La 37enne Victoria Bonya è stata fermata all’aeroporto di Los Angeles dagli agenti doganali. «No, non conosco Putin». La fama su Instagram le ha evitato grattacapi.
L’hanno scambiata per una spia di Mosca e probabilmente sarebbe finita in galera negli Usa, se non fosse stata così popolare sui social network. Si è conclusa bene la disavventura dell’ex pla. ym. ate Victoria Bonya, modella russa di 37 anni che nei giorni scorsi è stata bloccata per diverse ore all’aeroporto di Los Angeles dagli agenti statunitensi. Per convincere i poliziotti di non essere un agente segreto, la Bonya ha dovuto mostrare i suoi account Instagram e Twitter.
Il fermo in aeroporto
Victoria, che è originaria della città siberiana di Krasnokamensk e che vive nella capitale russa da quando aveva 16 anni, ha raccontato su Instagram la storia del suo fermo e ha rivelato come gli agenti le abbiano chiesto se conoscesse Vladimir Putin: «No, non conosco Putin» scrive la modella. E aggiunge: «È stato incredibile. Ho pensato che mi avrebbero messo in galera. Uno degli ufficiali, invece di farmi le classiche domande che si fanno in aeroporto, ha cominciato a parlare del nostro Presidente. Poi hanno fatto riferimento persino al Kgb».
Il colpo di genio
Secondo il racconto della modella che ha la residenza a Montecarlo e che in Russia è famosa come conduttrice televisiva, gli agenti avrebbero messo sottosopra i suoi bagagli alla ricerca di prove. Poi la domanda a bruciapelo: «Mi hanno chiesto se facevo parte dei servizi segreti russi — scrive la modella —. Mi sono messa a ridere. Ho capito che non stavano scherzando quando hanno ripetuto la stessa domanda per la terza volta». Alla fine il colpo di genio. La russa mostra i suoi account su Twitter e Facebook dove conta complessivamente quasi 7 milioni di follower. Solo così gli agenti hanno deciso di lasciarla andare via. I fan sui social hanno scherzato affermando che i poliziotti volevano solo passare qualche minuto con una donna così bella: «Sembri una Bond Girl — ha commentato ironico un follower —. È normale che ti abbiano fatto tante domande».