UN UOMO FELICE (a mio padre)

All’inizio incontrò la felicità cavalcando l’infinita onda della vita in un oceano di gelatina nutriente.

Attraverso la spirale ombelicale, godeva della frenesia dei sensi di cui era preda sua madre ogniqualvolta il marito la stringeva a se e l’amava dolcemente, accarezzandole i seni gonfi di vita e baciandola con passione, niente affatto inibito dal pancione che ella orgogliosamente mostrava. Entrambi erano consapevoli di rendere partecipe il loro frutto del loro amore della felicità che li univa e d’aiutarlo a crescere felice.

Per nove, lunghi mesi, si avventurò in un mare d’emozione, navigatore solitario, alla scoperta di un mondo oscuro, dove l’eco d’incomprensibili mormorii di dolcezza e amore si dissolveva nell’infinità del sogno.

L’incanto di quegli istanti svanì allorché le acque fluirono attraverso il canale della vita e mani guantate lo strapparono all’oblio.

Riconobbe la felicità nel capezzolo colmo di latte che ogni quattro ore gli si accostava alle labbra. Succhiandolo, riascoltava il ritmo che aveva scandito il lento evolversi della sua esistenza, addormentandosi felice perché il sogno era ripreso. Crescendo, la felicità assunse il gustoso sapore degli omogeneizzati e della crema di riso che si stropicciava, impertinente, su tutta la faccia, suscitando la gioia di quanti lo guardavano pasticciare.

Felicità era infilare le dita nel bicchiere colmo di succo di frutta che sua madre gli porgeva preoccupata, sperando che non lo riversasse sul pavimento appena lavato.

Felicità fu strappare le orecchie ad un cagnolino di pezza regalatogli dai nonni per la sua festa, o schizzare l’acqua mentre faceva il bagno circondato da pesciolini di plastica e anatroccoli di gomma. […]

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UN UOMO FELICE (a mio padre)ultima modifica: 2019-11-22T06:46:28+01:00da kayfakayfa