Gli antichi (romani) si prendevano un breve periodo (concesso dall’imperatore) per riposarsi dalle fatiche estive, soprattutto quelle dei campi; gl’italiani (del ventennio) usufruivano di tariffe ferroviarie occasionalmente basse (per gentile concessione del regime) onde permettersi, a poco prezzo, viaggetti-lampo alla scoperta di città, monumenti, o, finanche, del mare, che, altrimenti, non avrebbero mai visto.
Il popolo è sempre stato, in un modo o nell’altro, manipolato ad uso del consenso politico.
Solo a questo governo la sfiga del riaffacciarsi del covid riserva, invece, di inimicarsi la gente con nuove restrizioni.
Così, bachate, pitaliti e mambi salentini subiranno probabilmente un altolà, soprattutto nei locali al chiuso, dove il distanziamento sociale è un vero e proprio oltraggio all’entità stessa di tali ambienti.
Che fare, allora, nelle notti torride e stellate di questo infausto 2020, dove, neppure per strada, nessuno sembra preoccuparsi di assembramenti o assenza di mascherina?
Forse lasciarsi manipolare un po’ meno da chi cerca di convincere, giovani e “diversamente giovani”, che cocktails, intemperanza e sregolatezza sono gli unici ingredienti per procurarsi svago e divertimento…?
Forse che un uso, più assiduo, del pensare… del valutare… del discernere…, insomma, della sostanza cellulare cerebrale, anziché l’obbedienza passiva a quanto ci viene, tacitamente e subdolamente, inculcato dal persuasore di turno, potrebbe magari assicurarci quella libertà, che troppo spesso viene confusa con la trasgressione?
Mi hai ricordato le famose tre “effe” di borbonica memoria: Feste, Farina e Forca. Bastano queste tre cardini per il popolo bue.
Buona domenica Alberto.