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CIAO, PABLITO!

Avevo da poco compiuto diciott’anni e i mondiali di calcio dell’82 in Spagna li vissi intensamente con gli amici d’infanzia con cui giocavamo insieme a pallone.

Dopo la stentata qualificazione al secondo turno alle spalle della Polonia, per differenza reti contro il Perù e il Camerun, l’Italia capitò in un girone di ferro dove, a detta di tutti – soprattutto dopo le squallide prestazioni della prima fase -, avrebbe funto da ago della bilancia tra Argentina e Brasile per stabilire chi delle due sudamericane sarebbe andata in semifinale.

Due anni prima era scoppiato lo scandalo del calcio scommesse che aveva visti coinvolti diversi calciatori rei di concordare a tavolino i risultati delle partite. Tra questi Paolo Rossi, astro nascente del calcio italiano, simbolo del Lanerossi Vicenza allenato di Giova Battista Fabbri e diretto da Giuseppe Farina, e successivamente del Perugia da cui lo acquistò la Juventus, malgrado lo scandalo e la conseguente squalifica di quasi due anni.

Per quella vicenda Rossi saltò gli Europei dell’80 che si giocarono in Italia, dopo che ai mondiali del 78, in Argentina, si era distinto per le sue doti di velocità, intuito e potenza malgrado il fisico apparentemente gracile. […]

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