In particolare la politica oggi da più valore alle apparenze che alla sostanza.

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Art.3 costituzione

Di Andrea Atzori

 

Il principio di uguaglianza costituzionale non significa che tutti cittadini siano uguali ma solo che abbiano gli stessi diritti.

E’ questo espediente di propagandare l’uguaglianza come un diritto di tutti ma nel contempo, condannarla come una mostruosità concepita ed imposta dalle teorie filosofiche marxiste, il sistema collaudato, per salvare e salvaguardare il privilegio sociale, scavalcando il merito; in dispregio della nostra costituzione repubblicana e del suo art.3, “tutti i cittadini sono uguali dinanzi alla legge”.

Il sistema della raccomandazione tramandato fin dal medioevo dal potere clericale, è, totalmente, incompatibile con il principio di uguaglianza e, dunque, anche con la nostra costituzione di cui l’art.3 è un cardine indissolubile.

Abbattuto questo principio è finita anche la democrazia repubblicana con le sue garanzie di libertà e uguaglianza.

Ad un leader forte ed autoritario non serve un’assemblea parlamentare di uomini preparati e colti professionalmente, che sarebbero solo un intralcio al suo cammino di affermazione personale, ma persone ignoranti in grado solo di dire sempre si, senza discutere, di sempre votare a favore delle proposte di legge presentate dal capo dell’esecutivo.

Ecco come un passato medioevale che potevamo, ragionevolmente, considerare ormai relegato nei brutti ricordi da dimenticare, si può ripresentare e straziare anime e vite, in pieno XXI° secolo.

La malignità è stata quella di voler far credere che uguaglianza sia quella per cui tutti gli uomini siano uguali per legge e che anche l’ignoranza della moltitudine valga tutta l’istruzione degli uomini colti.

Nel testo di storia moderna “Lezioni su servo e signore” di Franco Rodano, si riporta testualmente che per affossare il socialismo si è voluto far credere che in questo sistema politico, economico e sociale, tutti gli uomini fossero uguali per natura.

Niente di più falso, in quanto anche e sopratutto nel socialismo deve essere difeso e salvaguardato il merito.

Sarebbe sbagliato ritenere che nel regime collettivista un Marx od un Lenin fossero uguali ad un qualunque uomo comune. Uguaglianza significa solo parità di diritti, non parità di merito.

Lo stesso discorso vale anche per il regime democratico. Ed infatti, a riprova di ciò, proprio la leva della corruzione che sta alla base del superamento del principio democratico, e che consente al ricco signore di infilare in parlamento ogni sua amante, come fece l’imperatore Caligola che nominò senatore il suo cavallo “Incitatus”, è la condanna a morte sia per il socialismo che per la democrazia, ma non per la dittatura che al contrario vi si alimenta.

Questa considerazione vale non solo per la politica ma per ogni altro aspetto della vita sociale e quindi, anche per l’economia nazionale.

I periodi di crisi economica e recessione nazionale sempre sono, strettamente, connessi con quelli della corruzione politica e sociale.

Quando saltano i valori morali è l’intera società ad esserne colpita e le conseguenze sono devastanti, non solo a livello nazionale ma anche internazionale. Le crisi geopolitiche moderne sono l’effetto diretto dell’inadeguatezza delle classi dirigenti al potere di affrontarle e trovare una soluzione definitiva.

Sono tempi molto difficili e credo che un destino beffardo stia ad aspettare l’umanità ben nascosto dietro al prossimo angolo.

In particolare la politica oggi da più valore alle apparenze che alla sostanza.ultima modifica: 2018-12-16T14:10:06+01:00da Artalek

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