Attrazione fatale

Avevo guardato a lui come l’uomo più stronzo sulla faccia della terra. Non c’era volta che non trovassimo parole di apprezzamento l’uno nei confronti dell’altra. Mi piaceva provocarlo. Lui mi rispondeva in altrettanto malomodo. Nessuno dei due aveva comunque deciso di mollare la presa.
I miei occhi lo sfidavano apertamente senza batter ciglio.
Lo ametto. Quella volta l’ho pensata grossa dicendogli “non sei un uomo”.
Si levò la maglietta mostrandomi il suo corpo scolpito.
“Credi di farmi paura?”
Prese i miei capelli con una mano e avvicinò il suo pube al mio. Era eccitato da paura. Sentivo il suo sesso esplodere dentro i jeans.
In un istante realizzai che volevamo la stessa cosa. Impose le sue labbra alle mie. Gliele morsi. Mi prese di peso adagiandomi su una provvidenziale mensola e facendo scivolare le sue mani sotto il vestito mi strappo gli slip. Mi baciò nuovamente e io lo baciai vorticosamente. I nostri corpi non rispondevano più se non a quell’improvvisa attrazione fisica. Si fece carne nel mio ventre, assalto dopo assalto. L’avevo sentito tutto. Maestoso si era fatto spazio nel mio pube fradicio di umori.
Continuavo a insultarlo.
E lui ci provava gusto a farmi sentire tutta la sua forza con energiche spinte. Sentivo il suo respiro affannoso. Il suo orgasmo sopraggiungere e confondersi con il mio.
Più lo guardavo più mi sembrava assurda quella situazione. Io e lui. Meravigliosamente nemici e complici.

L’amazzone

Capitolo 1

Federica ha portato il suo cavallo in spiaggia. La giornata è quasi giunta al termine. Il mare è bizzoso e in spiaggia ormai c’è solo lei, e io ovviamente che ho concordato con Fede questo appuntamento per qualche posa fotografica.
-Rientriamo, dice lei, tra poco verrà giù un acquazzone.
Ripongo la macchina fotografica e altre piccole cose dentro la borsa e risalgo sul dorso del cavallo dietro a Fede proprio come all’andata.
-Reggiti
Pongo le mani sui suoi fianchi e si dirige verso le scuderie trotterellando. Quel movimento sali e scendi e soprattutto lei, per quanto cerchi di nasconderlo non mi lascia indifferente. La mia eccitazione è servita. Non vorrei ma è così. Lei passa dal trotto al galoppo incomincia a piovere, mi stringo sempre più forte, sono sempre più eccitato. Incrocio le mie braccia sul suo petto e cavallo fede e io diventiamo un unica cosa. È bellissimo. Apro le braccia, la pioggia batte sul mio viso prima leggera poi forte.
– Reggiti….
In un attimo sono giù. Il paddock non è lontano. Fede scende felina dal cavallo e in un attimo è su di me.
– Tutto ok?
Sono disteso per terra, biascico qualcosa credo di aver detto “è stato bellissimo”.
Mi sveglio qualche ora più tardi con una commozione cerebrale e ditto rotto. Lei è lì davanti a me.
– Quando ti ho detto reggiti – mi dice Fede allarmata – ti sentivo, sentivo tutto. Perché lo hai fatto, perché mi hai lasciato.
La guardo. Le dico: Ho avuto paura che finisse. Sai cosa voglio dire? Ho avuto paura che fosse un’illusione e allora credo inconsciamente volessi farmi del male. Strano? Per un attimo ho sentito il peso di ciò che sarebbe successo dopo. Il dovermi giustificare della mia eccitazione. Di averti palpato volontariamente il seno. Di averti stretto a me e di averti desiderato. Per un attimo ho avuto paura di perdere tutto.
– Capisco. Mi piaceva avere le tue mani addosso. Il tuo respiro e a dirla tutta sentirti eccitato dietro di me era bellissimo.
– E ora?
– Ora, shhh…..
Fede si spoglia e poi spoglia me. Accompagna la mia mano sul suo seno e dice: stringi, stringi quanto vuoi. Mi accarezza sotto fino a farmi diventare duro e poi sono io il suo destriero e lei la mia amazzone.