FERRARA

Ieri non ho scritto niente,  ho passato la giornata visitando una Ferrara plumbea ma sempre bellissima  come la ricordavo.  Il cimitero è bello come un giardino, e dirimpetto  c’è l’area dove sorgeva il Giardino dei Finzi Contini!

Ho visitato Courbet  al Palazzo dei Diamanti – che splendida architettura- e ho immaginato Lucrezia Borgia sul suo giardino pensile  nel Castello. Anche stavolta però non riuscirò a vedere la sua tomba.

Marfisa d’Este, Ludovico il Moro,  Ariosto: case e palazzi che mi affascinano nelle “vie piane, larghe come fiumane, che conducono all’infinito chi va solo col suo pensiero ardente”….

Mia madre è terrorizzata che io  passi i fiumi su ponti che stanno per crollare con le piene.  Domattina prenderò l’autostrada e valicherò il Po presso Occhiobello, per poi finire dritta a Padova e visitare Praglia.

Devo studiare come mettere le foto, uffa!

Dunja

 

Piacenza

Visita alla città sotto la pioggia. Non l’ho vista al meglio, certo.  Ma non credo che col sole arrivi a sembrare una città bella.  Unica cosa notevole, il palazzo Farnese del tutto inaspettato… ovviamente chiuso essendo lunedì.

Dovrei tornarci, ospita musei interessanti. Pomeriggio grigio, piovoso, umido per la mia visita a Bobbio. Meno male che ho preso la macchina, decisione dell’ultimo momento, perchè era troppo uno sbattimento andare e tornare con la corriera!  non è  molto vicino.  Grandiosa storia di un frate giunto dall’Irlanda per convertire i selvaggi italiani di millecinquecento anni fa.  Anche qui, museo chiuso perchè lunedì.

L’effetto dell’abbazia un po’ si perde perchè è immersa nel tessuto urbano, benchè sia considerata la Montecassino del Nord.

Ritorno a Piacenza,  dove mi sono confortata con una cena in una “Osteria” tipica,  per trenta euro ho mangiato da signora.

Dunja.

Si parte

Tempo di merda, comincia l’autunno.  Non freddo, ma pioggia e tanta umidità.  Ma mi sono data una mossa, per forza:  se comincio a dire “parto domani perché oggi  è brutto”, finisco  incollata al divano e non mi muovo più.  Ho solo optato per la macchina,  a causa del maltempo. Ma appena passerà l’ondata di pioggia, la lascerò –  a Ravenna o a Venezia, indifferente – e mia sorella andrà a prenderla.

Dunque, stamattina:  Chiaravalle, e nel pomeriggio Morimondo. Tutte e due sulla strada per Piacenza. La prima autostrada costruita in Italia, credo: l’Autostrada del Sole.

Le due abbazie:  notevoli,  spiazzanti per la loro antichità. Novecento anni, ottocento anni.   Un apparato di edifici, lavori, organizzazione. Un interno affascinante, in un modo sobrio e sommesso.   Nel tardo pomeriggio sono partita per Piacenza.  Ora di cena:  ottimo brodo di gallina faraona, e un trancio di bollito da leccarsi i baffi.

Credo di non mangiare brodo di carne  da alcuni anni!

Dunja

 

Ultimo giorno

ieri è stato il  “vero” ultimo giorno di lavoro,  gli ultimi tre giorni lavorativi del mese arriveremo alla spicciolata, ci copriremo l’un l’altro, faremo gli affari nostri  e forse nemmeno ci incroceremo.  Ieri sera, sontuosissima cena per quanto estremamente informale nella cucina di X.,  il capogruppo, nel  suo ventesimo piano con vista sulla città tentacolare.   Doveva essere solo uno spuntino raffinato ma è diventato un banchetto.  Ognuno ha portato qualcosa,  abbiamo mangiato fagiano sfilettato su crostini caldi imburrati,   funghi freschi e trifolati,    uova portate dal contadino alla signora Y. dalla sua tenuta in Terra d’Adda,  strapazzate e servite con schegge di tartufo il cui odore ho ancora attaccato ai capelli.  Il tutto, innaffiato dalle mie due bottiglie di Pauillac e poi il dolce  -un tiramisù dalla delicatezza di nuvola – innaffiato da altre due bottiglie di Franciacorta  dal frigorifero dei vini  del padrone di casa.

Poi, non volendo rientrare, dopo mezzanotte sono andata in disco entrando fra i primi (ignominioso … )  e alle tre sono tornata a casa, sveglissima. In chat non c’era quasi nessuno, nondimeno ci sono rimasta un paio d’ore  a schermagliare verbalmente con dei poveri mentecatti i quali manco si immaginano cosa voglia dire un’ora in un privé  del The Club.

Poi sono andata a letto verso le cinque e ho dormito fino alle nove, un po’ sconvolta.   Oggi ho preparato la casa per una lunga assenza.

Non parto domani fisicamente, ma  idealmente sì: andrò a visitare l’abbazia di Chiaravalle,   in  Milano, mai vista né conosciuta. Il mio viaggio parte da lì.   Tornata a casa, prenderò  più tardi un bus per Piacenza.

Dunja.

Tasche piene

Per una volta, non avere le “tasche piene” di fastidio e stanchezza… ma di soldi.

Ho avuto il mio assegno, l’ho versato, e di seimila euro ne ho tenuti duemila in contanti.   Sono venuti tanti soldi perchè hanno conteggiato dieci mesi di tredicesima maturata, e quattro mesi di quattordicesima: per cui, l’equivalente di un’altra annualità in più.

Ieri giornata anonima, moscia e depressa, di cui non valeva la pena di scrivere alcunchè.  Stasera ultima cena coi colleghi, a casa di uno in Isola, vicino al lavoro.  Indosserò un abito grigio ferro di Carolina Herrera.

Ho preparato tutto per il viaggio, resta solo da sistemare la casa per una lunga assenza. Ho deciso di non metterci  nessuno dentro, come avevo fatto tre anni fa, per evitare brutte  sorprese a fronte di quei  quattro soldi che potrei ricavarci.

Et voilà, l’ultima giornata si sta consumando.

Budget

Voglio fare un bagno di realtà, oltre che far durare il più possibile i quattrini del mio TFR.

Ho stabilito un budget di  100 euro al giorno, dormire con 50 € al massimo -ma ho già trovato dei B&B dove si dorme con 35 –  e fare un pasto da 15-20 € al massimo, come si dovrebbe poter  fare in provincia, mentre per il secondo cavarmela con frutta e panini; il resto per spostamenti, ticket d’ingresso, varie ed eventuali.

Se penso che 100 € si fanno fuori in una seratina con l’amica…. tra l’aperitivo al bar del Bulgari la pizzeria Dry  e a ballare al The Club.

Sono orientata verso una Nuova Parsimoniosità.

Bruce Chatwin

Pensavo a questo blogghino, che non somiglierà per niente ai taccuini di Bruce Chatwin.  Il grande viaggiatore mi fa invidia come Ryszard Kapuchinsky,  come Colin Thubron che ho letto quattro anni fa. Sarebbe meraviglioso riuscire a staccarsi da tutto e seguire il loro esempio. Ma sono “schiava di New York”, come scrisse McInerney. La mia New York dentro i bastioni, dentro  il quadrilatero pedonale, accanto alla più storica casa di Milano.

Sul lavoro pesa una cappa di tristezza, di disastro immanente. Non posso che offrire loro qualche briciola di autentica simpatia, valida solo nell’immediato.   Il crew si scioglierà venerdì sera davanti a  due bottiglie di Pauillac  che mi ha dato mio padre ed al fagiano che il mio collega ha cacciato l’altro giorno. Sta già frollando per guarnire i crostini al burro.

Sarà l’ultimo pasto che faremo insieme e deve essere speciale. La collega più vecchia ha promesso funghi,  gli altri due contribuiranno con formaggi francesi. Spero ci sia del Beaufort o meglio ancora del Mimolette, che si sposano bene con i grandi vini.

Dunja.

L’arte nel cesso

Malgrado il mio proposito di scrivere due righe ogni giorno, ieri ho mancato:  la sera, volendo aggiornare, non riuscivo più a loggarmi!!!

Devo essere più stanca e stressata di quello che penso.  Ero veramente indispettita, e di conseguenza intestardita a provare e riprovare….inutilmente. Solo stamattina,  con un po’ di freschezza, sono riuscita  a ragionare ed a connettermi!!!

Bene, oggi pago le ultime bollette di fine mese, l’amministratore ecc., cosa che mi lascerà a tasche vuote ma per venerdì mi hanno annunciato la consegna del lauto assegno. Non dire gatto finché non l’hai nel sacco, ma insomma il sacco è già bell’e spalancato per accoglierlo……

Ieri pensavo che questo è il miglior lavoro che ho mai avuto, col miglior gruppo di colleghi.  Mi atterrisce l’idea di ricominciare altrove con gente estranea da cui stare in guardia, e di passare mesi prima di accorgermi chi è che mi pugnala alle spalle e chi è leale compagno di lavoro.

Ho ripreso in mano il libro “L’arte nel cesso”, peccato che non so postare immagini né ho voglia di capire come si fa: perché la copertina è bellissima, mi pare di averlo scritto io.  arte nel cesso  Come non detto!!! con la freschezza mentale del mattino, sono riuscita pure a fare questo!!! Evoè evoè!!!

Bagaglio

borsone GucciHo la mania degli elenchi, coltivando la quale mi sono sempre trovata bene.

Cosa ho messo nel borsone?

  1. maglioncino sottile color nero, dolcevita, caldissimo.
  2. maglione medio peso, punto inglese, color senape,  a sacchetto.
  3. cardigan color panna, maglia  irlandese  Aran,  bottoni in pelle intrecciata.
  4. pantaloni di lana neri.
  5.  Addosso:  t-shirt  bianca  A.P.C. (Atelier de Production et Création)
  6. camicia jeans di Trussardi in tencel
  7. tuta blu AJX resa comoda dall’uso
  8. giaccone impermeabile con imbottitura staccabile di Zara.  Questo ridottissimo guardaroba sarà completato da stivaletti Doc Martens rossi scuri, sneakers Loints of Holland – le scarpe “verdi”, ecologiche… qualunque cosa voglia dire – e ballerine nere leggere nel caso di bel tempo. Tutto ciò  è roba usata, che posso perdere o rovinare senza angosce.  Corredata, of course, da una sciarpa caldissima e da un foulard leggero nonché due paia di guanti del pari uno pesante imbottito ed uno leggero in cachemire, e per finire calzamaglia in lana, calzerotti e calze setificate. Dunja.

Domenica

Ho passato una brutta notte, metà insonnia metà incubi.  Vorrei prendere a ceffoni chi pensa che basti essere bella e giovane per avere una vita MERAVIGLIOSA.  Merdavigliosa, semmai! non sarò tranquilla finchè non avrò incassato il TFR che mi è stato promesso per la prossima settimana, tredici mesi di lavoro che si concretizzeranno nell’equivalente di tre stipendi mensili, avendo maturato dieci mesi di tredicesima e quattro mesi di quattordicesima. Detto così, alla grossa.  Mi serviranno tutti per il mio viaggio, il mio Grand Tour italiano.

Ho passato metà notte sveglia, con tanto di litigio di prammatica in chat, che mi ha lasciata amareggiata benchè dovrei avere l’abitudine a tutto quello che produce una combinazione di superficialità, di cattiveria e di invidia.

A metà mattina, dopo la beauty routine e il breakfast, ho cominciato a preparare il bagaglio studiando le combinazioni degli indumenti e la loro collocazione nei soli due contenitori che mi porto dietro: zaino e borsa a mano.  Il tutto, al suono di Pachelbel messo sullo stereo B&O: la potente musica barocca mi ha fatto un effetto tonificante.

Ho saltato il pranzo e ora mi sto facendo un toast al salmone con crema di formaggio, da consumare davanti al pc.

Peccato che non ho voglia di  capire come si fa a postare foto su wordpress. Tanto, le vedrei solo io.

Il resto della giornata? riposo, riposo, riposo. E tentare di calmarmi.