Attrazione fatale

Avevo guardato a lui come l’uomo più stronzo sulla faccia della terra. Non c’era volta che non trovassimo parole di apprezzamento l’uno nei confronti dell’altra. Mi piaceva provocarlo. Lui mi rispondeva in altrettanto malomodo. Nessuno dei due aveva comunque deciso di mollare la presa.
I miei occhi lo sfidavano apertamente senza batter ciglio.
Lo ametto. Quella volta l’ho pensata grossa dicendogli “non sei un uomo”.
Si levò la maglietta mostrandomi il suo corpo scolpito.
“Credi di farmi paura?”
Prese i miei capelli con una mano e avvicinò il suo pube al mio. Era eccitato da paura. Sentivo il suo sesso esplodere dentro i jeans.
In un istante realizzai che volevamo la stessa cosa. Impose le sue labbra alle mie. Gliele morsi. Mi prese di peso adagiandomi su una provvidenziale mensola e facendo scivolare le sue mani sotto il vestito mi strappo gli slip. Mi baciò nuovamente e io lo baciai vorticosamente. I nostri corpi non rispondevano più se non a quell’improvvisa attrazione fisica. Si fece carne nel mio ventre, assalto dopo assalto. L’avevo sentito tutto. Maestoso si era fatto spazio nel mio pube fradicio di umori.
Continuavo a insultarlo.
E lui ci provava gusto a farmi sentire tutta la sua forza con energiche spinte. Sentivo il suo respiro affannoso. Il suo orgasmo sopraggiungere e confondersi con il mio.
Più lo guardavo più mi sembrava assurda quella situazione. Io e lui. Meravigliosamente nemici e complici.

L’amazzone

Capitolo 2

Sono giorni che non sento Federica. Dopo che abbiamo fatto l’amore non ci siamo più sentiti. Mi aspettavo una sua chiamata con la quale si informava della mia commozione e della frattura e invece solo un suo messaggio che sembrava una frustata sulle mani. “STRONZO”. Si lo sono. Sono io che devo chiamarla. Chiedere come si senta.
Allora le faccio una sorpresa vado a trovarla. Vedo che aria butta.
Lei è lì nel recinto. In sella al suo cavallo. Il suo seno prorompente ondeggia insieme alla criniera del suo destriero. Lo stronzo è già eccitato penso tra me. Mi fa impazzire quel suo stare al galoppo. Qualche giorno prima stavo dietro di lei. Il suo corpo, in sella al suo cavallo si strofina va sul mio. Ora quel movimento lo aveva rievocato provocando mi un’ulteriore erezione.
Ciao Fede come stai?
Che vuoi Stronzo?
Perché continui ad insultarmi.
Ti sei mai fatto domande che vadano oltre a dove infili il tuo cazzo!!
Mi lascia li. Come un deficiente.
Provo a replicare. Se non me le ponessi non sarei qui ora.
Che cazzo vuoi allora. Perché sei qui.
Per chiederti scusa.
Scusa per cosa?
Per essermi comportato da stronzo.
Sei sulla buona strada …continua.
Sono passato perché ti volevo rivedere.
O forse perché volevi scoparmi?
Si anche non ti nascondo che l’idea mi è passata. Come posso non dimenticare ciò che è successo.
Abbiamo scopo è dopo? Pensi di essere l’unico?
Ancora una volta lei cerca di colpire con le sue parole mentre ora arresta il cavallo e scendendo lo accarezza sul collo.
Anche vista da dietro Fede è un bel vedere.
Vieni accompagnamento continuiamo a parlare chissà oltre ad essere. Stronzo tu non abbia qualche altra qualità.
Fede ha sempre un modo particolare di sottolineare le cose. Diretto ma senza opporre barriere. Mi piace anche per quello. Io devo imparare a difendermi non arroccandomi in difesa. Entriamo nelle scuderie e lei aprendo il cancelletto fa entrare il cavallo nello stallo. La guardo mentre toglie la sella.e le briglie.
Non sento le tue parole dice mentre il cavallo nitrisce.
Non che abbia molto da dire. Ripenso a noi due l’altro giorno è stato bello.
Abbiamo fatto sesso e tu non sei un granché.Però ora sei qui.

L’amazzone

Capitolo 1

Federica ha portato il suo cavallo in spiaggia. La giornata è quasi giunta al termine. Il mare è bizzoso e in spiaggia ormai c’è solo lei, e io ovviamente che ho concordato con Fede questo appuntamento per qualche posa fotografica.
-Rientriamo, dice lei, tra poco verrà giù un acquazzone.
Ripongo la macchina fotografica e altre piccole cose dentro la borsa e risalgo sul dorso del cavallo dietro a Fede proprio come all’andata.
-Reggiti
Pongo le mani sui suoi fianchi e si dirige verso le scuderie trotterellando. Quel movimento sali e scendi e soprattutto lei, per quanto cerchi di nasconderlo non mi lascia indifferente. La mia eccitazione è servita. Non vorrei ma è così. Lei passa dal trotto al galoppo incomincia a piovere, mi stringo sempre più forte, sono sempre più eccitato. Incrocio le mie braccia sul suo petto e cavallo fede e io diventiamo un unica cosa. È bellissimo. Apro le braccia, la pioggia batte sul mio viso prima leggera poi forte.
– Reggiti….
In un attimo sono giù. Il paddock non è lontano. Fede scende felina dal cavallo e in un attimo è su di me.
– Tutto ok?
Sono disteso per terra, biascico qualcosa credo di aver detto “è stato bellissimo”.
Mi sveglio qualche ora più tardi con una commozione cerebrale e ditto rotto. Lei è lì davanti a me.
– Quando ti ho detto reggiti – mi dice Fede allarmata – ti sentivo, sentivo tutto. Perché lo hai fatto, perché mi hai lasciato.
La guardo. Le dico: Ho avuto paura che finisse. Sai cosa voglio dire? Ho avuto paura che fosse un’illusione e allora credo inconsciamente volessi farmi del male. Strano? Per un attimo ho sentito il peso di ciò che sarebbe successo dopo. Il dovermi giustificare della mia eccitazione. Di averti palpato volontariamente il seno. Di averti stretto a me e di averti desiderato. Per un attimo ho avuto paura di perdere tutto.
– Capisco. Mi piaceva avere le tue mani addosso. Il tuo respiro e a dirla tutta sentirti eccitato dietro di me era bellissimo.
– E ora?
– Ora, shhh…..
Fede si spoglia e poi spoglia me. Accompagna la mia mano sul suo seno e dice: stringi, stringi quanto vuoi. Mi accarezza sotto fino a farmi diventare duro e poi sono io il suo destriero e lei la mia amazzone.