La strategia della tensione di cui ha parlato la Cei il giorno della celebrazione dei 40 anni dalla strage di Piazza Fontana, violata nel giorno del ricordo dell’attentato senza verità, merita una analisi articolata. E non giova, a questo Paese, che una simile riflessione sia inquinata se non in tutto in parte dall’odiosa aggressione odierna.
Il bollettino medico puntuale letto dopo il ricovero di Berlusconi, Silvio elenca: lesione lacero-contusa interna ed esterna, una infrazione al naso e due denti lesi, di cui uno superiore fratturato. E’ il premier, il primo ministro, il Presidente del Consiglio. Nel comizio di Piazza Duomo, a Milano, B. aveva replicato con la consueta veemenza alle accuse urlate dalla folla ma non ha disatteso il consueto passaggio tra la folla e il Duomo lo ha colpito. L’oggetto con cui, infatti, è stato ferito al volto è un souvenir cafonal che gli è stato lanciato contro da Massimo Tartaglia (un fenomeno nel bene e nel male sui social network), identificato grazie alle riprese televisive e immediatamente bloccato dalle forze dell’ordine. Dieci anni di cura presso il servizio di igiene mentale e nessun legame con gruppi sovversivi.
Trasportato al San Raffaele, il PdC è stato sottoposto a Tac per verificare la gravità delle ferite. «Mi ha detto di sentirsi miracolato – ha raccontato Emilio Fede durante l’edizione serale del Tg4 – perché un centimetro più su e avrebbe perso l’occhio. Naturalmente è dolorante, gli sono stati somministrati analgesici e non credo proprio – sottolinea Fede – che si tratterà di una cosa di sole 24 ore perché ha la frattura del setto nasale, due denti fratturati, ferite alle labbra». Solidarietà, non solidarietà, scarsa copertura Rai (analogico o in chiaro, come preferite), contraddittori incompiuti. Il solito.