LETTERA APERTA AL PRESIDENTE FICO

Egregio Sig. Presidente Roberto Fico,

che Le scrive è un convinto elettore del M5S, come può confermarle chiunque mi conosce.

Seppure consapevole che con questa dichiarazione mi attirerò addosso il pubblico ludibrio, reputo indispensabile tale premessa, in relazione al motivo che mi spinge a scriverle.

Ieri, durante la commemorazione del 26° anniversario della strage di Capaci, cui la S. V. ha partecipato in qualità di terza carica dello Stato, all’atto dell’intonazione dell’Inno di Mameli, anche se solo per pochi secondi, diversamente dagli altri rappresentanti istituzionali presenti, Lei ha infilato le mani in tasca come se stesse aspettando il tram. Cosa non permessa nemmeno ai bambini dell’asilo in maniera che fin da piccoli imparino a rispettare i simboli dello Stato e chi lo rappresenta.

Capisco che il momento particolarmente suggestivo l’ha così coinvolta al punto da compiere un gesto istintivo, per poi correggersi subito dopo.

Purtroppo per Lei quei pochi secondi sono bastati perché gli avversari politici del M5S sparassero a zero sulla Sua  persona, insinuando che Le manchi il senso dello Stato. Dimenticando che in un passato nemmeno troppo lontano c’è stato chi, pur ricoprendo l’incarico di Presidente del Consiglio, non si premurava di fare le corna con le dita durante la foto di gruppo in un summit internazionale o farsi rimproverare dalla Regina Elisabetta perché urlava ad alta voce “mister Obama” per attirare su di sé l’attenzione del neo letto primo presidente americano di colore; o addirittura giustificava la presenza di una minorenne marocchina alle proprie “cene eleganti”, sostenendo d’essere convinto che la ragazza fosse davvero la nipote di Mubarak, come lei stessa gli aveva confidato. Peccato che Mubarak fosse egiziano – le confusioni storiche o geografiche dei leader politici italiani si perdonano a tutti tranne a voi, Di Maio docet. Trovando questa farsesca giustificazione il ridicolo appoggio dell’intera maggioranza di governo la quale compatta, con un voto alla Camera, non si vergognò di confermarla pur di difendere il proprio leader.

Le ricordo solo alcuni dei tanti episodi clowneschi o vergognosi che hanno contraddistinto un’epoca di cui a lungo come italiani dovremmo vergognarci. Non per giustificarLa ma perché, essendosi il M5S presentato come forza antisistema con l’intento di risollevare il paese dalle macerie in cui l’ha gettato la vecchia politica, non potete consentirvi certe cadute di stile, seppure inconsciamente.

Chi governa deve essere sempre lucido, anche in momenti dove alta è l’emotività, tipo l’ebvento cui Lei ha presenziato, perché sulle spalle di chi governa o rappresenta lo Stato poggia il destino della nazione e dei cittadini. Tale responsabilità non ammette margini, seppur minimi, di distrazione emotiva.

È vero, siamo uomini e, di conseguenza, soggetti a un’altalena di sentimenti e emozioni che spesso prevalgono sulla ragione facendoci fare o dire cose che mai avremmo detto o fatto se fossimo stati padroni di noi stessi. Ma mi hanno anche insegnato, e credo lo abbiano insegnato anche a Lei, che chiunque ricopra una funzione pubblica, seppure fosse un poliziotto municipale, deve anteporre alla propria personalità privata il ruolo che interpreta professionalmente in quanto, nel momento in cui si è nell’esercizio delle proprie funzioni, a prevalere è sempre la divisa mai l’uomo!

Da uomo delle istituzioni, mi dispiace dirlo, Lei quelle mani in tasche, anche se per un solo secondo, non avrebbe mai dovuto infilarle. Meglio se le avesse tenute dritte ai fianchi, come poi successivamente ha fatto, o addirittura se ne avesse portata una sul cuore come Leonluca Orlando alla sua sinistra.

Per carità, ha fatto bene a giustificarsi su Facebook, scrivendo alla fine del post in cui ha raccontato la Sua giornata palermitana: “Il rispetto per il Paese passa da qui (Montecitoriondr), da quello che noi facciamo ogni giorno, dalla dignità che con le nostre azioni diamo alle istituzioni. Ma capisco che faccia più notizia una mano tenuta in tasca per sei secondi mentre ero assorto da tutta quell’energia e da quelle emozioni, piuttosto che tutto quanto detto e fatto in questa meravigliosa giornata. Preferisco una mano in tasca per qualche secondo alla mano sul cuore di chi poi tradisce lo Stato.”

Come non darle ragione?

Tenga tuttavia presente che nella società mediatica in cui viviamo nulla passa in sordina; che è molto facile gettare fango su un avversario o su chi ci sta semplicemente antipatico. Le immagini di Lei con le mani in tasca mentre viene suonato l’inno nazionale hanno fatto e stanno facendo il giro del mondo attraverso il web, i telefonini e i telegiornali. Si immagini che esempio possono essere per i ragazzini? Per combattere il bullismo, educando i nostri figli al rispetto del prossimo, delle istituzioni e di chi le rappresenta – ad esempio gli insegnanti, categoria quanto mai sotto attacco in questo ultimo periodo da parte di alunni e genitori – bisogna che tutti contribuiamo a impegnarci nel diffondere esempi costruttivi. Anziché alimentare fantasie “eversive”, (spero mi passerà questo termine alquanto esagerato, me ne rendo conto).

Che rispetto può maturare un ragazzino verso lo Stato, i simboli e le persone che lo rappresentano nel vedere il Presidente della Camere che ascolta l’inno nazionale con le mani in tasca?

Istintivamente non potrebbe sentirsi autorizzato a fare altrettanto durante una manifestazione pubblica cui partecipa con la scuola? E quando la maestra o un professore lo ammoniranno perché assuma un atteggiamento rispettoso, non è presumibile possa rispondere, “lo fa il Presidente della Camera, perché non posso farlo io?”.

So bene che l’esempio è estremizzato. Ma reputo che, sebbene a sua difesa sono intervenuti Pietro Grasso e Maria Falcone sorella del magistrato ucciso dalla mafia, un gesto del genere, seppure involontariamente, non andava fatto. È una caduta di stile!

Mi auguro che per il futuro la Sua indiscussa sensibilità e serietà non La inducano a compierne altri gesti dissonanti dal “cerimoniale” e dal Suo ruolo, facendo il gioco di chi non vede l’ora di tacciare di dilettantismo, incapacità e mancanza di senso dello Stato il M5S e i suoi rappresentanti istituzionali,al fine di screditarli agli occhi dell’opinione pubblica.

In questo paese dalla memoria corta, si è portati a guardare e a indicare con indignazione la pagliuzza nell’occhio del vicino invece della trave infissa nel proprio. E la cosa più grave è che la gente quasi sempre abbocca all’amo, dimenticandosi che chi inveisce contro “nuovi barbari” fu lo stesso che causò il male del paese, dando occasione a quegli stessi barbari di fare breccia nelle speranze della gente.

Se non erro fu proprio Giovanni Falcone ad affermare “Se poni una questione di sostanza, senza dare troppo importanza alla forma, ti fottono nella sostanza e nella forma.”

Egregio Signor Presidente,

La prego, la prossima volta faccia più attenzione!

Con assoluto rispetto,

Vincenzo Giarritiello

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE FICOultima modifica: 2018-05-24T13:06:36+02:00da kayfakayfa