fosse anche usurante. Non lo darei a chi ha una situazione patrimoniale florida, quindi tale da procacciare una qualche fonte di reddito, pur in assenza di un introito di tipo tradizionale. Insomma, come vedi, non sarei tanto di manica larga; porrei delle condizioni ben stringenti al suo ottenimento… Però, ne farei uno strumento saldo, solido e sicuro per chi versa in condizioni di necessità. Anche perché lo vedo come un modo per garantire stabilità sociale al paese” “Ossia…” “Uno stato non ha interesse a mantenersi in seno un numero elevato di soggetti socialmente disagiati. Ne va della sicurezza pubblica. Quanto più la gente ha di che vivere dignitosamente, tanto più rari sono le tensioni, il malcontento, i disordini che possono turbare la convivenza civile, creando occasioni per infrangere la legge. D’altra parte, un sussidio a nessun titolo può sostituirsi ad un salario, quantunque minimo. Deve essere inteso come un mero aiuto a superare una fase precaria, dal punto di vista economico, dell’esistenza, in vista di un probabile rimpiazzo del posto di lavoro perduto, fungendo da incentivo ad uscire da una fase transitoria della vita. Ma se, sfortunatamente, non vi fosse soluzione al problema della mancanza di mezzi di sussistenza, esso deve rimanere una base certa sulla quale poter contare, al fine di veder garantito, comunque, il diritto a condurre un’esistenza decorosa, pur se frugale” “Non c’è che dire… Come al solito, sei stato convincente nelle tue argomentazioni” “Uhm…, dici che posso fare il consulente di Conte e dei cinquestelle…?”
UN'OPERAZIONE STRUTTURALE
“L’ho detto e lo ripeto… L’istituzione di un sussidio per chi ne ha diritto è un segnale che contraddistingue il grado di civiltà di un paese” “Questo vuol dire che sei favorevole al reddito di cittadinanza” “Sono favorevole ad un sussidio per coloro che non hanno reddito, o ne hanno uno che non permette condizioni di vita dignitose; e che, ovviamente, ne fanno richiesta, quindi si sottopongono ad uno scrupolosissimo esame, da parte dello stato, onde verificare che si trovino effettivamente in situazione di bisogno” “Be’, l’attuale disciplina del reddito di cittadinanza prevede un po’ ciò che tu hai appena configurato” “Non esattamente. Innanzi tutto, non parlerei di cittadinanza. Il sussidio deve riguardare lo stato di bisogno, non la cittadinanza tout court. E’ ovvio che tra i requisiti del richiedente deve esserci quello di essere cittadino del paese, il che, per esempio, ne assimila automaticamente la posizione a quella di contribuente. Il beneficiario del sussidio deve pagare le tasse come chiunque altro. Ciò detto, per prima cosa, abolirei queste inutili denominazioni demagogiche e propagandistiche, che, tra l’altro, hanno sempre il sapore di qualcosa di transitorio, di sperimentale, quindi di abrogabile. L’aiuto da parte dello stato alle categorie economicamente fragili non deve avere un'etichetta, nè rappresentare un vessillo per questo o quel partito; deve essere un’operazione strutturale, prevista dalla costituzione e non già esposta agli attacchi di compagini politiche che, per finalità non del tutto nobili, possano farne l’oggetto di campagne volte ad un’eventuale sua eliminazione” “Che cosa intendi per finalità non del tutto nobili?” “Ad esempio, quella di soddisfare le lagnanze di un elettorato frustrato perché convinto che un reddito debba essere appannaggio solo ed esclusivamente di coloro che ne producano o che percepiscano un salario da lavoratori dipendenti. Ce n’è di gente che mastica male all’idea che il vicino di casa riceva denaro pubblico senza alzarsi la mattina ed andare a lavorare! Ma il sussidio deve avere ben altri scopi. Prima di tutto, comincerei col limitarlo a chi abbia compiuto almeno cinquant’anni: a quelle persone, cioè, che, per ragioni di età, vedano pressochè preclusa ogni opportunità di trovare un’occupazione stabile. Ma anche agli ultracinquantenni che vivono soli, non hanno una famiglia, in quanto privi di un consorte, di genitori, di fratelli, di figli in grado di sostentarli. Non lo darei ai giovani, che possono e debbono lavorare, e, per loro prerogativa anagrafica, accettare qualunque lavoro, fosse anche usurante. Non lo darei a chi ha una situazione patrimoniale florida, quindi tale da procacciare una qualche fonte di reddito, pur in assenza di un introito di tipo tradizionale. Insomma, come vedi, non sarei tanto di manica larga; porrei delle condizioni ben stringenti al suo ottenimento… Però, ne farei uno strumento saldo, solido e sicuro per chi versa in condizioni di necessità. Anche perché lo vedo come un modo per garantire stabilità sociale al paese” “Ossia…” “Uno stato non ha interesse a mantenersi in seno un numero elevato di soggetti socialmente disagiati. Ne va della sicurezza pubblica. Quanto più la gente ha di che vivere dignitosamente, tanto più rari sono le tensioni, il malcontento, i disordini che possono turbare la convivenza civile, creando occasioni per infrangere la legge. D’altra parte, un sussidio a nessun titolo può sostituirsi ad un salario, quantunque minimo. Deve essere inteso come un mero aiuto a superare una fase precaria, dal punto di vista economico, dell’esistenza, in vista di un probabile rimpiazzo del posto di lavoro perduto, fungendo da incentivo ad uscire da una fase transitoria della vita. Ma se, sfortunatamente, non vi fosse soluzione al problema della mancanza di mezzi di sussistenza, esso deve rimanere una base certa sulla quale poter contare, al fine di veder garantito, comunque, il diritto a condurre un’esistenza decorosa, pur se frugale” “Non c’è che dire… Come al solito, sei stato convincente nelle tue argomentazioni” “Uhm…, dici che posso fare il consulente di Conte e dei cinquestelle…?”