credit: Elisabetta D’Onofrio
Quello che vedete è quanto ho osservato domenica pomeriggio, giorno della memoria, in via Ferrante Aporti: cittadini che hanno manifestato la loro partecipazione. E che non hanno avuto modo di visitare il binario 21, il binario dell’umanità dolente.
Meritiamo un Paese migliore che non spenda nel giorno dell’inaugurazione del Memoriale della Shoah una finzione per pose plastiche da telegiornale, dichiarazioni da titolo o fantasiose rielaborazioni storiche sul ventennio fascista.
Meritiamo una campagna elettorale che non sospenda il giudizio per una sfilata di strette di mano e sorrisi da manifesto.
Meritiamo una classe politica similare alla società civile che con dignità e profonda onesta intellettuale si è raccolta davanti al binario 21, chiuso al pubblico nell’apoteosi della costruzione farsesca, e ha raccontato la propria storia. Ha testimoniato a chi non ha memoria la tragedia della deportazione, la vergogna di quello scempio che colpì ebrei, rom, omosessuali, disertori.
Spente le luci dei riflettori. Spente le telecamere.